giovedì 28 novembre 2013

Il calice della vita

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Il calice della vita

Autore: Glenn Cooper
Genere: avventura, archeologia, fantascienza.





Arthur è un brillante manager della Harp Industries. Vive e lavora in Inghilterra, è laureato in chimica e ha una passione per l'archeologia che lo ha portato a fare la conoscenza di gruppo di appassionati del Santo Graal.


Amici, ma anche uomini di cultura, il cui intelletto si riunisce intorno ad una pinta di birra per discutere dei temi caldi dell'archeologia e in particolare delle numerose indagini che hanno come scopo il ritrovamento della più sacra delle reliquie.


Un giorno però, il Prof. Holmes, intimo amico e mentore di Arthur fa una scoperta eccezionale che lo proietta ad un passo dalla verità sul Graal. Immediatamente gliela comunica, rimandando però una spiegazione più dettagliata ad un momento successivo.


Tuttavia, non ha il tempo di condividerla con il suo amico e allievo.


Uno sconosciuto infatti, introdottosi in casa sua clandestinamente lo uccide insieme con la moglie. Nella colluttazione anche Arthur viene ferito, ma si salva miracolosamente dall'incendio con il quale il killer cerca di far sparire le tracce del suo passaggio.


Al risveglio, il giovane chimico non avrà il tempo per piangere il suo amico. Perchè egli stesso sembra essere la chiave per intraprendere la più sacra di tutte le ricerche che il fato ha voluto solo lui possa portare a termine.


Arthur infatti discende dalla celebre dinastia dei Malory che si dice, secondo la storia che si perde nella leggenda, siano gli eredi del più grande Rè della Britannia: Artù di Camelot.


Un passato legato alla mitica spada Excalibur e un destino che sembra legato al Graal. Un discendenza impressa nel suo stesso corpo giacchè egli possiede il segno della nobile discendenza: la tredicesima costola.


L'assassino del Prof Holmes però non poteva essere un ladro qualunque come la polizia è portata a sospettare, bensì un uomo addestrato. Risoluto e spietato. Il genere di sicario che si mette al soldo di chi può pagarlo profumatamente per i suoi servizi.


Nascosti nell'ombra, un elite di scienziati e uomini d'affari che passano sotto il nome di Khem, da duemila anni inseguono il Graal, consapevoli dell'immenso potere del calice e della sua vera natura.


Arthur si trova coinvolto in una partita a scacchi con un avversario occulto e potente che lo vuole controllare, sfruttando le sue capacità e la predestinazione che sembra accompagnare l'erede di Malory.


In suo aiuto però arriva una giovane fisica francese, Claire, che ha casualmente scoperto la cospirazione e il pericolo che Arthur sta correndo. Ben presto formeranno una coppia animata dallo stesso interesse per la verità e da un attrazione che diventerà una coinvolgente passione.


Il nemico però è ovunque e dispone di ampi mezzi.


Riuscirà Arthur a salvare la sua vita e ritrovare il calice della vita?


Sarà l'inizio di una rocambolesca ricerca che lo porterà dall'Inghilterra alla Spagna, dalla Francia a Gerusalemme


Dalle orme del grande Artù, alla ricerca della spada di Excalibur che sembra l'unico indizio per trovare il luogo dov'è custodito il Santo Graal.





Azione, archeologia, mistero e fantascienza. Un mix che l'Autore conosce molto bene e che riesce a fondere con uno straordinario quanto carismatico dinamismo.


Gleen Cooper ha conquistato milioni di lettori nel Mondo.


I suoi romanzi sono atti di intelligenza creativa al servizio della fantasia.


I lettori vengono sempre accompagnati in uno scenario la cui semplice intuitività consiste nella rappresentazione realistica di eventi, seguiti da spiegazioni tecniche sobrie e accattivanti.


L'intenso fascino dell'archeologia rivive nel suo splendore avventuroso, a tratti caparbio, ma sempre a misura d'uomo. L'immedesimazione è una delle migliori trasposizioni che il romanzo rilascia al lettore. Questo crea una focalizzazione narrativa altamente oggettiva che coinvolge il protagonista della lettura, scolpendo gli eventi in modo paratattico ed efficace. Come se la storia narrata fosse dapprima marmo che poi lentamente prende forma, abilmente modellato da un artista consapevole del gran disegno che si nasconde dietro la sua mano.


Tutti i tasselli corrono al loro posto e le pagine scivolano via con simpatica assuefazione al giogo creativo che l'Autore è bravo a introdurre nonchè dosare con sapienza e astuzia espositiva.


La narrazione infatti, è parcellizzata tra l'azione e gli eventi che introducono nuovi scenari e aprono a diverse ipotesi di svolgimento in quella che più volte si ha la sensazione sia un avventura in tempo reale.


Nel contempo, i capitoli d'attualità sono alternati con il passato. Lo stile che contraddistingue Cooper. Incontriamo quindi le gesta di Thomas Malory, quelle del grande architetto Gaudì e dello stesso Gesù nell'ultima cena.


La prospezione scientifica di Gleen Cooper è sempre attuale. L'Autore immerge il lettore nell'ambito di teorie avveniristiche realmente esistenti e tratta argomenti che sono essi stessi, la pietra filosofale o forse persino il santo Graal della scienza contemporanea.


Fra questi: la materia oscura. Le origini dell'Universo e forse del multiverso.


Ho trovato, come sempre, accattivanti le precise, per quanto sintetiche illustrazioni scientifiche. Credo che interesseranno non solo la fantasia, ma anche i cultori della materia. Personalmente ho letto il libro «Universi Paralleli» della studiosa Lisa Randall e penso che una parte significativa delle teorie esposte nel libro di Cooper (in particolare le stringhe e la supersimmetria) siano state ben elaborate da questa scienziata di Harvard.


L'Autore insomma, sa che dietro ogni favola c'è un fondo di verità e lo stesso spesso vale per le teorie scientifiche. Per questo opta per una soluzione che illustra, senza eccedere nella saccenza. In buona sostanza, dona al lettore, con spirito di condivisione, elementi per aprirsi ad un nuovo mondo, ricco di possibilità. Tutto da esplorare.




«Il calice della vita» è il nuovo imperdibile romanzo di Glenn Cooper. Un Autore che riesce a unire il fascino dell'avventura con il mito dell'archeologia e l'amore per la scienza. Azione, mistero, sentimento, trascineranno il lettore in un coinvolgente e appassionato viaggio sulle orme del mito di Rè Artù, per ritrovare Excalibur, la leggendaria spada. 

Fino alla scoperta della più santa delle reliquie cristiane: il Graal e con esso il mistero della resurrezione.


Vivamente consigliato a tutti.

Marco Solferini
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marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com


lunedì 25 novembre 2013

La stella di pietra.

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La stella di pietra

Autore: Marco Buticchi.
Genere: avventura, drammatico, azione.



Marzo 1985, per Sara Terraccini è un giorno speciale perchè si laurea in archeologia e cultura del mondo antico. La sua tesi di laurea presso la facoltà di lettere di Roma è l'ultimo atto di un appassionata carriera di studentessa che la giovane vorrebbe proseguire come studiosa. In particolare, del grande Michelangelo Buonarroti la cui arte ella crede di aver riconosciuto in un opera, il Laocoonte, la cui paternità tuttavia è attribuita all'epoca classica.

Al termine della tesi però un fatto si sangue sconvolge l'ateneo.

Le brigate rosse hanno colpito lì vicino. Un attentato omicida che per Sara significa molto di più, perchè quella stessa mattina, nel medesimo luogo dove si è svolto il macabro agguato, lei è stata più volte fotografata dall'amico Carlo, compagno d'università.

Un rituale di fotografie che avrebbero dovuto accompagnare il più bel giorno di Sara e che invece si rivelano essere, forse, una prova documentale per identificare i killer.

La neo laureata è una ragazza sveglia. Capisce immediatamente il pericolo che sta correndo. Tornata a casa ne parla con il padre. Entrambi discendono da un onorata famiglia ebraica e hanno rapporti con l'ambasciata che li mette in contatto con un agente del posto di nome Oswald Breil: un uomo del Mossad, il servizio segreto israeliano.

L'agente segreto non ha dubbi. Sara è in gravissimo pericolo e cosa ancora più inquietante non può fidarsi delle autorità italiane. Infatti, secondo l'efficiente rete spionistica israeliana la penisola è attraversata da forze eversive di varia natura. Numerosi sono i gruppi di interesse che complottano nell'ombra. Doppiogiochisti. Esperti nell'agire dietro le quinte inseguendo interessi eversivi e spesso affaristi. Queste organizzazioni sono qualificate come «stay behind».

Il pericolo è in agguato e non tarda ad arrivare.

Una pioggia di fuoco, fra agguati, killer, inseguimenti, costano la vita a Carlo, il compagno di Università e al padre di Sara. Gli stessi agenti del Mossad che decidono di proteggerla pagano un tributo di sangue e per Oswald Breil, il suo assistente Bernstein e la giovane agente Yoah, comincia una sfida a tutto campo con un organizzazione paramilitare spietata e ben ramificata.

Una corsa contro il tempo che da Roma porterà il gruppo a Parigi, Losanna e infine nuovamente nella città eterna per scoprire che dietro l'attualità della potente organizzazione, capitanata dal misterioso «padrone di casa», si nasconde un segreto che affonda le sue radici nel passato.

La storia infatti, ci riporta al grande artista Michelangelo Buonarroti il cui genio andava spesso di pari passo con la sua volontà di «uccellare» i potenti. Dalla corte del grande Lorenzo dé Medici, in quel di Firenze, fino al papato di Giulio II. Sulla scia dei capolavori immortali che l'artista ha lasciato in eredità al Mondo intero. Su tutti la «Cappella sistina».

Quale segreto ha voluto occultare il grande Michelangelo?

Che cosa nasconde la maschera funeraria di Lorenzo dè Medici?

E chi sono gli uomini che oggi, a distanza di così tanto tempo, sono disposti a uccidere pur di mantenere questo segreto?



Gran ritmo, azione a tutto campo e narrazione che si svolge in contemporanea. Da un lato il 1985, la stagione di piombo e dei servizi segreti deviati, dall'altro la fine del 1400 e primi del 500 con l'arte in primo piano, ma anche le guerre per consolidare il potere temporale del Papato e le dispute fra città o casati ribelli.

Sangue e storia.

Mistero e archeologia.

Buticchi non tradisce le aspettative dei suoi lettori e conferma il perchè è uno degli scrittori d'avventura più amati in Italia e nel Mondo.

Un ritmo lineare e incalzante che non rinuncia mai a stupire, coinvolgendo il lettore in agguati, scene ad alta tensione, enigmi e personaggi ambigui.

Atmosfere da thriller prestate ad un romanzo d'azione.

Intense scariche di adrenalina alternate dalle vicende storiche della vita di Michelangelo e del potere con cui l'artista è sempre stato a contatto, ma che forse egli ha saputo in qualche modo indirizzare.

Ottima e circostanziata la scelta dei luoghi in cui si svolge l'azione. Buticchi è abilissimo nel definirli in modo paratattico, ma altamente visivo, alternando una focalizzazione che da oggettiva passa a strutture soggettive, sopratutto con i dialoghi così spostando il baricentro dell'attenzione del lettore. Un alternanza efficace per trasmettere la sensazione di un accelerazione temporale. Tipica degli Autori con una notevole qualità di esperienza alle spalle.

Tanti riferimenti narrativi ai più celebri eventi che definiscono, inquadrano e formalmente creano l'ambito di svolgimento dell'azione. L'aspetto spionistico è sapientemente dosato con il maturare della forma di un nemico ben organizzato. Intelligentemente, pagina dopo pagina l'Autore aumenta la pressione esercitata dal microcosmo «grigio» della cospirazione e dei servizi segreti.

L'efficienza del Mossad e la sua capacità di analisi è molto ben riuscita. I suoi agenti sono rappresentati come uomini d'azione addestrati ad essere anche dei «profiler» per sgretolare l'apparenza di un mondo dove tutto è diverso da come sembra e potenzialmente nessuno è chi dice di essere.

La caratterizzazione dei personaggi è ottima. Ben definiti dal punto di vista fisico ed emotivo, le loro iterazioni caratteriali sono costantemente basate su un amalgama che li rende conoscibili e credibili. Da ciò discende l'alta fungibilità e per effetto la semplice fruibilità a vantaggio, naturalmente, del lettore. Il quale li percepisce, in pratica, a misura d'uomo quindi non stereotipati ne distanti.

Niente sofisticazioni prestate alla carta stampata solo per il gusto di stupire, bensì tanta naturalezza che utilizza il realismo come omaggio all'efficacia narrativa. Caratteristica irrinunciabile per un romanzo d'azione.



La storia è audace, certamente elaborata. A tratti ricorda un pò lo stile alla Ian Fleming per quanto riguarda la natura dell'organizzazione segreta clandestina.

Non è autoconclusiva. Il finale infatti lascia aperti ampi spazi per un secondo capitolo.

A parte i riferimenti ai fatti della storia d'Italia ci sono interessanti citazioni che l'Autore propone al lettore. Fra le tante mi è piaciuta quella del proiettile che l'agente Yoah sostiene, avanti al Santo Padre Wojtyla, essere stato deviato da un «invisibile mano».

«La stella di pietra» è l'ultimo romanzo di Marco Buticchi. Indiscusso e apprezzato maestro dell'azione, propone con il suo stile creativo, una narrazione carica di avventura, ambientata negli anni di piombo del terrorismo brigatista e delle cospirazioni. Gran ritmo, adrenalina e colpi di scena, per indagare un mistero che viene dal passato.

Con Buticchi ogni indizio sembra aprire ad una verità dove nulla è ciò che sembra.

Da leggere.

Marco Solferini.
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martedì 19 novembre 2013

La festa dell'insignificanza

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La festa dell'insignificanza

Autore: Milan Kundera.
Genere: esistenziale.



Kundera è uno degli Autori più celebrati del secolo passato. I suoi scritti sono considerati piece di una vera e propria memoria eidetica della società contemporanea.

Un intransigente giudice dell'intransigenza umana, vista nella sua evoluzione comportamentale, partendo da quest'ultima per ricostruire la personalità.

Ne scaturisce un ritratto, a volte curioso, crudele, effimero, lussurioso, di quelle caratteristiche remote che avvicinano una visione costruttiva del proprio Io.

La consapevolezza diventa il frutto proibito di uno stato d'animo che in Kundera è l'epicentro di un indagine costruita sull'indefinibile.

L'Autore si muove sulla mezzaria dell'impercettibile. Sottile e camaleontico come l'apparenza.

Con «La festa dell'insignificanza» l'Autore propone un affresco agrodolce, partendo dal contrario di brillantezza, offrendo il punto di vista del protagonismo quale opposto dell'insignificanza.

L'ossimoro nasce dall'accettazione di quella negazione che produce un risultato spesso al contrario, ma non per questo improduttivo di effetti. E di conseguenze.

La centralità dell'animo umano si scontra con le irritualità delle emozioni, buone o cattive, le quali rappresentano il primo elemento per apprezzare le altrui convinzioni che si basano su quel che l'individuo trasmette.

Del resto, l'assoluta difficoltà di capire quel che trasmettiamo al prossimo è un dato da cui l'Autore sceglie deliberatamente di partire. Questa sorta di male innominato che passa sotto il comune denominatore di convivenza, nell'accettazione, viene in parte destrutturata dei sui caratteri fondamentali e in altra misura esaltata.

Kundera scoperchia la ritualistica della convivenza fra persone, privandola di quelle caratteristiche che la rendono più criptica e forse, per alcuni, incomprensibile.

Il punto di vista di Kundera è come sempre egemone. Egli insegna, senza velleità di istruzione vera e propria, ma esplicando in maniera elegante e introspettiva il suo punto di vista.

Una convinzione, la cui condivisione apre a spazi di affascinante riflessione.

Il lettore è coinvolto, a patto però che accetti Kundera.

Ciò significa che verrà convinto di quanto troverà nelle pagine del romanzo, solo se accetterà queste argomentazioni che mi piace definire come semplici complessità.



L'utilizzo metaforico è grandioso. L'Autore strumentalizza situazioni visive, di facile percezione, legate a quelle convinzioni tipiche dell'agire sociale nei microcosmi delle relazioni interpersonali, per argomentare lo sviluppo di una teorizzazione. Partendo sempre dalla constatazione dell'evidenza empirica. Per questa ragione i suoi argomenti sono forti, persuasivi e lasciano il segno nel lettore.

Una prova evidente di quanto esposto si rinviene del concetto di “chiediscusa”. L'incarnazione del predestinato che fonde le caratteristiche di essere un mite, ma anche un curioso, è intrigante, ma a mio parere l'Autore gioca con il lettore. Il suo scopo è usare la dialettica raffinata e la retorica, anzi addirittura direi l'antica grammatica che appartenne ai sapienti del medioevo, per convincere il lettore. La sua è una requisitoria dell'apparenza. Una sfida con se stesso.

Di fatto il suo concetto è fragile perchè pretende di sottoporre a statistica l'originalità dell'Io, negandola in parte, ma non in tutto.

Prima ancora de “La festa dell'insignificanza” molti lettori Italiani avranno certamente letto le opere di Pirandello (qualcuno le avrà pure studiate). In esse c'è moltissimo dei concetti che ritroviamo in questo romanzo.

La facile fruibilità e l'intensità dei contenuti offerti, sempre attuali, caratterizzano Kundera e lo rendono un genio senza tempo. I lettori possono viverlo come un maestro di filosofia, esistenzialismo, scienze comportamentali, storico. Persino di sciamanesimo.

Ma resta sopratutto un conoscitore. E un provocatore. L'ombelico “chakra” del sessualità del nuovo millennio per contrapporre la singolarità alla ripetizione è un dualismo che appassiona con il sorriso sulle labbra.



Mi sarei invece aspettato un finale più cattivo. Meno trasparente. La teatralità conclusiva di una recita che si fonde con la realtà e da quest'ultima viene accettata, fuoriuscendo dal palcoscenico l'ho percepita in modo evasivo.

«La festa dell'insignificanza» è l'ultimo romanzo di Milan Kundera la cui intensità introspettiva e capacità argomentativa coinvolgeranno il lettore, offrendogli nuovi orizzonti di comprensione in quello sconosciuto universo che è il comportamento umano.

Consigliato.

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