lunedì 30 aprile 2012

Una settimana schifosa

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Una settimana schifosa

Autore: Eoin Colfer
Genere: drammatico, avventura.




Daniel è un ex soldato, di origini irlandesi, che ha partecipato alla missione di pacificazione in Libano. Oggi, all'età di 42 anni, fa il buttafuori in un pessimo locale, Slotz, della cittadina di Clever, in New Jersey.

La sua vita è semplice quanto incasinata: la sera deve assicurarsi che clienti ubriachi non si prendano troppe confidenze con le hostess, o che bande di giovani un pò troppo su di giri non scatenino risse nel locale del suo capo, Victor.

Durante il giorno invece, sopravvive alla ruotine grazie ad espedienti di ogni genere, spesso compresso, quasi schiacciato da una quotidianità cui rifugge, riparandosi nei ricordi di quando era un militare.

Le cose si complicano nel momento in cui decide di far visita ad un suo amico conosciuto sotto le armi: un medico senza licenza che si barcamena con ricette molto poco lecite ad una clientela decisamente poco affidabile. Al posto dell'amico trova un uomo di fiducia del boss locale, un aggressivo gangster irlandese che sta cercando di mettere sotto scacco la città.

Ammazzarlo, anche se per legittima difesa, non è il modo migliore di iniziare la giornata.

E proseguirla cercando di occultare il cadavere è anche peggio.

Se poi la stessa sera, nel parcheggio del locale viene rinvenuto il cadavere della giovane hostess con cui Daniel aveva avuto una relazione, prima che qualcuno gli ficcasse un proiettile in mezzo agli occhi, allora si può decisamente affermare che la settimana si mette male.





Il romanzo parte dal presupposto di circoscrivere l'azione ad un ambito famigliare: il mondo a misura d'uomo del protagonista. Da intendersi come il residuo di una vita un pò traballante sulla bilancia degli eventi, che non disdegna le situazione ad alto tasso di rischio.

La centralizzazione sulla dinamica dei fatti, si basa su accadimenti, per quanto causali, collegati da una sorta di proverbiale andamento “di male in peggio”. Sui quali l'antieroe di turno è trascinato per i capelli senza potervi opporre una resistenza attiva, limitandosi cioè ad una reazione.

Daniel è questo: l'antieroe della vita comune, mosso più da un istinto di razionale sopravvivenza che con un realistico senso comune, dovrebbe aggiungere quel tocco alla “John Mc Lane” un pò bizzarro e rozzo.

Tuttavia, l'esperimento riesce a metà.

Certamente, alcuni capitoli sono assai ben gestiti, organizzati in modo lineare e pulito, la cui narrazione scivola abbastanza bene, seppure a tratti in modo un pò prolisso.

Decisamente troppi tuttavia, gli aneddoti del passato: i ricordi, a metà fra il vissuto e lo scherzoso; in particolare della guerra, che rappresentano uno “stacco” dalla scena madre, non sempre gradevole.

In alcuni casi poi, appesantiscono la dinamica degli eventi.

Lo stile di scrittura, in prima persona, quando ci si rivolge al lettore come se fosse un tratto epistolare, stona con alcune performance a tutto tondo, tipiche del narratore invece in terza persona. L'alternanza, se voluta, non è sempre così coinvolgente e finisce per trasformare alcune scene in veri e propri “stop & go”.

Alcuni periodi sono stilisticamente apprezzabili. Specialmente l'uso di certune metafore, piacevoli e visivamente attrattive, come pure allegorie dei luoghi comuni.

Il tasso di novità però latita ed in più occasioni non decolla proprio, rimanendo a terra, sgonfio come una ruota bucata; con qualche similitudine ai telefilm più “crime” statunitensi. Con personaggi non protagonisti assolutamente usurati, dal boss all'Avv.to corrotto. Niente di nuovo.

L'euforia narrativa, a volte, va a discapito delle ambientazioni emotive, che rifuggono in un sali e scendi drammatico, dove il dialogo spesso viene in soccorso di un evidente tentativo di non esagerare nel semplice scritto.

Il risultato è che il corpo dei capitoli ne esce un pò menomato, anche se a ben guardare, i dialoghi sono assai ben realizzati e l'Autore dimostra una dimestichezza di fondo nel pilotare la narrazione.





Una settimana schifosa” è un romanzo tutto sommato godibile, seppure senza eccessive aspettative. La trama, per quanto conoscibile e facilmente intuibile, rivela qualche spunto interessante e accattivante. I dialoghi sono ben realizzati e malgrado alcune impasse narrative, che a tratti appesantiscono lo svolgimento della storia, nel complesso seppure con qualche battuta d'arresto quà e là, tende a funzionare.

Consigliato a chi piace molto il genere drammatico e sopratutto a quanti giudichino la storia di fondo così interessante da determinare la lettura dell'intero romanzo.

                                                           Marco Solferini
                                         (marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com)

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