The Giver – Il
donatore
Primo
capitolo di una trilogia che ha centrato un successo
mondiale.
Il
Mondo dei Bambini, classificati con nomi e altrettanti numeri in base agli anni
di vita, è quello di una Comunità perfetta, dove vige il principio della
conformazione: la crescita fa parte di un estremizzato casellario di procedure e
prassi.
Il
luogo dove si sono annullati i sentimenti, contrastate le emozioni e dove
persino i colori hanno subito la sterilizzazione
complessiva.
Persone così al riparo dagli eventi
da aver rinunciato al libero arbitrio, trovando un assuefazione partecipata nel
concetto di regola: un metodico ed inquietante puzzle di onniscenza
rinunciataria.
E'
questo il mondo di Jonas, 11 anni, prossimo ai 12, data fatidica perchè
rappresenta la fine della giovinezza, momento in cui il Consiglio degli Anziani
deciderà il suo ruolo nella Comunità.
Un
ruolo essenziale per il proseguo ed il mantenimento dello status
quo.
Perchè
nella Comunità la formazione è scandita come in un alveare di pensiero o un
allevamento di persone, simili ad automi, imparati all'autocontrollo e al
pedissequo riciclare delle situazioni.
Tutti
hanno un ruolo funzionale e quando taluno non è più utile o ad esso un compito
non può essere trovato, questo comporta il congedo.
Jonas
però è il prescelto, per diventare il depositario dell'irrinunciabile
insegnamento della memoria, divenire cioè l'unica eccezione a quella regola che
ha strumentalizzato la mente e i cuori di tutta la
Comunità.
La
società perfetta, non può fare a meno dell'esperienza e quest'ultima si tramanda
con la memoria che però significa anche conoscere che esiste un passato fatto di
alternative alla logica su cui si basa la Comunità.
Jonas
è quindi destinato a diventare un paradosso vivente.
Scoprirà cosa si nasconde dietro la
procedura di congedo, quali misteri annidano al di fuori di quel mondo che
vorrebbe autodefinirsi perfetto, in quelle terre che gli abitanti chiamano
“Altrove”.
“Il donatore” è un romanzo
coinvolgente, carico di introspezioni: un archetipo futurista che estremizza e
nel contempo amalgama molti luoghi comuni, che animano numerosi dibattiti
attuali sulla civiltà contemporanea e sul ruolo
dell'educazione.
Rivelatore, sotto molteplici
aspetti, è costruito in modo impeccabile, organizzato secondo un metodo
espositivo coinvolgente e affascinante: non rinuncia a tonalità di brutalità
semplificata dentro al concetto e a riflessioni che giustificano persino
l'irritualità.
Nella
realtà contemporanea si affermano numerosi concetti di “comunità”, da quelle
scientifiche a quelle religiose, tutte accomunate da una rinuncia al crisma
dell'originalità, in favore di una sorta di mente collettiva, che fa della
condivisione anche un elemento di esternalizzazione rispetto ai
singoli.
Assoggettati al minimo comune
denominatore dell'emarginazione, prodighi nella ricerca di un sapere che
significa benessere interiore ed esteriore, i membri di queste Comunità
praticano, con sorprendente costanza, la paura, infliggendosi una sorta di
costruttiva serie di rinunce alle quali credono in modo così invasivo da
attribuire al loro credo, perfino il destino del bene più prezioso: i
Figli.
Espropriati cioè dalla possibilità
di scegliere, la prole viene genuflessa a un futuro pilotato, incasellato,
meticolosamente organizzato e gestito come un puzzle, dove gli elementi devono
andare al loro posto, lasciando solo un pò di spazio vitale per quei distinguo
che in realtà si risolvono in un vantaggio per la Comunità stessa: ente
collettivo dotato di una vita quasi autonoma, dopo aver risucchiato quella dei
suoi stessi membri.
Svuotati di quella parte
dell'arbitrio conoscitivo, giudicato pericoloso, cioè che resta entro le mura di
una menomata verità apparente, è l'assoluta convinzione, basata cioè sulla
ripetizione quasi drogata delle regole cui uniformarsi. L'assimilazione
totale.
Amicizia, amore, affetto, tutto
sussume a un ruolo diverso e distorto rispetto al significato primo delle
parole, laddove le azioni e i pensieri divergono da esse e sembrano usarle,
abusarle, forzarle ad un volere innaturale.
Lo
scopo di questa chiusura ermetica all'interno della Comunità è quella di creare
una gnosi di autoreferenza, dove i membri si ripetono ossessivamente quanto sia
sbagliato abbandonare, uscire dalla comunità stessa. Essi diventano ibridi
drogati di una convinzione che alimenta e nel contempo seda le loro paure e
fragilità. Costringendo i singoli a temere una vera introspezione conoscitiva
del proprio Io, captato come pericoloso per la collettività e come tale spesso
trasmutato in una letale Medusa che pietrifica chi osa scegliere, invece di
uniformarsi.
Il
ruolo di queste Comunità, oggi più che mai, è oggetto attuale di un dibattito
nel panorama contemporaneo, alla luce di molteplici e diversi interessi; il
testo dipinge le potenzialità di un comprensione tardiva della negatività di
tali fattori, osservandoli con gli occhi del figliol prodigo, del Bambino
prescelto, dell'unico, di colui il cui ruolo sarà talmente irrinunciabile da
resistere alle stesse regole.
“The Giver” è uno
straordinario affresco fantascientifico post moderno, carico di introspezione,
scritto in modo semplice e ordinato che rivela un intensità struggente e
riflessioni così categoriche da essere ritualmente blasfeme, persino per i più
profani. E' sicuramente un romanzo per i più piccoli, ma anche se non
sopratutto, per gli adulti che non dimenticano il ruolo del Bambino nella loro
crescita, per quel che sono, in omaggio all'importanza di quel che gli è stato
permesso di essere.
Marco Solferini
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