Il
Cimitero di Praga
Autore: Umberto
Eco
Genere:
avventura, storica, azione, drammatico
“Il
cimitero di Praga” è un ottimo romanzo d'Autore, che segna il ritorno sulla
scena internazionale del Professor Umberto Eco, indiscusso Maestro della
letteratura contemporanea, nonché uno dei più noti ed apprezzati letterati
Italiani sulla scena internazionale.
Il
grande palcoscenico della narrazione è rappresentato dalla seconda metà del
1800, prevalentemente in Francia, ma anche Italia, Prussia e Russia: un epoca
storica che reclama a gran voce la coesistenza di innumerevoli fattori che vanno
dalla ricerca scientifica, all'indagine esoterica, dalle grandi rivoluzioni,
alle contrapposizioni fra movimenti religiosi e
massoneria.
Un
periodo intenso, concentrato, ricchissimo di “storia” che, forse, nell'ambito
dell'insegnamento, secondo i crismi della pubblica istruzione, non è stato, per
diversi decenni, onorevolmente raccontato ai giovani, in quanto compassato e un
po' avvilito in quei programmi scolastici, che lo collocano fra l'irrinunciabile
700 e ovviamente, quel 900 che, con due grandi guerre, assorbe molta della
storia appresa sui banchi della scuola.
Eppure,
la seconda metà del 1800 è il perno focale per capire gli eventi di oltre un
secolo.
Si
gettano le basi dell'indagine scientifica, della medicina, della farmacologia,
dello studio neuropsichiatrico, le menti dominano il pensiero ed il libero
arbitrio porta a interrogativi che spaziano in ogni dove.
La
civiltà delle idee.
E' il
periodo dell'unità d'Italia, dei gloriosi 1000 di Garibaldi, è l'epoca del
Cavour, del Ré Vittorio Emanuele, del Crispi e La Farina, dell'Italia divisa fra
i moti rivoluzionari Mazziniani e carbonari, l'ombra dilagante dei Gesuiti e la
Massoneria.
L'Europa è attraversata da correnti letterarie,
artistiche, esoteriche, che ne cambiano non solo virtualmente, ma anche
fisicamente e geograficamente la propria immagine, trasformando le credenze in
dogmi, distruggendo ideali e reinventando teorie di ogni sorta, fino a
trasformare i salotti buoni della critica e dell'indagine in un crocevia
impressionante di idee e di opinioni.
E' il
periodo in cui si afferma il potere della carta stampata. La sua prepotente e
possente capacità di persuasione e di
coinvolgimento.
E' il
tempo delle leggende, che prendono forma attraverso i grandi conflitti
ideologici, che preludono a quelli che poi apparterranno alle forze armate. Ed è
anche il tempo dei servizi segreti.
Questa
è la cornice della storia del romanzo:
l'ambientazione.
In quel
di Parigi, sul finire del secolo XIX si sveglia il Capitano Simone Simonini,
ormai anziano piemontese, trapiantatosi a Parigi, in quel di Place Maubert, che
di professione è notaio, ma sopratutto contraffattore e falsario di basse virtù
e buona sostanza (intesa in termini di
guadagno).
E' un
personaggio immaginario che ha perso se stesso o meglio, lo ha
sdoppiato!
Simonini infatti, divide il suo tempo o meglio un giorno
sì ed un giorno no, ivi compreso un appartamento comunicante, con un alter ego,
niente di meno che tale Abate Dalla Piccola.
Chi dei
due esiste veramente e quale invece è l'invenzione, parto della
mente?
Quale
evento o vicenda ha fatto sì che si provocasse questo
sdoppiamento?
Sono
domande che otterranno una risposta quando il Capitano deciderà di tenere un
diario dove ripercorrere la propria vita, che sarà anche la testimonianza di un
esistenza incredibilmente avventurosa.
Il
Simonini infatti, proietterà il lettore in quel 1800 fatto di grandi personaggi
che egli conoscerà, lavorando ufficiosamente come notaio, ma segretamente come
spia, al soldo spesso degli episodi, più che dei suoi
committenti.
Una
gloriosa e rocambolesca girandola di eventi che lo vedranno attore dietro le
quinte, ispiratore e spesso anche vero e proprio fautore dei principali eventi
su scala mondiale.
Un
individuo abietto, mosso da pregiudizi profondamente negativi avverso gli ebrei,
che culmineranno niente di meno che nella redazione dei Protocolli di Sion, da
lui originariamente concepiti come i Procolli Praghesi del
Cimitero.
L'avventurosa vita del Simonini lo porterà a contatto
con personaggi noti o meno, al grande pubblico, la cui storia egli influenzerà,
con un senso magnetico e pragmatico del dovere e del
tornaconto.
In un
opera di pura fantasia, gli eventi storici trovano una loro collocazione e un
divertente senso di ambiguità, convivente con il luogo
comune.
Il
lettore, oltre che godere di una stesura dotta ed erudita, cordiale e
umoristica, troverà un incalcolabile numero di citazioni a fatti e circostanze
realmente verificatesi.
Una
narrazione dinamica, coinvolgente, che non rinuncia al pensiero prolisso come
fonte di monologo espositivo e riflessivo, in quell'autogestione ordinata della
trama che trasforma il romanzo in un puzzle di colpi di scena e avventurose
scoperte.
Pregiatissime ed assai apprezzate le nozioni di buona
cucina, di cui il testo è abilmente ricco.
Altrettanto intuitive, nell'abile ricostruzione
particolareggiata, sono le situazioni descritte, come la messa nera dai
contenuti luciferini e diabolici estremizzati, frutto di un evidente e corposo
bagaglio nozionistico che l'Autore ha accumulato in tanti anni di studio e
apprendimento.
L'opera
nel suo complesso è assai piacevole e godibilissima, laddove pur non rinunciando
al suo carattere sapiente non ne estremizza i contenuti e come tale riesce ad
essere originale, per quanto incredibile possa apparire che un solo uomo sia il
motore ispiratore di così tante vicende.
In
questo, cioè nell'autogiustificazione referenziale e dogmatica dell'irrazionale,
c'è un paradigma che appartiene più spesso al mondo dei Fumetti piuttosto che a
quello dei Libri, in quanto a credibilità e accettazione di paradossi quasi
impossibili.
Una
menzione a parte meritano invece i capitoli legati alla figura di Leo Taxil,
forse il meno conosciuto dal grande pubblico, ma a suo modo illustre
personaggio, presente nel romanzo.
Costui,
in realtà, è Autore di un testo: “I misteri della Massoneria” che in Italia è da
poco approdato in un edizione ricca di note e commenti, con pubblicazione datata
Aprile 2010 e che gli è valsa, ormai da tempo, l'accredito di best
seller.
In
buona sostanza, si tratta di un Massone che, espulso dall'Istituzione
d'appartenenza, rivela l'attività massonica, dall'ingresso nella Loggia,
finanche alla ritualistica e ad innumerevoli altre prassi, considerate segrete
dalla Frammassoneria.
Un
personaggio controverso, dapprima anticlericale, poi antimassone che più che
altro è noto alla storia come ambiguo e da molti considerato uno spregevole
avventuriero del malaffare.
Fu
l'inventore della Massoneria Palladiana cioè occulta e fortemente influenzata
dal satanismo.
Esattamente come il grande Orson Wells creò il celebre
scherzo dell'invasione aliena alla radio, questo signore, nel corso di anni e
con l'appoggio di numerose correnti cattoliche (in effetti all'epoca il
conflitto era in campo aperto fra Massoni e Papato, Taxil fu anche ricevuto dal
Sommo Pontefice Leone XIII) mise in scena una grande opera di
fantasia.
Estrapolò da elementi certi, quali appunto la vita delle
Logge, una serie elementi inventati, quasi tutti diabolici, avvalendosi di
recitanti e false documentazioni.
La cosa
che sorprese il Mondo fu constatare il credito che ottenne in ambiente
ecclesiastico.
Il
culmine tuttavia lo portò al grande evento. Una conferenza – spettacolo da tutto
esaurito, nella quale Taxil promise le rivelazioni finali e a cui si accompagnò
un seguito mediatico tale che capitalizzò l'interesse a tal punto, da essere uno
degli eventi più attesi e seguiti in quel teatro che avrebbe ospitato la
sconvolgente verità promessa.
Ebbene,
di fronte a questo gremito pubblico di primissimo piano, il mistificatore rivela
la sua arte e dichiara, come nel più classico scherzo, di aver inventato tutto,
di essere un persuasore e, va detto, un ottimo
manipolatore.
Sconcerto, sgomento e un vero e proprio putiferio
accompagnarono quella che in effetti, ma per un altro motivo, fu una serata di
rivelazioni importantissime.
Questo
in sintesi chi è l'uomo che viene introdotto nel romanzo di
Eco.
L'Autore infatti, insiste particolarmente sulla figura
di Taxil, dipingendolo in maniera assai negativa, concedendosi spesso licenze
che sembrano appartenere un po' meno al Simonini / Dalla Piccola, quando lo
bolla come uno scarso conoscitore della Massoneria, di cui ha appreso molto
poco, o ancora quando, pur riportando passaggi del testo di Taxil ne svilisce il
volutamente ironico linguaggio che lo stesso volle adottare, riferendosi ai
Confratelli.
Ciò che
ne fuoriesce è un Taxil truffatore, millantatore, un personaggio poco credibile
perchè fondamentalmente miserabile nella sua oziosa e viziosa
natura.
Si può
affermare che i capitoli su Taxil sono diversi e distinti rispetto agli altri,
quasi sganciati rispetto allo stile della trama per come viene raccontata, in
altre vicende.
Su un
fatto tuttavia occorre precisare, a beneficio del lettore, per cercare di
attribuire un senso alla distinzione fra l'opera di fantasia e la ricostruzione
storica e bibliografica degli eventi e dei
personaggi.
Nel
Libro di Eco il protagonista Simonini detesta gli Ebrei, per una motivazione
banale e superflua, ma il suo agire è spesso votato a far si che ogni male trovi
una combutta con il popolo ebraico, trasformandoli nel capro espiatorio più
detestabile dalle masse.
In ciò
anche anticipando i tempi, arrivando a usare il peso di quelle parole che, dal
sintomo estrapoleranno un male tristemente famoso, quale sarà l'antisemitismo
derivante dai c.d. Protocolli di Sion, che altro non sono in questa storia se
non un falso d'autore.
L'Autore ci spiega come la realtà, a volte, ha bisogno
di credere in qualcosa, anche se bugiardo, purchè essa sia una convinzione che
vada oltre la superstizione e abbracci un controverso senso del realismo,
affinché cioè si possa pilotare il malcontento delle masse, delle genti,
dell'informe calderone che mai cade in prescrizione:
l'ignoranza.
Orbene,
quando Taxil, nel romanzo, viene sollecitato a raccontare della Massoneria e dei
suoi segreti, ovviamente, il Simonini vuole infilarci anche gli Ebrei, in quanto
visto che si parla di qualcosa di cospirativo e negativo, nella mentalità del
Capitano, dovevano per forza centrare qualcosa.
Il
Taxil di Eco dichiara in verità che ben poco avrebbe potuto raccontare sugli
Ebrei e la Massoneria in quanto non aveva nulla di così scandalosamente
sensazionalista da riportare, tuttavia sappia il lettore che nell'opera
originale, Taxil mette in luce un concetto diverso.
Questi
infatti, pone subito l'accento, fin dal capitolo relativo all'ingresso in
Massoneria, sul fatto che l'interesse dei Massoni per i nuovi arrivati andava
per ordine, anzitutto coloro che avevano molti soldi e in seconda battuta chi si
interessava, per politica, alla cosa pubblica con la precisazione che, in
entrambi i casi, se è pur vero che l'appartenenza religiosa prescinde
dall'ingresso stesso nella Massoneria, essendo quest'ultima votata al
riconoscimento solo di un Grande Architetto dell'Universo (che in buona sostanza
i confratelli possono chiamare come vogliono), è anche vero che, se il candidato
era Ebreo godeva di un occhio di riguardo.
In
pratica: le religioni sono tutte uguali, ma quella Ebraica, secondo l'Autore
Taxil, lo era un po' più delle altre, almeno al fine di facilitare l'ingresso
nella Loggia d'appartenenza.
Questo
spunto narrativo serve per sottolineare al lettore la fantasticheria della
narrazione contenuta nel romanzo in commento, che pur essendo istruito, non ha
la pretesa di istruire.
Come
tali, i fatti storici devono essere spesso letti, studiati e naturalmente
indagati, attraverso il filo conduttore logico e ricostruttivo. Questo ci
insegna a distinguere, sempre, la verità dalla finzione, qualunque essa
sia.
Il
“Cimitero di Praga” è un opera d'avventura e azione, carica di intrighi e
sano umorismo. Ricchissima di aneddoti, magistralmente organizzati e raccontati,
con uno stile denso di emozioni caratteriali e di una rinascimentale, nonché
umanistica passione per l'animo umano e la sua indole: essere il centro della
Storia, senza lasciarsi da questa trascinare.
Marco
Solferini