Il
Blog ringrazia e consiglia la rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" (
http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria
"Carta e
Penna"
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L'impostore
Autore:
Oliver Harris
Genere:
financial – thriller
Nik
Belsey è un detective investigativo di Scotalnd
Yard.
Recentemente, ha toccato il fondo, le sue finanze
infatti sono collassate ed è ormai prossimo al fallimento quando si risveglia
nel parco di Hampstead Heath, dopo una notte di cui ricorda poco o niente.
Fatti,
persone, parole, tutto sembra vorticare dentro la sua testa, schiacciata dalle
poche sterline di cui dispone e il desiderio di riappropriarsi perlomeno delle
ultime 24 ore.
Nella
ricerca di indizi, gli capita per le mani il caso di un tentato suicidio,
inizialmente catalogato come sparizione, dell'enigmatico e misterioso finanziere
russo Alexei Deveraux.
Un uomo
con molte facce, ma nessuna che il pubblico ed i suoi più stretti collaboratori
conoscano veramente. Deveraux è un fantasma, i cui affari, attraverso una
moltitudine di società palesi o meno sono gestiti in larga parte attraverso il
credito di cui gode grazie alla fama di finanziere
affarista.
Attorno
a questo “squalo” della finanza, ruotano personaggi altrettanto pericolosi e
spietati.
Che
legame c'è fra il presunto suicidio del magnate russo e il misterioso progetto
Budicca che numerosi investitori sembrano
inseguire?
Belsey
dovrà indagare non solo negli ambiti economici della city, il cuore economico
pulsante di Londra, ma altresì su una brutale serie di omicidi che riconducono
alla figura di Deveraux.
Nel
contempo però, il detective avrà l'opportunità di far propria una vera e propria
fortuna, sotto forma di capitali che aspettano solo di essere spostati; dovrà
quindi studiare un piano per appropriarsene e fuggire, in tempo per sopravvivere
egli stesso all'intricata serie di eventi che travolgono i suoi ultimi
giorni.
Romanzo
d'esordio per Harris, molto ben impostato, decolla decisamente dopo una prima
50tina di pagine che si presentano più descrittive e delimitative dell'ambito
nel quale la storia andrà sviluppandosi. La parola d'ordine è evidentemente:
capire prima di tutto il protagonista.
Appassionante, nel momento in cui Belsey si sostituisce
al misterioso Deveraux, assumendone in parte i panni e cercando di indagarne la
genialità, per appropriarsi della personalità che gli permetterà di gestirne gli
affari, allo scopo di ricavare una fortuna
finanziaria.
Intenso, nella sistematica e dinamica esposizione
descrittiva e dialettica, spesso poggiata sulla retorica e la manifesta arte
dell'apparenza; il romanzo sviluppa un concetto ingannatorio della realtà più
apparente, ad esso demandando, come verosimili tasselli, lo sviluppo di una
narrazione compulsiva e assorbente.
La
miglior arte è la sorniona capacità di rappresentare con facilità, una
semplicità complessa, dove per ogni porta chiusa, se ne aprono altre, diverse,
distinte, ma il cui gioco non è affatto differente dalla macroscopica scia di
eventi, dal sovrapporsi del quale scaturisce una sorta di perpetuo riciclarsi,
che ben rappresenta il mondo della finanza
contemporanea.
La
credibilità escatologica, attributo essenziale di una narrazione plausibile e
persuasiva, incontra, con Harris, un nuovo protagonismo, frutto di autorevoli
velleità creative e di un altrettanto straordinario sentimento di
ribellione.
Nel
contempo il detective massimizzerà il ruolo indagatore, non solo per ottenere
risposte agli eventi che scuotono la città, ma altresì per potersi calare sempre
più addentro alla sua nuova identità.
Questa
contemporanea è particolarmente originale e molto ben congegnata, in termini di
realismo senza rinunciare ad un ritmo incalzante che coinvolge il lettore in un
vero e proprio crescendo rossianiano, con colpi di scena ed una labirintica
serie di situazioni, che sembrano spesso senza via
d'uscita.
Ben
rappresentata e gradevolmente descritta è la Londra della nuova finanza, cioè
quel che resta dell'impero coloniale che controllava 1/3 delle attività
economiche mondiali e che oggi invece, deve inseguire nuovi capitali,
riciclandosi e appoggiandosi a personaggi la cui fama spesso è legata alla
speculazione. Un mondo arrivista e consumista dove quel che resta difficilmente
può essere ciò che sembrava.
Attorno
a Belsey, il cui umorismo nero è spesso una maschera di cinismo a metà strada
fra l'ipocrisia e la necessità di sopravvivenza, si sviluppano personaggi
diversi, assai credibili e ben gestiti, come la giornalista d'assalto Charlotte
Kelson, o la generazione bruciata di Jessica
Holden.
Epicentro dell'azione, vissuta in prima persona con un
ritmo visivo e introspettivo incalzante, Belsey capitalizza su di sé gli eventi,
in parte subendoli e in altra misura reagendo, cercando di indirizzarne lo
sviluppo, in quella che può sembrare una partita a tennis con il
destino.
L'interrogativo di fondo resta: Belsey è schiavo di una
manovra occulta della quale è un burattino ignaro, o giocatore pensante, che
sfida un universo contemporaneo decadimentale e senza scrupoli per mettere a
segno la truffa del secolo?
“L'impostore” è un ottimo romanzo di genere
“financial – thriller”, ben organizzato, credibile, ricco di
“suspense” e numerosi colpi di scena. Un personaggio intrigante amabile
quanto detestabile che trascinerà il lettore attraverso una serie di espedienti
e situazioni ai limiti del verosimile, in una disperata lotta contro il tempo
per abbandonare i panni di una vita e costruirne un altra...
multimilionaria!
Marco Solferini
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