domenica 1 gennaio 2012

Il numero perfetto


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Il numero perfetto


Autore: Kevin Guilfoile
Genere: avventura, mistero, azione, legal – thriller.



Solomon Gold è un compositore di fama mondiale, accusato di omicidio.


Per il suo processo, ha assunto uno dei migliori avvocati sulla piazza, per essere assolto, ma non solo; un lavoro importante, fondamentale, attende Gold, un lavoro che fu iniziato dal celebre Mozart in persona: la scrittura di un requiem che da molto tempo attende la sua conclusione.


Ma in quell'antica musica si cela un segreto, tramandato nei secoli, ad opera di una setta nota come “i Mille”, il cui credo affonda le radici nel mito di Harmonia, la musica concepita come strumento per dialogare con Dio.


La millenaristica setta, che vede in Pitagora il loro mito e fonte d'ispirazione, è attraversata però da uno scisma che rischia di cambiarne e stravolgerne gli assetti di potere e le finalità.


Sullo sfondo di questa disputa, Canada Gold, figlia di Solomon, dovrà indagare gli eventi della morte di suo padre, avvenuta in circostanze misteriose, scoprire il segreto dei “mille” e sopravvivere a uno spietato complotto ordito da insospettabili e spietati assassini.


Per affrontare una serie di sfide, indagini, intrighi e attentati omicidi, potrà fare affidamento sul misterioso impianto sottocutaneo che, quand'era bambina, gli fu applicato nel cervello e da lei ribattezzato “il ragno”, un neurostimolatore in grado di attribuirle capacità cognitive e sensoriali al di sopra della norma.


Il romanzo di Guilfoyle, proprio non decolla.


C'è una latente sofferenza nella narrazione che si trascina per un infinità di pagine, come un pasto biascicato controvoglia, pagine di gran lunga non necessarie ai fini della trama; la sensazione perdurante, è quella di un appesantimento ripetitivo di situazioni, contenuti e spiegazioni, che sembrano tasselli di una tragedia mal recitata.


I personaggi, sono dei cliché fin troppo noti, le cui affermazioni rasentano la banalità e il comportamento sembra fuoriuscito da un conato di isteria drammaturgica. Oltre che improbabili, nell'aspetto caratteriale, sono poco credibili sotto il profilo emotivo. Si spersonalizzano in favore delle circostanze, diventando funzionali ad una serie di situazioni che non si sciolgono in una vera e propria narrazione, risolvendosi all'opposto, in aneddoti dal cui insieme si ricavano altre circostanze.


La presunta cospirazione del potentato noto come “i mille” è quantomeno aleatoria: non se ne comprende infatti la reale portata, ne tanto meno l'importanza. A conti fatti il segreto di cui sono depositari e custodi non pare così rivelatore, anzi, la sensazione è che “non paia proprio”!


I super potenti gruppi di interesse, dotati della qualità divinatoria dell'egemone controllo sulla società, in grado cioé di militarizzarne i contenuti e deviarne l'azione, corrono spesso il serio rischio di sembrare una caricatura di se stessi, come accade in questo caso, laddove viene da chiedersi se non sarebbe meglio reinventarli come circolo di amici delle bocce o del biliardo. Sarebbero più credibili!


Definitivamente, viene da domandarsi che genere di interesse possa mai suscitare per la massa del popolo pensante il loro “segreto”, anzi, è ben plausibile che, data la intrinseca natura criptica del medesimo se questo divenisse un romanzo i poveri “mille” non venderebbero molte copie, perchè l'interesse è parecchio sfuggente e ci sono cose decisamente più importanti cui rivolgere l'attenzione.


Orbene, la storia e' incentrata su di una presunta e mai veramente esplicata, diatriba interna al gruppo dei “mille”, i cui argomenti paiono quantomai poco credibili.


Il fatto però, più fastidioso è la percezione che tale “storiella” sembra una sorta di argillosa matassa che serve a tappare tutti i possibili buchi e funge da giustificatore universale della trama.


Il lettore, anzichè esserne affascinato ne rimane deluso perchè si sente catapultato in un mondo dove tutto è possibile, pur di arrivare alla scena finale, in quella che sembra una lunghissima e a tratti disorganizzata ricerca del momento clou.


Non a caso, il testo è paragonato a quello di altri Autori noti per i “mystery thriller”, perchè in effetti ne ricalca il “modus operandi”, ma il tutto senza quel tocco magico di originalità che permette al prestigiatore esperto di affascinare ed incantare il pubblico, pur ripetendo il numero di magia ormai noto.


Manca ciò l'essenza della materia primordiale; il romanzo sembra costruito sulla falsa riga di un idea, forse anche interessante se considerata dal punto di vista accademico e manualistico, ma decisamente poco appetibile, se incasellata in modo forzoso all'interno di questa narrazione.


In pratica, la sensazione, durante lo scorrere delle pagine è quella di infilare un cubo in una fessura pensata per una sfera: è decisamente stancante e qualunque risultato non potrà mai far combaciare le due figure.


Anche l'eccessiva suddivisione delle azioni in capitoli, a volte contemporanei in altre occasioni con uno spostamento temporale che ricalca il passato degli eventi più catalizzatori della storia, come la morte di Solomon Gold, si dimostra eccessivo. Troppa frammentazione e ripetitività: l'azione non arriva mai al punto mentre quando lo fa manca di incisività.


L'elaborazione dei dialoghi è una parafrasi argomentata dei cliché sui quali sono costruiti i personaggi, ma enfatizzata e strumentalizzata secondo un meccanismo ormai superato dalla narrativa contemporanea. Il metodo espositivo dialettico solista, isolato dal contesto e ad asso agganciato attraverso espedienti narrativi è desueto. Inoltre risulta ostico nella riassunzione dei fatti: un punto di vista anacronistico e scarsamente paratattico.


Per dovizia, si segnalano alcune battute degne di nota, e ambientazioni scelte con cura, la cui descrizione è pregevole e denota le qualità dell'Autore, ma si parla amabilmente, di qualche spezzone e alcuni sotto paragrafi. Decisamente troppo poco.



Il numero perfetto” è un romanzo scarsamente interessante, e ancor meno appassionante; la cui storia sembra basata più su di un idea non sviluppata fino in fondo e come tale molto al di sotto delle aspettative rispetto ad altre opere che si riferiscono al filone mistero – avventura. Scarsamente coinvolgente e in sé molto ripetitivo, è strettamente consigliato solo a coloro che amano a tal punto il mito e il mistero del celebre matematico Pitagora, da volersi leggere qualche centinaio di pagine fra cospirazioni, omicidi, indagini in stile “legal – thriller”, senza troppe pretese.


                                                                                  Marco Solferini
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