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Una
sera a Parigi
Autore:
Nicolas Barreau.
Genere:
sentimentale, romantico.
Parigi,
Alain rinuncia ad una carriera manageriale quando eredita da suo zio
un cinema d'essai di cui, fin dalla giovinezza, si era perdutamente
innamorato. Il Cinema Paradis però, sembra destinato a non rivivere
i suoi giorni migliori, ma la tenacia, l'amore e le abili intuizioni
del nuovo proprietario riescono a riportarlo in auge, conquistando un
pubblico di appassionati e fedeli spettatori.
Fra
questi, nello spettacolo notturno infrasettimanale dedicato all'amore
e al romanticismo c'è una giovane donna con il cappotto rosso. La
cui bellezza, portamento e modo di comportarsi ammaliano Alain che da
subito coltiva segretamente il desiderio di conoscerla.
Quando
accade, seppure in modo un pò impacciato, sembra l'inizio di una
storia d'amore destinata a concludersi con il più classico «e
vissero felici e contenti».
Però,
il caso vuole che proprio in quei giorni un noto regista americano
insieme alla sua bellissima e bravissima attrice visitano il Cinema
Paradis del quale si innamorano a tal punto che il regista domanda di
poter girare il suo nuovo film negli interni del cinema. Che peraltro
l'attrice Solène Avril già ben conosce poichè lo ricordava dai tempi
dell'adolescenza vissuta in quel di Parigi.
Alain
è entusiasta e nel contempo eccitato. L'americano pare intenzionato
ad assecondare le sue richieste e addirittura accetta che la prima
del nuovo film venga proiettata proprio nel Cinema Paradis.
Sarebbe
la consacrazione del luogo e della cinematografia che propone al
pubblico.
Nel
frattempo, Solène pare avere un debole verso Alain il cui cuore però
è già di Melanie, la misteriosa donna con il cappotto rosso.
Tuttavia, proprio lei, la sua musa e anima gemella sparisce senza
apparentemente lasciare traccia.
Comincia
quindi una ricerca. Di risposte anzitutto, ma anche della stessa
Melanie. Alain non può accettare di perdere così il suo amore e nel
contempo più indaga sull'identità della donna più si avvicina ad
un segreto, per molti versi misterioso, che pare addirittura
coinvolgere proprio la bellissima e famosa attrice Solène.
Per la
serie amore e altri problemi.. senza troppi pensieri e fronzoli per
la testa l'Autore ci propone poco più di duecento pagine il cui
soggetto è stato creato nell'arco di cinque minuti.
Proprio
non ci siamo.
I
personaggi sono riciclati in maniera fin troppo evidente e lo
stereotipo caricaturale sottrae credibilità a quasi tutti i loro
atteggiamenti. Fin troppo artificiali. Poco credibili. Pensati per un
iterazione istantanea funzionale alla scena (non mi sento nemmeno di
chiamarlo capitolo in quanto mi ricordano più le sceneggiature
teatrali).
Incontriamo
l'attrice Hollywoodiana che s'innamora del piccolo imprenditore /
impresario di un cinema d'essai perchè «lei ama le persone che
sanno usare il cervello» (la scena in cui elargisce questa
improbabile massima peraltro, la vede picchiettare con l'indice sulla
fronte di Alain che pare essere Hugh Grant nella celebre
commedia Notting Hill). Poi c'è il regista bonaccione, tutto
assensi e nessun problema, che sciorina frasi in americano, mentre si
intrattiene tra un cocktail e un «of course».
Non
manca infine l'amico sciupafemmine, professore universitario che
battezza un pò tutte le studentesse che gli capitano a tiro. Uno
stereotipo che, onestamente, lo rende anche piuttosto antipatico
giacchè le avance dei titolari di cattedra sulle studentesse sono un
fenomeno abbastanza comune, ma assai deprecabile; vissuto con ben
poca piacevolezza dalla maggioranza delle interessate. Per effetto,
numerose persone potrebbero non trovarci nulla di scherzoso.
Il
microcosmo del Cinema Paradis è disimpegnativo e minimalista. Nel
complesso, poche pagine destinate a personaggi evidentemente
comprimari, necessari per riempire il vuoto di qualche stato d'animo
e per fare da «train d'union» alla trama principale.
Scarsamente fascinosi, poco approfonditi, sembrano marionette con
alcuni scarni elementi caratteriali a raccontare del sè.
Poi
c'è un elogio sterminato al romanticismo nostalgico. Una dolcezza
melensa che si ricicla, non evolve mai, enfatizza il dettaglio,
ingigantisce lo stato d'animo, ma sembra fuoriuscita da una platonica
adorazione dell'amore idealizzato dalla mente di un adolescente. Roba
da diario di scuola.
Il
fatto poi che la storia d'amore evolva secondo tutti i crismi
dell'happy end è poco realistico: il cinema dà buoni risultati, gli
amici gli vogliono bene, la donna del cuore entra dalla porta
principale. Non solo! Arriva il regista americano, l'attrice, la
notorietà e la grande opportunità. Un pò di realismo please!
E' comprensibile che si tratti di un opera di pura fantasia, ma un
insieme di eventi proposti con questa metodologia narrativa rasenta
la narrazione fiabesca. Parigi a parte, nulla trasmette al lettore
che non sia un sogno ad occhi aperti.
Piacevoli
le citazioni cinematografiche, forse però meglio comprensibili da un
pubblico di nicchia che conosca l'argomento.
Il
contesto ambientale di Parigi è efficace, anche se lavora molto
sull'idea che tanti hanno della città romantica per eccellenza.
Belle le descrizioni delle sue luci della sera, dei ponti e più in
generale dell'anima fanciullesca, genuina, che ti spinge a credere
quanto il bello sia possibile e perchè no? Anche la felicità.
Tuttavia
non basta.
La
trama svolta sul «coup de theatre» dalle tonalità
rivelatrici che preannunciano il finale. Per quanto improbabile in
sé, risulta del tutto annacquato dall'inevitabile trionfo conclusivo
del buonismo dove tutti, ma proprio tutti, vivono felici e contenti:
i protagonisti, i co-protagonisti e persino i personaggi incontrati
per caso.
Un
tripudio all'ennesima potenza del messaggio «think positive»
che invece di massimizzarlo e, come recita l'headline, della
fascetta allegata al romanzo, «vi renderà felici», sortisce
l'effetto opposto. Strappa un sorriso amaro, nella consapevolezza che
la realtà è proprio diversa dalla fantasia.
“Una
sera a Parigi” è un romanzo sentimentale, molto sdolcinato,
costruito su di una serie di luoghi comuni con personaggi il cui
comportamento è poco realistico. Finale scontato.
Solo
per chi proprio non può fare a meno di leggersi una storia d'amore
(anche se può trovare di meglio).
Marco
Solferini
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