mercoledì 5 dicembre 2012

Chiodo fisso

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Chiodo fisso

Autore: Emilio Martini
Genere: giallo



Il commissario Berté, di Lungariva (dove fa il vicequestore aggiunto, causa trasferimento dovuto a motivi disciplinari), a dicembre ritorna nella «sua» Milano. La città natale. Per una vacanza fatta di ricordi, a cominciare dal vecchio appartamento vicino a P.zza Stuparich.

Un viaggio nel passato per non pensare alla bella Marta (donna sposata che sembra in grado di capirlo nell'intimità caratteriale) e alla vecchia fiamma Patty che è pur sempre in grado di ammaliarlo.

Ma a Milano la sua passeggiata si conclude con un cadavere, che altri non è se non un vecchio amico d'infanzia del commissario.

Le indagini inevitabilmente lo coinvolgono, seppure non ufficialmente e lo porteranno a scoprire una sconvolgente verità, celata dietro un infatuazione giovanile: un impronunciabile amore che nel corso degli anni è diventato ossessione. Per la quale uccidere.

Quale mistero si cela dietro la scomparsa della bellissima Manuela? E quale pena innominabile sopporta il Gino, al punto tale da trasformare un invisibile signor nessuno in un «Cyrano» omicida?



L'Autore ci propone un viaggio catartico nel passato, tra i ricordi che sembrano arrendersi al nostalgico sentimento dell'ineluttabilità del fato e alla malinconia del presente.

La focalizzazione degli elementi descrittivi sembrano ruderi al passaggio di un archeologo e le considerazioni, latenti nell'animo che trovano voce attraverso i pensieri, paiono una parafrasi del concetto «tutto scorre» di Eraclito.

Berté è un uomo in bilico sulla bilancia del passato e del presente, causa l'età, ma che si costringe ad ignorare il futuro concentrandosi sul lavoro in quella che sembra una melodia in stile «let it be».

La narrazione scivola via bene, focalizza l'aspetto soggettivo ed introspettivo attraverso l'analisi delle emozioni che trasmutano in descrizioni figurative dei luoghi. Protagonista è Milano con le sue contraddizioni da amare e le disfunzioni così classiche cui rinunciarvi sarebbe impossibile.

Il finale tuttavia, è un monologo in chiave «l'ultima parola all'assassino», che forse ricalca un pò troppo la smarritasi originalità dei romanzi Italiani anni 90.

Il significato recondito però, è un elogio alla vita che nel suo illogico raziocinio non dimentica nessuno, perché nel disegno degli eventi di protagonismo non si fa virtù e siamo tutti, a modo nostro, personaggi in cerca di un autore. Nello scacchiere del fato anche la follia ha un suo posto e un ruolo ben preciso.



Emilio Martini è bravo a rendere concettualmente il significato del suo scritto oltre le parole, e dimostra di sapere assai bene che un buon marinaio è tanto bravo nel saper fare i nodi quanto nel saperli sciogliere.

«Chiodo fisso» è un amabile giallo, ambientato in una Milano nel freddo mese di dicembre. Consigliato specialmente a chi ama il capoluogo lombardo e a chi non vuole dimenticarlo.

Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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