Il
libro dell'angelo
Autore: Alfredo Colitto
Genere: avventura, storico,
mistero
“Il libro dell'angelo” è l'ultimo romanzo di
Alfredo Colitto, che ha come protagonista il medico di Bologna, Mondino de
Liuzzi, ambientato nel 1313 d.c.
Mondino, è prossimo alle nozze, con Mina de Gandoni,
figlia di un commerciante, in quel di Bologna, ma una disperata richiesta
d'aiuto, da parte del suo passato amore, Adia, lo costringe a Venezia, per
cercare di salvare l'ebreo Eleazar da Worms, accusato di un orrendo
omicidio.
Dalle acque della laguna infatti, in una mattina come
tante, a poca distanza da P.zza San Marco, emergono tre cadaveri di bambini
crocifissi.
Un
crimine che getta la città nello sgomento e nel
terrore.
L'accusato, pur professandosi innocente, viene rinchiuso
in cella e sottoposto a tortura da parte del potente Patrizio veneziano Vettor
Gradenigo, membro del Consiglio dei Dieci, una delle più influenti istituzioni
di Venezia.
Uomo
spietato, vicino al Doge, e con pieni poteri, perseguita Eleazar allo scopo di
strappargli una confessione che va ben oltre l'orrendo omicidio di cui è
accusato, affondando gli interessi nel mondo dell'occultismo e della
negromanzia; nella ricerca di un segreto custodito da millenni, tramandato da
padre in figlio nella tradizione Ebraica, un segreto che porta il nome di
Sefer-ha-Razim, c.d. libro dell'angelo, scritto da Noè su una tavoletta di
zaffiro, sotto dettatura di un angelo del
Signore.
Quando Mondino giungerà a Venezia, troverà quindi molto
più di ciò che si aspetta sul suo cammino per salvare Adia dalla terribile
febbre terzana meglio nota come malaria, e aiutare Davide, figlio di Eleazar a
dimostrare l'innocenza di suo padre.
A
lui si uniranno però, Gerardo da Castelbretone, dell'ordine dei Cavalieri
Templari che in quel di Bologna ha ricevuto l'incarico da Michele di Castenaso,
mastro muratore della città, di scortare in salvo Pietro da Bologna l'avvocato
difensore dei Templari, perseguitati in Francia dal Ré Filippo il
Bello.
Gerardo e Pietro, si uniranno a Mondino, anche se
braccati dallo spietato Berengers de Tours, monaco guerriero al soldo del Ré di
Francia, con la missione di catturare Pietro da Bologna e recuperare un
documento prezioso e rivelatore che egli reca con sé, un documento per il quale
il monarca francese è disposto a fare qualunque cosa, pur di
impossessarsene.
Con
un ritmo incalzante e pittoresco l'Autore dipinge uno splendido affresco di due
città storiche, amabilissime e cariche di fascinoso mistero: Bologna e
Venezia.
La
prima è protagonista solo della parte iniziale di questa storia, ma per un
Bolognese non può che essere fonte di estremo piacere leggere di aneddoti
cittadini, riferimenti e menzioni alla città e ai suoi protagonisti del passato,
che oggi popolano il nome delle viuzze meno note ai non cittadini del capoluogo
emiliano, come Loderigo degli Andalò e “Burgo
Arienti”.
Venezia invece, ospita gran parte della narrazione: fra
le meraviglie del Palazzo ducale e la magnificenza storica della laguna, il
lettore si addentrerà tra i canali, i ponti, le case del centro e del borgo, le
isole dei sapienti artigiani del vetro, conoscerà insomma il lato più introverso
e appassionante di questa città senza età, la cui bellezza e intrigante fascino,
da secoli, persuade le menti di tanti, che imparano ad amarla e
rispettarla.
In
quest'opera espositiva, Colitto dimostra alte e compiute doti di stile, che
mescolano la pregevolezza storica con la buona narrazione contemporanea,
descrittiva, ma non invasiva, che elargisce cioè spunti di cultura, senza
decadere nella saccenza, rifuggendo qualunque appesantimento o eccesso di
nozionistica.
Una
credibilissima e realistica ricostruzione ambientale, adornata da dialoghi
dinamici, sobri, caratterizzanti i personaggi, sopratutto tenendo presente il
retaggio culturale e il ruolo determinato dalle rispettive professioni, abilità
e credenze religiose.
Merita una menzione specifica poi, la tematica di fondo
circa la persecuzione degli Ebrei.
Il
romanziere, mette più volte in luce il dramma storico di cui la comunità ebraica
è stata oggetto per molti, fin troppi secoli.
Noi
oggi sappiamo che spesso la cultura, becera e frivola, del popolo congetturale,
ci porta a luoghi comuni come la celebre frase riservata a coloro che amano il
denaro: “sei un Ebreo”, ma ben pochi sono a conoscenza che per tantissimi
anni agli Ebrei era stata preclusa la possibilità di ingegnarsi nelle libere
professioni, così come nelle arti.
Per
loro, già in quel del 1300 l'unica via era il commercio, paradossalmente un
attività considerata ancora minore rispetto ad altre eccellenze, ma pur sempre
remunerativa.
L'Ebreo non poteva accedere alla carriera che voleva,
perchè marchiato a vita per il solo fatto di essere nato.
Egli
ereditava una colpa faziosa e ignorante, determinata dal passato, che li vedeva
colpevoli della morte del Cristo.
Una
persecuzione, che non aveva nulla da invidiare, in quanto a violazione dei
diritti civili, alle più recenti e certo più note leggi razziste, di cui anche
l'Italia dell'ultimo secolo si è drammaticamente
macchiata.
Ebrei, che non potevano denunciare i furti in casa
propria, perchè la legge non li avrebbe tutelati, che potevano solo abbassare il
capo di fronte agli altri cittadini, ai loro abusi e soprusi.
Ebrei, che potevano essere rinchiusi e privati dei loro
beni, persino torturati, e ciò anche senza prove, come pure senza alcuna tutela
di una vera possibilità di difesa.
Ebrei, la cui cultura veniva scioccamente identificata
con riti e ritualità di natura occultista.
Ebrei infine, che erano obbligati a portare un coccarda
gialla al collo, affinchè, come nella più celebre lettera scarlatta, tutti
sapessero chi erano e la gente potesse, per effetto, dileggiarli, picchiarli,
perseguirli per il solo divertimento popolare.
L'Autore mette quindi in luce che la Venezia del 1313 è
stato anche questo.
A
tal proposito, affinché il lettore abbia piena comprensione e consapevolezza di
quanto poco veritiero e assai strumentale sia addebitare questa persecuzione
unicamente ad alcune correnti conservatrici della Chiesa cattolica, in quanto
Istituzione dell'epoca, vale la pena ricordare, visto che peraltro l'Italia
celebra i 150 anni di unità, che la nostra Nazione, era, in quel periodo
storico, assai divisa, ma l'odio verso le comunità ebraiche dilagò oltre i
confini della religione e della geopolitica (il Papa peraltro in quel tempo non
era più nemmeno in Italia, avendo trovato rifugio in Francia).
Del
resto la stessa Venezia era una superpotenza marittima e non una città papale,
anzi, non pochi erano gli attriti fra la curia e la repubblica
veneziana.
Si
tratta pertanto, e in verità, di uno squallido moto popolare
antisemita.
C'era quindi, una volontarietà nell'essere carnefici:
nelle azioni, come nelle omissioni alla radice di questa persecuzione, ai danni
della comunità ebraica e tale convinzione purtroppo annidava e cresceva nella
mente della gente comune.
Eppure, malgrado questa inferiorità numerica ed il peso
delle angherie del potere, il popolo ebraico non ha solo resistito, ma è
riuscito a tramandare le sue tradizioni, rimanendo fedele ad esse e già
all'epoca, coltivando la speranza e la certezza nel futuro della loro terra
promessa: il ritorno a Gerusalemme.
Viene da domandarsi, quanti Popoli avrebbero saputo fare
altrettanto.
“Il libro dell'angelo” è un intenso e
appassionante thriller storico, superbamente ambientato in una Venezia
pittoresca e carica di fascinoso mistero.
Marco
Solferini
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