mercoledì 28 dicembre 2011

La bambina di sabbia

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La bambina di sabbia



Autrice: Bashir Halima

Genere: Drammatico, narrativa, diritti umani.



“La bambina di sabbia” è un libro particolarmente coraggioso e obbligatoriamente “duro”.

La realtà, purtroppo, è affrontata con piglio giornalistico di estrema evidenza, quindi: meno parole e più fatti. Inutile ricorrere alle metafore o alle sofisticazioni burocratiche per descrivere quello che accade in alcune regioni dell’Africa, nello specifico, il Darfur.

Omicidi, violenze, stupri, ritorsioni.

I diritti umani non sono semplicemente violati, sono trattati con sadismo irriverente.

L’unica legge è quella del più forte che, come nel medioevo, può compiere deliberatamente qualunque azione. Restando impunito.

Per una donna è ovviamente peggio.

La riduzione in schiavitù, fisica e psicologica, è una delle costanti del testo, che narra di abusi, soprusi, ma soprattutto la disumanizzazione dell’essere umano.

E’ impossibile inoltre, non prendere atto anche del pesante “j’accuse” che, pur senza nominarlo mai, viene riferito ai membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e in particolare a questi spettatori distratti quali sono i Paesi Industrializzati.

L’autrice vuole sollevare delle domande. Ci chiede: “visto che sapete, perché ignorate?”.

E che genere di civiltà potrà mai essere la nostra, quando rammenta solo a tratti, fra una spesa al supermercato, un aperitivo e una giornata di lavoro, nel mezzo di un fine settimana, oppure nel momento in cui scuotiamo la testa per qualche secondo di fronte ad una pubblicità o un programma televisivo. Per poi tornare ai nostri affari, fra pensieri, sorrisi e storie di vita privilegiate, per essere nati nella parte buona del pianeta.

Abbiamo sempre la scusa nel cassato, c’è sempre un “non posso”. Ma sappiamo fin troppo bene che spesso è solo un “non voglio”.

E’ inevitabile affrontare l’ipocrisia di quanti desiderano sentirsi buoni e allora compiono una sorta di donazione a se stessi: la carità dell’opportunismo, per comprarsi la demotivazione delle coscienze.

L’Autrice invece, ci narra come stanno le cose. Come funzionano, persino adesso, mentre stai leggendo queste righe.

La consapevolezza non si annulla, ha una costante, che accompagna la crescita, possiamo unicamente addormentarla usando tutte e sette le arti liberali che ci hanno reso schiavi coscienti all’interno di queste gabbie senza sbarre: le nostre città. Il mallo dell’ipocrisia e dell’avarizia, della falsità e nel contempo dell’avidità. Volontari carnefici per l’indifferenza.

La più grande opera delle nostre generazioni è avere dato forma e consistenza alla scarsa onestà intellettuale che nega la natura stessa dello studio e del ricordo. Quella memoria ad intermittenza che dobbiamo apprendere dai libi di sucuola, ma forse solo per questioni di comodo, e non per esprimere un sentimento di libertà che oggi, più che mai, passa attraverso la solidarietà e la fratellanza.

L’abuso delle frasi giornalistiche e dei parlatoi politici sono la firma della disonestà del nostro tempo, del intellettuale meschino, pietoso, afrodisiaco e adulterino, innamorato del suono della propria voce.

Domandiamoci quali sono i valori a mezzo dei quali si misurano le persone, in questa specie di civiltà ragionata, più che della ragione.

Una costante del possesso, della proprietà intesa come trasformismo “fra ciò che si è, attraverso quel che si ha”. Questi mostri del menefreghismo moderno e contemporaneo, sono i principali alleati di quei mostri che, nel testo, commettono crimini senza alcuna pietà.

“La bambina di sabbia” è un atto di denuncia sociale ed umanitario che non vuole essere una parentesi, bensì il prologo per un coinvolgimento emotivo che parte dal singolo, senza scusanti e senza mezzi termini.

Marco Solferini

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