domenica 1 gennaio 2012

Il libro dell'Angelo


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Il libro dell'angelo


Autore: Alfredo Colitto
Genere: avventura, storico, mistero



Il libro dell'angelo” è l'ultimo romanzo di Alfredo Colitto, che ha come protagonista il medico di Bologna, Mondino de Liuzzi, ambientato nel 1313 d.c.


Mondino, è prossimo alle nozze, con Mina de Gandoni, figlia di un commerciante, in quel di Bologna, ma una disperata richiesta d'aiuto, da parte del suo passato amore, Adia, lo costringe a Venezia, per cercare di salvare l'ebreo Eleazar da Worms, accusato di un orrendo omicidio.


Dalle acque della laguna infatti, in una mattina come tante, a poca distanza da P.zza San Marco, emergono tre cadaveri di bambini crocifissi.


Un crimine che getta la città nello sgomento e nel terrore.


L'accusato, pur professandosi innocente, viene rinchiuso in cella e sottoposto a tortura da parte del potente Patrizio veneziano Vettor Gradenigo, membro del Consiglio dei Dieci, una delle più influenti istituzioni di Venezia.


Uomo spietato, vicino al Doge, e con pieni poteri, perseguita Eleazar allo scopo di strappargli una confessione che va ben oltre l'orrendo omicidio di cui è accusato, affondando gli interessi nel mondo dell'occultismo e della negromanzia; nella ricerca di un segreto custodito da millenni, tramandato da padre in figlio nella tradizione Ebraica, un segreto che porta il nome di Sefer-ha-Razim, c.d. libro dell'angelo, scritto da Noè su una tavoletta di zaffiro, sotto dettatura di un angelo del Signore.


Quando Mondino giungerà a Venezia, troverà quindi molto più di ciò che si aspetta sul suo cammino per salvare Adia dalla terribile febbre terzana meglio nota come malaria, e aiutare Davide, figlio di Eleazar a dimostrare l'innocenza di suo padre.


A lui si uniranno però, Gerardo da Castelbretone, dell'ordine dei Cavalieri Templari che in quel di Bologna ha ricevuto l'incarico da Michele di Castenaso, mastro muratore della città, di scortare in salvo Pietro da Bologna l'avvocato difensore dei Templari, perseguitati in Francia dal Ré Filippo il Bello.


Gerardo e Pietro, si uniranno a Mondino, anche se braccati dallo spietato Berengers de Tours, monaco guerriero al soldo del Ré di Francia, con la missione di catturare Pietro da Bologna e recuperare un documento prezioso e rivelatore che egli reca con sé, un documento per il quale il monarca francese è disposto a fare qualunque cosa, pur di impossessarsene.


Con un ritmo incalzante e pittoresco l'Autore dipinge uno splendido affresco di due città storiche, amabilissime e cariche di fascinoso mistero: Bologna e Venezia.


La prima è protagonista solo della parte iniziale di questa storia, ma per un Bolognese non può che essere fonte di estremo piacere leggere di aneddoti cittadini, riferimenti e menzioni alla città e ai suoi protagonisti del passato, che oggi popolano il nome delle viuzze meno note ai non cittadini del capoluogo emiliano, come Loderigo degli Andalò e “Burgo Arienti”.


Venezia invece, ospita gran parte della narrazione: fra le meraviglie del Palazzo ducale e la magnificenza storica della laguna, il lettore si addentrerà tra i canali, i ponti, le case del centro e del borgo, le isole dei sapienti artigiani del vetro, conoscerà insomma il lato più introverso e appassionante di questa città senza età, la cui bellezza e intrigante fascino, da secoli, persuade le menti di tanti, che imparano ad amarla e rispettarla.


In quest'opera espositiva, Colitto dimostra alte e compiute doti di stile, che mescolano la pregevolezza storica con la buona narrazione contemporanea, descrittiva, ma non invasiva, che elargisce cioè spunti di cultura, senza decadere nella saccenza, rifuggendo qualunque appesantimento o eccesso di nozionistica.


Una credibilissima e realistica ricostruzione ambientale, adornata da dialoghi dinamici, sobri, caratterizzanti i personaggi, sopratutto tenendo presente il retaggio culturale e il ruolo determinato dalle rispettive professioni, abilità e credenze religiose.


Merita una menzione specifica poi, la tematica di fondo circa la persecuzione degli Ebrei.


Il romanziere, mette più volte in luce il dramma storico di cui la comunità ebraica è stata oggetto per molti, fin troppi secoli.


Noi oggi sappiamo che spesso la cultura, becera e frivola, del popolo congetturale, ci porta a luoghi comuni come la celebre frase riservata a coloro che amano il denaro: “sei un Ebreo”, ma ben pochi sono a conoscenza che per tantissimi anni agli Ebrei era stata preclusa la possibilità di ingegnarsi nelle libere professioni, così come nelle arti.


Per loro, già in quel del 1300 l'unica via era il commercio, paradossalmente un attività considerata ancora minore rispetto ad altre eccellenze, ma pur sempre remunerativa.


L'Ebreo non poteva accedere alla carriera che voleva, perchè marchiato a vita per il solo fatto di essere nato.


Egli ereditava una colpa faziosa e ignorante, determinata dal passato, che li vedeva colpevoli della morte del Cristo.


Una persecuzione, che non aveva nulla da invidiare, in quanto a violazione dei diritti civili, alle più recenti e certo più note leggi razziste, di cui anche l'Italia dell'ultimo secolo si è drammaticamente macchiata.


Ebrei, che non potevano denunciare i furti in casa propria, perchè la legge non li avrebbe tutelati, che potevano solo abbassare il capo di fronte agli altri cittadini, ai loro abusi e soprusi.


Ebrei, che potevano essere rinchiusi e privati dei loro beni, persino torturati, e ciò anche senza prove, come pure senza alcuna tutela di una vera possibilità di difesa.


Ebrei, la cui cultura veniva scioccamente identificata con riti e ritualità di natura occultista.


Ebrei infine, che erano obbligati a portare un coccarda gialla al collo, affinchè, come nella più celebre lettera scarlatta, tutti sapessero chi erano e la gente potesse, per effetto, dileggiarli, picchiarli, perseguirli per il solo divertimento popolare.


L'Autore mette quindi in luce che la Venezia del 1313 è stato anche questo.


A tal proposito, affinché il lettore abbia piena comprensione e consapevolezza di quanto poco veritiero e assai strumentale sia addebitare questa persecuzione unicamente ad alcune correnti conservatrici della Chiesa cattolica, in quanto Istituzione dell'epoca, vale la pena ricordare, visto che peraltro l'Italia celebra i 150 anni di unità, che la nostra Nazione, era, in quel periodo storico, assai divisa, ma l'odio verso le comunità ebraiche dilagò oltre i confini della religione e della geopolitica (il Papa peraltro in quel tempo non era più nemmeno in Italia, avendo trovato rifugio in Francia).


Del resto la stessa Venezia era una superpotenza marittima e non una città papale, anzi, non pochi erano gli attriti fra la curia e la repubblica veneziana.


Si tratta pertanto, e in verità, di uno squallido moto popolare antisemita.


C'era quindi, una volontarietà nell'essere carnefici: nelle azioni, come nelle omissioni alla radice di questa persecuzione, ai danni della comunità ebraica e tale convinzione purtroppo annidava e cresceva nella mente della gente comune.


Eppure, malgrado questa inferiorità numerica ed il peso delle angherie del potere, il popolo ebraico non ha solo resistito, ma è riuscito a tramandare le sue tradizioni, rimanendo fedele ad esse e già all'epoca, coltivando la speranza e la certezza nel futuro della loro terra promessa: il ritorno a Gerusalemme.


Viene da domandarsi, quanti Popoli avrebbero saputo fare altrettanto.



Il libro dell'angelo” è un intenso e appassionante thriller storico, superbamente ambientato in una Venezia pittoresca e carica di fascinoso mistero.


Marco Solferini

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