domenica 25 ottobre 2015

Io sono Alfa

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Io sono Alfa

Autore: Patrick Fogli
Genere: noir, drammatico.



La storia di tre persone.



Francesca, la giovane dottoressa fidanzata con due figli con Luca, agente di polizia. Paolo, il giornalista di mezz'età con il fiuto per la cronaca e i «contatti giusti» per le indagini nel sottobosco dello spionaggio. Infine Gualtiero, l'anziano ex Magistrato e politico che ha tanti ricordi di un passato difficile da dimenticare.



Li unirà una serie di attentati dinamitardi e omicidiari. Atti spietati, feroci, compiuti davanti alle scuole o in casa di cittadini qualunque. Per colpire i più innocenti. Con una strategia militare che mira appositamente a fare strage anche dei soccorritori.



Lo sdegno e la paura dilagano.



Per tutti e tre i protagonisti questi attentati significheranno molto. Tantissimo, essi invaderanno la loro vita, cambiandola. Lasciando un segno indelebile.



L'Autore si muove discretamente bene in un terreno difficile. La commistione tra paura e dolore. Indagare la sottile mezzaria che separa il primo dal secondo. Un confine silenzioso quanto invisibile che però mette in crisi i rapporti umani nella c.d. società civile.



La protezione e la sopravvivenza, concetti che delimitano spesso l'indagine sociologica del comportamento umano, trasmutano e cambiano



E di sociologia è giusto parlare in quanto le reazioni di tutti e tre i protagonisti sono spesso uno stereotipo di alcune teorie socio comportamentali post moderne.



Assistiamo cioè ad una traslazione dei contenuti di antropologia culturale da un ambiente a un altro. Esaltando le differenze tra ciò che “cambia” e quel che “muta”. Mi ha affascinato l'aspetto camaleontico e contemporaneamente nascosto, celato, quasi dimenticato.



Molto ben argomentato dal punto di vista espositivo, l'Autore dimostra una considerevole padronanza lessicale delle metafore e delle allegorie: pertinenti, non invasive rispetto alla deduzione visiva che si vuole trasmettere al lettore, riesce a contestualizzare in maniera proba e virtuosa pur in un contesto narrativo caratterizzato da un ambiziosa identificazione soggettiva partendo da una cifra narrativa che usa la focalizzazione (al presente) oggettiva.



«L'esplosione si mangia ogni rumore. Saltano il cancello, il muretto, il bidone della spazzatura è lamiera impazzita mescolata ai rifiuti, saltano le auto in sosta, la porta a vetri della scuola, il muro, i bambini, gli adulti. Il silenzio si mangia il mondo». Tratto da «Io sono Alfa». di Patrick Fogli, ed. Frassinelli.



Usualmente gli scrittori con queste caratteristiche sono anche e forse prima di tutto dei lettori con alle spalle moltissime letture di romanzi e padroneggiano una memoria visiva che gli consente di fare appello alla citazione quale forma di ispirazione evitando il plagio.



Mi è impossibile non rilevare come a più riprese l'Autore esprima concetti e formuli schemi narrativi che ho già incontrato in altre opere, tuttavia c'è una prossimità alla propria che li rende pertinenti e pur nella cadenza a volte eccessivamente rafforzativa (le considerazioni su Aprile, quelle sulla pioggia, la neve, ecc.) risultano comunque spendibili.



Ritengo tuttavia che nell'esposizione ci sia un eccesso di paratattica. Una sorta di brutalizzazione del pensiero che diventa quasi la descrizione di una foto appena pubblicata su Instagram. D'accordo che è interessante la settorializzazione a caselle dell'organizzazione in sottocapitoli, ma penso che in alcune circostanze l'editing debba rallentare un pò.



Questo timore riverenziale che hanno le Case editrici verso il lettore annoiato che per questo motivo cestina dopo poche insipide righe il romanzo perchè lo giudica «lento o pesante» non può comportare all'opposto la vivisezione grammaticale dei periodi e la ghettizzazione di un sottoparagrafo reso il più anoressico possibile.



Il rischio è quello di dover tornare successivamente sui medesimi stati d'animo per meglio spiegare il personaggio. Il rapporto empatico e confidenziale che si sviluppa con il lettore pur se non prolisso, penso sia meglio organizzarlo in modo verticale in maniera tale che si comprenda da subito il carattere saliente del singolo per poi eventualmente esplorarlo, anche mettendolo alla prova.



Siamo comunque ben lontani da un difetto. E' altamente possibile però, a mio avviso, che quest'Autore abbia margini di crescita notevolissimi se abbracciasse tale cambiamento che peraltro mi pare egli non disdegni a giudicare dalle citazioni di altri Autori presenti negli incipit del romanzo stesso.



Mi ha colpito la freddezza quasi caleidoscopica della sua relazione espositiva dei fatti. Una miniaturizzazione plastica di elementi che funzionalmente definiscono l'azione collocandola nella cornice degli eventi. Questa dote usualmente premia gli sceneggiatori. Il risultato è un ottimo noir.



«Il terrore non ha bisogno di una firma, è il silenzio eccessivo che impedisce il sonno, il rumore con cui scricchiola il buio e che non sai attribuire, un dettaglio che ha molte spiegazioni e una soltanto». Tratto da «Io sono Alfa» di Patrick Fogli, ed. Frassinelli.



I dialoghi non mi hanno fatto entusiasmare. Troppo recitati quelli del giornalista e affetti da un ampolloso gusto per la malinconia esperenziale quelli del magistrato. Nettamente meglio il personaggio femminile il che può significare che forse l'ispirazione proviene da qualcuno di realmente esistente o che abbia effettivamente vissuto traumi analoghi. C'è persuasione e parsimonia nel leggere le sue considerazioni e il livello qualitativo è migliore.



«Alla fine aveva incrociato il suo viso nello specchio e il dolore era scoppiato, risalito alla superficie attraverso i lineamenti, le labbra, gli occhi, il respiro. Non c'erano state lacrime, nemmeno una. Solo una lunga apnea, l'ossigeno trasformato all'improvviso in un elemento ostile». Tratto da «Io sono Alfa» di Patrick Fogli, ed. Frassinelli.



La narrazione però soffre anche di gravi limiti.



Primo fra tutti: la struggente malinconia che si respira ben più che a tratti: un preludio alla rassegnazione celebrata quasi con il vittimismo eroico dello stoicismo. Inneggia a una morale che spesso tende al «distruggere per ricostruire» quale conseguenza di colpe simili a quelle del peccatore massimo.



Esiste una corpora letteratura che abbraccia ormai un secolo e che ha esplorato il totalitarismo delle società consumiste in chiave capitalistica. Vuoi per l'opportunismo o per la questione ambientale, o per il semplice menefreghismo nei confronti della solidarietà ormai destinata ad essere commercializzata “on demand”. Come un consiglio per gli acquisti confezionato per sedare la morale. Una sorta di diazepam con un fiocco rosso da scartare e ingerire per l'anima.



L'Autore insiste troppo sulla drammaturgia di queste sensazioni. Si spostano da un ambiente all'altro. Una volta è un locale, un cimitero, la stanza della bambina, ma è sempre la stessa considerazione di fondo, ben esposta, ma uguale. Troppo insistita.



Alfa è la perfezione nichilista di uno stereotipo. Quello dello sterminatore. Il demone che abbiamo concepito, nutrito e poi, figliol prodigo del parto deviato, egli prova a ucciderci come il figlio illegittimo di Ré Artu cerca di uccidere il padre e il suo sogno: Camelot.



L'annullamento Orwelliano di questo sistema che domina il dominio sarebbe la risposta per fermare l'implacabile? Una specie di Nulla come quello che si mangia Fantasia.



La dissidenza estremizzata, il malessere all'ennesima potenza. Una forza primigenia che tutto travolge e fagocita e rumina, che sconfigge le regole dal di dentro e ignora le conseguenze perchè rappresenta l'inizio e la fine. Un immagine al passo con l'epoca moderna, ma in tutta franchezza io ritengo sia ancora di nicchia. E' oggetto di dibattito. Un rumoroso vocio di persone che se ne occupa, ingigantendo la casistica, ma è, a ben guardare, un nemico invisibile la cui rappresentazione su carta mi è parsa più simile a un avvento in chiave quasi profetica.



La strategia del terrore è nota così come le implicazioni che produce. La regressione dell'uomo a oggetto di sopravvivenza che nella paura trasmuta e per salvare se stesso rinuncia ai crismi della società civile è quasi un dogma da fumetto in stile Joker.



«Da quanto tempo abbiamo visto arrivare il disastro e non abbiamo fatto niente? Che cosa abbiamo dato a questa gente, in tutti questi anni? Abbiamo detto state tranquilli, andrà tutto bene, ci siamo qui noi a pensare a voi. Abbiamo detto non preoccupatevi è solo passeggero è solo un momento, finirà presto. E' già finito. Comperate un'automobile, il frigorifero, viaggiate, andate al ristorante. Comperate una casa, non importa se costa più di quello ce vale. Una cucina, una poltrona, un cestino di fragole che pagherete più del biglietto del cinema. Tutto quello che siete, è quello che avete. Tutto quello che volete, è quello che potete comprare. Se volete una cosa potete averla. Un frutto, quando non è la sua stagione. Tutto quello che puoi desiderare, ti è concesso, senza colpe, ti è dovuto, è tuo, prendilo. C'è sempre una strada, cerca di essere furbo, non preoccuparti di essere nel giusto. Non importa se i soldi non bastano, ve li diamo noi, noi che prendiamo le decisioni e amministriamo con saggezza il bene e il male». Tratto da «Io sono Alfa» di Patrick Fogli, ed. Frassinelli.



Mi fermo perchè non voglio estremizzare la statistica, ma ognuna di queste tematiche che l'Autore affronta con maturità dialettica e intelligenza espositiva mi sarei aspettato avessero un evoluzione più originale. Invece sono fine a se stesse. Manca il salto di qualità. Quel di più che ho atteso per oltre un centinaio di pagine e che invece non è arrivato.



Il finale mi ha deluso. La spiegazione razionale per un qualcosa che razionale non è penso sia troppo insistita e abbraccia ambiti che avrei tralasciato (da dove provengono i finanziamenti per esempio mi interessa poco laddove ritengo già di per sè improbabile che si verifichi l'Alfa stesso). Avrei preferito la nebulosità della congettura. Il mercato grigio del probabile fintanto che possibile.



La spiegazione quindi non mi ha coinvolto. Mentre il finale apocalittico ci può stare.



Un ultima considerazione voglio offrirla relativamente al tema del consumismo che molto si incontra nell'ambito del romanzo. Piacevolmente discorsivo fa appello sovente a temi e tematiche comuni, non per questo usurate ben inteso, ma quantomeno conosciute. Un background che la società della comunicazione globale trasmette già dagli anni 60. Con molta franchezza ritengo che questo genere di critica all'estremizzazione del concetto di proprietà che abbraccia anche l'accaparramento in stile rivoluzione francese sia molto sentito proprio da chi non lo conosce. Cioè da coloro che idealizzano «come dovrebbe essere», ma non hanno mai sperimentato «com'è».



Il tasso teorico non ha caso ha sempre sviato le teorie macroeconomiche una volta concepite su questo rischio e ha prodotto evoluzioni diverse e distinte. Oggi è certo che assistiamo ad un dilagante malcontento che trova nella critica demolitiva una risposta a mò di sfogo, ma le fondamenta sono deboli. Abbiamo tanta fame di riempirci la pancia, ma non di capire il perchè è vuota o meglio lo è più di quello che riteniamo sia sopportabile.



Il testo di quest'Autore piacerà molto a non pochi movimenti anarchici, disobbedienti, alternativi e via dicendo (dietro i quali non voglio traspaia alcuna eccezione negativa in quanto ho cognizione che a volte questi termini vengono impropriamente utilizzati come dispregiativi). In particolare piacerà a coloro che cercano un identità perchè sentono di avere un anima.



«Quando se ne sono andati, in piedi oltre il confine del parcheggio, capisce che è il silenzio la vera cifra di quello che sta accadendo. Un non detto grigio, strisciante li ha condotti fino alla prima esplosione e ora tutto si è frantumato in mille piccoli silenzi personali, unici, il tentativo postumo di organizzare una forma incerta di sopravvivenza». Tratto da «Io sono Alfa» di Patrick Fogli, ed. Frassinelli.



Chi ha molte letture di romanzi sull'argomento lo valuterà più interessante che coinvolgente.



«Io sono Alfa» è un buon romanzo. Scritto indiscutibilmente bene. Con uno stile che pur avendo margini di miglioramento, rappresenta un ottimo punto di partenza per conoscere un Autore molto interessante.



Stimolante e di facile comprensione è un libro che mi sento di consigliare a un pubblico esigente di lettori che amano sperimentare, variare e interessarsi a tematiche impegnative scritte in chiave noir.



Viceversa lo consiglio, con le dovute cautele, ai lettori più accaniti, ma ritengo che si possa leggere sopratutto per i circoli letterari (club e simili) onde sviluppare un confronto.



Marco Solferini


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domenica 11 ottobre 2015

Il segno dell'aquila

Un ringraziamento particolare agli sponsor: 

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IL SECONDO RINASCIMENTO
Via Porta Nova 1/A (ang. via C. Battisti) - Bologna
Il luogo ideale dove trovare i Tuoi Libri
http://www.ilsecondorinascimento.it/
 ***
Palestra Performance 
Centro estetico e fitness.. nel cuore di Bologna
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Il segno dell'aquila

Autore: Marco Buticchi
Genere: avventura, azione, storico.

In questo romanzo ritroviamo i protagonisti de “La stella di pietra” (recensione su Amici dei Libri: http://amicideilibri.blogspot.it/2013/11/la-stella-di-pietra.html ) e cioè Oswald Breil l'ex agente del Mossad, felicemente sposato con Sara Terraccini con la quale vive a bordo del Williamsburg, un lussuoso yacht a bordo del quale non mancano tutti i comfort e.. l'alta tecnologia sapientemente nelle mani del fedele Bernstein.

Una piacevole parentesi vacanziera in Argentina alle foci del Rio della Plata si trasforma però nell'inizio di un mistero.

Da Roma infatti la coppia è raggiunta dalla notizia che la sorella di un loro amico e collaboratore, Laura Marradesi, è sparita in quel di Rio mentre lavorava per il centro Guillot, un ospedale controllato dalla misteriosa e potente Confraternita della Santa Resurrezione.

Un opera religiosa simile ad una prelatura privata dove denaro e fede si mescolano pericolosamente e gli interessi coinvolti vanno ben oltre le apparenze.

Breil e Sara si mettono sulle tracce di questo centro e del suo sedicente leader, l'87enne Fausto Denagua.

La coppia è oggi molto nota, nel loro passato infatti ci sono tante avventure che li hanno resi protagonisti di scoperte straordinarie nell'archeologia più avvolta dal fascino e dal mistero.

Tuttavia, al dramma della scomparsa di Laura si sostituisce ben presto il dolore per la sua morte.

Il ritrovamento del corpo e una serie apparentemente inconfutabile di prove parrebbero rivelare la vita segreta della donna. Amante del sesso sfrenato, del BDSM e delle droghe.

Trasgressioni che le sarebbero state fatali.

Il fratello però non crede a una sola parola dei referti e anche Oswald, il cui fiuto dai tempi dei servizi segreti è ancora ben allenato, capisce che si tratta di un abile messa in scena.

Forse, il segreto della morte della giovane donna è da ricercarsi nella sua vecchia casa di famiglia al confine tra l'Umbria e la Toscana. Un luogo dove potrebbe nascondersi l'indizio per il ritrovamento di un tesoro mitico. La tomba etrusca in oro massiccio del lucumone di Porsenna. La leggenda narra che si tratti di un intero mausoleo interamente in oro.

Nella prima metà del 500 a.C. si svolge il secondo filone narrativo del romanzo che è anche prevalente e narra i fatti che, da un lontano passato si intrecciano con il presente. E' la storia del giovanissimo Vel costretto a fuggire di casa dopo che il figlio del sovrano di Roma assassinò suo padre per prendersi sua madre.

Una spietata caccia all'uomo che scatenerà le forze di Roma sulle sue tracce per mare e per terra.

«Non pensare di essere invulnerabile. Mille rostri come quello che si cela sotto la linea di galleggiamento della mia nave non basteranno per fronteggiare la flotta di Roma. Non potremo mai restare a lungo nello stesso porto: anche le banchine hanno orecchie e bocche pronte a riferire ciò che hanno visto a chi ci sta cercando». Tratto da «Il segno dell'aquila» di Marco Buticchi, ed. Longanesi.

Mentre il giovane crescendo diventerà un guerriero intrecciando il proprio destino a quello di un aquila che salvò dalla morte quando era ancora un pulcino. Vel conoscerà la via della vendetta e quella dell'amore.

Una lotta che si consumerà all'ombra del volere degli dei. Tra religione e misticismo.

«La leggenda voleva che quei venti impetuosi avessero origine nell'isola di Ceo, lì dove si erano rifugiati gli assassini di Icaro. Apollo, assetato di vendetta, strinse la popolazione nella morsa di una terribile siccità e allentò la minaccia solo quando tutti gli assassini ebbero pagato il fio delle loro colpe». Tratto da «Il segno dell'aquila» di Marco Buticchi, ed. Longanesi.

Marco Buticchi è considerato l'indiscusso maestro dell'avventura Italiano.

Uno scrittore di straordinaria eccellenza e in questo suo ultimo, atteso romanzo, conferma tutte le qualità che l'hanno reso celebre nel Mondo.

Un gran ritmo narrativo dal punto di vista espositivo afferra immediatamente il lettore con possanza e stile, conforme alla scuola di pensiero realista i fatti ben si amalgamano tra attualità, verità storiche (anche presunte) e ipotesi fantasiose.

Ben documentato nello svolgimento, con paratattica e senso dell'organizzazione verticale.

L'Autore evita cioè di aggiungere troppo alla fase descrittiva che dipinge la prima immagine, lo scenario ambientale, lasciando prevalere l'immedesimazione e distribuendo poi le annesse spiegazioni un pò alla volta. Un dosaggio sapiente e ben articolato. Completo, arricchito da alcuni disegni esplicativi.

Il passato è un continuo capovolgimento di fronti con sotto paragrafi brevi, a volte brevissimi, il cui contenuto è spesso centralizzato su una focalizzazione soggettiva degli eventi osservati in contemporanea da più punti di vista.

Il lettore viene coinvolto nella narrazione. Il risultato è appassionante.

«La freccia si librò nel cielo terso del mattino, quindi incominciò a scendere inesorabile verso il braciere, centrandolo in pieno. Colpito il bordo del bersaglio, l'ogiva si frantumò e l'acqua si diffuse sulla superficie del materiale incendiario. L'impatto dell'acqua contenuta nella punta della freccia con oli e pece in fiamme fu esplosivo e una gigantesca fiammata investì la scialuppa». Tratto da «Il segno dell'aquila» di Marco Buticchi, ed. Longanesi.

Nel presente incontriamo una trama a metà tra l'avventuroso e lo spionistico. Apprendiamo cioè di verità occulte che spaziano dal drammatico traffico di organi alla minaccia del terrorismo internazionale contemporaneo.

«Entrarono nel secondo padiglione: la luce viola contribuiva a dare un aspetto ancora più spettrale allo spettacolo che si trovarono davanti. I cinque cadaveri erano allineati sui letti, coperti da lenzuoli. In preda a un terrore cieco, i due siriani li scoprirono a uno a uno. Bernstein si rese conto che si trattava di ragazzini di una quindicina d'anni. Recavano tutti una profonda ferita chirurgica alla base posteriore del collo: sembrava che un mostro dai denti acuminati li avesse uccisi con un sol colpo». Tratto da «Il segno dell'aquila» di Marco Buticchi, ed. Longanesi.

Delucidazioni che spaziano nell'alveo di un realismo che insegna a non occultare quella parte di verità che realizza il mosaico attribuendo valore ai piccoli elementi la cui rivelazione spesso non è documentata dalla stampa. Il lettore rimarrà colpito da quanto poco in realtà conosce di pericolosi fenomeni legati al terrorismo più fanatico.

«L'israeliano prese la mira con mano ferma. Esplose due serie di colpi in rapida successione. Il terrorista che era a terra si contorse, l'altro fu raggiunto da un primo proiettile alla schiena mentre stava fuggendo, il secondo invece gli fece volare via il cappello assieme a una buona parte delle ossa del cranio». Tratto da «Il segno dell'aquila» di Marco Buticchi, ed. Longanesi.

Emerge quindi con sapienza e una necessaria prepotenza la volontà dell'Autore di condividere una buona dose di conoscenza.

«Il segno dell'aquila» è un ottimo romanzo. Avventura, mistero, azione trascineranno il lettore in un emozionante caccia al tesoro tra passato e presente. Un romanzo storico che non rinuncia mai all'azione.

Un esperienza da non mancare, come tutti i libri di Marco Buticchi.

Marco Solferini
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