Notte
buia, niente stelle
Autore: Stephen
King
Genere. Thriller,
horror.
“Notte buia, niente stelle” è
l'ultimo romanzo del genio: Stephen King.
Il ritorno dei suoi “incubi e deliri” che, in quattro storie da brivido, rapiscono letteralmente il lettore, lo privano della sua libertà, trascinandolo dalla prima all'ultima pagina, come solo l'indiscusso maestro della paura è in grado di fare.
I racconti sono tutti una
testimonianza bellissima e nel contempo allucinante delle caratteristiche che
hanno reso epocali i libri di King.
In questa recensione lo scrivente,
per proprio gusto personale, si sofferma sull'ultima delle quattro storie
presenti nel romanzo.
Ne “Un bel matrimonio”
assistiamo ad una spettacolare prosa della mostruosità, concepita attraverso
quell'irrazionale segreto nascosto dietro la vita
quotidiana.
L'illusione della normalità, oltre la
quale ci sono le vere apprensioni e allucinanti perversioni della gente comune,
perchè dentro ogni uomo ne vive un altro, una “metà
oscura”.
Nascoste dentro i muri domestici,
celate agli occhi e ai sorrisi perbenisti di una realtà basata sull'apparenza,
ci sono le ossessioni compulsive simili a “stagioni diverse”, portano la
mente ad una “zona morta” della ragione.
Il mostro di King annida dentro
l'uomo, coltiva con esso una vita parallela, fin quando non prende il
sopravvento e allora il sipario cala e cominciano le
urla.
Lo sfondo della storia è un
matrimonio semplice e assai comune, perfetto nella sua dimensione fatta di tutti
quegli elementi che distinguono la vita matrimoniale; un unione a tratti perfino
scontata, così da essere la parafrasi rappresentativa di qualunque futuro,
incorniciato nell'album dei ricordi.
Ma per Darcy, moglie devota, alle
soglie di festeggiare le nozze d'argento con Bob, un commercialista conosciuto
per caso, dal quale ha avuto due figli ed una vita regolata come la società
pretende che sia la crescita, per lei, una semplice scoperta, un nascondiglio in
quella stessa casa che è stata il traguardo di una vita convissuta con il suo
uomo, rappresenta la porta su una verità allucinante.
Il trauma di averla aperta, di averne
varcato la soglia, oltre la quale si nasconde il mostro, la corrode, perchè il
sospetto di una verità così atroce e sconvolgente è come un virus che violenta
la coscienza, la morde affondo come le zanne di “Cujo” e non la lascia
andare.. fino alla fine..
La morsa della paranoia ossessiva, il
vortice delle emozioni che logorano il silenzio spettrale della consapevolezza
che può solo essere pensata, a malapena sussurrata.
Su tutto cala la “tempesta del
secolo”: il sangue delle vittime, le atroci sofferenze, la brutalità di un
assassino sadico e feroce che sfoga il lato bestiale e abominevole sulla carne..
le urla, le sevizie, la morte come liberazione dal
dolore.
Il gioco perverso di una società che
condannerebbe senza pietà, distruggendo ogni possibilità di fuga, ogni appello
per una distrazione meticolosamente scusabile, dietro la finzione di cui si è
vittime e non complici.
Immancabile poi l'elogio alla falsità
del male: le sue bugie, la suadente capacità di essere genuino millantatore,
mistificatore ed esperto burattinaio, per giustificare l'atrocità, arrivando
perfino a sostituirla con la possibilità di convivere con la
paura.
L'Autore, ripropone alcune delle
tematiche a lui già care, ampiamente indagate nell'irrazionale atteggiamento di
ciò che è nascosto alla vista, pur essendo sotto gli occhi di
tutti.
Ritornano alcuni famosi clichè, fra
cui “Castle Rock” e l'anziano poliziotto, il cacciatore fiaccato nel
corpo dagli anni, segnato dalle rughe, ma ancora vigile nella sua mente, dove
gli indizi sono scolpiti e la traccia è stata fiutata, seguita, fino alla
consapevolezza, che si arrende solo a quella giustizia sconfitta da un sistema
giudiziario basato sulle prove.
Nel racconto di King, Darcy è
costretta a scegliere e ciò che farà segnerà per sempre il passato e sarà una
battaglia fra la paura ed il coraggio, perchè la spirale di eventi che l'Autore
è abilissimo ad organizzare, non rinuncia alla centralità della lotta fra il
bene ed il male, incardinata nel concetto di alternativa: la
scelta.
Descrizioni claustrofobiche, momenti
di profondo panico tradotti con abilissima scienza della scrittura espositiva,
paratattica, sintetica e profonda, condita da metafore nude e crude che
definiscono i contorni della disperazione e
dell'orrore.
“Notte buia, niente stelle” è
uno straordinario affresco del thriller dai contenuti forti: penetrante come un
proiettile, affonda gli artigli nella carne e nel sangue, a tratti è duro come
ricevere un pugno nello stomaco e risolutivo, come un improvviso risveglio dopo
l'incubo.
Marco Solferini
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