domenica 7 settembre 2014

L'ablazione

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L'ablazione

Autore: Tahar Ben Jelloun.
Genere: drammatico, biografia.

E' un romanzo che il celebre Autore ha scritto per raccontare la storia di un suo amico.

Una vicenda drammaticamente reale di chi si è sottoposto all'ablazione della prostata.

L'asportazione di un organo per via del cancro e le conseguenze che questo comporta rappresentano il punto di partenza per enucleare in un testo scritto con eleganza e prestigio narrativo la vicenda di un uomo che si vede privato sia della sua virilità sia del contesto sociale.

L'alieno dentro di noi che emerge dal nulla della consapevolezza come un parto non desiderato destinato a deviare tutta la vita di relazioni sociali dell'uomo che non si sente più tale.

E' l'inizio di un percorso catartico che passa attraverso la desolazione della solitudine, la vergogna, la depressione.

Ogni stadio post operatorio.

Se prima la narrazione ci spiega nel dettaglio il contenuto delle visite e dell'animo umano che deve razionalizzare questa implicita iscrizione al club dei malati. Di coloro che sono portatori di un male atroce la cui sola presenza è in grado di cambiare radicalmente non solo la percezione del sè, ma anche quella che gli altri hanno della persona.

Il narratore recepisce la vicenda umana e la trasmette con parole che alternano una dialettica forbita, quasi poetica, senza rinunciare alla crudezza dell'empirico dato cronologico-razionale.

L'erranza nel nulla della mia vita presente mi occupa abbastanza per non soffrire, per non provare dolore”. Tratto da “L'ablazione” di Tahar Ben Jelloun, ed. Bompiani.

Ogni azione segue un pensiero che non può essere eluso. Ed un senso di inevitabilità così invasivo da conquistare tutto l'essere. Senza scampo. Una dimensione che appartiene solo al malato e che non si può trasmettere ne sintetizzare.

L'assenza dell'organo è un precipizio emotivo perchè la sua asportazione è impercepibile dal punto di vista estetico, ma immancabilmente presente ad ogni ora del giorno e della notte.

Si tratta di condividere la crudele realtà dell'impotenza che il protagonista affronta in ogni modo cercando ugualmente un rapporto con le donne, affidandosi alla farmacologia e a un desiderio che è orribilmente in contrasto con la natura umana. L'atavica necessità di procreare o quantomeno di avere rapporti con l'altro sesso.

L'animosità del conflitto che si produce nell'annullamento perchè non c'è altra soluzione se non la rassegnazione. E' un elogio ad un concetto di cambiamento che produce sofferenza e rigetto ogni volta che si pensa alla dimensione del «miglioramento» paradossalmente incardinata nelle stagioni della vita per quel convincimento che ciascuno coltiva nel suo profondo Io.

La vittoria sta nell'accettazione quando quest'ultima è associata alla sopravvivenza e come tale deve prevalere un altro stadio della natura umana: l'autoconservazione.

Per arrivare a quest'ultimo però è necessario affrontare un percorso che nella vita reale è più spaventoso di un romanzo dell'orrore.

E' un testo che racconta nel dettaglio sia la parte tecnica - scientifica prima, durante, e persino dopo l'operazione di «ablazione» dell'organo sia quelli che sono tutti gli stati d'animo associati alla percezione sensoriale dell'Io. C'è un connubio sociologico e antropologico nelle considerazione che l'Autore è bravissimo a tradurre su carta perchè da un lato egli evidenza il mondo della sanità ospedaliera dal punto di vista sociologico del medico-chirurgo, del ricovero, delle cure tarepeutiche invasive (come la radioterapia). Altrove invece, sposta l'ago della bilancia descrivendo l'antropologia contemporanea della società verso il malato. Questa sorta di pietà umiliante e nel contempo così priva di scrupoli da non poter essere che cattiva. Perchè intorno a noi c'è l'effimera cultura della bellezza, della giovinezza che illude di essere eterna persino nella vecchiaia.

Invecchiare non è solo accumulare anni, ma è sopratutto interiorizzare il fatto che il tempo della disfatta è arrivato”. Tratto da “L'ablazione” di Tahar Ben Jelloun, ed. Bompiani.

Il testo è duro, a tratti durissimo. Non rinuncia a parlare in modo schietto e come tale veritiero di cosa significa portare il pannolone a sessant'anni, urinarsi addosso, provare a soddisfare una donna senza avere più un erezione e autocompatirsi nella solitudine di un incomprensione che simile ad un armata di Unni devasta al suo passaggio le certezze lasciando il navigante senza una bussola. Solo, nel mare aperto dell'incomprensione. Con lo spettro impenitente dell'impronunciabile: il suicidio.

«L'ablazione» è la narrazione di una vicenda umana di un sessantenne che a causa di un cancro si vede costretto all'asportazione della prostata. Scritto da un grande Autore che sapientemente recita e insegna quel che le parole trasmettono con forza, cattiveria, realismo.

Un audace e crudo atto di consapevolezza che impaurisce e riempie di orrore il lettore, ma nel contempo apre una finestra di verità su un dramma che riguarda molte persone.

Da leggere. Per capire. Per coloro che sentono il bisogno di condividere la propria esperienza affrontandola sentendosi meno soli. Meno incompresi.

Marco Solferini.
Marco Solferini (critico, agente letterario e ghostwriter)
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