giovedì 25 aprile 2013

L'editoriale apocrifo di Marco Solferini: "Le agenzie del lavoro ovvero il metodo del dottor «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato"

 L'EDITORIALE APOCRIFO di MARCO SOLFERINI


Le agenzie del lavoro ovvero il metodo del dottor «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato a dato»



L'art. 1 della nostra Costituzione recita: «L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro».


Vien subito da pensare che data la scarsa applicazione pratica del primo articolo non meraviglia che pure gli altri vadano maluccio.


Cosa volete, se la premessa è questa è comprensibile che quando si arriva al punto in cui ci si occupa del Governo e del Presidente della Repubblica vengono rispettati al limite le virgole, i punti e magari, ad andar bene, gli spazi fra le parole.


Un pò di tempo fa però qualcuno leggendo l'art. 1 ha avuto un illuminazione, insomma ha visto la luce in stile Jim Belushi in "Blues Brothers". Era l'allora giuslavorista Marco Biagi il quale prendendo spunto da quanto accadeva in Francia propose di introdurre anche in Italia la c.d. “somministrazione di lavoro”.


Già il termine è di per sé inquietante: sembra uscito da un episodio di American Horror Story ma nel 2003, diventava legge, la c.d. Legge Biagi con lo scopo di innovare il settore, nel senso che toglieva di mezzo (e si sostituiva) al precedente “pacchetto” Treu (altro giuslavorista) che nel 1997 aveva introdotto in Italia il c.d. lavoro interinale.


In pratica, il concetto ispiratore era che siccome trovare lavoro diventava sempre più difficile bisognava renderlo sempre più flessibile. Un po' come prescrivere una pillola di cianuro per curare una persona depressa. In un certo senso il problema lo risolve..


Siccome il “pacchetto” Treu era un po' troppo deboluccio quanto a "soluzioni alternative" ci ha pensato la Legge Biagi che ha letteralmente aperto le porte ad una piccola enciclopedia di contratti di lavoro.


Ne sono cioè arrivati di tutti i gusti, meglio che in gelateria e tutti rigorosamente a tempo determinato: un arcipelago di contratti che a prima vista sembravano un paradiso come le Maldive per chi cercava lavoro ma che in pratica di paradisiaco, a distanza di una decina d'anni, avevano ben poco.. anzi si sono rivelati un vero e proprio girone dell'inferno Dantesco.


Di fatto però le agenzie del lavoro hanno avuto un vero e proprio «boom» peggio di quelli che fa un fondamentalista quando decide di farsi saltare in aria.


Oggi infatti in giro ci sono quasi più agenzie (formato negozio) per chi cerca lavoro che sigarette elettriche per chi vuole smettere di fumare.


Il che dovrebbe farci ben sperare: avremo il lavoro e non moriremo di tumore. Se ci sente la Disney diventiamo una favola meglio di Biancaneve. Ma attenzione perchè la mela avvelenata è dietro l'angolo.


Premesso che molto spesso «noi» quando vogliamo proporre / introdurre qualcosa usiamo l'affermazione: «faremo come» in Francia, oppure in Germania. Insomma copiamo. Nel presupposto che altrove le cose vadano meglio e siccome lo facciamo in continuazione di questo passo esauriremo le alternative e arriveremo probabilmente a dichiarare, prima o poi, «faremo come» a Timbuktù o alle Hawaii dove se non altro diceva er Monnezza «lo prendi e lo dai». Il che mi sembra più in linea con l'Italico stile quando si tratta di lavoro.


Da notare che all'estero invece si è affermata la tendenza opposta. Infatti non è insolito sentire l'affermazione: «attenzione a non fare come in Italia».


Ma poco importa, si può essere esempi anche in negativo. Sul punto però a volte ho la sensazione che noi poi abbiamo deciso di aggiudicarci il Guinnes dei primati.


Insomma, il buon Marco Biagi è il c.d. papà delle agenzie del lavoro.


Certo è in buona compagnia, ce n'è infatti uno per la bomba atomica, un altro per il gas nervino e via dicendo. Del resto hanno in comune che sono tutte armi di distruzione di massa.


I morti ammazzati poi sono Santi subito: non passano nemmeno attraverso il processo di beatificazione. Purtroppo il Biagi è stato vittima del terrorismo made in Italy o meglio di quel che restava.


Quando uno muore non lo critica più nessuno, anzi tutti lo lodano.


Se la vita fosse un fumetto assisteremmo a decine di persone che pensano con la tipica nuvoletta: «era un gran...» ma poi affermano frasi infarcite di espressioni come: «statura morale», «onesta intellettuale», ecc. ecc.


Tanto per capirci, è un pò come quando leggiamo che un tizio è impazzito e ha sterminato un pò di gente perché magari l'autobus non si è fermato, il bombolone alla crema era poco ripieno o il giornale era spiegazzato. Il cronista di turno va dai vicini ad intervistarli e loro dichiarano: «persona tranquilla, riservata che mai e poi mai ha dato segnali di squilibrio».


Quindi, a ben guardare abbiamo un giuslavorista che ha introdotto un meccanismo del mercato del lavoro copiandolo da quello che accadeva in Francia (l'ultima volta che l'abbiamo fatto a Bologna abbiamo portato a casa un suppostone formato Famiglia di nome «Civis») e che poi è purtroppo morto in circostanze peraltro tragiche.


In un paese come il nostro, dove per fare carriera occorre imparare a far d'ipocrisia virtù chi mai si sognerebbe di alzarsi in stile Paolo Villaggio dopo la celebre corazzata kotiomkin e dichiarare: «per me le agenzie del lavoro sono una kagata pazzesca?»


Ovviamente nessuno.


O almeno di quelli che contano e vengono ascoltati.


Eh si perchè in realtà a pensare che le agenzie del lavoro siano una grandissima presa per i fondelli ci sono diversi milioni d'Italiani che ogni giorno ne hanno prova tangibile, ma il problema è che la democrazia attualmente in vigore è più o meno quella che c'era all'epoca del Ré Sole e quindi c'è uguaglianza nel senso che non conta niente nessuno.


Provate a chiedervi: quanta gente conoscete che si sia rivolta ad un agenzia del lavoro e abbia trovato questa pietra filosofale moderna del sacrosanto impiego?


Provate anche per un attimo a porvi altri due quesiti, ma tanto per sport, giusto per non annoiare i neuroni la domenica pomeriggio:

1) Com'è possibile che nelle città, dove il tasso di disoccupazione degli under 35 si aggira intorno al 36% e sale ad oltre il 50% considerando i precari cioè quelli che non sanno di che morte devono morire, com'è possibile ci siano qualcosa come 80 o 90 diverse agenzie del lavoro?

2) Se l'anno scorso sono stati licenziati in tutta Italia oltre un milione di lavoratori com'è realisticamente possibile che le agenzie aumentino e abbiano sempre queste bacheche piene d'offerte (che per inciso alcune sono ogni tanto quasi identiche le une alle altre.. ma in fondo c'è “solo” qualche km di distanza dalla sede di un agenzia all'altra)?


Guardando quelle vetrine sembra che siano quasi disperati a tal punto da non trovare nessuno da assumere!


Nelle agenzie infatti ci si sente molto spesso dire che le ricerche ci sono, anzi le “selezioni”, che è un termine più elegante (del resto oggi trovare lavoro è un pò come vincere una fascia di Miss. Italia) quindi le “selezioni” sarebbero anche in corso, ma le professionalità non si trovano!


Il che è un pò come andare in un villaggio del terzo mondo fra gente che muore di fame e dirgli che il cibo c'è, solo che non trovano il cuoco per cucinarglielo!


Però andare presso un agenzia può essere anche un esperienza gratificante.


Quando entri per esempio trovi quasi sempre un ambiente accogliente. Hanno pure le poltroncine. In banca raramente ci sono: te ne stai amabilmente in piedi. Il che significa che le agenzie del lavoro ci vogliono più bene dei banchieri che è tutto un dire. Come recita il proverbio: chi ben comincia..


Non solo, ma nove volte su dieci c'è un gran bella ragazza pronta ad accoglierti con un sorriso che sembra dire: «io il lavoro ce l'ho perché nell'agenzia ci lavoro e se vuoi avere una chance cerca di convincermi che sei almeno simpatico».


Insomma, è l'occasione d'oro per tutti i maschi se non altro per passare un quarto d'ora con una ragazza che vi darà tutta o quasi la sua attenzione, fingendo al meglio che gliene importi qualcosa. Moltiplicate il tutto per oltre 50 agenzie e alla fine se non è un piccolo harem poco ci manca. Poi lo sapete che è il pensiero che conta e di quello vi dovrete accontentare.


Consolatevi: se non altro non vi è costato come quelle quattro banali chiacchiere che fate nei locali quando per avere la sua attenzione vi tocca offrirgli da bere e la Lei di turno passa dalla bottiglia d'acqua naturale al Mojito da 8 euro, cogliendo la palla al balzo che manco Michael Jordan in «fly» era capace di fare.


Quindi siete lì, nell'agenzia, ben vestiti, con questa teenager che sembra uscita da un provino di Penthouse o “barely legal” e che vi guarda, vi sorride quasi comprensiva, e ad un certo punto con mossa sperimentata vi sottopone un foglietto di carta cioè la dichiarazione dei diritti umani del lavoratore: il curriculum.


Si proprio lui!


Quell'oggetto fra il mitico ed il mitologico che vi scervellate per compilare nel modo migliore: né troppo lungo né troppo corto, con o senza lettera di presentazione, in formato europeo o meno.


Manco doveste imparare a giocare a scacchi!


Lei invece vi da quel rettangolino prestampato dove non c'è nemmeno lo spazio per una posta elettronica troppo lunga e vi dice di compilarlo. Poi se ne va.


Mediamente ci metterete 15 minuti, se vi sbagliate o lo volete correggere, quando glielo dite quasi sempre la signorina vi replicherà «non ha importanza».


E' gratificante sentirselo dire. E' un modo come un altro farvi capire che la tavola è già apparecchiata ed i posti assegnati.


A questo punto vi farà qualche domanda tipo che ambizioni lavorative avete o che tipo di contratto volete. Insomma roba seria, per professionisti, gente che non a caso lavora nelle «risorse umane» e certamente avrà fatto una riunione per decidere questo approccio conoscitivo. Se questa gente la prestavamo alla Cia, Bin Laden lo avrebbero trovato in poco meno di una settimana.


Dopodiché è tutto finito.


Il vostro curriculum sarà inserito nel database: questa entità sconosciuta, una via di mezzo fra il vitello d'oro e il grande fratello di Orwell.


Da quel momento in poi potete solo aspettare la telefonata.


In alcuni casi invece, siccome c'è la ricerca di un profilo in essere, se volete partecipare alla selezione, allora vi candidate. Siccome queste ragazze hanno tanto lavoro da fare, lo potete fare solo on line. Internet del resto ci ha migliorato la vita, cosa vi credete? Potete (o meglio dovete) inviate la candidatura comodamente seduti davanti allo scatolone telematico domestico o in una biblioteca pubblica. Poco importa se sembrate pescatori che non hanno mai visto un pesce in vita loro e pensano che il branzino sia una divinità Indù.


Le selezioni sono stupende: non sapete chi è il mandante, come si svolgono, e quali saranno gli esisti.


In altre parole avete più informazioni utili sui numeri che giocate al superenalotto.


Se provate a protestare non siete più simpatici e come tali vi siete giocati la pagnotta al primo round: ko tecnico e arrivederci alla prossima volta.


Mai mettere in discussione il lavoro di questi «recruiters».


Ebbene si, loro si chiamano con una parola importata direttamente d'oltremanica.


Già quando il termine è in inglese solitamente la fregatura è in agguato. Vengono subito alla mente i professionisti della finanza creativa che usavano tutte queste sigle e queste parolone angloamericane per fregare tutto e tutti.


Il termine anglosassone infatti suggerisce professionalità e competenza.


Poco importa se poi la selezione è su mandato dell'impresa Officine Pozzi, il titolare della quale parla inglese limitatamente ai nomi dei giocatori di calcio della Premier League e se gli si dice: “sono un «recruiter»” ti risponde: «non mi interessano le offerte commerciali».


Il recruiter non è soltanto all'occorrenza un gran gnocca, no è anche una persona seria. Insomma non è mica come Rosy Bindi, più bella che intelligente.



Questo sistema è così elastico che non ci sono alternative. Il classico prendere o lasciare. Non vi resta quindi che prendere un pò di vasellina per soddisfarvi nel modo meno doloroso possibile.


Ogni tanto poi, la ragazzina di turno non è nemmeno Italiana. Quindi arrivi tu con una laurea, quarantaquattro master, corsi di lingue, superkazzole varie e stai lì a guardare questa che non riesce nemmeno a coniugare il congiuntivo o che magari mentre gli parli squilla il telefono e risponde a qualcuno in una lingua che tu credevi morta da qualche secolo.


Ma che cosa fanno esattamente questi semidei dei «recruiters»? Su Facebook o Linkedin hanno migliaia di contatti, roba che se pubblicano un post con scritto «vado al bagno» trovano centinaia di persone disposte a mettere mi piace.


Le persone che dovrebbero trovarti un lavoro passano le giornata ad inserire curriculum on line.


Un compito difficilissimo.


Occorre una precisione pazzesca.


Nemmeno un missile Patriot svolge un ruolo così difficile.


I «recruiters» escono da queste agenzie stremati dopo una giornata di lavoro veramente massacrante. L'INPS ha già proposto i pellegrinaggi a Lourdes, ed è in arrivo una manovra bis per lo sgravio fiscale, qualcuno vorrebbe aiutarli perlomeno dandogli una pensione parametrata a quella del Presidente della Corte Costituzionale. Ci sono delle Onlus che si sono proposte dopo la “spesa amica” a casa di chi non arriva a fine mese (cioè gente iscritta da 10 anni alle agenzie del lavoro) di portare ai “recruiters” delle creme corpo, del gommage, dell'acqua purificante, insomma qualcosa di più del caffè.


Ultimamente poi c'è un pò di crisi e qualche agenzia ha avuto dei problemi. In pratica c'è il rischio che i “recruiters” debbano cercare a loro volta lavoro.


Per questo le agenzie devono dimostrare di essere utili e l'unico modo è dimostrare di avere tanti iscritti.


Guarda caso di tanto in tanto escono queste selezioni che cominciano tutte con «prestigiosa società» o «importante società» o «gruppo» addirittura «primario istituto di credito». 

La cosa sorprendente è che queste selezioni, di cui più o meno si hanno le stesse informazioni circa l'attuale stato d'esplorazione del suolo marziano, riguardano soggetti di quelle fasce più disoccupate possibili e immaginabili. Cioè i portatori sani di lauree che più generaliste non si può. Tipo giurisprudenza. E improvvisamente tu sottoposto e infelice vedi il miraggio dell'ufficio legale della multinazionale o della banca. Le poltrone in pelle umana, le piante di ficus, l'acquario dei dipendenti.


Tutto lì: a portata di mano.


E allora tu provi.


E la società del lavoro che quasi sempre bandisce una selezione del genere all'anno, si trova con qualcosa come diecimila curriculum in più.


E tu invece, caro il mio Antonio La Quaglia sei lì come un ebete, come quando cercavi di recitare la poesia delle scuole elementari. Senti un dolorino alle natiche, quell'impercettibile difficoltà a stare seduto come se ti ci volesse un cuscino sotto e ti ripeti silenziosamente, come diceva il Principe di Capri: «ccà nisciuno è fesso».



Articolo a cura di Marco Solferini

per contatti, commenti, suggerire un argomento: marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com


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10 commenti:

  1. Articolo MITICO!
    Penso di non aver mai letto qualcosa di più esatto sulle agenzia TRUFFA del lavoro!!!
    E' fatto talmente bene che lo stampo.
    Bravo!

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  2. Gran pezzo!!!
    Sono d'accordissimaaaaaaaaaaaa.
    LE AGENZIE DEL LAVORO SONO UNA TRUFFA!!!
    Non solo ti prendono per i fondelli che ci sono tutte quelle ragazzine (c'è anche qualche uomo in giro che ci prova alla prima occasione!)che ce l'hanno scritto in fronte quanto sono false e bugiarde, ma semmai ci fosse un lavoro lo darebbero ai PARENTI E CONOSCENTI!!!
    VERGOGNA!

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  3. L'articolo è davvero ben fatto. Complimenti. Purtroppo c'é poco da ridere su questo argomento.
    Io ho un amica che ha lavorato per una di queste realtà (che poi ha chiuso e i dirigenti hanno riaperto con un altro nome) e me ne ha raccontate di ogni..
    Non capisco perché programmi come "Striscia la notizia" non le prende di mira o perché non scrivono articoli seri e ben fatti come questo anche i grandi quotidiani.
    Ma vi rendete conto che SONO UNA TRUFFA???
    Il "recruiter"???
    L'unica cosa che gli interessa é registrare della gran gente.
    Anche per me gli annunci sono STRAFALSI.
    Io mi sono registrata a 9 agenzie e non é MAI servito a niente!
    Non parliamo poi di quando ti trovi davanti le straniere che manco parlano italiano.. che roba.. russe, rumene, albanesi.. I miei genitori e i miei nonni hanno pagato le tasse a questo Stato per 50 anni e per cosa????
    VERGOGNA!!!

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  4. Anzitutto complimenti all'Autore dell'articolo che mi piace molto.
    Le società del lavoro sono nate male e sicuramente il fatto che tutti si siano sentiti in dovere di non criticare Marco Biagi non ha consentito di cambiare un modelle fallimentare.
    Marco Solferini fa bene a scrivere che le società del lavoro danno lavoro a chi ci lavora, perché é così.
    Ed é sotto gli occhi di tutti.
    Non servono ad altro.
    Poi che ce ne siano alcune più serie ed altre truffa ci può anche stare.
    Personalmente, basandomi anche sulla mia esperienza penso che:
    1) Gran parte degli annunci siano falsi.
    2) Ci sono annunci costruiti apposta per raccogliere iscrizioni ed é un fenomeno nato negli ultimi tempi probabilmente come conseguenza del fatto che la gente sta aprendo gli occhi e non si fida più delle agenzie.
    3) Se c'é un lavoro serio SICURAMENTE viene procacciato privatamente.
    4) Gli stranieri non sono stupidi, di certo lo sono meno degli italiani e hanno piazzato delle persone all'interno delle agenzie per aiutarsi l'un con l'altro. Non c'è da meravigliarsi.
    Detto ciò l'importante é scriverne.
    Di queste agenzie non si occupa nessuno perché evidentemente fanno comodo a molti.

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  5. Allora, premesso che anch'io ho trovato l'articolo ben fatto anche se un tantino maschilista in certe affermazioni (non tutte le donne aspirano a farsi mantenere e francamente ci sono in circolazioni uomini che pur con il lavoro, non valgono la pena).
    Comunque nel compesso l'articolo mi é piaciuto ed é molto divertente.
    Le agenzie del lavoro non piacciono a nessuno.
    Io in passato un lavoro tramite una l'ho trovato. E' stato forse un caso più unico che raro perché dopo non ha più funzionato.. chissà perché?????
    La verità è che le agenzie servono alle imprese che non VOGLIONO PAGARE DI TASCA LORO I DIPENDENTI. Praticamente sono stata assunta come precaria e quando l'agenzia del lavoro dopo un anno ha smesso di pagarmi lo stipendio e i contributi l'impresa mi ha mandato a quel paese.
    Senza un obbligo ad assumere a tempo indeterminato sono inutili.
    Quella che non riescono a trovare dei profili è una grande stupidaggine. E' proprio una balla che si sono inventati..
    Inoltre aggiungo che:
    1) Alcune agenzie del lavoro più che delle truffe sono praticamente private. Nel senso che appartengono o si rivolgono solo a certe persone (es. quelle di matrice cattolica). E' proprio anche solo inutile entrarci.
    2) Alcuni profili sono in realtà di selezioni che già sono state fatte e rimangono a titolo indicativo.
    3) Gli stranieri hanno diritto come tutti di lavorare però il fatto che ci siano delle ragazze molto giovani che spesso non saprebbero scrivere un tema in italiano che sono messe lì a giudicare se una persona anche di 40 anni possa o non possa lavorare mi sembra una cosa assurda e anche inaccettabile.

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  6. Quest'articolo non solo l'ho messo su Fb ma lo invio pure per posta a un pò di gente che conosco che stanno PERDENDO intere giornata nella agenzie del lavoro.
    Il vero problema è che sono inutili per la gente comune.
    Ovviamente in Italia, non solo nelle agenzie del lavoro, ma praticamente ovunque, lavorano i RACCOMANDATI.
    Solo loro.
    Io non dico che le agenzie andrebbero chiuse, ma ce ne sono veramente troppe, come giustamente sottolinea l'Autore di questo articolo.
    E' assurdo che con una simile disoccupazione, cassaintegrazione, precarietà ci sono decine e decine (forse persino centinaia, adrebbero contate città per città) di agenzie del lavoro.
    Le offerte "civetta" sono quasi tutti uguali.
    Poi NESSUNO CONTROLLA LE SELEZIONI???
    L'Autore scrive che non si à chi è il mandante, come si svolgono, e quali saranno gli esisti. E' ASSOLUTALEMNTE VERO!!!
    Fai una selezione, poi magari anche se ti dicono che é andata bene poi non vieni assunto e se torni all'agenzia fanno facce coì, allargano le mani.. insomma NON SAI UN BEL NIENTE!
    CHI CONTROLLA STA GENTE???
    CHI CONTROLLA QUESTI ANNUNCI CHE CI SONO ANCHE SUI FORUM ON LINE??? Poi cosa serve? Hanno già i database pieni zeppi nomi..
    Per forza che c'é la crisi..

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  7. Caro Marco,
    é un ottimo articolo e siamo lieti di pubblicaro.
    Spero che questo Tuo interessantissimo profetto "Editoriale apocrifo" abbia cadenza settimanale così da poterlo ospitare con regolarità.
    Grazie in anticipo la Tua squisita disponibilità.

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  8. Pur se con una piacevole vena umoristica é più o meno quello che mi raccontò mio fratello quando cercò lavoro presso le agenzie in questione.
    Ne girò tantissime e non lo chiamò mai nessuno. Alla fine per fortuna decise di fare da sé e trovò lavoro in meno di un mese.
    Proprio non so che razza di utilità abbiano.
    Nell'Italia di oggi probabilmente c'é qualcuno dietro che ci mangia e ha interesse a mentenerle altrimenti é inconcepibile (ed é anche un controsenso) una simile presenza.
    Mi risulta poi che in Francia sono stati stabiliti degli standard più stringenti per verificare cosa effettivamente facciano le agenzie. In Italia invece no.
    Il fatto poi che ci siano degli stranieri nel ruolo di selezionatori o come sono definiti dell'articolo "recruiters" é sinonimo solo di una cosa: NOI ITALIANI SIAMO DEGLI IMBECILLI. Loro vengono qui, lavorano, fanno quello che gli pare e si aiutano in tutti i modi che vogliono. Se qualcuno dice qualcosa si nascondono dietro il razzismo. Intanto chi ne fa le spese siamo noi e le nostre famiglie che hanno pagato le tasse a questo stato per tutta la vita senza ottenere niente se non altra roba da pagare!
    SVEGLIAMOCI!

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  9. Irma for president! Ti quoto alla grande anch'io!

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