La
prima indagine di Theodore Boone
Autore: John Grisham
Genere: romanzo per
ragazzi
Il
maestro del legal thriller è al suo esordio con un romanzo per ragazzi e ci
propone l'indagine dell'ineffabile tredicenne Theodore
Boone.
Il
giovane “Teo”, di professione aspirante Avvocato, ha già deciso cosa farà da
grande e vive le sue giornate in compagnia della fedele bicicletta, in attesa di
crescere nella piccola città di Strattenburg.
Figlio
d'arte (entrambi i genitori sono Avvocati) per “Teo” il Tribunale è una seconda
casa e le persone che ci lavorano sono come i personaggi di un romanzo, sospesi
fra l'immaginario e la realtà.
Durante una gita scolastica, per assistere al processo
dell'anno, lo Stato contro Peter Duffy accusato di aver ucciso sua moglie, “Teo”
comprende che un assassino potrebbe essere rimesso in libertà, per insufficienza
di prove.
Comincia allora, una sfida contro il sistema, per
batterlo con le sue stesse regole, per portare cioè un testimone chiave a
svelare la verità dei fatti, malgrado sia vincolato da un patto di
segretezza.
Un
concetto di giustizia pragmatico e realista anima il giovane aspirante Avvocato
nella sua caccia agli indizi, senza rinunciare ai quei pensieri di amicizia ed
apprensione che fanno parte dell'Universo di un
adolescente.
Stavolta Grisham stecca la
prima..
Il
romanzo è sopratutto involuto: spesso ripetitivo, rassomiglia in più parti ad un
codice di procedura penale semplificato.
La
narrazione è letteralmente imbrigliata tra i tecnicismi giuridici, malgrado la
ricerca di una spiegazione liberamente fruibile, il più delle volte demandata
alla saccente dialettica del protagonista che così facendo però finisce per
rassomigliare ad un saputello intellettuale genialoide, poco probabile, ma
sopratutto molto antipatico.
La
trama risulta del tutto scontata.
Infatti, fin dalle prime righe è ovvio che “Teo” ce la
farà; che il suo azzardato e altresì ordinato metodo sperimentale, gli
permetterà di perforare le smagliature del
sistema.
In
buona sostanza, si tratta solo di leggersi qualche centinaio di pagine.. ma è
una soluzione evidentemente artificiosa quella offerta al lettore, che non
appassiona ne coinvolge.
A
tratti, siamo di fronte persino ad una recita prevedibile di un copione già
visto, quando la sfida fra il protagonista e la difesa dell'accusato non decolla
e il confronto, più che stupire finisce per annoiare.
Le
improbabili digressioni del giovane poi, sono l'antitesi di un tredicenne dotato
di salute mentale, che preoccuperebbero qualunque genitore, giacchè si risolvono
in una sorta di dizionario complesso dei sinonimi e dei contrari, tarato sul
lessico giuridico e abbondantemente nozionistico, come difficilmente un
tredicenne sarebbe in grado di svolgere.
La
formula magica del genietto alla Sherlock Holmes non decolla e più che
analizzare gli indizi e osservare le smussature degli angoli, di un caso forse
nemmeno così spigoloso, il lettore ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un
rompicapo simile ad un artefatto e tutto sommato banale, dove i protagonisti
sono caricature esasperate di concetti ormai abusati nella letteratura
contemporanea.
Abbiamo infatti, il bravissimo Avvocato difensore, che
padroneggia dialettica e retorica, il Giudice arbitro del bene e del male, il
detective della difesa ambiguo e suadente come l'ingannatore di una partita a
poker.
Il
risultato è quasi una commedia drammatica, su cui Woody Allen probabilmente
costruirebbe pagine di egocentrismo e
autolesionismo.
Il
buon “Teo” Boone farebbe bene a smetterla di insegnare come si vive alla gente,
imparando lui stesso a comportarsi come un adolescente, le cui passioni
caratteriali non siano un caso clinico di schizofrenia allo stadio terminale, da
tutti frainteso come un atto di razionalità.
D'accordo che si tratta di un paesino e che lo
stereotipo della cittadina, a metà fra il moderno e il sobborgo ci ha abituato a
prati verdi, case bianche, cielo azzurro e qualche assurdità di troppo, ma
pretendere che il lettore trovi appassionanti i sermoni in “diritto” di un
ragazzino rompiscatole, eternamente primo della classe, è decisamente
eccessivo.
“La
prima indagine di Theodore Boone” c'è più che altro da augurarsi che sia
anche l'ultima, o perlomeno che cambi radicalmente strada; la prossima volta
magari, anziché andare in Tribunale provi a dirigere il manubrio della
bicicletta presso il campo da basket, forse risulterà più
interessante.
Solo
per lettori senza pretese che amano fino in fondo l'Autore di cui leggerebbero
qualunque cosa, consigliato anche a quanti vorrebbero un genio precoce aspirante
Avvocato, come figlio.
Marco
Solferini
ma alla fine cosa succede?
RispondiElimina