venerdì 30 gennaio 2015

Sottomissione

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Sottomissione

Autore: Michel Houellebecq
Genere: drammatico, attualità

Francois (il nome del protagonista viene pronunciato solo alla fine del primo capitolo) è un giovane professore francese della Sorbona 3 di Parigi.

Il suo prestigioso percorso universitario è incentrato sull'autore Huysmans, noto scrittore ottocentesco la cui storia personale è stata ricca di colpi di scena oltre che caratterizzata da una produzione letteraria assai varia.

La vita di Francois si gestisce tra l'attività didattica e qualche sporadica pubblicazione letteraria su riviste dedicate.

Per il resto, nella sua vita privata, intrattiene relazioni con studentesse dal sesso facile e si crogiola in una quotidianità apatica di virtú. In attesa di quel grande amore che potrebbe essere la giovanissima Myriam.

Tutto peró sta per cambiare.

Infatti, alle elezioni (siamo in un futuro leggermente prossimo, indicativamente nel 2025) l'estrema destra francese si appresta a conquistare il potere e la sinistra socialista è schiacciata dall'incredibile avanzata del partito dei fratelli mussulmani: una formazione di base religiosa con un leader dichiaratosi "moderato" e che raccoglie i frutti della penetrazione mussulmana in Francia.

Il tutto si risolve in uno scenario a tratti decadimentale o apocalittico che getta l'ombra della guerra civile nelle grandi città della Francia.

Per quanto riguarda i contenuti, anzitutto, credo vada osservato che il giustizialismo al senso civico contemporaneo è autoreferenziale. A mezzo del quale l'Autore “si narra” in quella che è una pudica osservanza di opportunismo per celare i suoi eccessi (voluti) al contrario.

Pur senza andare a scapito del realismo, è bene concepire l’opera comunque e pur sempre come ipotetica. Ambientata cioè in un possibile futuro.

Ciò posto, lo stile espositivo dal punto di vista della focalizzazione soggettiva è irriverente e provocatorio, chiamando a sè l'associazione causale degli elementi anticonformisti, noti nella dialettica per stabilire un empatia teatrale che rende complice con il lettore. Queste pillole di libertinismo (con cattiveria) sono un pó Bridget Jones o Hank Moody (Hollywood docet, se ”esiste” Richard Castle, può esistere anche il protagonista di ”Californication”).

In epoche più antiche, le persone costituivano delle famiglie il che significa che dopo essersi riprodotte sgobbavano ancora qualche anno, il tempo che i figli raggiungessero l'età adulta, poi se ne andavano al Creatore”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Da subito, nel romanzo, il lettore incontra un metodo narrativo volutamente organizzato in pensieri lunghi. Nei quali incontriamo un palese sfoggio della retorica (quale arte liberale negata) associata alla dialettica.

Osservo che lo stile non è ripetitivo ne rafforzativo, essendo invece più contemplativo e questo lo rende digeribile anche a coloro che fossero strenui sostenitori della paratattica espositiva.

La socialità nei rapporti umani di cui il protagonista è apatico e per molti versi avverso, essendo schiavizzato da preconcetti illustrati con un punto di vista egocentrico, entra in crisi attraverso termini e paragoni che sono spesso paradossi di autori e letterati del passato. È genialità? Vivere le opinioni altrui e parametrarle alle proprie in realtà sembra più un aspetto della psicanalisi del Sè, relativo ad un incompiutezza caratteriale.

La totalità degli animali e la schiacciante maggioranza degli uomini vivono senza mai provare il minimo bisogno di giustificazione. Vivono perchè vivono, tutto qua, è così che ragionano, poi immagino che muoiano perchè moiano e che questo, ai loro occhi, concluda l'analisi”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Prendo atto che una parte della critica sta celebrando questo Autore.

E’ noto che i francesi siano generosi in questo e spesso dimostrano una “grandeur” un pò eccessiva quasi a voler trasferire il concetto di “campioni nazionali” anche ai propri Autori.

Personalmente l’ho trovato gradevole, ma non innovativo.

Egocentrismo, maschilismo, rifiuto edonistico e narcisistica che porta al microcosmo inscatolato di sofferenze emotive tendenti all'annullamento catartico oltre il quale non c'è rinascita. Sono tutti elementi presenti nel protagonista a mezzo dei quali l'autore parla del riciclaggio che c'è alla fine di un ciclo. Riciclaggio della morale. Della cultura.

Questo antieroe moderno, così passivo da essere sterile nei confronti della realtà contemporanea e apparentemente insensibile affronta un viaggio catartico sulle rotte del suo mito Huysmans in fuga dalla civiltà di una Parigi in bilico davanti allo spettro della guerra civile.

Negli ambienti dell'estrema destra si era diffusa l'idea che se i mussulmani arrivassero al potere i cristiani sarebbero necessariamente ridotti alla condizione di dhimmis, cittadini di livello inferiore. La condizione dhimmi, in effetti, fa parte dei principi generali delll'Islam, ma nella pratica è una condizione molto flessibile”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

La volontaria ghettizzazione in cui Francois si è rinchiuso, quasi a ripudiare ciò che sicuramente di cattivo e incomprensibile c’è nel mondo circostante trasmette l’utilitaristico pensiero di rigetto cui egli fa regolarmente ritorno.

In questo contesto la critica al mondo universitario è brutale. Da culla della civiltà l’ateneo è diventato il lascivo microcosmo utilitaristico dei pochi eletti e facenti funzione. Una società fuori dal mondo eppure dentro di esso come il concepito frutto di uno stupro. Non meraviglia che i petrodollari mussulmani si comprino con facilità i servizi di questi (falsi) sapienti dall’atteggiamento cattedratico o la resa incondizionata di una classe accademica persa, smarrita, completamente assorbita dai più deleteri meccanismi di questo informe salotto privato fatto di professori, ricercatori e poltrone ad vitam.

Nel corso della narrazione, nel mentre che si sviluppano gli eventi politici riportati dai media, l’Autore, attraverso il suo protagonista, incontra (mette in prosa) diversi stereotipi di quella che sembrerebbe essere la colpevole distrazione dilagante della pubblica opinione. Questi personaggi sono il prodotto di quel substrato che ha consentito l’avvento del nuovo scenario politico. La descrizione del collega Steve (uno di questi) è di una perfidia culturale atroce.

Una menzione a parte merita il neologismo (si fa spesso riferimento ad essi in due occasioni cruciali del romanzo) che diventa l’epicentro di una voluta descrizione/disquisizione (preannunciata), a mò di paragone, con concetti più tipici della sociologia. Una contorsione mentale non facile in verità. Il neologismo che ha in mente l'autore è quello semantico (posso presumere).

.. e capii che non avrei più avuto il coraggio di richiamare Myriam, la sensazione di prossimità che si creava al telefono era troppo violenta, e il conseguente vuoto troppo crudele”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Poi c'è sempre il personale paragone esistenziale dell’Autore con Huysmans che sembra rivestire un oracolare termine di confronto interiore.

Probabilmente il lettore Italiano non saprà nemmeno chi sia Huysmans (altra caratteristica degli Autori francesi è quello di dare per scontato che tutti posseggano la stessa concezione culturale in voga oltre Alpi). La sua opera più celebre nel Bel Paese potrebbe essere “L’abisso” e non “Controcorrente” come accade in Francia. E’ un Autore che da naturalista è stato umanista, satanista, cattolico e via discorrendo.. un esploratore del metodo sperimentale applicato alla filosofia e alla cultura letteraria. Meno all’antropologia dal mio punto di vista.

I dialoghi (espliciti) del protagonista sono scarni e incompetenti tipici cioè dell'osservatore e del commentatore esterno: colui che non partecipa, limitandosi ad ascoltare per poi filosofeggiare sui contenuti (sbugiardati) di un evidente teatro delle intenzioni che mistifica e inganna le reali volontà. Per effetto e quale conseguenza le considerazioni (cioè quello che il protagonista si limita a pensare) sono invece molto più approfondite anche se egocentriche.

Tra un anno o due avrebbe abbandonato ogni aspirazione matrimoniale, la sua sessualità non del tutto estinta l'avrebbe spinta a cercare la compagnia di ragazzi, sarebbe diventata quella che nella mia giovinezza chiamavamo una cougar, e questo sarebbe durato senza dubbio qualche anno, una decina nei migliore dei casi, fino a quando il cedimento stavolta irreversibile del suo fisico l'avrebbe portata a una solitudine definitiva”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Eccoci quindi, a più riprese ad una rappresentazione del sonno della ragione con annesso sentimento di critica di questo essere i francesi troppo schiavi del retaggio culturale di mostri sacri come Emile Zola, Flaubert, ecc.

Una mossa del cavallo molto audace nelle intenzioni che peró mi sarei aspettato fosse piú coraggiosa nel proseguo della narrazione.

Il finale in particolare è destinato a dividere. Il confronto esegetico con il laicismo e l’ateismo che parte dalla cosmologia è affascinante. L’interpretazione dell’Islam nella cultura occidentale, o meglio di come tale religione si possa amalgamare a quel che resta di quest’ultima è un passaggio obbligato che rappresenta il gran finale cui Francois sembra predestinato. Dopo aver celebrato un ultima volta il suo Autore Huysmans in un saggio è pronto ad abbandonarlo per conoscere la seduzione del concetto islamico di sottomissione.

I monologhi finali dell'interlocutore di Francois sono atti di sincretismo estremo o una parabola ragionata sull'eclettismo applicato al binomio religione – sociologia nella società occidentale?

Stilisticamente pulito e creativamente provocatorio l'Autore dimostra ottime doti espositive che si riciclano senza tuttavia annacquarsi nella dissolvenza. Molto abile. E non era facile. Significa che egli conosce il proprio Io letterario e la conseguente cifra, riuscendo a gestirla in modo da creare una caratterizzazione a mó di autocontrollo senza lasciarsene dominare.

Voluttuosamente esplorativo dal punto di vista sessuale il romanzo non si risparmia nelle scene "hard" a vantaggio di chi apprezza.

Nessun paradigma e poche allegorie. Questo mi ha sorpreso in quanto le varie scuole di pensiero letterario-commerciale francese da Emmanuel Carrère a Nicolas Barreau non ci rinunciano facilmente.

Mi è piaciuta la sottile ma efficace distinzione tra il trasformismo e la mutevolezza. Il primo appartiene alle persone e il protagonista lo scopre insieme con il carattere camaleontico di queste, mentre la seconda riguarda la società. Francois ne rimane in un primo momento vittima ma poi vi si adatta.

Fermo restando che in alcuni casi l'Autore eccede nel proporre le atmosfere del quotidiano. Alcuni capitoli evidentemente hanno un richiamo piú stilistico con i quali lo scrittore ha sentito il bisogno di confrontarsi.

Interessante il concetto di moderazione che sembra essere la risposta a tutte le paure relative ad un cambiamento e forse rappresenta soltanto l'ultima ancora di salvezza di un sistema fallimentare e morente. E’ una curiosa e possibile chiave di lettura per dirimere alcune ambiguità del breve esilio del protagonista sulle rotte del passato di Huysmans. Lo avrei approfondito maggiormente.

E' probabilmente impossibile, per chi abbia vissuto e prosperato in un sistema sociale ereditato, immaginare il punto di vista di coloro che non essendosi mai aspettati nulla da tale sistema, ne progettano la distruzione senza alcun timore”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Questo romanzo è stato commentato in molti modi (forse persino da chi non l’ha letto o non l’ha letto tutto). C’è chi parla di un monito anti Islam, chi invece all’opposto ne osserva la capacità, un pò goliardica di gettare acqua sul fuoco di paure che tutto sommato sono eccessive. Altri hanno invece preferito disquisire sul condizionamento latente di quell’Eurabia che è stata al centro dell’attenzione per diversi anni: integrazione o colonizzazione?

Il massiccio arrivo di popolazioni immigrate fedeli a una cultura tradizionale ancora modellata sulle gerarchie naturali, sulla sottomissione della donna e sul rispetto dovuto agli anziani, costituiva un occasione storica per il riarmo morale e familiare dell’Europa, creava la possibilità di una nuova età dell’oro per il Vecchio Continente. Quelle popolazioni erano in certi casi cristiane; ma più spesso, bisognava riconoscerlo, erano musulmane”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Io ho avuto l’impressione che l’Autore ogni volta che avrebbe potuto spingere sull’acceleratore, abbia preferito il freno a mano.

In definitiva quel che dell’Islam viene ad essere molto in commento è la prassi sessuale legata alla sottomissione, quindi il ruolo della donna. L’osservanza cui questa è tenuta di crismi che sono l’antitesi dei movimenti femministi occidentali. Una sottomissione a ben guardare più funzionale che rinunciataria e che gli uomini dell’occidente potrebbero gradire dimostrando più punti di contatto di quanti apparentemente non ce ne siano con i mussulmani.

Vestite durante il giorno con impenetrabili burqua neri, di sera le ricche saudite si trasformavano in uccelli del paradiso, si agghindavano con guepiere, reggiseni trasparenti, perizomi ornati di pizzi policromi e gemme, esattamente al contrario delle occidentali, che raffinate e sexy durante il giorno perchè in gioco il loro status sociale, tornando a casa la sera si afflosciavano, abdicando stremate a qualsiasi prospettiva di seduzione indossando tenute comodi e informi”. Tratto da “Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.

Dal punto di vista dell’anti semitismo c’è poco o niente. L’avvento di un partito al potere avente matrice islamica spinge gli ebrei di Francia a lasciare il paese per tornare in Israele. Per Francois significa lasciare Myriam (ebrea) che tuttavia solo la sua mente piena di archetipi stereotipati poteva concepire come una donna giusta. In realtà è solo quella con cui fa il miglior sesso e ha molti anni in meno. Ben presto lei trova un alternativa mentre lui si riduce alle escort e poi alla bigamia mussulmana.

"Sottomissione" è senza dubbio un ottimo romanzo. Audace, creativo, provocatorio. Un ipotesi narrativa carica di fascinosa inquietudine. Apprezzabile punto di partenza per salotti letterari e amabili disquisizioni sugli argomenti trattati. Il classico piacere di una buona lettura accompagnato da una ricca dose di riflessioni.

Leggendolo però, vi domando cortesemente di ricordarvi anche il vecchio modo di dire: la realtà supera la fantasia.

Marco Solferini.
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