Un ringraziamento particolare agli sponsor:
Libreria - Galleria
IL SECONDO RINASCIMENTO
Via Porta Nova 1/A (ang. via C. Battisti) - Bologna
Via Porta Nova 1/A (ang. via C. Battisti) - Bologna
Il luogo ideale dove trovare i Tuoi Libri
http://www.ilsecondorinascimento.it/
***
Palestra Performance
Centro estetico e fitness.. nel cuore di Bologna
***
Palestra Performance
Centro estetico e fitness.. nel cuore di Bologna
* * *
La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna"
* * *
Il
cacciatore del buio
Autore: Donato Carrisi
Genere: thriller
Marcus,
il penitenziere di Roma, è sulle tracce di un serial killer che
apparentemente uccide le sue vittime (delle coppie) dopo aver loro
imposto un gioco mortale basato sulla menzogna del loro stesso amore.
Un
colpo di pistola e un coltello piantato nello sterno. Questo sembra
il suo biglietto da visita.
Da
tempo però la sua opera non passa inosservata e per quanto assurdo
possa apparentemente sembrare, l'omicida è protetto da chi cerca di
far sparire le prove dei suoi crimini.
Per
una casualità l'agente Sandra Vega, esperta di fotorilevazione,
chiamata ad immortalare con i propri scatti la scena del crimine
scoprirà l'agghiacciante verità che sembra condurre ad un complotto
che costa la vita al medico legale incaricato di effettuare le
analisi sui corpi delle vittime
La
sua brillante intuizione le garantisce l'ingresso nella squadra
speciale agli ordini del vicequestore Moro che indaga sui serial
killer.
Tuttavia,
le dinamiche di questi omicidi sembrano andare ben oltre la psiche di
un singolo, celando un segreto dentro il mistero. Sul quale indaga
anche Marcus perchè una setta satanista potrebbe essere alla radice
della genesi di questo mostro.
Per
mettere insieme i tasselli e scoprire la verità sarà necessario
rivelare l'identità del bambino di sale e dell'uomo con la testa di
lupo. Due enigmi. Due misteri che sconvolgeranno le indagini e
proietteranno l'ombra del male niente di meno che nel cuore stesso
del Vaticano.
Dopo
il successo de «Il tribunale delle anime», torna l'esperta di
fotorilevazioni Sandra Vega e il penitenziere Marcus. Stessa
indagine, strade e metodologie diverse, dal cui intreccio
scaturiscono le svolte narrative che scandiscono il ritmo di questa
indagine.
Francamente
mi aspettavo di più.
Sopratutto
perchè questo romanzo è firmato da Donato Carrisi, l'ormai
celebrissimo autore de «Il suggeritore».
Nelle
prime 70 pagine ho rilevato un eccesso di particolari che spesso
invece di essere descrittivi decadono nella semplice nozionistica, a
tratti meramente espositiva se non addirittura turistica con
riferimento ai luoghi. L'esposizione descrittiva ambientale
incardinata nel nesso (con lo sviluppo) della narrazione si basa su
canoni di condiscendenza e contorno: il primo argomentato a favore
della logica espositiva e quindi dello sviluppo narrativo, il secondo
avente carattere prevalentemente descrittivo. Se, come accade,
l'aggiunta del particolare diventa semplicemente un contorno,
quest'ultimo non solo è scadente, ma appesantisce il nucleo portante
della trama, specialmente in una fase in cui (siamo agli inizi)
sarebbe più opportuno stabilire il parametro della cifra narrativa e
del suo ritmo.
Il
romanzo successivamente migliora. In particolare lo stile di Carrisi
emerge nella seconda parte. Decisamente più coinvolgente e giocata
sul doppio binario del mistero - indagine sul mostro omicidiario.
«Quello
che fino ad allora era stato solo un brutto presentimento cominciava
a prendere le sembianze di un mostro di dolore». Tratto da «Il
cacciatore del buio» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Tuttavia,
essendo che ci troviamo di fronte ad un secondo capitolo,
praticamente con gli stessi personaggi della serie iniziata con «Il
tribunale delle anime» mi sarei atteso un approfondimento con
annessa evoluzione dei personaggi invece quest'ultimi latitano sui
medesimi stati d'animo. Marcus è oggetto di riflessioni che sono un
patema emotivo, un crogiolo di emozioni riciclate, un costrutto
larvale, un archetipo le cui 24 ore di vita giornaliere paiono
assorbite da identiche dosi di emozioni costrittive e penitenti.
Esagerato.
Le
ipotesi deduttive di Marcus oggettivamente sono deboli. La sua
anamnesi circostanziale è parecchio lacunosa. Certamente non
pretendo un deduzione stile Sir Arthur Conan Doyle ne tantomeno un
confronto fra metodi Baconiani o Aristotelici, ma in fatto e a ben
guardare il lettore potrà facilmente comprendere che l'analisi dei
particolari e dei comportamenti da cui si deduce la presenza del male
è spesso «forzata» nel senso che ben potrebbero esserci altre
spiegazioni e per effetto l'aggiustamento, a mò di spiegazione, che
arriva puntale sembra più voler convincere il lettore della
genialità di questa deduzione invece di concentrarsi sulla sua
plausibilità. Che rimane vacante.
«Il
male è quell'anomalia davanti agli occhi di tutti ma che nessuno
riesce a vedere». Tratto da «Il cacciatore del buio» di
Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Per
quanto riguarda l'attività di Sandra Vega mi è parso di calarmi sul
set di CSI sceneggiato da Kathy Reichs o Patricia Cornwell: non è
necessario raccontare un manuale sulla fotorilevazione peraltro già
sviscerato nel precedente romanzo.
Per
converso c'è una sapiente esposizione della routine lavorativa e di
rapporti personali. Trattasi di elementi molto completi che denotano
un tocco di persuasivo realismo e la cui focalizzazione temporale
aiuta moltissimo nella separazione cronologica del tempo in cui si
svolge l'indagine accompagnata ai misteri del suo sviluppo.
«Anche
se potrà sembrarvi strano, non c'è odio nelle sue azioni. E'
diligente, scrupoloso. Mettetevi in testa che questo è il suo lavoro
e lo fa maledettamente bene». Tratto da «Il cacciatore del
buio» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
In
pratica, assistiamo ad un meccanismo a scatole cinesi, laddove ad un
mistero se ne sostituisce un altro che comporta non solo una
rivelazione, ma un nuovo accattivante presentimento. In questa
gestione del climax l'Autore è molto convincente.
La
caratterizzazione evolutiva del serial killer è come già in
precedenti scritti ottima anche se c'è parecchia manualistica da
criminologia intesa come materia di studio. La qual cosa potrebbe
essere normale, ci sono Autori che seguono il medesimo iter (fra
questi merita di essere citato Jean Christophe Grangè), il problema
è che a tratti sembra non sia la trama ad essere nata prima del
serial killer bensì l'opposto. Cioè che l'Autore abbia selezionato
anzitutto il suo mostro di Frankenstein e attorno a questo abbia
costruito la trama. Del resto anche i serial killer corrispondono a
delle caratteristiche che riguardano tanto la patologia di cui sono
affetti quanto il modus operandi. Strutturare la trama in virtù del
genere di serial che si è scelto è più facile che fare l'opposto e
da un Autore di gran pregio come questo, mi sento legittimato ad
attendermi altro. Sopratutto di più innovativo.
«..crede
fermamente nel valore delle fiabe: dice che sono lo specchio più
fedele della natura umana. Se togli i cattivi dalle fiabe, non sono
più divertenti, l'hai mani notato? A nessuno piacerebbe una storia
con i soli buoni». Tratto da «Il cacciatore del buio»
di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
L'elemento
fiabesco proposto nel corso del romanzo è accattivante ma molto, fin
troppo superficiale. Sembra più il frutto di un intuizione cui
agganciare un modello utile a coinvolgere i lettori più adulti. Ci
si riferisce evidentemente ai contenuti delle fiabe dei fratelli
Grimm (non a caso i riferimenti) che però, chiunque ne conosca la
storia sa bene che originariamente fiabe non erano. Bensì racconti
popolari e come tali fatti e voluti per concepire una via di mezzo
tra la leggenda e l'agire quotidiano: un monito quindi a quel che di
cattivo il mondo può offrire. In quest'ottica numerosissimi Autori
hanno scritto ampi trattati sugli elementi favolistici dei fratelli
Grimm. Ma altrettanto non si potrebbe sostenere altrove e per diversi
Autori di favole la cui struttura è diversa e distinta.
«Un
freddo intenso era calato sulla campagna e sembrava avesse ibernato
ogni cosa, perfino i suoni. L'aria era immobile e tutto era sospeso.
Il penitenziere provò un profondo senso di solitudine, come chi si
trova a dover affrontare ciò che si cela oltre la propria morte. A
pochi metri da lui c'era il passaggio per entrare in un mondo
segreto, lontano degli occhi della gente comune». Tratto da «Il
cacciatore del buio» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Ci
sono due finali in questo romanzo.
Uno
è quello della trama principale e dell'iterazione tra i protagonisti
Marcus e Sandra (una sorta di coppia in stile «Tredicesimo apostolo»
che unisce il sacro - mistico - esoterico con il profano della
scienza) e l'altro che riguarda invece la persona e l'indagine
cognitiva / introspettiva di Marcus alle radici della propria
organizzazione dei penitenzieri. Il primo finale mi è parso
intelligente e ben sviluppato specialmente grazie alla doppia trama
che rivela il male dietro l'assassino, quindi la natura storica del
complotto con uno stile alla Dario Argento; l'altro invece l'ho
trovato di una banalità disarmante. Un epilogo che sembra il
preludio ad una sorta di sequel in stile «Silenzio degli innocenti»
con un Marcus ancora di più in una fase embrionale, schiavizzato tra
il volere ed il dovere e a contatto con un «lato oscuro» del
Vaticano (che non è la Chiesa, in questo l'Autore è abile ad
evitare confondimenti) basato sulla natura del bene nella religione
che onestamente mi ha fatto immediatamente pensare a Dan Brown per la
presenza di confraternite e «poteri nel potere» che si muovono
attraverso i palazzi apostolici.
Ottimi
i dialoghi, sicuramente capaci di fagocitare la scena, ruminarla e
riproporla empaticamente al lettore con una fruibilità argomentata
attraverso frasi vissute (linguaggio della «working class») ed
elementi di elaborata conformità caratteriale ben indirizzati a
distinguere l'indole dei personaggi protagonisti e non. Il confronto
dialettico prelude quasi sempre alla svolta narrativa il che alimenta
una tensione narrativa che dopo le prime 70 pagine è costante e
spesso in crescendo.
«Abbiamo
nascosto il diavolo all'umanità, come si nasconde lo sporco sotto un
tappeto. Per ottenere cosa? Abbiamo assolto Dio dai suoi peccati solo
per assolvere noi stessi. E un atto di grande egoismo non credi?»
Tratto da «Il cacciatore del buio» di Donato Carrisi, ed.
Nord.
Giova
osservare che di una parte delle osservazioni svolte in questa
critica, forse l'Autore è anche consapevole giacchè in chiusura del
romanzo c'è una «conversazione con l'Autore» la quale tuttavia non
rivela chi sia a porgli le domande (normalmente si scrive) e dove è
lo stesso Carrisi che cita alcuni riferimenti proprio al suo studio
nella criminologia, alla tesi di laurea.
La
mia sensazione è che questo romanzo abbia visto un imponente opera
di adattamento da parte di un editor o di un ghost writer o di un
agenzia letteraria (sopratutto le prime 70 pagine, fermo restando che
non è un demerito, ma è noto come questi interventi siano privi di
anima e spesso standardizzati) e che pur collocandosi temporalmente
dopo il successo de «Il tribunale delle anime», la sua concezione
sia nata prima, magari come opera a se stante.
«Il
cacciatore del buio» è un buon romanzo nel suo complesso, ma da un
Autore come Donato Carrisi io mi aspetto molto di più.
Consigliato
a chi legge tutti i romanzi di questo Autore, a chi «adora» il
genere thriller (c'è sicuramente di molto peggio in circolazione) e
a chi interessano gli argomenti affrontati.
Sconsigliato
a chi vuole leggere per la prima volta un opera di Carrisi (optate
piuttosto per il «Suggeritore» e «l'Ipotesi del Male»).
Marco
Solferini.
puoi
trovarmi anche su: