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Il cammino del penitente
Autore: Susana Fortes.
Genere: thriller,
storico, drammatico.
Chi ha ucciso la giovane
studentessa di filosofia Patricia Palmer?
Il ritrovamento del suo
cadavere, nella cattedrale di Santiago de Compostela, getta un ombra
di sconforto e inquietudine nella nota città, meta ogni anno di
tantissimi pellegrini.
L'indagine, viene
affidata al Commissario Castro, mentre in contemporanea, la giovane
giornalista Laura Marquez, dell'Heraldo Gallego, uno dei principali
quotidiani galiziani, si vede affidare il caso della scomparsa,
apparentemente misteriosa, del testo liber apologeticus,
risalente al IV° sec e ceduto dall'archivio dell'Arcidiocesi.
Il commissario, si muove
come il classico segugio dei numeri e di quelle analogie che
sollecitano l'intuizione deduttiva del detective. La sua indagine
sembra snodarsi verso un possibile filone ecologista / ambientalista,
che porterebbe all'associazione “Arca di Noé” intenta a
contrastare una multinazionale già in passato responsabile di un
disastro ambientale. A complicare le cose poi, l'apparente scomparsa
del fidanzato di Patricia.
La Marquez, all'opposto,
giornalista appassionata di storia e possidente una cultura che
spazia dai romanzi al cinema più classico, intima amante
dell'avventura, indaga sul mistero di una congregazione segreta,
ispirata al celebre martire galiziano Priscilliano. L'autore cioè
del libro scomparso e sostenitore di un credo panteista, a causa del
quale fu messo a morte con l'accusa di “maleficium”.
Quale segreto si
accompagna alla morte di Patricia Palmer? E' forse legato
all'esistenza di un culto eretico che si è infiltrato e ambientato
all'interno della classe sacerdotale della stessa Chiesa? Che cos'è
l'ente noto come “assertio fidei”, sottoposto all'istituto
di diritto pontificio e quali sono i reali compiti attribuiti ai
diaconi che ne fanno parte?
Susana Fortes è la nota
autrice del romanzo “Quattrocento” che le è valso gli
onori della critica e del pubblico.
Dopo una parentesi di
quattro anni ritorna, con questo suo nuovo testo, al thriller
storico.
Carico di spiegazioni
tematiche ed ambientato in una città santa per eccellenza, la trama
di snoda in un doppio filone contemporaneo. Da un lato il
Commissario, dall'altro la giornalista. Destinati ad incontrarsi
sotto l'egida di un comune denominatore di una verità, che dietro
l'omicidio cela un movente più criptico e misterioso.
Il format della
narrazione è ormai ampiamente conosciuto.
L'evento morte, che apre
ad un indagine a monte della quale c'è un segreto per cui taluno è
disposto ad uccidere.
E' una litania già molto
usurata nell'ambito della letteratura contemporanea.
Del resto, il successo di
alcuni Autori, ha fatto si che molti altri riciclassero questo mudus
operanti.
Il vantaggio è che,
quando decolla, si parla usualmente di best seller; l'altro
lato della moneta però, annida nel fatto che, all'opposto,
categorizza a tal punto la tematica da appassionare solo un pubblico
di affezionati.
Qui sta, per effetto, la
differenza fra un Autore che sperimenta questi espedienti narrativi,
avendo già un proprio pubblico, precedentemente conquistato, ed uno
che ne sia, invece, sprovveduto.
Susana Fortes appartiene
al primo dei due genotipi.
Ciò significa che questo
romanzo funziona perchè ad averlo scritto è stata lei.
Se lo avesse fatto
qualcun'altro il risultato sarebbe stato molto poco coinvolgente.
La trama del resto è
terribilmente banale, e aggiungo, anche decisamente avara di coraggio
nel finale assai più compassato di quanto sembrava montare pagina
dopo pagina; l'unica cosa che si salva è l'ambientazione in quel di
Campostela.
I personaggi sembrano
fuoriusciti dalla sceneggiatura per la puntata di un telefilm
americano, tanto sono scontati. Nel caso poi dei protagonisti
giornalisti c'è una similitudine evidente con i celebri soggetti di
Millennium che l'Autrice “omaggia” nei ringraziamenti finali.
Piacevoli le numerose
citazioni letterarie.
Una curiosità:
esattamente come in precedente scritto, ritroviamo, anche in questo
caso, la tematica del fascino del Prof.re universitario che irretisce
la giovane studentessa. Un evidente luogo comune, cui l'Autrice,
dedica una nota senz'altro critica. Forse siamo in presenza di un
tema ricorrente, sensibile per la scrittrice? Ai posteri la sempre
ardua sentenza.
Complessivamente
pertanto, c'è assai poco di interessante se non lo stile della
Fortes: i suoi dialoghi meticolosi, scanditi all'interno di un
concetto di tempo, spesso assai melenso che si dilata all'occorrenza,
fossilizzando l'azione svolta in contemporanea su due fronti,
all'evidente scopo di accelerare in quello che dev'essere il
crescendo Rossiniano fino al climax letterario.
Autoconclusivo, ma non
definitivo, osserva in questo la regola più evoluta del thriller
storico.
“Il cammino del
penitente” è un thriller storico adeguatamente inquietante, ma
scarsamente coinvolgente. Un ritmo cadenzato, la cui alternanza
documentale – azione, appassionerà sopratutto i cultori del genere
e i lettori affezionati allo stile narrativo dell'Autrice.
Molto al di sotto dello
standard di “Quattrocento”, è un libro consigliato
principalmente agli interessati e ai fan dell'Autrice.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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