lunedì 2 gennaio 2012

Un giorno mi troverai


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Un giorno mi troverai


Autrice: Kim Edwards.
Genere: drammatico, romantico, sentimentale, esistenziale.



Un giorno mi troverai” è la storia di due Famiglie, che per quanto distanti e sconosciute, hanno condiviso un evento destinato, pur nel lontano inizio del 1900 a far si che, a distanza di anni, si ritrovino.


Da questo incontro, emergerà una verità nascosta anzitutto nei sentimenti.


Lucy Jarrett vive in Giappone con il fidanzato Yoshi, ma è costretta ritornare nel luogo dell'infanzia e dell'adolescenza, in America; un posto che prende il nome dalla bellezza della sua principale attrattiva: il lago dei sogni.


Un nome che le sembra così lontano dai pensieri, ma anche così vicino al cuore, dove l'aria cristallina può immortalare il tempo: uno sconosciuto immoto.


Il ritrovarsi nella casa di Famiglia, con sua madre, suo fratello, i cugini e lo zio, fratello di un padre morto prematuramente a causa di un incidente carico di dolore, è come un bagno nel viale del passato, fra l'album di fotografie scolpite nella mente.


Quella morte, per quanto apparentemente accidentale non può tuttavia nascondere i sospetti su di una vicenda ancora oscura, a monte della quale si è consumato un dramma che forse affonda le sue radici nella giovinezza del bisnonno, Joseph Jarrett, fondatore dell'impresa di Famiglia.


Erano i primi del 1900, e Joseph aveva solo 16 anni quando la cometa Halley passava nel cielo,


Era il 1925 e una giovane donna di nome Rose, sorella di Joseph, sceglieva di battersi in nome dell'uguaglianza e delle pari opportunità, anche se questo gli sarebbe costato il più caro degli affetti: la figlia Iris.


La società che giudica: crocifigge in nome della morale e pianta i chiodi della superficialità, frutto di un arrogante e ipocrità meschinità, figlia di un oppressione basata sul mancato rispetto dei diritti umani.


Eppure, nascoste in quella vecchia casa di Famiglia, Lucy ritroverà le consumate parole scritte in vecchie lettere, che il tempo che non può nascondere alla verità.


In esse scoprirà le immagini di un amore che è rimasto impresso nel vetro lavorato, per anni davanti agli occhi di tutti, senza che nessuno ne conoscesse l'origine.


Chi era Rose e quale atto d'amore o scelta di vita l'ha obbligata separarsi da sua figlia Iris?


Quale destino accomuna la Famiglia Jarrett con quella dei Westrum?


La morte di Martin James Jarrett, padre di Lucy, mentre si trovava in barca nel lago dei sogni, è veramente stata una semplice disgrazia o suo fratello Art nasconde un atroce segreto?


Il tempo, questo sconosciuto.


Centrale, in una narrazione a tratti epistolare nei suoi toni esplicativi, che non tralascia nulla al sentimento e nel contempo, cerca di svincolarlo dai dogmi metafisici dell'animo umano.


Questi ricordi, così armoniosi e dolorosi.


Momenti perpetui che si disperdono nell'etere, come fiocchi di neve sciolti nel candore bianco. Il paesaggio nel suo insieme rivela l'immacolata cognizione dell'eternità che per l'uomo, schiavo della vita, può esserci solo nel sentimento.


La scrittrice è abilissima nel organizzare pensieri possenti di persuasiva armonia, incardinati fra la persona e l'animo caratteriale. I gesti, delicati nella loro evidenza, sembrano ballerine perfette che ruotano attorno a parole, di meravigliosa fattura.


Una corona di frasi simile allo sbocciare dei fiori, destinate ad ammaliare il lettore.


Tutto crea la visione letteraria di quei momenti, attraverso il viaggio della protagonista a ritroso nel tempo. E i ricordi, a questo indissolubilmente legati, le consentono di riscoprire la verità soffusa di una felicità che per tutti noi è sempre e soltanto rinchiusa nel cuore.


Un giorno, un anno, tutta la vita, non esiste una scadenza per scoprirla e vivere nel riflesso della sua pienezza.


Perchè le cose che contano, sono quelle che non passano indisturbate, lasciando segni a tratti simili a cicatrici nel carattere e nella nostra personale natura pensante. E' questo, alla fine di tutte le cose, ciò che ruota attorno al Mondo che non c'è al di fuori, ma solo dentro ognuno di noi.


Lì giace la felicità.


L'Autrice, centralizza questo aspetto della dolcezza, che si può identificare come il sublime senso di pace interiore.


Il passato è un amico sincero, una coscienza imperitura, che gioca a scacchi con la volontà di conoscere la verità su ciò che siamo stati, attraverso i ricordi, l'analisi cioè di un periodo carico di riflessioni, errori, azioni (in)compiute.


Lucy è tuttavia fin troppo lineare nel suo atteggiamento sembra fuoriuscita da una casa di Ibsen, affronta la verità storica del suo passato come il giovane Holden conosce della vita alla prima scorribanda fuori dalle regole; tenace cioè nell'essere timida e intimorita dagli schemi.


E questo è un limite che non sfuggirà al lettore più attento.


Il paradosso di una scoperta che tale in realtà non poteva qualificarsi, perchè evidente agli occhi che sanno guardare e alle orecchie che vogliono sentire, rivela un passato smarritosi dietro le scelte di un tempo in cui la morale era un avversario nella lotta per gli ideali.


La madre che lascia una figlia pur continuando ad amarla, questo rapporto che fa della distanza una materna alcova di avvicinamento continuo dei pensieri è solo parzialmente credibile, nell'ottica cioè di perdersi non nel realismo della storia in sé, bensì nel suo concetto di fondo.


Per questo il romanzo è sopratutto consigliato a coloro i quali tendono a coltivare gli argomenti, appassionandosi ai concetti più astratti e metaforici, dai quali estrapolare un essenza distillata nella realtà comune e contemporanea.


In effetti, il “poco” qui non esiste e per effetto annulla in concetto di “tanto”, laddove la piccolezza trasmuta in grandezza emotiva e come tale, passionale.



Un giorno mi troverai” è un armonioso elogio ai gesti unici, per quanto piccoli, dove il significato è quello di manipolare il mondo che ruota attorno alla persona, attraverso le sue scelte e convincimenti.


                                                                                        Marco Solferini
Io

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