Appunti di un venditore di
donne.
Autore:
Giorgio Faletti.
Genere:
Drammatico, noir.
“Appunti di un venditore di donne” è l'ultimo
romanzo di Giorgio Faletti, Autore che, negli ultimi anni, ha rappresentato
sicuramente la più innovativa formula editoriale di successo, nel panorama
Italiano.
Un
gusto introspettivo per la sintesi poetica ed espositiva, che non rinuncia alla
retorica come arma a doppio taglio.
La
durezza esistenziale si traduce in un binomio che costringe ogni essere vivente
a convivere con la natura della sua arroganza caratteriale, perchè nessuno,
nemmeno colui che è umile, è baciato dal dono
dell'innocenza.
Faletti
costruisce sulle rovine della vita: una nuova chance, per coloro che non si
arrendono, ma riciclano se stessi, per andare avanti, stringendo i denti,
mandando giù il boccone amaro, costringendosi a spegnere il cervello per
rifuggire i pensieri e i ricordi, ma sempre, andando
avanti.
Traccia
marcatamente i confini dell'essenziale, attraverso una persuasiva manipolazione
dei punti di vista.
Organizza le metafore visualizzando i luoghi: le sue
descrizioni sono dinamiche come una serie di cineprese che circondano e
delimitano l'area,
Però,
l'abilità narrativa sopraggiunge, simile ad una freccia di cupido diritta al
cuore del lettore, quando l'Autore riesce a focalizzare la scena e a
trasportarci al suo interno, improvvisamente, come se tutto diventasse una
macchina fotografica in attesa di genuflettere la sua memoria, nel battito di un
singolo flash.
La
trasparenza persuasiva attraverso la dialettica non è mai scontata, si dimostra
invece sempre sfrontatamente immediata ed esistenziale: compone un puzzle di
amabile virtù per la retorica del paragone.
Le
parole sono un arma da taglio, un fendente che lascia il segno e il primo sangue
appartiene all'Autore, che gioca d'azzardo con carte vincenti e riesce ad
appassionare il lettore, colpendolo, a tratti duramente, senza lasciargli
fiato.
La
storia si sviluppa nella Milano del 1978, che spesso diventa la vera
protagonista della narrazione ed il crocevia di tante vicende, sogni,
aspirazioni e memorie che sembrano non rinunciare mai alle
tradizioni.
Una
Milano che si prepara ai gloriosi anni 80, la scena che apparterrà alle notti da
bere, ai rampanti colossi dell'imprenditoria, e al malaffare che serpeggerà fra
le strade, i locali, i luoghi di culto per i giovani di belle speranze e di
perdizione per chi, quelle stesse speranze, le sente su di sé come un fardello
destinato all'epitaffio.
Milano
quindi, e un uomo che dalla vita ha imparato ad accettare il cinismo come moneta
di scambio e l'apparenza come l'abito della festa indossato tutti giorni.
E' lui
il protagonista, dal soprannome naturale quanto carico di mistero, “Bravo” per
gli amici, perchè forse lo è veramente, ma nei suoi ricordi di certo non lo è
stato abbastanza.
Bravo è
un lottatore vinto, categorizzato e assimilato, attraverso una sorta di ruspa
che raccoglie e fagocita dall'immondezzaio umano tutto ciò che prima o poi è
destinato a passare, ma che nel mezzo, rappresenta, forse paradossalmente, quel
che può lasciare il segno.
E' un
uomo che agisce combattuto tra la frustrazione della consapevolezza e la
naturale accettazione di un passato, che gli ha lasciato il segno più evidente
della superficialità, figlia dell'arroganza e della
superbia.
Bravo è
un sopravvissuto che attraverso l'indifferenza e la risolutezza decisionista
riesce a combattere le insicurezze.
E' lui
l'animale che Milano desidera, che vuole, che prepara il campo ai predatori e
alle prede, è il crocevia delle storie che si sommano alle aspirazioni di gloria
o alle disfatte di tutti giorni, che nascono con il sorgere del sole e
tramontano, quando la stanchezza fiacca l'uomo e lo porta a ritornare nella sua
tana, dove perlomeno ci sono i sogni, a
confortarlo.
Il
venditore di donne, del sesso consumato senza amore, nell'alveo del puro piacere
che ammanta l'alta società e ammalia chi vorrebbe riconoscersi nel successo,
senza sentire obblighi, senza il mallo dei freni che affliggono l'infinito
desiderio di essere sconfinati.
Ma è
anche l'uomo che conosce i vizi e le ataviche antinomie di coloro che, per
diverse ragioni, sono morti restando in piedi, continuando a respirare, ma senza
un domani al quale appellarsi.
Per
lui, vivere alla giornata è un dogma fatto di
accettazione.
La
ripetizione dei gesti, parole, facce da circostanza, rappresentano il mare in
tempesta: le cui uniche ancore di salvezza arrivano dai i più improbabili faccia
a faccia.
La
storia di Bravo è quella di Lucio, il musicista cieco e di Carla, una donna
vissuta e consumata dal terribile presentimento che, presto, una realtà precaria
fatta di compromessi la consumerà.
Ma
nessuno di loro è quel che sembra, perchè l'inganno annida in ogni angolo della
mente e quel che attende Bravo è un avventura ricca di colpi di scena, morti
ammazzi, boss della malavita e uomini che sintetizzano il potere in un
cognome.
Giorgio
Faletti riesce a coniare dialoghi degni della miglior sceneggiatura, di quando
cioè gli effetti speciali non erano tutto, ma solo una parte di quei film che ti
lasciavano davvero qualcosa dentro, e nel contempo assurge al ruolo fumettista
di chi ha la battuta sempre pronta, come un servizio da
tennista.
Dialoghi quindi: serrati e appassionati, espressioni
caratterizzanti, emotivamente trascinanti, che perfino quando prendono la piega
scontata sembrano tuttavia non rinunciare allo sconfinato menefreghismo che in
fondo distingue ogni scelta, persino quelle che sentiamo come imposte, dal
destino o semplicemente dalla stupidità.
E' un
gioco pericoloso quello che Bravo sceglie di portare avanti: sesso, omicidi,
violenza e.. intelligenza, perchè senza di essa, nulla ha senso e sopratutto
nessuno sopravvive a se stesso.
“Appunti di un venditore di donne” è un opera
geniale e affascinante; concepita per essere intrigante, si distingue per un
amabile sentimento della retorica esistenziale e un originale descrizione noir
di una città che non ha mai smesso di sognare.
Marco
Solferini
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