La bambina di sabbia
Autrice:
Bashir Halima
Genere:
Drammatico, narrativa, diritti umani.
“La bambina di sabbia” è un libro particolarmente
coraggioso e obbligatoriamente “duro”.
La
realtà, purtroppo, è affrontata con piglio giornalistico di estrema evidenza,
quindi: meno parole e più fatti. Inutile ricorrere alle metafore o alle
sofisticazioni burocratiche per descrivere quello che accade in alcune regioni
dell’Africa, nello specifico, il Darfur.
Omicidi,
violenze, stupri, ritorsioni.
I diritti
umani non sono semplicemente violati, sono trattati con sadismo irriverente.
L’unica
legge è quella del più forte che, come nel medioevo, può compiere
deliberatamente qualunque azione. Restando impunito.
Per una
donna è ovviamente peggio.
La
riduzione in schiavitù, fisica e psicologica, è una delle costanti del testo,
che narra di abusi, soprusi, ma soprattutto la disumanizzazione dell’essere
umano.
E’
impossibile inoltre, non prendere atto anche del pesante “j’accuse” che, pur
senza nominarlo mai, viene riferito ai membri dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite e in particolare a questi spettatori distratti quali sono i Paesi
Industrializzati.
L’autrice
vuole sollevare delle domande. Ci chiede: “visto che sapete, perché
ignorate?”.
E che
genere di civiltà potrà mai essere la nostra, quando rammenta solo a tratti, fra
una spesa al supermercato, un aperitivo e una giornata di lavoro, nel mezzo di
un fine settimana, oppure nel momento in cui scuotiamo la testa per qualche
secondo di fronte ad una pubblicità o un programma televisivo. Per poi tornare
ai nostri affari, fra pensieri, sorrisi e storie di vita privilegiate, per
essere nati nella parte buona del pianeta.
Abbiamo
sempre la scusa nel cassato, c’è sempre un “non posso”. Ma sappiamo fin troppo
bene che spesso è solo un “non voglio”.
E’
inevitabile affrontare l’ipocrisia di quanti desiderano sentirsi buoni e allora
compiono una sorta di donazione a se stessi: la carità dell’opportunismo, per
comprarsi la demotivazione delle coscienze.
L’Autrice
invece, ci narra come stanno le cose. Come funzionano, persino adesso, mentre
stai leggendo queste righe.
La
consapevolezza non si annulla, ha una costante, che accompagna la crescita,
possiamo unicamente addormentarla usando tutte e sette le arti liberali che ci
hanno reso schiavi coscienti all’interno di queste gabbie senza sbarre: le
nostre città. Il mallo dell’ipocrisia e dell’avarizia, della falsità e nel
contempo dell’avidità. Volontari carnefici per l’indifferenza.
La più
grande opera delle nostre generazioni è avere dato forma e consistenza alla
scarsa onestà intellettuale che nega la natura stessa dello studio e del
ricordo. Quella memoria ad intermittenza che dobbiamo apprendere dai libi di
sucuola, ma forse solo per questioni di comodo, e non per esprimere un
sentimento di libertà che oggi, più che mai, passa attraverso la solidarietà e
la fratellanza.
L’abuso
delle frasi giornalistiche e dei parlatoi politici sono la firma della disonestà
del nostro tempo, del intellettuale meschino, pietoso, afrodisiaco e adulterino,
innamorato del suono della propria voce.
Domandiamoci quali sono i valori a mezzo dei quali si
misurano le persone, in questa specie di civiltà ragionata, più che della
ragione.
Una
costante del possesso, della proprietà intesa come trasformismo “fra ciò che si
è, attraverso quel che si ha”. Questi mostri del menefreghismo moderno e
contemporaneo, sono i principali alleati di quei mostri che, nel testo,
commettono crimini senza alcuna pietà.
“La bambina di sabbia” è un atto di denuncia sociale ed
umanitario che non vuole essere una parentesi, bensì il prologo per un
coinvolgimento emotivo che parte dal singolo, senza scusanti e senza mezzi
termini.
Marco
Solferini
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