domenica 13 settembre 2015

Quello che non uccide

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Quello che non uccide

Autore: David Lagercrantz
Genere: thriller

Con questo romanzo assistiamo al celebratissimo ritorno dei famosi personaggi della saga di Stieg Larsson, inaugurata con il best seller planetario «Uomini che odiano le donne».

Stiamo parlando, ovviamente, di Mikael Blomkvist il giornalista d'inchiesta della rivista svedese Millennium e Lisbeth Salander l'hacker in versione metallara punk dal torbido passato.

Dopo la famosa trilogia che ha letteralmente spopolato, rappresentando un caso editoriale che ha perfino dato il via all'importazione di massa di romanzi dal nord Europa, ora, grazie a un accordo per lo sfruttamento dei diritti un nuovo Autore è stato incaricato di proseguire la saga. Si tratta del giornalista David Lagercrantz.

In questo romanzo ritroviamo Blomkvist che è un giornalista celebrato e affermato il cui nome è entrato nel pantheon degli dei della carta stampata svedese, ma da parecchio tempo non riesce più a trovare quello «scoop» sensazionale che tutti si aspettano da un fuoriclasse come lui.

Nel frattempo, la redazione della rivista Millennium è alle prese con un nuovo socio che è subentrato al gruppo Wanger.

Si tratta di Ove Levin che rappresenta il potente e danaroso gruppo Serner

Anch'egli giornalista ha rinunciato alla carriera per dedicarsi alle attività societarie interne al gruppo sviluppando una terribile invidia verso Blomkvist che rappresenta tutto ciò che lui non è riuscito ad essere. Un rancore che lo porterà a tessere una trama per screditare il giornalista e mettere all'angolo il gruppo di Millennium grazie al ricatto economico.

Tutto questo mentre un genio svedese, il Prof. Frans Balder, da tempo impegnato nella ricerca di un intelligenza artificiale negli Stati Uniti decide di lasciare il proprio impiego presso una major dell'high tech convinto di essere stato spiato e si rinchiude nella sua casa in Svezia in compagnia solo del figlio autistico, un bambino che malgrado il ritardo possiede uno straordinario talento matematico - visivo. L'uomo è anche convinto di essere stato derubato delle sue ricerche.

Una consapevolezza che anche i servizi segreti svedesi hanno acquisito allertati dalla potente organizzazione di spionaggio americana NSA i cui server sono stati recentemente «bucati» da un abile hacker il cui pseudonimo è «Wasp" e che pare essere riuscito in un impresa apparentemente impossibile.

Tutto precipita quando uno spietato assassino viene mandato per eliminare il Prof. Balder e far sparire le tracce della sua ricerca.

L'indagine di Mikael comincia da lontano, ma l'abile giornalista ha compreso che dietro si cela qualcosa di grosso e anche Lisbeth è sulle tracce del bambino per proteggerlo.

«Lisbeth non faceva mai niente senza un attenta analisi delle conseguenze, di questo era più che sicuro. Nessuna delle sue pensate era impulsiva o poco ponderata e per questo Mikael non riusciva a immaginare che potesse commettere un atto tanto folle come hackerare l'Nsa se correva il rischio di essere scoperta». Tratto da «Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio (Farfalle).

I rocamboleschi eventi li porteranno di nuovo a contatto e forse insieme dovranno affrontare un nemico occulto che si nasconde dietro il misterioso pseudonimo di Thanos.

Mi piacerebbe poter celebrare il ritorno di questi personaggi cui anch'io come tanti altri milioni di lettori sono affezionato.

Invece, sono obbligato a rilevare che ci sono molte più ombre che luci in questo romanzo che si rivela complessivamente una grande delusione.

Prima di tutto ci sono una quantità di personaggi a mio parere eccessiva oltre ai due protagonisti (Lisbeth entra in gioco solo a pagina 92) che rendono la narrazione spesso lenta e a tratti leziosa, con un continuo ripetersi degli eventi già narrati.

E' veramente stancante e fastidioso leggere la stessa identica scena osservata da due o tre diversi punti di vista.

In buona sostanza l'evento viene più volte esposto a seconda che a viverlo sia un protagonista attivo dello stesso oppure un soggetto passivo.

Ogni volta il racconto o meglio la relazione dei fatti è ripresa al passato cioè come evento già sviluppatosi. Un chiarissimo limite dell'Autore che si esprime come fanno i giornalisti limitandosi a raccontare i fatti. Ma la narrazione di una trama è altro e diversa.

A volte vengono impiegate persino 20 pagine per strutturare l'azione, come nel caso dell'intrusione a casa del Prof. Balder che è metabolicamente di una lentezza quasi primitiva.

A causa di questo grave limite espositivo, a cascata, dal punto di vista dinamico lo sviluppo della storia viene sistematicamente telegrafata al lettore.
Tutti sanno cosà accadrà prima che l'intruso entri in casa, prima che Lsibeth si getti per salvare il bambino e prima che vi sia l'inevitabile sparatoria finale.

Pezzi di sceneggiatura già visti. Scene visivamente usurate all'inverosimile.

«Se c'è una cosa che ho imparato negli anni, è che non è facile capire le motivazioni delle persone». Tratto da «Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio (Farfalle).

La credibilità dei personaggi è un altro punto debole.

Non hanno spessore caratteriale e un indole critica che li collochi empaticamente al di fuori di semplici burattini funzionali alla trama.

A parte qualche lezioncina buttata lì per ragguagliare il lettore con una poco condivisibile nozionistica di base (meno di quello che si troverebbe su wikipedia) abbiamo dei soggetti caricaturali meglio spendibili in uno storyboard per il cinema.

Il bambino autistico è trattato come un soprammobile la cui unica funzione è quella di dare una svolta narrativa (facilmente anticipabile) alla decrittazione di alcuni documenti. Il grande esperto di guerriglia si fa fregare sempre con estrema facilità e alla fine il suo commando sembra un armata brancaleonica. Il duro dell'Nsa è parecchio fumo e poco arrosto: pronto a spifferare tutto cercando una soluzione compromissoria, venduta come necessaria ma a ben guardare assurda in quella che è evidentemente una forzatura narrativa.

Insomma, siamo di fronte più che al poco, al niente.

Un impoverimento dilagante che sottrae pagina dopo pagina, spessore, realismo e dinamismo alla narrazione.

«Lisbeth aveva agito d'istinto e si era gettata sul bambino per proteggerlo. Atterrando sul marciapiede aveva battuto forte la spalla e il petto, o almeno la sensazione era stata quella: un dolore intenso e improvviso. Ma non ebbe il tempo di pensarci». Tratto da «Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio (Farfalle).

Meglio curata la figura famigliare di Lisbeth. Questa sorella cattiva che possiede caratteristiche da antitesi e rappresenta una sottotrama che poi emerge in tutta la sua complottistica affermazione nelle ultime 200 pagine.

Prima il romanzo non si capisce che piega debba prendere. Non si comprende cioè quale sia o meglio quale sarà l'oggetto dell'indagine giornalistica del team Millennium.

E veniamo quindi ad osservare che la rivista nel suo insieme è trattata in maniera approssimativa.

L'Autore ha voluto infilarci una tematica di diritto societario abbastanza ridicola e poco verosimile.

Fa più che altro tristezza la presenza di un socio forte invidioso e cattivo che ce l'ha con il protagonista il quale viene azzerato sia dal punto di vista dei contenuti (da tempo non riesce più a scrivere un grande articolo) che del supporto finanziario (con il quale lo avevamo lasciato in posizione di super solidità grazie ai fatti del Gruppo Wanger).

Naturalmente il cattivo di turno del consiglio di amministrazione scompare in un batter di ciglia nel finale. Travolto dallo scoop che segna il «ritorno» (ampiamente atteso e del tutto scontato) del grande Blomkvist.

Una sotto trama infilata lì per occupare una cinquantina di pagine complessivamente di cui avremmo fatto veramente a meno.

Si potrebbe rilevare che in questo espediente del tutto inutile si rintraccia la volontà di assecondare (forse) i fan della trilogia Millennium i quali potrebbero essersi abituati a trovare anche le questioni interne alla gestione della rivista.

«Senza un attimo di esitazione assestò una testata all'uomo, così forte che si sentì fischiare le orecchie. poi si alzò barcollando. La stanza le girava intorno e aveva del sangue sulla camicia. Era stata colpita di nuovo? Non aveva tempo per pensarci». Tratto da «Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio (Farfalle).

Volendo sposare questa ipotesi e premesso che mi sembra un errore notevole perchè penso che un proseguo di questo genere avrebbe dovuto puntare tanto al nuovo pubblico quanto al vecchio, si sarebbe potuto trovare in ogni caso ben di meglio da offrire ai lettori.

Dimenticatevi il torbido e il sesso.

In questo romanzo c'è solo un accenno a rapporti che non si consumano. Nessun audacia, nessun soft core. Dove sono finite le atmosfere audaci e intriganti? Nessuna traccia.

I dialoghi sono a tratti funzionali, ma spesso indirizzati. Mancano cioè della spontaneità tipica delle persone. Questi soggetti recitano la parte che gli viene assegnata dall'Autore che è attentissimo nel non voler creare delle incongruenze e quindi li fa agire in un modo che difficilmente accadrebbe nella realtà.

Ad esempio si vede che ha bisogno del commissario per una questione di svolta narrativa, per far cioè quadrare i conti e mette alcuni puntelli forse per le prossime pubblicazioni.

Ho sempre travato fastidiosissimo quando si scrive nella prospettiva di pubblicare un seguito.

L'hackering occupa un discreto spazio. Il lettore incontrerà blackphone, programmini di cifratura, accenni vari alla decrittazione dei dati e via discorrendo. Le disquisizioni in sè sembrano il frutto di un infarinatura molto approssimativa fornita da un esperto di informatica. Poco affascinanti per gli esperti, corrono il rischio di essere difficili da digerire per il lettore medio il quale potrebbe non gradire le divagazioni sulla fattorizzazione e la matematica quantistica nei calcolatori.

«I risultati che aveva ottenuto avrebbero costituito la base del suo virus-spia, il suo Rat, perciò non aveva potuto abbassare un attimo la concentrazione. Insomma, aveva passato il sistema ai raggi X da cima a fondo, ed era proprio per quel motivo che aveva installato una copia del server a casa sua. Se avesse attaccato direttamente la piattaforma dell'Nsa, i tecnici se ne sarebbero accorti subito e fine del divertimento». Tratto da «Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio (Farfalle).

Direi che la via crucis può terminare qui. Cinquecento pagine molto difficili da digerire. Ne sarebbero bastate 400 e forse il prodotto sarebbe stato decisamente meglio.

L'Autore a mio avviso è scarso, la sua cifra narrativa è molto al di sotto della media e malgrado l'impegno profuso raggiunge un risultato appena mediocre.

Forse come giornalista è ottimo, ma come romanziere a mio parere proprio non ci siamo.

Esigenze di marketing hanno ispirato la scelta di riportare in libreria questi personaggi, ma ritengo che il progetto avrebbe dovuto essere elaborato molto meglio.

«Quello che non uccide» è un romanzo mediocre, a tratti lento e involuto, scarsamente creativo e poco appassionante.

Se qualcuno lo vuole leggere per curiosità dovuta ai personaggi di Millennium provi pure.

Personalmente l'unico consiglio che mi sento di offrire è: lasciar perdere.

Marco Solferini
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