venerdì 30 dicembre 2011

Il cimitero di Praga

Il cimitero di Praga
Il Cimitero di Praga


Autore: Umberto Eco

Genere: avventura, storica, azione, drammatico



Il cimitero di Praga” è un ottimo romanzo d'Autore, che segna il ritorno sulla scena internazionale del Professor Umberto Eco, indiscusso Maestro della letteratura contemporanea, nonché uno dei più noti ed apprezzati letterati Italiani sulla scena internazionale.


Il grande palcoscenico della narrazione è rappresentato dalla seconda metà del 1800, prevalentemente in Francia, ma anche Italia, Prussia e Russia: un epoca storica che reclama a gran voce la coesistenza di innumerevoli fattori che vanno dalla ricerca scientifica, all'indagine esoterica, dalle grandi rivoluzioni, alle contrapposizioni fra movimenti religiosi e massoneria.


Un periodo intenso, concentrato, ricchissimo di “storia” che, forse, nell'ambito dell'insegnamento, secondo i crismi della pubblica istruzione, non è stato, per diversi decenni, onorevolmente raccontato ai giovani, in quanto compassato e un po' avvilito in quei programmi scolastici, che lo collocano fra l'irrinunciabile 700 e ovviamente, quel 900 che, con due grandi guerre, assorbe molta della storia appresa sui banchi della scuola.


Eppure, la seconda metà del 1800 è il perno focale per capire gli eventi di oltre un secolo.


Si gettano le basi dell'indagine scientifica, della medicina, della farmacologia, dello studio neuropsichiatrico, le menti dominano il pensiero ed il libero arbitrio porta a interrogativi che spaziano in ogni dove.


La civiltà delle idee.


E' il periodo dell'unità d'Italia, dei gloriosi 1000 di Garibaldi, è l'epoca del Cavour, del Ré Vittorio Emanuele, del Crispi e La Farina, dell'Italia divisa fra i moti rivoluzionari Mazziniani e carbonari, l'ombra dilagante dei Gesuiti e la Massoneria.


L'Europa è attraversata da correnti letterarie, artistiche, esoteriche, che ne cambiano non solo virtualmente, ma anche fisicamente e geograficamente la propria immagine, trasformando le credenze in dogmi, distruggendo ideali e reinventando teorie di ogni sorta, fino a trasformare i salotti buoni della critica e dell'indagine in un crocevia impressionante di idee e di opinioni.


E' il periodo in cui si afferma il potere della carta stampata. La sua prepotente e possente capacità di persuasione e di coinvolgimento.


E' il tempo delle leggende, che prendono forma attraverso i grandi conflitti ideologici, che preludono a quelli che poi apparterranno alle forze armate. Ed è anche il tempo dei servizi segreti.


Questa è la cornice della storia del romanzo: l'ambientazione.


In quel di Parigi, sul finire del secolo XIX si sveglia il Capitano Simone Simonini, ormai anziano piemontese, trapiantatosi a Parigi, in quel di Place Maubert, che di professione è notaio, ma sopratutto contraffattore e falsario di basse virtù e buona sostanza (intesa in termini di guadagno).


E' un personaggio immaginario che ha perso se stesso o meglio, lo ha sdoppiato!


Simonini infatti, divide il suo tempo o meglio un giorno sì ed un giorno no, ivi compreso un appartamento comunicante, con un alter ego, niente di meno che tale Abate Dalla Piccola.


Chi dei due esiste veramente e quale invece è l'invenzione, parto della mente?


Quale evento o vicenda ha fatto sì che si provocasse questo sdoppiamento?


Sono domande che otterranno una risposta quando il Capitano deciderà di tenere un diario dove ripercorrere la propria vita, che sarà anche la testimonianza di un esistenza incredibilmente avventurosa.


Il Simonini infatti, proietterà il lettore in quel 1800 fatto di grandi personaggi che egli conoscerà, lavorando ufficiosamente come notaio, ma segretamente come spia, al soldo spesso degli episodi, più che dei suoi committenti.


Una gloriosa e rocambolesca girandola di eventi che lo vedranno attore dietro le quinte, ispiratore e spesso anche vero e proprio fautore dei principali eventi su scala mondiale.


Un individuo abietto, mosso da pregiudizi profondamente negativi avverso gli ebrei, che culmineranno niente di meno che nella redazione dei Protocolli di Sion, da lui originariamente concepiti come i Procolli Praghesi del Cimitero.


L'avventurosa vita del Simonini lo porterà a contatto con personaggi noti o meno, al grande pubblico, la cui storia egli influenzerà, con un senso magnetico e pragmatico del dovere e del tornaconto.


In un opera di pura fantasia, gli eventi storici trovano una loro collocazione e un divertente senso di ambiguità, convivente con il luogo comune.


Il lettore, oltre che godere di una stesura dotta ed erudita, cordiale e umoristica, troverà un incalcolabile numero di citazioni a fatti e circostanze realmente verificatesi.


Una narrazione dinamica, coinvolgente, che non rinuncia al pensiero prolisso come fonte di monologo espositivo e riflessivo, in quell'autogestione ordinata della trama che trasforma il romanzo in un puzzle di colpi di scena e avventurose scoperte.


Pregiatissime ed assai apprezzate le nozioni di buona cucina, di cui il testo è abilmente ricco.


Altrettanto intuitive, nell'abile ricostruzione particolareggiata, sono le situazioni descritte, come la messa nera dai contenuti luciferini e diabolici estremizzati, frutto di un evidente e corposo bagaglio nozionistico che l'Autore ha accumulato in tanti anni di studio e apprendimento.


L'opera nel suo complesso è assai piacevole e godibilissima, laddove pur non rinunciando al suo carattere sapiente non ne estremizza i contenuti e come tale riesce ad essere originale, per quanto incredibile possa apparire che un solo uomo sia il motore ispiratore di così tante vicende.


In questo, cioè nell'autogiustificazione referenziale e dogmatica dell'irrazionale, c'è un paradigma che appartiene più spesso al mondo dei Fumetti piuttosto che a quello dei Libri, in quanto a credibilità e accettazione di paradossi quasi impossibili.


Una menzione a parte meritano invece i capitoli legati alla figura di Leo Taxil, forse il meno conosciuto dal grande pubblico, ma a suo modo illustre personaggio, presente nel romanzo.


Costui, in realtà, è Autore di un testo: “I misteri della Massoneria” che in Italia è da poco approdato in un edizione ricca di note e commenti, con pubblicazione datata Aprile 2010 e che gli è valsa, ormai da tempo, l'accredito di best seller.


In buona sostanza, si tratta di un Massone che, espulso dall'Istituzione d'appartenenza, rivela l'attività massonica, dall'ingresso nella Loggia, finanche alla ritualistica e ad innumerevoli altre prassi, considerate segrete dalla Frammassoneria.


Un personaggio controverso, dapprima anticlericale, poi antimassone che più che altro è noto alla storia come ambiguo e da molti considerato uno spregevole avventuriero del malaffare.


Fu l'inventore della Massoneria Palladiana cioè occulta e fortemente influenzata dal satanismo.


Esattamente come il grande Orson Wells creò il celebre scherzo dell'invasione aliena alla radio, questo signore, nel corso di anni e con l'appoggio di numerose correnti cattoliche (in effetti all'epoca il conflitto era in campo aperto fra Massoni e Papato, Taxil fu anche ricevuto dal Sommo Pontefice Leone XIII) mise in scena una grande opera di fantasia.


Estrapolò da elementi certi, quali appunto la vita delle Logge, una serie elementi inventati, quasi tutti diabolici, avvalendosi di recitanti e false documentazioni.


La cosa che sorprese il Mondo fu constatare il credito che ottenne in ambiente ecclesiastico.


Il culmine tuttavia lo portò al grande evento. Una conferenza – spettacolo da tutto esaurito, nella quale Taxil promise le rivelazioni finali e a cui si accompagnò un seguito mediatico tale che capitalizzò l'interesse a tal punto, da essere uno degli eventi più attesi e seguiti in quel teatro che avrebbe ospitato la sconvolgente verità promessa.


Ebbene, di fronte a questo gremito pubblico di primissimo piano, il mistificatore rivela la sua arte e dichiara, come nel più classico scherzo, di aver inventato tutto, di essere un persuasore e, va detto, un ottimo manipolatore.


Sconcerto, sgomento e un vero e proprio putiferio accompagnarono quella che in effetti, ma per un altro motivo, fu una serata di rivelazioni importantissime.


Questo in sintesi chi è l'uomo che viene introdotto nel romanzo di Eco.


L'Autore infatti, insiste particolarmente sulla figura di Taxil, dipingendolo in maniera assai negativa, concedendosi spesso licenze che sembrano appartenere un po' meno al Simonini / Dalla Piccola, quando lo bolla come uno scarso conoscitore della Massoneria, di cui ha appreso molto poco, o ancora quando, pur riportando passaggi del testo di Taxil ne svilisce il volutamente ironico linguaggio che lo stesso volle adottare, riferendosi ai Confratelli.


Ciò che ne fuoriesce è un Taxil truffatore, millantatore, un personaggio poco credibile perchè fondamentalmente miserabile nella sua oziosa e viziosa natura.


Si può affermare che i capitoli su Taxil sono diversi e distinti rispetto agli altri, quasi sganciati rispetto allo stile della trama per come viene raccontata, in altre vicende.


Su un fatto tuttavia occorre precisare, a beneficio del lettore, per cercare di attribuire un senso alla distinzione fra l'opera di fantasia e la ricostruzione storica e bibliografica degli eventi e dei personaggi.


Nel Libro di Eco il protagonista Simonini detesta gli Ebrei, per una motivazione banale e superflua, ma il suo agire è spesso votato a far si che ogni male trovi una combutta con il popolo ebraico, trasformandoli nel capro espiatorio più detestabile dalle masse.


In ciò anche anticipando i tempi, arrivando a usare il peso di quelle parole che, dal sintomo estrapoleranno un male tristemente famoso, quale sarà l'antisemitismo derivante dai c.d. Protocolli di Sion, che altro non sono in questa storia se non un falso d'autore.


L'Autore ci spiega come la realtà, a volte, ha bisogno di credere in qualcosa, anche se bugiardo, purchè essa sia una convinzione che vada oltre la superstizione e abbracci un controverso senso del realismo, affinché cioè si possa pilotare il malcontento delle masse, delle genti, dell'informe calderone che mai cade in prescrizione: l'ignoranza.


Orbene, quando Taxil, nel romanzo, viene sollecitato a raccontare della Massoneria e dei suoi segreti, ovviamente, il Simonini vuole infilarci anche gli Ebrei, in quanto visto che si parla di qualcosa di cospirativo e negativo, nella mentalità del Capitano, dovevano per forza centrare qualcosa.


Il Taxil di Eco dichiara in verità che ben poco avrebbe potuto raccontare sugli Ebrei e la Massoneria in quanto non aveva nulla di così scandalosamente sensazionalista da riportare, tuttavia sappia il lettore che nell'opera originale, Taxil mette in luce un concetto diverso.


Questi infatti, pone subito l'accento, fin dal capitolo relativo all'ingresso in Massoneria, sul fatto che l'interesse dei Massoni per i nuovi arrivati andava per ordine, anzitutto coloro che avevano molti soldi e in seconda battuta chi si interessava, per politica, alla cosa pubblica con la precisazione che, in entrambi i casi, se è pur vero che l'appartenenza religiosa prescinde dall'ingresso stesso nella Massoneria, essendo quest'ultima votata al riconoscimento solo di un Grande Architetto dell'Universo (che in buona sostanza i confratelli possono chiamare come vogliono), è anche vero che, se il candidato era Ebreo godeva di un occhio di riguardo.


In pratica: le religioni sono tutte uguali, ma quella Ebraica, secondo l'Autore Taxil, lo era un po' più delle altre, almeno al fine di facilitare l'ingresso nella Loggia d'appartenenza.


Questo spunto narrativo serve per sottolineare al lettore la fantasticheria della narrazione contenuta nel romanzo in commento, che pur essendo istruito, non ha la pretesa di istruire.


Come tali, i fatti storici devono essere spesso letti, studiati e naturalmente indagati, attraverso il filo conduttore logico e ricostruttivo. Questo ci insegna a distinguere, sempre, la verità dalla finzione, qualunque essa sia.



Il “Cimitero di Praga” è un opera d'avventura e azione, carica di intrighi e sano umorismo. Ricchissima di aneddoti, magistralmente organizzati e raccontati, con uno stile denso di emozioni caratteriali e di una rinascimentale, nonché umanistica passione per l'animo umano e la sua indole: essere il centro della Storia, senza lasciarsi da questa trascinare.


Marco Solferini

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