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Casino
Royale
Autore:
Ian Fleming
Genere:
spionaggio, azione
Era
il Gennaio 1952 e Ian Fleming, ex soldato e consulente militare
inglese, si trovava presso la sua villetta in Giamaica, dove amava
trascorrere circa due mesi l'anno, quando decise di scrivere il primo
capitolo di un romanzo che avrebbe introdotto un certo agente segreto
con il doppio zero.
Il
suo nome era James Bond.
Da
allora ad oggi, sono trascorsi sessant'anni e quell'agente segreto è
diventato il più famoso del Mondo. Celebrato dalla letteratura e dal
cinema, da internet, dai giochi di ruolo e per computer, la sua icona
si è istituzionalizzata al punto tale da creare uno stile di vita e
nel contempo un mito.
Il
risultato: milioni di fan di ogni età, in ogni parte del Mondo. Ad
oggi, secondo le statistiche una persona su sei, ha visto almeno un
film di 007.
La
nascita di questo fenomeno di massa è tutta in questo romanzo.
La
trama di “Casinò Royale” era in realtà molto semplice,
pur essendo tuttavia un atto di straordinaria intuizione e audacia
narrativa.
Un
agente segreto sovietico, operante sul territorio inglese, ha
dilapidato il capitale messogli a disposizione per il compimento di
una missione sotto copertura e l'agenzia di controspionaggio
sovietica nota come “Smersh” ha deciso di metterlo a
riposo. Definitivamente. Tuttavia, Le Chiffre, questo il nome
dell'agente sovietico ha un ultima chance di ritornare in gioco:
vincere al gioco le somme perdute.
Per
farlo, si recherà al “Casinò Royale”, in territorio
neutrale francese, e in particolare al tavolo del “baccarat”.
Ma
a quello stesso appuntamento l'IM 06, il servizio segreto di Sua
Maestà, invierà un agente dal doppio zero che e si era già messo
in mostra con il suo capo dipartimento, l'enigmatico M, in virtù
della passione e audacia per il gioco d'azzardo.
La
sua missione è ovviamente quella di “sbancare” il banco del
baccarat e con esso condannare Le Chiffre.
Durante
l'incarico sarà affiancato da un affascinante compagna, Vesper Lynd
e da un agente segreto americano della Cia.
Per
007 sarà l'inizio di una girandola di situazioni ad alto rischio,
che trasferiranno il pericolo dal tavolo del Casinò alla vita reale.
Esplosioni,
inseguimenti automobilistici, sparatorie e confronti a tutto campo,
creeranno una serie di colpi di scena e rocamboleschi cambi di
fronte. Dove nulla sarà ciò che sembra.
Azione
a 365° e tensione narrativa che perdura pagina dopo pagina,
introducendo situazioni che coinvolgono il lettore, catapultandolo
nel Mondo delle spie, dove usi e costumi, anche i più consueti,
assumono una prospettiva diversa. Un intrigante e affascinante Mondo
dove tutto è possibile e nessuno è realmente ciò che sembra.
Il
mito di James Bond non ha bisogno di presentazioni.
In
questa sede più che suggerire ad ogni lettori di qualunque età di
custodire gelosamente una copia di questo straordinario esordio
letterario nella propria libreria, corre l'obbligo di fare un pò di
chiarezza su alcune delle “mitiche” certezze che accompagnano uno
dei personaggi più celebrati della letteratura come del cinema.
L'icona
di 007 è tutta inglese, complice uno stile impeccabile e dei cliché
talmente amati dai fan da essere diventati una sorta di biglietto da
visita e a volte persino espressioni del linguaggio comune.
Ma
siamo davvero sicuri che tutto questo sia corretto? Il celebre “Vodka
Martini” per esempio? O la passione per le donne e ancora, la
indimenticabile “Aston Martin”, facevano davvero parte
della storia iniziale di 007?
Ebbene
ecco alcuni spunti che certamente i lettori troveranno assai
interessanti:
La
prima comparsa di James Bond avviene al tavolo della roulette del
Casinò. E' un pò annoiato e sta pensando che la serata vada
concludendosi.
Miss
MoneyPenny è introdotta dal Capo di Stato Maggiore che sta andando
ad un colloquio con M; è considerata una giovane donna che potrebbe
essere attraente se non fosse per gli occhi freddi, diretti e
beffardi (molto lontana quindi dall'icona della segretaria sorniona
con la battuta di spirito sempre pronta e “di rimando”).
M
parla di attribuire l'incarico ad un un doppio zero (senza
menzionare il nome dell'agente) in quanto trattasi di persona abile
nel gioco d'azzardo.
La
prima copertura di James Bond è quella di un uomo d'affari la cui
società ha sede legale in Giamaica, luogo che l'Autore dichiara,
007 conosce assai bene (esattamente come Ian Fleming che sta
scrivendo il romanzo proprio dal suo bungalow in Giamaica).
James
Bond ama le colazioni abbondanti.
L'agente
segreto più famoso del Mondo non apprezza granché le donne:
dimostra di sopportarle pochissimo, evidentemente misogino; si
concede tuttavia di non esserne immune al fascino in ciò
proclamandosi come un qualunque altro uomo. E' veramente lontano
l'irresistibile fascino di 007 diventato un icona del suo modus
operandi.
James
Bond ha l'hobby delle macchine e ne possiede una: una Bentley
acquistata nel 1933; è quindi questa la prima marca automobilistica
della serie e la prima auto menzionata come di proprietà di 007.
L'appartamento
di Bond a Londra è situato nel quartiere di Chelsea.
Il
primo drink ordinato da James Bond è.. un americano! Il
celebrissimo vodka martini shakerato non mescolato arriverà
addirittura per terzo, cioè dopo uno champagne al ristorante.
Il
drink di 007 non ha un nome! Bond lo ordina al bar del Casinò
insieme con l'agente della Cia Felix Leiter, più esattamente è un
Martini Dry ma con una formula che Bond detta sul posto al barman:
“tre parti di Gordon's, una di Vodka, mezza di Kina Lillet:
agitare il tutto bene nello sheker fino alla ghiacciatura poi
aggiungere una fetta di limone, grande ma sottile. Servire in una
coppa profonda da champagne”. Bond dichiara che prima o poi
dovrà trovare un nome a questo cocktail che ha inventato.
James
Bond è un accanito fumatore, al termine del primo capitolo si
concede la 77° sigaretta della giornata, ma solo successivamente
impariamo che la sua marca favorita è Morland a discapito della pur
apprezzata Hoagy Carmichael.
007
dorme con una Colt 38 Police Positive sotto il cuscino e si porta
dietro una calibro 25.. non è ancora il tempo della Walt PKK!
In
quanto a champagne (seconda e quarta bevuta del romanzo), lo ordina
per la prima volta insieme con Vesper Lynd e sceglie un Taittinger
del 45, poi accettando l'offerta del cameriere di un Blanc de Blanc
Brut del 1943 dichiarandolo come il meglio.
James
Bond si guadagna il doppio 00 commettendo due omicidi su
commissione. Il primo é quello di un esperto cifrario giapponese ed
il secondo, di un doppio agente norvegese a Stoccolma.
Relativamente
alla narrazione, corre l'obbligo di svolgere alcune osservazioni
sullo stile con il quale Fleming ci propone questa sua opera prima.
La
storia ci ha tramandato il fatto che l'Autore abbia iniziato a
scrivere questo romanzo in Giamaica dove possiede una villetta che in
realtà è un bungalow sulla spiaggia di nome “Goldeneye”.
Occorre
tenere presente che la principale fonte informativa è l'Autore
stesso, travolto dal successo senza precedenti della sua creatura.
E
non sempre Ian Fleming è stato del tutto coerente nel renderci
partecipe della leggenda. Diciamo che ha più volte fatto appello
alla creatività.
Lo
scritto però non mente.
C'è
un evidente differenza fra il primo capitolo del romanzo ed il
proseguo.
La
distinzione annida nel carattere generalista con cui l'opera
comincia, per poi invece focalizzarsi sul personaggio, una sorta di
“big bang” creativo dal quale si origina l'Universo
dell'azione di 007, dai servizi segreti ai personaggi comprimari: i
loro ruoli, l'amalgama di un Mondo sconosciuto e affascinante, carico
di azione e avventura.
Un
cambio di marcia che punta a sottolineare, con meticolosità elementi
prima meno indagati.
Che
cosa cambia quindi dal primo capitolo al proseguo?
Alcuni
autori che hanno pubblicato eminenti saggi sull'argomento ipotizzano
che Fleming fosse sostanzialmente annoiato in quel giorno, come in
altri, ciò in quanto il suo soggiorno in Giamaica non fosse un
idillio per un uomo abituato a sentirsi parte dell'azione e degli
eventi. Come tale, potrebbe aver distrattamente impiegato il suo
tempo buttando giù dapprima qualche riga. Magari di un personaggio
di cui aveva in precedenza già colloquiato con amici e conoscenti.
Non
a caso, lo stesso Autore ha attribuito la paternità di James Bond in
parte ad un ornitologo suo amico che ne avrebbe identificato i tratti
essenziali, poi sviluppati dallo stesso Fleming. Verità o fantasia?
E'
mia opinione che, basandomi su numerosi Autori che ho avuto la
fortuna di leggere, Fleming abbia scritto prima i capitoli
successivi, in particolare quelli a lui più congeniali che non
potevano non essere d'azione. Una tecnica molto usuale nei romanzieri
alle prime armi e in coloro che tendono a personificarsi con il
protagonista.
Trasferendo
cioè l'opera da un piano di pura fantasia a quello di una realistica
biografia, condita ovviamente con l'arte della letteratura di
ricreare eventi e circostanze.
Successivamente,
il personaggio deve aver beneficiato dell'apporto di giudizi
favorevoli ed è seguito quello che notoriamente passa sotto il nome
di “editing” per aggiustarne alcuni periodi e lo
svolgimento, nonché una forma a metà fra il “ghost“ ed
il “cultural writing” che ne ha indirizzato alcuni tratti
salienti.
Il
primo capitolo è un prologo postumo, quasi introduttivo e come tale
sganciato dall'opera, cui peraltro l'Autore fa seguire anche una
scheda tecnica tipicamente estrapolata dall'ambiente dei servizi
segreti, con ciò introducendo i “cattivi” un pò magnificandoli
con quel metodo inconfondibile che poi sarà una delle tante chiavi
del successo, dai supercriminali che vogliono controllare il Mondo,
fino alla celebrissima organizzazione “Spectre”.
Allo
stesso modo, il finale è stato pensato prima e come tale risulta
parte integrante dell'idea di invincibilità e del successo personale
oltre la sfida, perché il pathos si deve concentrare sul
confronto e non sull'epilogo che indubbiamente è anch'esso auto
conclusivo quasi come un epitaffio che anziché segnare la fine ci
rimanda ad un nuovo inizio.
A
tal proposito, rispetto al romanzo, il recente omonimo film uscito
nel 2006 e primo episodio di una trilogia cui ha fatto seguito
“Quantum of solange” e ben presto si concluderà con
“Skyfall”, rispetto al romanzo gli sceneggiatori hanno
operato non pochi cambiamenti, pur avendo mantenuto inalterati i nomi
dei protagonisti.
Fra
i più significativi di questi va menzionato che “Royale” nel
romanzo è una cittadina immaginaria che l'Autore colloca sulla costa
francese settentrionale, in Normandia. Nel film invece, si trova nel
Montenegro.
Il
suicidio di Vesper, nell'opera letteraria, è un atto d'amore, dopo
il tradimento, per salvare James Bond dal servizio segreto russo
“Smersh”, mentre nel film introduce praticamente la seconda parte
della trilogia portata avanti in “Quantum of solange” che
nella carta stampata invece è un racconto facente parte della
raccolta “Solo per i tuoi occhi” nel quale Bond peraltro
figura pochissimo, se non in veste di semplice comparsa/ascoltatore.
La
trama cinematografica è pertanto quasi completamente inventata.
Nel
romanzo, come nel film, James Bond da il nome Vesper al suo cocktail.
Altresì, il romanzo come il film si chiude con la stessa brutale
frase: “la puttana è morta”.
Soffermiamoci
quindi sulla figura dell'Autore, Sir. Ian Fleming.
Fu
un comandante della marina britannica durante la seconda guerra
mondiale, un audace soldato che fece carriera grazie alla sua
creatività che lo portò a partecipare, anche in qualità di
ideatore, ai piani “Goldeneye” e l'operazione “Ruthless”,
per sottrarre alla Wermacht il celebre codice Enigma.
Oggi
verrebbe da dire: vere e proprie avventure degne di 007.
Il
personaggio di Vesper è ispirato a Muriel Wright, donna amata da
Fleming, che perse la vita durante la seconda guerra mondiale a causa
dei bombardamenti.
Dopo
la carriera militare si dedicò a quella di scrittore e giornalista,
annoverando alcune celebri firme fra le sue amicizie, fra le quali
Raymond Chandler.
Casino
Royale non ebbe un successo immediato ed anzi, anche le successive
opere aventi come protagonista James Bond stentavano a decollare,
malgrado il successo critico. E' nel 1962 che arriva il vero e
proprio “boom”.
Il
diritti cinematografici erano già stati proposti a diverse case di
produzione, ma scartati. Una celebre major giudicò il
personaggio di 007 particolarmente negativo e sicuramente incapace di
attrarre un significativo pubblico.
Fu
così che i praticamente sconosciuti produttori Harry Salzman e
Albert Broccoli decisero di scommettere sull'agente segreto, per fare
il salto di qualità e portare nelle sale cinematografiche il sesto
romanzo di Fleming con il titolo originale di “Mr. No”,
alias “007: licenza di uccidere”.
Impersonato
dall'indimenticabile Sean Connery, James Bond diventa un successo
senza precedenti e l'uomo d'oro del cinema, in grado di incassare nel
corso degli anni miliardi di dollari.
Purtroppo
Fleming morì due anni dopo l'uscita del primo film, nel 1964, per
via di un infarto e probabilmente a causa di una vita fatta di
sregolatezze. Lo stesso Autore ebbe a scrivere in proposito: “Ho
sempre fumato e bevuto e amato troppo. In effetti ho vissuto non
troppo a lungo, ma troppo”.
Nel
corso degli anni 007 è diventato un icona culturale che ha
attraversato oltre mezzo secolo. A lui si sono ispirate collezioni di
moda di alcuni prestigiosissimi stilisti, marchi e modelli, stili di
vita, frasi ricorrenti entrate nel vocabolario comune, su di lui sono
stati scritti saggi e tesi di laurea.
Lo
stile narrativo di Fleming è stato riconosciuto e accreditato in
tutto il Mondo.
E
chissà che cosa avrebbe pensato l'Autore vedendo la cerimonia
d'apertura delle Olimpiadi di Londra 2012, quando l'Attore Daniel
Craig, ultimo volto di 007, va a prendere la regina d'Inghilterra
interpretando James Bond nella realtà, per scortarla
all'inaugurazione dei giochi olimpici.
Fleming
voleva che James Bond fosse eterno, in grado di sopravvivere al
tempo, in ciò forse il principale nemico dell'Autore. Un eroe
risoluto, che si nasconde senza portare la maschera come fanno nei
fumetti, ma indossa lo smoking ed è avvincente perché vive nella
terra di mezzo dell'eterna sfida fra il bene ed il male.
Un
uomo del fato e della provvidenza, un cavaliere la cui armatura è il
senso del dovere, coltivato all'ombra di un latente desiderio di
libero arbitrio ancorato però al senso del dovere, cui non si
svincolerà mai.
Il
resto è storia, che in sessant'anni ha alimentato l'intramontabile
mito di 007, laddove dalla prima missione di Casinò Royale in molte
altre occasioni, l'Inghilterra prima ed il Mondo poi, hanno avuto
bisogno di James Bond, per scongiurare cospirazioni o catastrofi.
Pronto
ad agire in ogni dove e a confrontarsi con qualsiasi nemico, ancora
oggi nel 2012, una cosa è certa: nessuna sfida è troppo audace e
alcun avversario inarrivabile per l'agente segreto al servizio di sua
Maestà, più famoso del Mondo.
Per
questo e come sempre, al termine di ogni avventura il lettore avrà
la certezza che “James Bond tornerà”.
“Casinò
Royale” è il primo romanzo, dove tutto ebbe inizio.
Irrinunciabile.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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