mercoledì 3 febbraio 2016

La ragazza nella nebbia

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La ragazza nella nebbia

Autore. Donato Carrisi
Genere: Thriller.

Avechot è un paesino montano con poco di mille anime alle pendici delle Alpi. Un insediamento rurale in una comunità chiusa che ha abbracciato una fede particolarmente ortodossa dove i fedeli si sono riuniti in una confraternita.

E' una piccola città dislocata fra boschi, nebbia e paesaggi che hanno sempre qualcosa di freddo da offrire e dove l'inverno sembra non finire mai per davvero.

In questo luogo così a lungo dimenticato di recente è stato scoperto un enorme giacimento di fluorite. Fatto che ha attirato un importante compagnia d'estrazione la quale per aggiudicarsi i terreni ha pagato grandi somme di denaro ai proprietari.

Per questo motivo alcuni dei cittadini di Avechot si sono arricchiti inaspettatamente e in pochissimo tempo.

«Ad Avechot c'erano due tipi di valore. La fede e il denaro. Anche se molte delle loro famiglie facevano parte della confraternita, gli studenti irridevano la prima e veneravano il secondo». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

La popolazione si è quindi spaccata. Da una parte coloro che hanno beneficiato di questa inattesa fortuna e dall'altra chi è rimasto lo stesso di sempre in un contesto dove il turismo non rappresenta più la principale fonte di sostentamento e un pò tutti si sono rassegnati a chiudere i battenti per cominciare a guardare altrove.

Avechot è un luogo insomma dove non succede nulla di nuovo. Fino alla mattina che precede la vigilia di Natale quando la quindicenne Anna Lou Kastner scompare senza lasciare traccia.

E' figlia di Bruno Kastner, uomo apparentemente semplice, che svolge un mestiere umile ed è conosciuto da tutti, la cui moglie è una fervente sostenitrice dell'ortodossia religiosa della Confraternita locale. Anna Lou è un esile e riservata ragazzina dai capelli rossi con le lentiggini sul viso la cui scomparsa richiama sul posto l'agente speciale Vogel.

Personaggio reso famoso dai media. Investigatore abituato a calcare la scena dei notiziari e a comparire ovunque nell'era della comunicazione. E' un uomo che ama le luci della ribalta e il suo metodo d'indagine si avvale dell'uso e della collaborazione sotto banco dei media. Nel suo passato ci sono molti risultati eclatanti che gli sono valsi una grande fama, ma anche un terribile fallimento. L'ingiusta detenzione di un innocente accusato sulla base di una prova falsa. Il caso Berg. Un caso che ha fatto scuola.

Per questa ragione Vogel è alla ricerca di un riscatto mediatico che possa restituirgli il suo prestigio. Anche se nel profondo coltiva segretamente la convinzione di non aver mai sbagliato. Nemmeno con il caso Berg.

Da subito costruisce una trama tessendo le fila e manovrando come un burattinaio ogni aspetto mediatico che possa influenzare non solo le risorse a disposizione, ma anche la stessa comunità cittadina per incominciare una vera e propria caccia al mostro.

«Il nostro uomo là fuori sta assaggiando il dolce sapore della celebrità, Ma non gli basta, ne vuole ancora.. Ed è così che lo porteremo allo scoperto». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

Partendo dal drammatico presupposto che la giovanissima Anna Lou è stata vittima di un serial killer e le speranze di ritrovarla ancora viva sarebbero se non poche addirittura nulle.

Accanto a lui l'inesperto agente Borghi e una riluttante quanto intransigente procuratrice che non apprezza il metodo d'indagine dell'agente speciale giudicandolo troppo mediatico e scarsamente produttivo per ciò che riguarda la procedura vera e propria.

I giorni passano. La scomparsa rimane irrisolta. Fino a quando un presunto colpevole fuoriesce da prove circostanziali. Un professore. Un insegnante delle superiori. Un uomo che non è cresciuto in città. Che si è lasciato tutto alle spalle per ricominciare insieme con la moglie dopo un fatto che ha segnato il loro passato.

Possibile che dietro quella giovane coppia con una figlia anch'essa adolescente si nasconda un mostro?

Le prove tessono una trama e gli indizi conducono verso un finale che apparentemente sembra far parte del copione voluto e cercato da Vogel. La sua consacrazione sembra vicinissima ma tutto è destinato a cambiare.

Perchè la verità è nascosta dietro a una partita a scacchi che si sta segretamente consumando e prima che tutto si concluda innocenti e colpevoli si scambieranno i ruoli.

E così, più di 60 giorni dopo la scomparsa della ragazza, l'agente Vogel viene ripescato in stato confusionale dopo un misterioso «incidente» d'auto. Medicato e assistito da uno psicologo del paese, il Dott. Flores, sembra non ricordare gli eventi più recenti. Nemmeno il motivo per cui è ricoperto di sangue. Comincia così a riassumere e ricostruire i fatti partendo dal passato più recente. Dalla scomparsa di Anna Lou.

«Nella notte in cui tutto cambiò per sempre, fuori dalla finestra la nebbia continuava a incombere col suo finto candore, che però non riusciva a ingannare il buio della notte». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

Ho letto tutti i romanzi di Carrisi e ne ho recensito la maggior parte. Ogni volta è inevitabile spendere alcune righe dovute al fatto che l'Autore è lo scrittore de «Il suggeritore», l'opera che gli ha giustamente tributato un successo planetario.

Come moltissimi altri lettori sono rimasto affascinato da quel romanzo che giudico uno dei migliori thriller che abbia mai letto. Molto interessante anche il seguito: «L'ipotesi del male». Meno invece, e a mio parere, il ciclo dei «penitenzieri» inaugurato con «Il tribunale delle anime» e il suo seguito. Decisamente di caratura medio - bassa e non all'altezza.

Ed è proprio questo il punto nevralgico. L'essere all'altezza della propria bravura. Di se stessi in pratica. Una situazione quasi escatologica per il contenuto della riflessione ben più adatta a discussioni filosofiche. L'indagine è ardua e il paragone difficile nelle potenzialità espositive e conoscitive interiori che non sono indagabili dall'esterno.

Verità universale però è che il lettore però non è interessato allo stato di grazia in cui versa un Autore in un determinato momento.

E il lettore non è solo il pubblico, è anche il business. Della casa editrice anzitutto. Dell'indice di gradimento che fonda la notorietà dello scrittore.

Tanti pensano, stringendo avidamente quelle 400 pagine circa rilegate a firma Donato Carrisi che è l'Autore del «Suggeritore». Il messaggio è chiaro: se ti è piaciuto quello, potrebbe piacerti questo. Ciò che si vuole trasmettere pertanto è l'esistenza di una determinata cifra letteraria.

Personalmente non condivido questo modo di proporre uno scrittore. Credo peraltro che lo consumi e lo renda inidoneo al miglioramento facendolo diventare un titolo acquisito a una scuderia di nomi e un investimento forse produttivo.

Ancorarlo a questo «top» raggiunto e al quale non sembra in grado di tornare mi pare un versione miope del viaggio di Ulisse.

«La ragazza nella nebbia» è un buon romanzo. Sicuramente da leggere per gli amanti del thriller ma pur avendo innumerevoli pregi, ha anche tanti difetti.

«Sono i cattivi che fanno la storia». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

E' anzitutto pretenzioso. Il che ci può stare. Essendo che il thriller per quanto «aperto» è ormai destinatario di alcune peculiarità che ritornano in termini quasi statistici.

Schematicamente ordinato proporne una chiave di lettura semplice e di sicuro impatto visivo. Evita oculatamente gli eccessi descrittivi relegandoli spesso a una frase dai forti contenuti allegorici o metaforici che fa da introduzione ad una immediata descrizione degli spazi ambientali determinata per grandezze percepibili. La sensazione è quella di una videocamera in movimento esplorativo.

Il risultato è una focalizzazione oggettiva circostanziata ed empaticamente di facile assimilazione per il lettore che percepisce la sensazione di essere parte di questo «scenario». Perchè è di questo che parliamo. Di una cifra letteraria che continua ad essere fortemente legata al metro espositivo delle sceneggiature (che si avvalgono di molto altro materiale fra cui per esempio gli sketchbook).

«Quella sera aveva iniziato a nevicare. Non una precipitazione abbondante, bensì quasi un pulviscolo leggero che svaniva a contatto con le superfici, come un miraggio. La temperatura era scesa di parecchi gradi ma all'interno della tavola calda sulla statale c'era un confortevole tepore. Come al solito, i cliente scarseggiavano. C'erano un paio di camionisti che occupavano due diversi tavoli e mangiavano in silenzio. in sottofondo si udivano soltanto la voce del vecchio proprietario che dava ordini in cucina, il rintocco delle palle del biliardo e i suoi ovattati della tv accesa sopra il bancone su cui scorrevano le immagini di una partita di calcio che nessuno stava guardando». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

Però funziona o meglio è funzionale alla narrazione che accompagna e indirizza il lettore. Lo accompagna nel momento in cui diventa indagine associata alla scoperta e argomentata dalla spiegazione, la indirizza quando, attraverso i ruoli dei protagonisti della vicenda, giornalisticamente lo introduce ai livelli successivi nei quali si snoda l'enigma.

Scenario, fatto, protagonisti e comportamenti ben delimitati. Se dovessi scrivere una scheda prodotto dovrei sicuramente elogiare la capacità di amalgamare e argomentare i portatori di queste caratteristiche con uno stile che li definisce in modo volutamente scarsamente qualitativo e molto denigrativo.

«Anche se era notte, il carcere non dormiva mai. Da una delle celle iniziò un rumore basso e metallico, ritmato, che presto si propagò alle altre. Il suono accompagnava la sua passeggiata con le guardie, come una fanfara che precede il condannato a morte. Da dietro le porta sbarrate arrivavano sussurri sinistri». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

Ci sono cioè più limiti che pregi.

Ma nel microcosmo di Carrisi la devianza si percepisce sempre e permea l'azione. Alimenta il sospetto che è un potente vettore di coinvolgimento e opera una persuasione quasi dottrinale nel lettore. Una manipolazione che è tipica di chi espone una scienza.

Stiamo parlando della criminologia. Il cattivo, se vogliamo definirlo serial killer, risponde a un prototipo dei vari studi che sono stati condotti sulla patologia che abbraccia e tocca molteplici settori accademici. L'Autore conosce bene la materia e la usa. Prende e dà. Dosa bene i tempi e la quantità.

In questo romanzo sale agli onori della ribalta il pubblico nella società della comunicazione. Troviamo cioè la manipolazione del convincimento popolare con particolare riguardo ai connotati paesani della piccola comunità.

Resa particolarmente efficace dal fatto che abilmente è già stata costruita un estremizzazione. Un elemento cioè di eccesso. La fede. In questo paesino si è affermata una confraternita che interpreta in modo rigido e restrittivo i fondamenti della religione cristiana. E' noto quanto sia facile al fanatismo la mente che si lascia plagiare in maniera quasi esoterica dalla credenza religiosa.

Questo elemento di eccesso funge da mallo che determina la inossidabile corteccia violata dalla penetrazione esterna della persuasione che si avvale della comunicazione di massa. Dei suoi mezzi per instillare e gestire il convincimento.

«I lampi provenivano dalla strada. Alcune figure, scure come ombre, si aggiravano intorno alla casa. Ogni tanto emettevano un bagliore. Sembravano marziani, curiosi e minacciosi. Erano fotoreporter». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

Chiarissimi alcuni riferimenti a casi più celebri della cronaca giudiziaria e televisiva d'Italia degli ultimi decenni.

Il risultato è molto efficace perchè stravolge in modo originale la storia. Apre a nuove angolazioni d'osservazione e punti di vista che apparentemente nascondono ben più di ciò che l'occhio può captare. Era il grande Sir Arthur Conan Doyle che ebbe a scrivere: «lei guarda ma non osserva».

In questo caso però è il lettore a guardare facendo fatica ad osservare e questo crea un forte coinvolgimento emotivo che lo trascina e lo assorbe. Il romanzo appassiona.

«Il sospetto si propaga in una comunità seguendo le stesse dinamiche di un'epidemia, lo sapeva? Basta poco perchè il contagio diventi inarrestabile. La gente non cerca giustizia, vuole solo un colpevole. Per dare un nome alla paura, per sentirsi sicura. Per continuare a illudersi che tutto va bene, che c'è sempre una soluzione». Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.

Il finale però, almeno per quanto mi riguarda delude.

Per quanti non vogliono “spoilers” consiglio di fermarsi qui nella lettura.

Non mi è possibile evitare il dettaglio in quanto in un thriller il finale (il celebre climax di Agatha Christie) è metà narrazione. In un fantasy è lo scenario, in un noir lo sono le descrizioni dei personaggi, in un romanzo d'amore tocca ai dialoghi. Nel thriller è il finale.

La rivelazione aggiuntiva sull'identità dell'uomo nella nebbia ha il sapore inverosimile dell'eccesso. Un pò come in quei film dove il regista non rinuncia a un ultimo colpo di scena dopo che tutto sembra finito solo per strappare un altro sospiro allo spettatore.

Il comportamento del Prof. Martini è assurdo e in netto contrasto con l'idea della mente geniale e audace che ha concepito un piano molto elaborato e che poi si va a disegnare una piccola «O» sul braccio che guarda caso l'agente speciale nota alla fine. Alcuni istanti prima della diretta televisiva.. Non ha senso.

Vero è che in precedenza lo stesso agente speciale aveva udito la cantilena di bambine e gattini che è la stessa filastrocca che Anna Lou ascoltava nelle cuffiette il giorno della sua scomparsa. Il che fa pensare che lui (Martini) le abbia conservate e ascoltate. Altra cosa abbastanza inutile se pensiamo alla ricostruzione (molto forzata) che si sente di fare alla vittima prima di ucciderla. In pieno stile fumetto il cattivo sente il bisogno di riassumere la sua opera..

Tutto il piano rivelato poi funziona solo perchè alle indagini viene assegnato proprio «quell'agente speciale». Se infatti ci fosse stato qualcun'altro la cosa non avrebbe funzionato.

L'intero baraccone di aneddoti ed eventi funziona (forse) nella puntata di una serie tv, magari persino in un film. Ma in un romanzo dove il lettore arriva con il fiato sospeso dopo quasi 400 pagine è come ricevere un pugno nello stomaco.

La ragazza nella nebbia” è un bel thriller con un ambientazione eccellente e dialoghi convincenti. Riesce a catturare l'attenzione del lettore e ad appassionarlo. Purtroppo il finale è gravemente deludente e poco plausibile.

Marco Solferini
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