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Quello
che non uccide
Autore:
David Lagercrantz
Genere:
thriller
Con
questo romanzo assistiamo al celebratissimo ritorno dei famosi
personaggi della saga di Stieg Larsson, inaugurata con il best seller
planetario «Uomini che odiano le donne».
Stiamo
parlando, ovviamente, di Mikael Blomkvist il giornalista d'inchiesta
della rivista svedese Millennium e Lisbeth Salander l'hacker in
versione metallara punk dal torbido passato.
Dopo
la famosa trilogia che ha letteralmente spopolato, rappresentando un
caso editoriale che ha perfino dato il via all'importazione di massa
di romanzi dal nord Europa, ora, grazie a un accordo per lo
sfruttamento dei diritti un nuovo Autore è stato incaricato di
proseguire la saga. Si tratta del giornalista David Lagercrantz.
In
questo romanzo ritroviamo Blomkvist che è un giornalista celebrato e
affermato il cui nome è entrato nel pantheon degli dei della carta
stampata svedese, ma da parecchio tempo non riesce più a trovare
quello «scoop» sensazionale che tutti si aspettano da un
fuoriclasse come lui.
Nel
frattempo, la redazione della rivista Millennium è alle prese con un
nuovo socio che è subentrato al gruppo Wanger.
Si
tratta di Ove Levin che rappresenta il potente e danaroso gruppo
Serner
Anch'egli
giornalista ha rinunciato alla carriera per dedicarsi alle attività
societarie interne al gruppo sviluppando una terribile invidia verso
Blomkvist che rappresenta tutto ciò che lui non è riuscito ad
essere. Un rancore che lo porterà a tessere una trama per screditare
il giornalista e mettere all'angolo il gruppo di Millennium grazie al
ricatto economico.
Tutto
questo mentre un genio svedese, il Prof. Frans Balder, da tempo
impegnato nella ricerca di un intelligenza artificiale negli Stati
Uniti decide di lasciare il proprio impiego presso una major
dell'high tech convinto di essere stato spiato e si rinchiude nella
sua casa in Svezia in compagnia solo del figlio autistico, un bambino
che malgrado il ritardo possiede uno straordinario talento matematico
- visivo. L'uomo è anche convinto di essere stato derubato delle sue
ricerche.
Una
consapevolezza che anche i servizi segreti svedesi hanno acquisito
allertati dalla potente organizzazione di spionaggio americana NSA i
cui server sono stati recentemente «bucati» da un abile hacker il
cui pseudonimo è «Wasp" e che pare essere riuscito in un
impresa apparentemente impossibile.
Tutto
precipita quando uno spietato assassino viene mandato per eliminare
il Prof. Balder e far sparire le tracce della sua ricerca.
L'indagine
di Mikael comincia da lontano, ma l'abile giornalista ha compreso che
dietro si cela qualcosa di grosso e anche Lisbeth è sulle tracce del
bambino per proteggerlo.
«Lisbeth
non faceva mai niente senza un attenta analisi delle conseguenze, di
questo era più che sicuro. Nessuna delle sue pensate era impulsiva o
poco ponderata e per questo Mikael non riusciva a immaginare che
potesse commettere un atto tanto folle come hackerare l'Nsa se
correva il rischio di essere scoperta». Tratto da «Millennium
4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio
(Farfalle).
I
rocamboleschi eventi li porteranno di nuovo a contatto e forse
insieme dovranno affrontare un nemico occulto che si nasconde dietro
il misterioso pseudonimo di Thanos.
Mi
piacerebbe poter celebrare il ritorno di questi personaggi cui
anch'io come tanti altri milioni di lettori sono affezionato.
Invece,
sono obbligato a rilevare che ci sono molte più ombre che luci in
questo romanzo che si rivela complessivamente una grande delusione.
Prima
di tutto ci sono una quantità di personaggi a mio parere eccessiva
oltre ai due protagonisti (Lisbeth entra in gioco solo a pagina 92)
che rendono la narrazione spesso lenta e a tratti leziosa, con un
continuo ripetersi degli eventi già narrati.
E'
veramente stancante e fastidioso leggere la stessa identica scena
osservata da due o tre diversi punti di vista.
In
buona sostanza l'evento viene più volte esposto a seconda che a
viverlo sia un protagonista attivo dello stesso oppure un soggetto
passivo.
Ogni
volta il racconto o meglio la relazione dei fatti è ripresa al
passato cioè come evento già sviluppatosi. Un chiarissimo limite
dell'Autore che si esprime come fanno i giornalisti limitandosi a
raccontare i fatti. Ma la narrazione di una trama è altro e diversa.
A
volte vengono impiegate persino 20 pagine per strutturare l'azione,
come nel caso dell'intrusione a casa del Prof. Balder che è
metabolicamente di una lentezza quasi primitiva.
A
causa di questo grave limite espositivo, a cascata, dal punto di
vista dinamico lo sviluppo della storia viene sistematicamente
telegrafata al lettore.
Tutti
sanno cosà accadrà prima che l'intruso entri in casa, prima che
Lsibeth si getti per salvare il bambino e prima che vi sia
l'inevitabile sparatoria finale.
Pezzi
di sceneggiatura già visti. Scene visivamente usurate
all'inverosimile.
«Se
c'è una cosa che ho imparato negli anni, è che non è facile capire
le motivazioni delle persone». Tratto da «Millennium 4:
Quello che non uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio
(Farfalle).
La
credibilità dei personaggi è un altro punto debole.
Non
hanno spessore caratteriale e un indole critica che li collochi
empaticamente al di fuori di semplici burattini funzionali alla
trama.
A
parte qualche lezioncina buttata lì per ragguagliare il lettore con
una poco condivisibile nozionistica di base (meno di quello che si
troverebbe su wikipedia) abbiamo dei soggetti caricaturali meglio
spendibili in uno storyboard per il cinema.
Il
bambino autistico è trattato come un soprammobile la cui unica
funzione è quella di dare una svolta narrativa (facilmente
anticipabile) alla decrittazione di alcuni documenti. Il grande
esperto di guerriglia si fa fregare sempre con estrema facilità e
alla fine il suo commando sembra un armata brancaleonica. Il duro
dell'Nsa è parecchio fumo e poco arrosto: pronto a spifferare tutto
cercando una soluzione compromissoria, venduta come necessaria ma a
ben guardare assurda in quella che è evidentemente una forzatura
narrativa.
Insomma,
siamo di fronte più che al poco, al niente.
Un
impoverimento dilagante che sottrae pagina dopo pagina, spessore,
realismo e dinamismo alla narrazione.
«Lisbeth
aveva agito d'istinto e si era gettata sul bambino per proteggerlo.
Atterrando sul marciapiede aveva battuto forte la spalla e il petto,
o almeno la sensazione era stata quella: un dolore intenso e
improvviso. Ma non ebbe il tempo di pensarci». Tratto da
«Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz,
ed. Marsilio (Farfalle).
Meglio
curata la figura famigliare di Lisbeth. Questa sorella cattiva che
possiede caratteristiche da antitesi e rappresenta una sottotrama che
poi emerge in tutta la sua complottistica affermazione nelle ultime
200 pagine.
Prima
il romanzo non si capisce che piega debba prendere. Non si comprende
cioè quale sia o meglio quale sarà l'oggetto dell'indagine
giornalistica del team Millennium.
E
veniamo quindi ad osservare che la rivista nel suo insieme è
trattata in maniera approssimativa.
L'Autore
ha voluto infilarci una tematica di diritto societario abbastanza
ridicola e poco verosimile.
Fa
più che altro tristezza la presenza di un socio forte invidioso e
cattivo che ce l'ha con il protagonista il quale viene azzerato sia
dal punto di vista dei contenuti (da tempo non riesce più a scrivere
un grande articolo) che del supporto finanziario (con il quale lo
avevamo lasciato in posizione di super solidità grazie ai fatti del
Gruppo Wanger).
Naturalmente
il cattivo di turno del consiglio di amministrazione scompare in un
batter di ciglia nel finale. Travolto dallo scoop che segna il
«ritorno» (ampiamente atteso e del tutto scontato) del grande
Blomkvist.
Una
sotto trama infilata lì per occupare una cinquantina di pagine
complessivamente di cui avremmo fatto veramente a meno.
Si
potrebbe rilevare che in questo espediente del tutto inutile si
rintraccia la volontà di assecondare (forse) i fan della trilogia
Millennium i quali potrebbero essersi abituati a trovare anche le
questioni interne alla gestione della rivista.
«Senza
un attimo di esitazione assestò una testata all'uomo, così forte
che si sentì fischiare le orecchie. poi si alzò barcollando. La
stanza le girava intorno e aveva del sangue sulla camicia. Era stata
colpita di nuovo? Non aveva tempo per pensarci». Tratto da
«Millennium 4: Quello che non uccide», di David Lagercrantz,
ed. Marsilio (Farfalle).
Volendo
sposare questa ipotesi e premesso che mi sembra un errore notevole
perchè penso che un proseguo di questo genere avrebbe dovuto puntare
tanto al nuovo pubblico quanto al vecchio, si sarebbe potuto trovare
in ogni caso ben di meglio da offrire ai lettori.
Dimenticatevi
il torbido e il sesso.
In
questo romanzo c'è solo un accenno a rapporti che non si consumano.
Nessun audacia, nessun soft core. Dove sono finite le atmosfere
audaci e intriganti? Nessuna traccia.
I
dialoghi sono a tratti funzionali, ma spesso indirizzati. Mancano
cioè della spontaneità tipica delle persone. Questi soggetti
recitano la parte che gli viene assegnata dall'Autore che è
attentissimo nel non voler creare delle incongruenze e quindi li fa
agire in un modo che difficilmente accadrebbe nella realtà.
Ad
esempio si vede che ha bisogno del commissario per una questione di
svolta narrativa, per far cioè quadrare i conti e mette alcuni
puntelli forse per le prossime pubblicazioni.
Ho
sempre travato fastidiosissimo quando si scrive nella prospettiva di
pubblicare un seguito.
L'hackering
occupa un discreto spazio. Il lettore incontrerà blackphone,
programmini di cifratura, accenni vari alla decrittazione dei dati e
via discorrendo. Le disquisizioni in sè sembrano il frutto di un
infarinatura molto approssimativa fornita da un esperto di
informatica. Poco affascinanti per gli esperti, corrono il rischio di
essere difficili da digerire per il lettore medio il quale potrebbe
non gradire le divagazioni sulla fattorizzazione e la matematica
quantistica nei calcolatori.
«I
risultati che aveva ottenuto avrebbero costituito la base del suo
virus-spia, il suo Rat, perciò non aveva potuto abbassare un attimo
la concentrazione. Insomma, aveva passato il sistema ai raggi X da
cima a fondo, ed era proprio per quel motivo che aveva installato una
copia del server a casa sua. Se avesse attaccato direttamente la
piattaforma dell'Nsa, i tecnici se ne sarebbero accorti subito e fine
del divertimento». Tratto da «Millennium 4: Quello che non
uccide», di David Lagercrantz, ed. Marsilio (Farfalle).
Direi
che la via crucis può terminare qui. Cinquecento pagine molto
difficili da digerire. Ne sarebbero bastate 400 e forse il prodotto
sarebbe stato decisamente meglio.
L'Autore
a mio avviso è scarso, la sua cifra narrativa è molto al di sotto
della media e malgrado l'impegno profuso raggiunge un risultato
appena mediocre.
Forse
come giornalista è ottimo, ma come romanziere a mio parere proprio
non ci siamo.
Esigenze
di marketing hanno ispirato la scelta di riportare in libreria questi
personaggi, ma ritengo che il progetto avrebbe dovuto essere
elaborato molto meglio.
«Quello
che non uccide» è un romanzo mediocre, a tratti lento e
involuto, scarsamente creativo e poco appassionante.
Se
qualcuno lo vuole leggere per curiosità dovuta ai personaggi di
Millennium provi pure.
Personalmente
l'unico consiglio che mi sento di offrire è: lasciar perdere.
Marco
Solferini
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