domenica 23 giugno 2013

L'amore è un difetto meraviglioso.

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L'amore è un difetto meraviglioso.

Autore: Graeme Simsion.
Genere: commedia, sentimentale.



Don Tillman ha 39 anni, è single ed è un uomo meticoloso, puntiglioso, pignolo.

Professore di genetica all'Università, sicuramente geniale, ma affetto da un difetto comportamentale compulsivo ossessivo, che lo spinge ad adottare uno stile organizzativo estremo.

La sua vita si spende in un susseguirsi di maniacalità e fobie da insicurezza che nei rapporti personali spesso si traducono in manifestazioni di insistenza, scarsa originalità e avvedutezza.

Il suo obiettivo principale diventa quello di trovare una partner, e siccome quando si da un obiettivo lo sviluppa apostrofandolo come «progetto..» prende campo il «progetto moglie».

Per trovare la compagna ideale Don, dopo ripetuti tentativi, uno più disastroso dell'altro, decide di redigere un questionario dove ci sono domande a risposte multiple, per trovare cioè ogni singolo difetto che a suo avviso renderebbe inutile cercare di coltivare una relazione.

La ricerca quindi, per esclusione, della donna perfetta.

La questione si complica quando il suo migliore amico (su due in totale, considerando la moglie di quest'ultimo che gli funge anche da psicanalista) nonchè collega universitario gli «gira» una possibile candidata, seppure causa equivoco.

E' Rosie, barista di sera e dottoranda che non è minimamente vicino alla donna perfetta del «progetto moglie», ma con la quale Don riesce a legare, seppure quale conseguenza di una rocambolesca serie di situazioni fra il ridicolo ed il paradossale.

Addirittura, elaborando insieme con lei un «progetto padre» giacchè Rosie non ha idea di chi sia quello biologico, frutto sembra di una relazione occasionale della madre che non le ha mai voluto rivelare l'identità del genitore.

L'uomo più organizzato del Mondo è quindi chiamato a raccogliere campioni di dna per cercare di scoprirne l'identità basandosi sui partecipanti ad una festa universitaria di molti anni prima.

Per farlo, dovrà spingersi oltre i limiti della sua routine, reinventarsi e confrontarsi con la realtà del mondo esterno.

Nel mentre, dovrà gestire il suo universo di convinzioni e l'amore per Rosie che diventa giorno dopo giorno più insopprimibile.



L'Autore è stato geniale praticamente sotto ogni profilo.

Il romanzo si presenta come una commedia sentimentale con una serie di personaggi elaborati magistralmente e la cui iterazione comportamentale regala una serie di «sketches» straordinari.

Don non è solo un uomo insicuro che usa la maniacalità del controllo ai limiti dell'inverosimile per organizzare la propria vita in un microcosmo di dettagli, è anche portatore di convinzioni personali e credenze socio culturali che, pur se basate su deduzioni o informazioni scientifiche, rappresentano in realtà un enorme schermo antropologico di banali luoghi comuni.

Il suo limite è il non voler comprendere, per non confrontarsi con la realtà esterna.

La sua straordinaria genialità lavorativa ed organizzativa lo portano ad eccellere in tutto quello che fa, ma nel contempo non riesce a sfuggire al suo manierismo interpretativo. Spesso si auto giustifica sulla base di paragoni con il mondo animale unitamente ad una ragione logico deduttiva basata sulla matematica statistica.

Rosie non solo è del tutto estranea a questo paradigma artificioso, ma ne rappresenta anche un archetipo vivente di repulsione. Vive alla giornata basando molte sue scelte su di un fatalismo da accettazione che per Don è un macchinoso controsenso. La sua volontà esplorativa dei rapporti umani è un indifferente quanto superficiale elogio a quello che si può definire come illogico dal punto di vista del Prof. Tillman e come tale incomprensibile.

Ma proprio per questa ragione, l'Autore ci propone una visione contemporanea e divertentissima del celebre modo di dire: «gli opposti si attraggono».

Rosie sconvolge il mondo artificiosamente perfetto di Don, facendogli capire che tutto sommato era un malato volutamente immaginario. Le cui stranezze in realtà sono un meccanismo di autodifesa verso l'ignoro, lo sconosciuto, il meno facilmente gestibile.

Tuttavia, di riflesso, anche la stessa Rosie comprende che se da un lato c'è qualcuno che ha bisogno di sporcarsi un pò, qualcun'altro dovrebbe sentire la necessità di ripulirsi.

I difetti diventano quindi una meravigliosa metafora che individua la capacità creativa di un singolo. La possibilità cioè di esprimere un originalità che non è legata alla sfera scientifica del dna, ma ad un carattere che rappresenta la libertà incapace di svincolarsi dall'essere cui appartiene.

Nel paradosso, il minimo comune denominatore dell'originalità è quella disuguaglianza che, rendendoci diversi gli uni dagli altri, ci rende anche simili.

L'utopia del “progetto moglie” di Don è quella di cercare di annullare i difetti senza capire che farlo significa anche annullare l'essere.

Il suo compito sarà quello di capire che l'amore è un difetto meraviglioso.


Scritto benissimo: una capacità esplicativa propria del linguaggio diretto, asciutto, ma introspettivo. Tipico delle sceneggiature. Il lettore amerà lo stile narrativo in ogni senso, dai dialoghi alle riflessioni: si calerà nei panni dei personaggi e ne vivrà in prima persona gli aspetti comportamentali. Amandoli fino a stupirsi.

Alcune scene sono magistralmente costruite.

Un divertimento allo stato puro.

In altre occasioni assistiamo al vacillare delle credenze del protagonista in modo quasi adolescenziale: attraverso la musica, con un esperienza lavorativa da barista, il furto, fino al viaggio a N.Y.

Geniale la scelta di associare alla maniacalità del protagonista le citazioni cinematografiche. Nel microcosmo delle insicurezza di Don quello che non si spiega attraverso la sua logica deduttiva funziona come nei film o nei telefilm. Quindi il protagonista fa appello a questa sottocultura contemporanea della fiction per colmare le sue lacune. In questo c'è una metafora kafkiana incredibilmente attuale perchè lo stile dell'impersonificazione è molto in uso nella vita quotidiana, spesso per supplire alle proprie presunte carenze.

Quando la realtà si mischia alla finzione, il distacco aumenta e con esso la necessità di isolarsi dalla solitudine che per Don significa, paradossalmente, incominciare il «progetto moglie».

«L'amore è un difetto straordinario» è una commedia sentimentale intensa e divertentissima. Un romanzo geniale con dei protagonisti ottimamente rappresentati. Un vero e proprio caso letterario nato dalla penna di uno scrittore che saprà farvi ridere e riflettere come pochi altri. Un meritato successo di pubblico che vi farà innamorare dalla prima all'ultima pagina.

Consigliato a tutti i lettori, di tutte le età e convinzioni sociali.

Marco Solferini.
per contatti, commenti, suggerire un argomento: 
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com






domenica 16 giugno 2013

Il segreto della libreria sempre aperta

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Il mistero della libreria sempre aperta

Autore: Robin Sloan
Genere: mistero, drammatico, avventura.


Clay Jannon è un giovane disoccupato. Dopo un esperienza high tech in una società fallita, si ritrova a cercare lavoro in quel di San Francisco e per puro caso scopre un cartello di «cercasi apprendista» in una piccola libreria di quartiere dal sapore molto artigianale e con la singolarità di essere aperta 24 ore su 24.

Il turno scoperto è quello di notte.

Dopo una breve valutazione iniziale il titolare Sig. Penumbra, lo assume.

Comincia per Clay una piccola nuova vita all'interno della libreria dove non mancano le stranezze. Infatti, accanto ad uno sparuto e per molti versi incompleto catalogo «tradizionale» di libri ne esiste un altro, i cui Autori sono del tutto ignoti al giovane.

Polverosi volumi custoditi nelle scaffalature più altre. In quello che Clay soprannomina il catalogo dell'Oltretutto.

A richiedere questi testi, sempre rigorosamente in prestito, sono i soci della libreria. Persone bizzarre, spesso molto avanti con l'età e dai comportamenti curiosamente estroversi dei quali il giovane deve appuntare non solo il numero identificativo personale, ma anche l'atteggiamento.

Jay è un ragazzo che non ha mai abbandonato la fantasia quale appassionata accompagnatrice di gioventù, fatta di letture e giochi fantasy.

Pertanto, decide di indagare su questi apparentemente misteriosi testi il cui contenuto sembra un semplice guazzabuglio di parole e frasi sconnesse, senza significato.

Per rivelare il mistero si avvale del prezioso aiuto di alcuni suoi amici.

In particolare di Kat, esperta informatica che lavora a Google.

Pur essendo anche Clay uno che da del tu ai calcolatori, che non si fa scrupoli ad usare un sito hacker e certo possiede una competenza nell'I.T. è grazie a lei che riesce a decrittare un misterioso codice che tutti i soci della libreria cercano invano di risolvere.

Il c.d. enigma del fondatore che proietta il giovane commesso nelle grazie del suo titolare Penumbra e successivamente alla scoperta della società «Festina lente» che funge da copertura per una biblioteca gestita da una società segreta di nome «Costola Intatta».

All'interno della quale i membri più anziani detti «rilegati», scrivono il proprio libro della vita: il «codex vitae», destinato ad essere letto dopo la morte e preservato nel corso degli anni.

Ma la biblioteca custodisce anche un mistero cui tutti i membri della società segreta, da oltre 500 anni si dedicano: trovare la chiave di lettura o meglio decifrare il codex vitae di Aldo Manuzio. Un vecchio membro della società che si dice abbia in esso tramandato la chiave della posterità.

Per rivelare il contenuto di questo codice sarà necessario addentrarsi nel criptico mondo della scrittura dei c.d. Font: dalla loro ideazione fisica fino alla versione più recente in digitale. Negli antichi caratteri del Gerritszoon, ideati dallo stesso Manuzio, sembrerebbe celarsi la chiave per decrittare il codice.

Il gruppo di amici pertanto, scoprendosi una sorprendente ed affiatata squadra d'azione decide di sfidare le arcaiche regole della società segreta e trafugare una copia computerizzata del prezioso codice Manuzio.

Riusciranno i nostri eroi nell'impresa? E quali misteri si riveleranno dal misterioso codice?




Il lettore non si lasci ingannare dal titolo.

Nel romanzo c'è sicuramente una polverosa libreria dal sapore artigianale e rustico, ma a margine di essa c'è uno svolgimento dell'azione dagli altissimi contenuti tecnologici.

Font, hackering, trackpad, Hadoop, sono solo alcuni dei termini che determinano innumerevoli spiegazioni, ovviamente per i più profani, o, come in un passaggio indicativo dello scrittore, per quelli che hanno più di trent'anni e certe cose non le ritengono possibili. Perlomeno con l'informatica.

Non solo! L'intero romanzo ruota attorno a Google, descritto come una sorta di Disneyland delle risorse informatiche, un locus amoenus degli appassionati di tutto ciò che fa bip bip, una vera e propria arcadia, o meglio una magica Faerie in Terra della tecnologia avanzata.

Oppure, se volessimo: un mega spot per la società di Mountain View e per tutto ciò che rappresenta.

Francamente, l'avrei pure digerito se non fosse che il metodo espositivo utilizzato è drammaticamente adolescenziale. Pieno di riferimenti a metà fra il comico ed il ridicolo che caratterizzano il personaggio principale quanto uno dei protagonisti del Muppet Show. La completa assenza di serietà finisce non solo per sdrammatizzare, ma altresì per sottrarre spessore agli elementi misteriosi e al corpus di tutta l'indagine. La cui soluzione è abbastanza banale se pensiamo che un gruppo piuttosto nutrito di persone, con sedi in tutto il Mondo, sta cercando la soluzione dell'enigma da 500 e passa anni!

Il buon Clay e compagnia invece ce la fanno, per fortuna del lettore, in appena 300 pagine, anzi meno: 200 visto che il primo centinaio servono per definire l'azione e introdurre i personaggi coprotagonisti.

Orbene, di quest'ultimi non ce n'è uno che non calzi a pennello con le necessità della storia.

Indovinate chi conosce il commesso di notte della libreria? Un appassionata (e disponibile oltre che piuttosto belloccia) esperta di informatica di Google, che niente di meno sceglie di seguirlo e assecondarlo mettendogli a disposizione tutta la tecnologia di una delle società più importanti del Mondo. Non solo.. ma la sua vita, prima di Clay, sembrava veramente una questione fra «nerd» troppo cresciuti.

Lo stesso che il buon Clay si vanta di essere sempre stato.

Ed ecco che nel suo passato troviamo il miglior amico d'infanzia, con il quale condivide la passione per il fantasy e manco a dirlo la saga preferita dei due è in realtà scritta da un membro della società segreta e rappresenta un piccolo enigma nel mistero.

Poi ci sono i coinquilini.. e ti pareva che non avessimo il buon Mat, tecnico degli effetti speciali, ovviamente utilissimo quando si tratta di sottrarre un libro o un registro per simularne una copia affinchè nessuno si accorga dell'apparente sottrazione.

Insomma, tutti scelti a tavolino e in modo conforme alle esigenze della storia.

Banale, per non dire noioso.

Di affascinante ci sono i dialoghi che sono obiettivamente plausibili e ben organizzati, anche se il ritmo narrativo è quello di un avventura grafica mescolata allo svolgimento di un gioco di ruolo stile Dungeons & Dragons.

Il finale poi introduce un luogo che ricorda da vicino la serie «Warehouse», ma non solo: guai a voi se pensate che resterete a bocca aperta, semmai asciutta perchè il gran finale non brilla certo di originalità e men che meno ci sono fuochi d'artificio degni di nota.

Il pezzo più bello del romanzo lo collocherei nel tentativo di decrittazione del codice Manuzio grazie alla potenza di Google. L'Autore forse era più ispirato e fa appello ad una qualità descrittiva di buon pregio che lascia aperta la porta alle sue doti di scrittore. Se non altro per il futuro.

Per il resto, direi che il paragone con l'encefalogramma piatto funziona abbastanza bene e tanti, troppi, sarebbero gli aneddoti da citare. L'ex nerd che trova la sua principessina in una sorta di simposio a metà fra l'anima gemella ed il colpo di fulmine sembra una sceneggiatura di serie Z per uno Steven Spielberg con l'influenza e la febbre alta. Un invenzione favolistica che semmai si sposa con un happy end che non si risparmia. In puro stile «vissero tutti felici e contenti».




L'Autore però tenta anche la strada di contenuti più elaborati. Fa quindi appello a qualche teoria come quella della singolarità e più in generale propone tematiche riflessive a mezzo delle quali i protagonisti si interrogano sul senso della vita, il futuro dell'umanità e altri cavalli di battaglia che sembrano usciti dai biscotti della fortuna.

Gran parte delle giustificazioni proposte ai lettori si basano su riflessioni e ragionamenti che sfociano in paradossi. L'accettazione dei quali, se non altro, interrompe le parentesi «creative» per riportare il lettore alla storia.

Forse per qualcuno che legge questo libro come primo romanzo della sua vita la cosa può anche funzionare oppure se venite a trovarvi per 5 anni su di un isola solitaria e lo recuperate dall'oceano magari lo trovate interessante. Altrimenti la vedo dura.

«Il segreto della libreria sempre aperta» è un romanzo costruito attorno ad un idea sviluppata in maniera adolescenziale, insufficiente sotto molteplici aspetti. A discapito di un titolo accattivante lascerà dietro di sè parecchi lettori annoiati e i più resistenti, alquanto insoddisfatti.

Consigliato solo se non avete niente, ma proprio niente di meglio da fare.

Marco Solferini
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lunedì 10 giugno 2013

Il dono del buio

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Il dono del buio
Autore: V.M. Gianbanco.
Genere: thriller.



Seattle, mancano due settimane a Natale. E' un inverno freddo. La neve non si risparmia e nemmeno il gelo. Il detective investigativo Alice Madison fa coppia con il Sergente investigativo Brown. Una coppia inusuale perchè lui è un navigato a taciturno mastino, lei l'ultima arrivata.

Per Alice ambientarsi è sempre stato complicato. Si porta sulle spalle il peso di un infanzia difficile che le ha lasciato un sogno ricorrente. Lei bambina, nascosta fra le coperte in una notte buia. Passi clandestini nel corridoio. Il coraggio di impugnare una mazza da baseball. Restando in attesa. Poi la volontà di scoprire chi è l'intruso e quali ragioni lo spingono nella casa. Un atroce verità destinata a sconvolgerla.

Tuttavia, la solidarietà dell'amica del cuore, Rachel e di suo figlio, è quanto di più vicino alla famiglia lei abbia. Una confidente. Un amica. Una persona di cui avere fiducia.

Quattro omicidi. James Sinclair, sua moglie e i due figli meno che adolescenti. Tutti bendati. Legati e disposti uno accanto all'altro sul letto della coppia. Una croce fatta con il sangue sulla fronte di ciascuno. E un messaggio che sembra un inquietante premonizione per il Natale ormai prossimo: 13 giorni.

Comincia così un caso che sembra più di un semplice pluriomicidio. Una sfida da parte di un manipolatore che non si fa scrupoli e ha meticolosamente innescato un piano, preparato da tempo.

Perchè le prove raccolte in casa di Sinclair indicano un colpevole: John Cameron. Una leggenda per la squadra omicidi. Il principale indiziato di un fatto di sangue avvenuto poco tempo prima. A bordo di una nave, il Nostromo. Cinque morti: due poliziotti e tre carcerati. Tutti con la gola tagliata. Tutti dissanguati. Nessuna prova a carico dell'indiziato n. 01.

Ora invece, numerose prove sembrano combaciare: la benda posta sugli occhi di James Sinclair, il laccio con cui gli sono state legate le mani in un macabro rituale che ha voluto far sì che la vittima si rendesse conto dello sterminio della propria famiglia prima di seguirli. Il Dna e una firma falsificata su di un assegno da 25mila euro. Prove. Che inchiodano Cameron.
Per la polizia sono quanto basta per scatenare una caccia all'uomo.

Per Alice Madison invece, sono l'opera di un burattinaio che vuole incastrare Cameron. E l'indagine sul suo passato porta a galla un altro fatto di sangue.

Era la fine di agosto del 1985 quando tre ragazzini furono rapiti e legati al tronco di un albero. Due di loro erano James Sinclair e John Cameron. Il terzo, scomparso, presumibilmente morto, era il fratello dell'Avv.to Nathan Quinn che oggi è il legale difensore di Cameron, sospettato nelle indagini e che in segreto riceve un messaggio inquietante: 13 giorni.

Quale mistero si nasconde dietro l'intera vicenda?

Un killer spietato che non si fa scrupoli ad attentare alla vita degli agenti di polizia sta agendo nell'ombra. Alice sopravviverà a questa caccia all'uomo per rivelare l'identità dell'assassino?

Interrogativi che accompagneranno il lettore per tutto il romanzo meticolosamente organizzato in maniera paratattica, asciutta e sinteticamente esposto in modo asettico.

Con un finale mozzafiato, carico di colpi di scena dove tutto sarà rivelato.



L'Autrice, all'esordio, ci propone un opera sicuramente ben realizzata. Un costrutto nel quale tutto è correttamente definito e inserito in un contesto che ne fa un classico ottimo thriller.

Lo svolgimento della trama è molto cinematografico nel senso che ripropone una tematica orizzontale tipica delle sceneggiature cui si alterna un accelerazione periodica dei contenuti di natura verticale. Nello svolgimento della prima assistiamo ad una focalizzazione narrativa sulla protagonista femminile che viene letteralmente introdotta nel contesto ambientale prima dei fatti, una conoscenza cioè che vuole da subito partire con un elemento personale, introspettivo.

Lo spostamento all'azione, cadenzato da un ritmo scandito dalle procedure di rito per le indagini, sposta l'angolo focale ad elementi oggettivi la cui caratterizzazione è demandata ad un corollario ben organizzato di personaggi secondari. La loro presenza nella storia è funzionale alla narrazione a tutto campo.

Il tema centrale si contrappone alla protagonista femminile la quale è una sorta di meteora in rotta di collisione con il sistema, le persone che ne fanno parte e lo stesso assassino. Una contro tutti.

La vera sfida che l'Autrice in questo senso vince, sta nel contesto della trama associato ad una esposizione della stessa essenziale. Basata sull'immediatezza e sulla semplicità.

Il climax narrativo è fluido, concentrato sui fatti in modo molto realistico e conseguentemente altamente visivo.

Ritengo che se si potesse parlare di una scuola contemporanea «british» del “crime drama” ben vi si potrebbe ascrivere quest'opera, tuttavia la letteratura anglosassone sul punto è troppo complessa per conoscere una simile definizione già impropriamente adottata per aree come la Svezia e dintorni.

Certamente l'Autrice non si sottrae ad alcuni luoghi comuni della freddezza emotiva, che rivalutano il concetto di solitudine quale momento di crescita interiore. Una sorta di contrapposizione agli eccessi della socialità, un luogo buio dove si possa cioè coltivare quella riflessione interiore che non c'è alcun bisogno di voler condividere, perchè appartiene ad un innominato patrimonio del dna caratteriale.

Quest'ultima impostazione rende un pò meno apparente la crescita del personaggio protagonista nella sua evoluzione di consapevolezza non solo relativa ai fatti dell'indagine, ma anche al suo personale conflitto interiore.

Ritengo che arrivata ad un certo punto di questo romanzo sia stato il libro a scrivere dell'Autrice, strappandole qualche confidenza sulla sua convinzione personale circa la donna che fa proprio il concetto di «uomo iniquo», addivenendo ad un Sé che è una costante trasmutazione dell'immagine come della sostanza.

Un ricettacolo creativo aperto a pochi e la cui comprensione necessita di un profondo quanto umile impegno.

Trovo questa impostazione del carattere femminile particolarmente originale, veritiera e geniale nella sua trasposizione letteraria.

Il romanzo si chiude con un effetto speciale: il finale. Costruito nelle ultime 60 pagine, subisce un accelerazione nelle 10 conclusive, che faranno felici anche i fan della celebre saga cinematografica di “Saw”!



Non sorprende che le case editrici siano rimaste piacevolmente interessate dall'opera. Il prodotto è congeniale al mercato degli amanti del trhiller. Posso supporre che la casa editrice Nord l'abbia strappato alla serie rossa della Piemme, come pure ad altri antagonisti.

Ci sono tutti gli elementi che affascinano i cultori di questa materia. E' un libro tecnico al punto giusto, giustificante le azioni, ragionevole nel sapersi raccontare in modo pragmatico. Le indagini sono svolte in maniera empirica ed il lettore è vicino ad esse: le assapora, le sente, le percepisce e si fa un idea di quello che accade andando spesso oltre la carta stampata.

«Il dono del buio» è un ottimo thriller. Esposto in maniera organizzata e pratica, propone al lettore una trama elaborata e avvincente i cui contenuti sono narrati in modo paratattico, basandosi su un dettaglio complesso, ma di semplice impatto visivo.

Consigliato a tutti gli amanti del thriller.

Marco Solferini
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