lunedì 2 gennaio 2012

La versione di Vasco

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Il Blog ringrazia e consiglia:
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fra i quali si segnala,
fino all'8 gennaio 2012 la mostra "IL DRAGO DI NETTUNO" allestita presso il Museo.

Museo Geologico Giovanni Capellini
Via Zamboni, 63 - 40127 Bologna - Tel. 051 2094555

www.museocapellini.org

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CeP
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La versione di Vasco


Autore: Vasco Rossi
Genere: biografico



Sul rocker di Zocca è stato scritto e detto praticamente di tutto e anche di più, quindi, era proprio il momento della “Versione di Vasco”.


L'Auotre, ci propone una lunga serie di pensieri e frasi, gran parte delle quali partono dai primi anni 2000; considerazioni sulla vita, sulla musica, sulle persone che lo circondano e sui ricordi, che in qualche modo sembrano essere una sfida per il Blasco nazionale, fra condivisione e convivenza.


L'interrogativo che serpeggia sullo sfondo: c'è un destino nelle cose che passano lasciando il segno e può essere questa la radice del cambiamento emotivo?


Ho avuto l'impressione che questa domanda innominata fosse presente tanto nelle immagini quanto nelle frasi, quelle del mito, ma anche dell'uomo più affezionato alla personalità, che trae spunti da eventi abbastanza comuni, i quali paradossalmente appartengono a tutti noi, come possono essere le frequentazioni di un bar, un amico in difficoltà o i tanti diversi rapporti con le donne.


Però, nell'ottica di Vasco la vita non viene mai banalizzata, il giorno non è quello che anticipa la notte. E' l'impronta del presente. Ed è quella, che cantano i suoi fan ai concerti: l'eterno ricordo che ci rende protagonisti di una giovinezza che non appartiene all'anagrafe, che non può passare, perchè contagia l'uomo da troppo tempo: perchè essa stessa è l'uomo.


Sulle note di Vasco Rossi si sono identificate intere generazioni, uomini e donne si sono innamorati, lasciati, hanno cambiato vita, prospettiva, rivisitato i propri pensieri ed ideali. Un fenomeno talmente esteso che persino i sociologi si sono interrogati sul significato intimo, del suo modo di comunicare attraverso la musica, ma senza giungere ad una spiegazione apprezzabile.


Forse perchè a volte la scienza dovrebbe imparare a bussare prima di entrare, altrimenti rimarrà un estranea in casa d'altri.


E questo, le generazioni della contestazione l'hanno più volte chiesto, a quanti pretendevano di scrivere la storia in anticipo, perchè la vita non poteva essere una tavolozza dove bastava unire i puntini, e tagliare dei traguardi prestabiliti. C'era e ci doveva essere qualcosa di più, e per la combriccola del Blasco non si trattava di andare oltre le Colonne d'Ercole bensì solo in “Messico”, o magari semplicemente “al massimo”.


I critici lo hanno dapprima odiato perchè sostenevano che non sapeva cantare, poi lo hanno odiato ancora di più perchè sono stati obbligati a cambiare idea, dimostrando l'ipocrisia di una scelta che non teneva inconsiderazione la popolarità dell'amore, in grado di abbattere i muri e le barriere più invalicabili.


Del resto Vasco non cantava per loro, per i critici, ma per noi e oggi, beh.. nessuno si ricorda il nome di “quel tale” che non è mai arrivato fin la in fondo, rischiando lui stesso di affogare.


La storia se n'è dimenticata, perchè era così tremendamente noioso ed è bastato alzare il volume della radio, poi del walkman, del Cd e oggi dell'Mp3, laddove, malgrado il tempo sulle note di Vasco, continuiamo a sentirci “liberi liberi”, cantando bollicine e desiderando una “vita spericolata”.


E anche i sogni non passano, continuano a camminare sulle nostre gambe, perfino quando il mondo non è quello che volevamo, e gli spari sopra sembrano essere sempre contro di noi, nel malcontento che attraversa gli sconfitti e rende la notte insonne ai sognatori.


Il pubblico di Vasco è fatto di eroi della vita di tutti i giorni che sanno bene come malgrado tutto quello accade, qualcuno deve trovare la forza di dire no, ricordandosi che c'è qualcosa che non va in questo cielo e magari che c'è qualcuno che non ha rispetto per nessuno, quando la tempesta sarà passata potranno affermare “io sono ancora qua”.


E allora ci sarà ancora e sempre un “albachiara”.


La filosofia di Vasco Rossi, è quella delle parole che si sposano con ogni ambiente, perchè sono interpreti della semplicità più complessa, la stessa che può strapparci una lacrima od un sorriso, con la quale tutti siamo obbligati a confrontarci, per tradurre i sentimenti in espressione. La difficoltà è sempre questa, trovare quell'accettazione che non ci impedisca di essere felici e che ciascuno, a modo proprio insegue, percorrendo così tante strade da essere nel contempo vicine e distanti.


Quando la musica di Vasco ci dice di vivere la vita sentendola come nostra, in libertà chiede ad una società onesta di non negare al prossimo quel che non vorremmo fosse negato a noi stessi e cioè il diritto di sbagliare e di avere una seconda chance.


E questa musica, queste parole che vengono dall'anima le possiamo usare per scrivere un tema, una poesia, un arringa giudiziaria, una presentazione societaria, una prosa, un riassunto, una recensione, le possiamo usare, perchè ci appartengono e lo stesso accade con “la versione di Vasco”.



In questo libro il lettore ritroverà la conferma di quella irriverente e contemporanea lotta al luogo comune, all'assimilazione, all'incontestabilità, che aliena l'essere, trasformandolo e annichilendolo; i pensieri di Vasco scorrono come le parole e le note; i suoi dialoghi marchieranno i diari della scuola, le bacheche di Facebook, i campi di Twitter, ma più di ogni altra cosa, la “Versione di Vasco”, lascerà il segno dentro di voi.


Consigliatissimo a tutti coloro che amano l'inconfondibile stile di Vasco Rossi e anche a chi, a distanza di tanti anni, non ha ancora capito perchè, a volte, nella vita “è tutta colpa d'Alfredo”.


                                                                                  Marco Solferini
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