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IL SECONDO RINASCIMENTO
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La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna"
Sottomissione
Autore:
Michel Houellebecq
Genere:
drammatico, attualità
Francois
(il nome del protagonista viene pronunciato solo alla fine del primo
capitolo) è un giovane professore francese della Sorbona 3 di
Parigi.
Il suo
prestigioso percorso universitario è incentrato sull'autore
Huysmans, noto scrittore ottocentesco la cui storia personale è
stata ricca di colpi di scena oltre che caratterizzata da una
produzione letteraria assai varia.
La vita
di Francois si gestisce tra l'attività didattica e qualche sporadica
pubblicazione letteraria su riviste dedicate.
Per il
resto, nella sua vita privata, intrattiene relazioni con studentesse
dal sesso facile e si crogiola in una quotidianità apatica di virtú.
In attesa di quel grande amore che potrebbe essere la giovanissima
Myriam.
Tutto
peró sta per cambiare.
Infatti,
alle elezioni (siamo in un futuro leggermente prossimo,
indicativamente nel 2025) l'estrema destra francese si appresta a
conquistare il potere e la sinistra socialista è schiacciata
dall'incredibile avanzata del partito dei fratelli mussulmani: una
formazione di base religiosa con un leader dichiaratosi "moderato"
e che raccoglie i frutti della penetrazione mussulmana in Francia.
Il
tutto si risolve in uno scenario a tratti decadimentale o
apocalittico che getta l'ombra della guerra civile nelle grandi città
della Francia.
Per
quanto riguarda i contenuti, anzitutto, credo vada osservato che il
giustizialismo al senso civico contemporaneo è autoreferenziale. A
mezzo del quale l'Autore “si narra” in quella che è una pudica
osservanza di opportunismo per celare i suoi eccessi (voluti) al
contrario.
Pur
senza andare a scapito del realismo, è bene concepire l’opera
comunque e pur sempre come ipotetica. Ambientata cioè in un
possibile futuro.
Ciò
posto, lo stile espositivo dal punto di vista della focalizzazione
soggettiva è irriverente e provocatorio, chiamando a sè
l'associazione causale degli elementi anticonformisti, noti nella
dialettica per stabilire un empatia teatrale che rende complice con
il lettore. Queste pillole di libertinismo (con cattiveria) sono un
pó Bridget Jones o Hank Moody (Hollywood docet, se ”esiste”
Richard Castle, può esistere anche il protagonista di
”Californication”).
“In
epoche più antiche, le persone costituivano delle famiglie il che
significa che dopo essersi riprodotte sgobbavano ancora qualche anno,
il tempo che i figli raggiungessero l'età adulta, poi se ne andavano
al Creatore”. Tratto da “Sottomissione” di Michel
Houellebecq, edizioni Bompiani.
Da
subito, nel romanzo, il lettore incontra un metodo narrativo
volutamente organizzato in pensieri lunghi. Nei quali incontriamo un
palese sfoggio della retorica (quale arte liberale negata) associata
alla dialettica.
Osservo
che lo stile non è ripetitivo ne rafforzativo, essendo invece più
contemplativo e questo lo rende digeribile anche a coloro che fossero
strenui sostenitori della paratattica espositiva.
La
socialità nei rapporti umani di cui il protagonista è apatico e per
molti versi avverso, essendo schiavizzato da preconcetti illustrati
con un punto di vista egocentrico, entra in crisi attraverso termini
e paragoni che sono spesso paradossi di autori e letterati del
passato. È genialità? Vivere le opinioni altrui e parametrarle alle
proprie in realtà sembra più un aspetto della psicanalisi del Sè,
relativo ad un incompiutezza caratteriale.
“La
totalità degli animali e la schiacciante maggioranza degli uomini
vivono senza mai provare il minimo bisogno di giustificazione. Vivono
perchè vivono, tutto qua, è così che ragionano, poi immagino che
muoiano perchè moiano e che questo, ai loro occhi, concluda
l'analisi”. Tratto da “Sottomissione” di Michel
Houellebecq, edizioni Bompiani.
Prendo
atto che una parte della critica sta celebrando questo Autore.
E’
noto che i francesi siano generosi in questo e spesso dimostrano una
“grandeur” un pò eccessiva quasi a voler trasferire il concetto
di “campioni nazionali” anche ai propri Autori.
Personalmente
l’ho trovato gradevole, ma non innovativo.
Egocentrismo,
maschilismo, rifiuto edonistico e narcisistica che porta al
microcosmo inscatolato di sofferenze emotive tendenti
all'annullamento catartico oltre il quale non c'è rinascita. Sono
tutti elementi presenti nel protagonista a mezzo dei quali l'autore
parla del riciclaggio che c'è alla fine di un ciclo. Riciclaggio
della morale. Della cultura.
Questo
antieroe moderno, così passivo da essere sterile nei confronti della
realtà contemporanea e apparentemente insensibile affronta un
viaggio catartico sulle rotte del suo mito Huysmans in fuga dalla
civiltà di una Parigi in bilico davanti allo spettro della guerra
civile.
“Negli
ambienti dell'estrema destra si era diffusa l'idea che se i
mussulmani arrivassero al potere i cristiani sarebbero
necessariamente ridotti alla condizione di dhimmis, cittadini di
livello inferiore. La condizione dhimmi, in effetti, fa parte dei
principi generali delll'Islam, ma nella pratica è una condizione
molto flessibile”. Tratto da “Sottomissione” di
Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.
La
volontaria ghettizzazione in cui Francois si è rinchiuso, quasi a
ripudiare ciò che sicuramente di cattivo e incomprensibile c’è
nel mondo circostante trasmette l’utilitaristico pensiero di
rigetto cui egli fa regolarmente ritorno.
In
questo contesto la critica al mondo universitario è brutale. Da
culla della civiltà l’ateneo è diventato il lascivo microcosmo
utilitaristico dei pochi eletti e facenti funzione. Una società
fuori dal mondo eppure dentro di esso come il concepito frutto di uno
stupro. Non meraviglia che i petrodollari mussulmani si comprino con
facilità i servizi di questi (falsi) sapienti dall’atteggiamento
cattedratico o la resa incondizionata di una classe accademica persa,
smarrita, completamente assorbita dai più deleteri meccanismi di
questo informe salotto privato fatto di professori, ricercatori e
poltrone ad vitam.
Nel
corso della narrazione, nel mentre che si sviluppano gli eventi
politici riportati dai media, l’Autore, attraverso il suo
protagonista, incontra (mette in prosa) diversi stereotipi di quella
che sembrerebbe essere la colpevole distrazione dilagante della
pubblica opinione. Questi personaggi sono il prodotto di quel
substrato che ha consentito l’avvento del nuovo scenario politico.
La descrizione del collega Steve (uno di questi) è di una perfidia
culturale atroce.
Una
menzione a parte merita il neologismo (si fa spesso riferimento ad
essi in due occasioni cruciali del romanzo) che diventa l’epicentro
di una voluta descrizione/disquisizione (preannunciata), a mò di
paragone, con concetti più tipici della sociologia. Una contorsione
mentale non facile in verità. Il neologismo che ha in mente l'autore
è quello semantico (posso presumere).
“..
e capii che non avrei più avuto il coraggio di richiamare Myriam, la
sensazione di prossimità che si creava al telefono era troppo
violenta, e il conseguente vuoto troppo crudele”. Tratto da
“Sottomissione” di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.
Poi c'è
sempre il personale paragone esistenziale dell’Autore con Huysmans
che sembra rivestire un oracolare termine di confronto interiore.
Probabilmente
il lettore Italiano non saprà nemmeno chi sia Huysmans (altra
caratteristica degli Autori francesi è quello di dare per scontato
che tutti posseggano la stessa concezione culturale in voga oltre
Alpi). La sua opera più celebre nel Bel Paese potrebbe essere
“L’abisso” e non “Controcorrente” come accade in Francia.
E’ un Autore che da naturalista è stato umanista, satanista,
cattolico e via discorrendo.. un esploratore del metodo sperimentale
applicato alla filosofia e alla cultura letteraria. Meno
all’antropologia dal mio punto di vista.
I
dialoghi (espliciti) del protagonista sono scarni e incompetenti
tipici cioè dell'osservatore e del commentatore esterno: colui che
non partecipa, limitandosi ad ascoltare per poi filosofeggiare sui
contenuti (sbugiardati) di un evidente teatro delle intenzioni che
mistifica e inganna le reali volontà. Per effetto e quale
conseguenza le considerazioni (cioè quello che il protagonista si
limita a pensare) sono invece molto più approfondite anche se
egocentriche.
“Tra
un anno o due avrebbe abbandonato ogni aspirazione matrimoniale, la
sua sessualità non del tutto estinta l'avrebbe spinta a cercare la
compagnia di ragazzi, sarebbe diventata quella che nella mia
giovinezza chiamavamo una cougar, e questo sarebbe durato senza
dubbio qualche anno, una decina nei migliore dei casi, fino a quando
il cedimento stavolta irreversibile del suo fisico l'avrebbe portata
a una solitudine definitiva”. Tratto da “Sottomissione”
di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.
Eccoci
quindi, a più riprese ad una rappresentazione del sonno della
ragione con annesso sentimento di critica di questo essere i francesi
troppo schiavi del retaggio culturale di mostri sacri come Emile
Zola, Flaubert, ecc.
Una
mossa del cavallo molto audace nelle intenzioni che peró mi sarei
aspettato fosse piú coraggiosa nel proseguo della narrazione.
Il
finale in particolare è destinato a dividere. Il confronto esegetico
con il laicismo e l’ateismo che parte dalla cosmologia è
affascinante. L’interpretazione dell’Islam nella cultura
occidentale, o meglio di come tale religione si possa amalgamare a
quel che resta di quest’ultima è un passaggio obbligato che
rappresenta il gran finale cui Francois sembra predestinato. Dopo
aver celebrato un ultima volta il suo Autore Huysmans in un saggio è
pronto ad abbandonarlo per conoscere la seduzione del concetto
islamico di sottomissione.
I
monologhi finali dell'interlocutore di Francois sono atti di
sincretismo estremo o una parabola ragionata sull'eclettismo
applicato al binomio religione – sociologia nella società
occidentale?
Stilisticamente
pulito e creativamente provocatorio l'Autore dimostra ottime doti
espositive che si riciclano senza tuttavia annacquarsi nella
dissolvenza. Molto abile. E non era facile. Significa che egli
conosce il proprio Io letterario e la conseguente cifra, riuscendo a
gestirla in modo da creare una caratterizzazione a mó di
autocontrollo senza lasciarsene dominare.
Voluttuosamente
esplorativo dal punto di vista sessuale il romanzo non si risparmia
nelle scene "hard" a vantaggio di chi apprezza.
Nessun
paradigma e poche allegorie. Questo mi ha sorpreso in quanto le varie
scuole di pensiero letterario-commerciale francese da Emmanuel
Carrère a Nicolas Barreau non ci rinunciano facilmente.
Mi è
piaciuta la sottile ma efficace distinzione tra il trasformismo e la
mutevolezza. Il primo appartiene alle persone e il protagonista lo
scopre insieme con il carattere camaleontico di queste, mentre la
seconda riguarda la società. Francois ne rimane in un primo momento
vittima ma poi vi si adatta.
Fermo
restando che in alcuni casi l'Autore eccede nel proporre le atmosfere
del quotidiano. Alcuni capitoli evidentemente hanno un richiamo piú
stilistico con i quali lo scrittore ha sentito il bisogno di
confrontarsi.
Interessante
il concetto di moderazione che sembra essere la risposta a tutte le
paure relative ad un cambiamento e forse rappresenta soltanto
l'ultima ancora di salvezza di un sistema fallimentare e morente. E’
una curiosa e possibile chiave di lettura per dirimere alcune
ambiguità del breve esilio del protagonista sulle rotte del passato
di Huysmans. Lo avrei approfondito maggiormente.
“E'
probabilmente impossibile, per chi abbia vissuto e prosperato in un
sistema sociale ereditato, immaginare il punto di vista di coloro che
non essendosi mai aspettati nulla da tale sistema, ne progettano la
distruzione senza alcun timore”. Tratto da “Sottomissione”
di Michel Houellebecq, edizioni Bompiani.
Questo
romanzo è stato commentato in molti modi (forse persino da chi non
l’ha letto o non l’ha letto tutto). C’è chi parla di un monito
anti Islam, chi invece all’opposto ne osserva la capacità, un pò
goliardica di gettare acqua sul fuoco di paure che tutto sommato sono
eccessive. Altri hanno invece preferito disquisire sul
condizionamento latente di quell’Eurabia che è stata al centro
dell’attenzione per diversi anni: integrazione o colonizzazione?
“Il massiccio arrivo di popolazioni immigrate
fedeli a una cultura tradizionale ancora modellata sulle gerarchie
naturali, sulla sottomissione della donna e sul rispetto dovuto agli
anziani, costituiva un occasione storica per il riarmo morale e
familiare dell’Europa, creava la possibilità di una nuova età
dell’oro per il Vecchio Continente. Quelle popolazioni erano in
certi casi cristiane; ma più spesso, bisognava riconoscerlo, erano
musulmane”. Tratto da “Sottomissione” di Michel
Houellebecq, edizioni Bompiani.
Io ho
avuto l’impressione che l’Autore ogni volta che avrebbe potuto
spingere sull’acceleratore, abbia preferito il freno a mano.
In
definitiva quel che dell’Islam viene ad essere molto in commento è
la prassi sessuale legata alla sottomissione, quindi il ruolo della
donna. L’osservanza cui questa è tenuta di crismi che sono
l’antitesi dei movimenti femministi occidentali. Una sottomissione
a ben guardare più funzionale che rinunciataria e che gli uomini
dell’occidente potrebbero gradire dimostrando più punti di
contatto di quanti apparentemente non ce ne siano con i mussulmani.
“Vestite
durante il giorno con impenetrabili burqua neri, di sera le ricche
saudite si trasformavano in uccelli del paradiso, si agghindavano con
guepiere, reggiseni trasparenti, perizomi ornati di pizzi policromi e
gemme, esattamente al contrario delle occidentali, che raffinate e
sexy durante il giorno perchè in gioco il loro status sociale,
tornando a casa la sera si afflosciavano, abdicando stremate a
qualsiasi prospettiva di seduzione indossando tenute comodi e
informi”. Tratto da “Sottomissione” di Michel
Houellebecq, edizioni Bompiani.
Dal
punto di vista dell’anti semitismo c’è poco o niente. L’avvento
di un partito al potere avente matrice islamica spinge gli ebrei di
Francia a lasciare il paese per tornare in Israele. Per Francois
significa lasciare Myriam (ebrea) che tuttavia solo la sua mente
piena di archetipi stereotipati poteva concepire come una donna
giusta. In realtà è solo quella con cui fa il miglior sesso e ha
molti anni in meno. Ben presto lei trova un alternativa mentre lui si
riduce alle escort e poi alla bigamia mussulmana.
"Sottomissione"
è senza dubbio un ottimo romanzo. Audace, creativo, provocatorio. Un
ipotesi narrativa carica di fascinosa inquietudine. Apprezzabile
punto di partenza per salotti letterari e amabili disquisizioni sugli
argomenti trattati. Il classico piacere di una buona lettura
accompagnato da una ricca dose di riflessioni.
Leggendolo
però, vi domando cortesemente di ricordarvi anche il vecchio modo di
dire: la realtà supera la fantasia.
Marco
Solferini.
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