domenica 21 settembre 2014

Il sapore della vendetta

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Il sapore della vendetta

Autore: Joe Abercrombie
Genere: avventura, azione, fantasy

Monza e Benna Murcatto sono fratelli e combattenti, comandanti delle 1.000 spade, l'esercito del Duca Orso di Talins.

Dopo diverse campagne, le loro vittorie sono diventate leggenda e forse quello che si apre davanti a loro è l'ultimo anno di battaglie prima di dedicarsi alle ricchezze accumulate.

Durante l'incontro con il Duca Orso però, alla presenza della sua ristretta corte, si consuma il più alto tradimento. La fama accumulata dai fratelli e in particolare da lei, Monza comandante tanto spietato quanto abile nella strategia, è diventata troppo scomoda e pericolosa per chi ne teme la fama tra il popolo e le guarnigioni di soldati.

Certi di averli uccisi entrambi, il suo corpo viene gettato in un dirupo.

Le circostanze tuttavia fanno si che riesca a salvarsi. Anche se i mesi che seguono sono tragici e dolorosi. Il ricordo del fratello si mischia alle numerose ferite e fratture riportate. La guarigione delle quali è affidata a un improvvisato esperto di anatomia.

Ma quando il tempo finalmente è giunto, Monza abbandona il suo rifugio per gettarsi nelle selvagge terre della battaglia.

Grazie ad un segreto saggiamente custodito potrà elaborare una strategia per la sua vendetta.

Ognuna delle persone presenti durante il tradimento pagherà con la vita.

Per farlo, ha bisogno di costituire una compagnia.

Si uniranno a lei Brivido, un massiccio scagnozzo dei territori del nord, Ghigno, un omicida spietato cresciuto in prigione con una passione per i numeri e i dadi da gioco, Morveen, mastro avvelenatore e la sua giovane apprendista Day, Cosca, suo ex combattente e Vitari saggio conoscitore di uomini e luoghi.

Il romanzo si presenta da subito con una costruzione verticale: un antefatto dal quale si elabora la trama. La vendetta nei confronti di ciascun partecipante alla cospirazione omicida è l'espediente per costruire una serie di scenari. In pratica, per ogni uomo da assassinare si rende necessaria una missione portata a termine in un ambientazione diversa.

«Le spade sono fatte per essere sfoderate, non per disegnare». Tratto da «Il sapore della vendetta» di Joe Abercrombie, ed. Gargoyle.

La cifra letteraria dell'Autore che a livello espositivo il lettore percepisce, è decisamente ripetitiva essendo che il paradigma dello svolgimento non cambia: obiettivo - scenario - partecipanti alla missione - sviluppo.

Il romanzo risulta troppo lungo nel suo insieme, complice il tentativo di imbastire l'archetipo di uno scenario fantastico tuttavia destrutturato da elementi creativi che vadano oltre ciò che si è già letto da più parti.

La mappatura del regno è troppo facilmente conoscibile (e avrebbe necessitato di qualche disegno, assai utile in più occasioni).

La sensazione è che l'Autore strizzi l'occhio alle fortunate opere letterarie cui hanno fatto seguito altrettante produzioni televisive, fra le quali il Trono di Spade. Prodotti che tuttavia hanno un costrutto decisamente più elaborato. Fermo restando che l'Autore è già “sbarcato” sul piccolo schermo con la serie fantasy The First Law tratta dalla trilogia scritta dallo stesso Abercrombie e che gli ha tributato il meritato successo. Di cui tuttavia in questo romanzo si rinviene poca traccia.

Pur se l'ambientazione è la medesima il prodotto è assai differente. Figlio forse della sottoscrizione d'impegno a scrivere molti (troppi) libri che l'Autore ha firmato con un importante casa editrice inglese?

La dinamica dell'esposizione narrativa richiama elementi del celebre R.E. Howard come pure nella gestione della compagnia una parte delle “Cronache” di Dungeons & Dragons e dei Librigame a firma Joe Dever. Non pochi passaggi ricordano lo stile introspettivo a livello di focalizzazione soggettiva di Sanderson

Scendendo nel metro “avventuroso”, quest'ultimo guarda con rispetto all'epica e all'eroica classica, in particolare per quanto concerne il dramma della perdita e la vendetta concepita come essenza di vita. Un distillato di sentimenti forti incasellati però per qualche centinaia di pagine di troppo.

Indirizzati poi verso un finale tutt'altro che inaspettato. Che lascia aperta la porta di un possibile seguito. La qual cosa si comprende già a metà romanzo.

Tutti gli espedienti che il lettore è chiamato ad affrontare sono già noti o facilmente intuibili. Il tradimento, i conflitti interni al gruppo, la relazione affettiva e via discorrendo.. si tratta solo di stabilire il «quando» e non il «se».

In definitiva, ci sono troppi stereotipi che finiscono per banalizzare la storia, così rendendola facilmente anticipabile. Lo scrittore dimostra di essere a conoscenza del rischio e come tale prova a mescolare le carte inserendo scenari diversi, ma a parte l'ambientazione nella Banca Valint & Balk non c'è nulla di nuovo sotto il sole.

«Qui la ricchezza era fatta di parole, idee, voci e bugie, troppo preziosa per essere resa prigioniera in volgare oro o semplice argento». Tratto da «Il sapore della vendetta» di Joe Abercrombie, ed. Gargoyle.

Ivi compreso il concetto di mercenariato cui gran parte dei protagonisti si presta o dal quale trae fonte di ispirazione nella logica delle scelte. A volte condite da un codice d'onore che si sarebbe dovuto elaborare molto meglio e più approfonditamente.

«Se sei un brav'uomo e provi ogni giorno della tua vita a pensare a quale sia la cosa giusta, costruisci cose di cui essere fiero e poi alla fine arrivano dei bastardi e da un momento all'altro te la bruciano, se ti assicuri di dire un cortese grazie ogni volta che ti sbudellano a forza di calci, pensi che quando morirai e ti ficcheranno nella terra ti tramuterai in oro?». Tratto da «Il sapore della vendetta» di Joe Abercrombie, ed. Gargoyle.

Ottimi i dialoghi, molto diretti e ben organizzati, rappresentano correttamente lo stato d'animo in aperta correlazione con l'ambientazione. Funzionali e paratattici, trasmettono al romanzo quell'empatia basata sulla velocità che riesce a coinvolgere il lettore. L'Autore è consapevole delle sue capacità e punta moltissimo su quest'ultimi.

Per questa ragione, una volta individuato un aspetto caratteriale, tipico in uno dei protagonisti, lo scrittore ricama su di esso una focalizzazione soggettiva dalla quale scaturiscono considerazioni e iterazioni. Le prime sono altamente funzionali a sorreggere l'ambientazione e, conseguentemente incontriamo frasi ad effetto sinceramente belle e di alto impatto emotivo. Le seconde servono per elaborare una crescita caratteriale basata sulle contrapposizioni, tecnica assai in uso nelle sceneggiature. E' noto infatti che dall'amalgama di caratteristiche diverse, a volte contrapposte, scaturiscono conflitti evolutivi non solo del personaggio, che così si sottrae ad una crescita stilistica da mero archetipo unidirezionale, ma anche a livello di gruppo. In pratica si realizza un ambiente sociologicamente definito (più che dal punto di vista antropologico) caratteristica spesso del romanzo anglosassone.

«Le belle menzogne battono sempre le verità noiose». Tratto da «Il sapore della vendetta» di Joe Abercrombie, ed. Gargoyle.

Se il primo aspetto riesce piuttosto bene, nel secondo l'Autore è deficitario. Malgrado i numerosi tentativi in tal senso, da leggersi come rafforzativi, manca l'omogeneità narrativa che consenta alla focalizzazione di trasmutare, stabilendo cioè un empatia che dal personaggio si riversi nel lettore e ritorni, a quest'ultimo, in veste amplificata.

Il risultato quindi è sotto tono.

«Il sapore della vendetta» è un romanzo riuscito a metà. Ha degli evidenti limiti che potranno essere accettati e sopportati dagli amanti del genere, ma difficilmente da chi ha a disposizione numerose alternative in libreria che obiettivamente sono più interessanti.

L'Autore ha già dimostrato il suo talento grazie ai precedenti scritti pertanto è lecito attendersi di più.

Marco Solferini.
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