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La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna"
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Il
canto del ribelle
La vera storia di Loki
Autore:
Joanne Harris
Genere:
Avventura, mitologico.
C'è
una storia che tutti conoscono. E' quella di grandi guerrieri e dei
loro Dei. E' quella di Asgard. Di Thor, dio del tuono, di Odino,
padre di tutti gli dei, di Balder, il coraggioso. Ed è anche la
storia di Loki.
Da
molti definito un furfante. L'ingannatore. Il mistificatore. Colui
che scatenerebbe il Ragnarok cioè la fine dei tempi e di tutte le
cose sulla terra degli dei.
Il
suo sconfinato odio per Odino è noto a tanti, ma non da tutti
realmente conosciuto. Nei suoi “perchè”, in quelle motivazioni
che hanno rappresentato la vicenda più intima e dai risvolti meno
noti.
«Questa
era la mia occasione per finire Odino, per colpire al cuore di
Asgard, per prendermi la vendetta tanto a lungo desiderata...».
Tratto da “Il canto del ribelle” di Joanne Harris, ed.
Garzanti.
Ecco,
questa è la versione di Loki.
Sarà
lui, in prima persona, a narrare questi eventi. L'ingannatore che
viene dalla forma del fuoco, che proviene dal Pandemonio e che prende
forma per aiutare Odino a celebrare le sue vittorie.
I
suoi numerosi inganni saranno come una partita a scacchi con «padre
tutto», che coinvolgerà i suoi figli, che porterà alla morte del
prode Balder, a usare la figlia stessa dell'ingannatore Hela regina
di Hell, il suo ultimo figlio il lupo Fenris per scatenare al furia
del Ragnarok in una sorta di competizione contro l'odiato Oracolo che
tutto aveva previsto.
«Da
sud, dalla Foresta di Ferro, veniva il resto del nostro esercito.
Forte di diecimila uomini, magnifico, si dispiegava sulla pianura in
aperta sfida a Asgard. C'erano demoni e troll, lupi mannari e vecchie
streghe, goblin ed effimeri, mostri umani e morti viventi. Io avevo
la mia nave di fuoco, la mia flotta per navigare fra i Mondi, avevo
il mio equipaggio di teschi e ossa». Tratto da “Il canto
del ribelle” di Joanne Harris, ed. Garzanti.
Inganni
e castighi, trabocchetti e tragedie: storie nella storia. Episodi che
parlano del mito e della leggenda.
La
versione di Loki è una rivisitazione di tutto questo. Con
l'irriverenza ed il compiacimento autoritario di chi si autocelebra e
narra di sè con il piglio dell'eletto. Ma anche battaglie epiche ed
eroiche.
«Nel
frattempo, a terra, il Tuono e il Lupo Fenris erano impegnati in un
duello all'ultimo sangue. Per un momento, Thor era stato stordito
dalla caduta, e io avevo sperato che il lupo lo finisse; ma poi ha
afferrato Mjolnir, e di colpo la lotta è ripresa. L'accuratezza non
era il punto forte di Thor, ma la compensava con la forza. Mjolnir
gli lampeggiava in mano; il Lupo è balzato indietro, ringhiando e
scoprendo i denti giganteschi». Tratto da “Il canto del
ribelle” di Joanne Harris, ed. Garzanti.
La
scrittrice confeziona un testo geniale.
La
mitologia nordica è indiscutibilmente una delle più complete e
sicuramente affascinanti.
«Il
regno di Hel è freddo e tetro. Libero dalle convenzionali regole di
misura, proporzione o geografia, si estende in tutte le direzioni, un
deserto privo di colore, di sabbia e osso sotto un arco di cielo
privo di colore. Li non cresce nulla; e nulla vive - perfino Hel era
un mezzo cadavere - e quelli che arrivano qui sono morti, condannati
o soltanto disperati». Tratto da “Il canto del ribelle”
di Joanne Harris, ed. Garzanti.
Fonte
di continue ispirazioni che vanno spesso ben oltre l'adattamento dei
fatti così come tramandati dalla storia e dall'archeologia. Pensiamo
infatti al supereroe «Thor» degli Avengers (nei fumetti), o ai
tanti film e serie televisive che ne hanno celebrato la religione in
terra vichinga e le doti riconosciute di guerrieri, straordinario
popolo votato al coraggio in battaglia, in cerca di una morte con
onore per accedere al Valhalla.
Questo
libro è un altra cosa.
Qui
siamo in presenza di una narrazione ufficiale, ma apocrifa. Nel senso
che i fatti sono quelli accreditati (Loki non è il fratello di Thor,
tanto per capirci.. nota per i Marvel Fan) ma esposti da colui che è
il «cattivo».
«Bene,
questa non è la versione ufficiale. Questa è la mia versione dei
fatti. E la prima cosa che dovete capire riguardo questo raccontino è
che non c'è un vero inizio. Nè una vera conclusione, a dirla tutta.
Anche se, naturalmente, ci sono stati parecchi esempi di entrambi:
finali multipli, inizi multipli, intrecciati così fittamente che
nessuno è in più in grado di distinguerne i fili. Finali, inizi,
profezie, miti, storie, leffende e burie, tutti parte dello stesso
grande tappeto; sopratutto le bugie, certo - che è poi quello che vi
aspettavate da me, essendo io il Padre e la Madre delle Bugie, ma
questa volta è tutto vero, almeno quanto qualsiasi cosa chiamiate
storia». Tratto da “Il canto del ribelle” di Joanne
Harris, ed. Garzanti.
Tuttavia,
di cattiveria possiamo o dobbiamo veramente parlare?
E'
un dubbio che sovviene. Esiste forse un mito senza che in esso vi sia
la nemesi? L'esatto contrario? Può esserci il paradiso senza
l'inferno? Un dubbio atavico nella coscienza che brulica nella
contemporaneità della questione religiosa perchè trasversale.
Presente cioè in tutte le religioni monoteise o meno, della storia
passata e dell'attualità.
Un
aneddoto che sembra forse più legato all'innata concezione dell'uomo
di essere crocevia degli eventi e nel contempo di determinarne lo
svolgimento. Dei, così umani quindi, da prendere sul serio
situazioni scherzose o da tramutare il destino in tragedia agendo
come argonauti della propria estinzione.
Sullo
sfondo c'è il fato, questo sconosciuto, che tira le fila di tutti
noi e al quale apparentemente nemmeno gli dei sono immuni.
«E
Odino avrebbe dovuto sapere sin dall'inizio che l'Ordine perfetto non
si piega: semplicemente, regge finchè non si spezza, ed è il motivo
per cui di rado sopravvive per un periodo di tempo significastivo.
Allora il Generale non lo sapeva, ma quello di cui aveva bisogno era
un amico: un amico i cui principi morali fossero abbastanza elastici
per occuparsi delle bassezze mentre Odino comandava dall'alt,
mantenendo l'Ordine, intoccabile... In pratica, aveva bisogno di me».
Tratto da “Il canto del ribelle” di Joanne Harris, ed.
Garzanti.
Loki
è straordinariamente umano. Da subito. Da quando cioè si manifesta
sotto forma di fuoco e non conosce nemmeno il dolore, fin quando egli
assume la forma di uomo ma nella sua versione deificata.
Perchè
egli diventa uomo nella forma per essere un dio (per godere dei
privilegi di esserlo).
Narra
i perchè delle sue azioni. La sua naturale scienza dell'essere che
accetta la consapevolezza del ruolo. Portatore del caos. Agente della
dispersione. Inno perpetuo ad una confusione che sembra brodo
primordiale o forse ad esso vuole (ri)condurre.
«Lealtà,
onore, verità, buona fede... tutte queste cose appartengono
all'Ordine. I figli del Caos non ne hanno bisogno e non le capiscono
bene». Tratto da “Il canto del ribelle” di Joanne
Harris, ed. Garzanti.
Loki
non civilizza, ma usa quel che trova, lo consuma laddove non può
plagiarlo, quando cioè non riesce a riproporlo a sua immagine e
somiglianza, attraverso la corruzione.
Lui
è la sintesi del concetto «distruggere per ricostruire».
«La
punizione è inutile, ovvio. Non arresta il crimine, nè annulla il
passato, nè fa pentire il colpevole. Anzi, la sola cosa che fa è
sprecare tempo e provocare inutile sofferenza. Forse questo è il
motivo per cui è alla base di così tante grandi religioni».
Tratto da “Il canto del ribelle” di Joanne Harris, ed.
Garzanti.
Ma
celebra anche il dramma della sconfitta. La lotta impari contro la
predestinazione. Se esiste una strada maestra dove tutto è scritto
come può esistere altresì il libero arbitrio? Non è forse un
ossimoro? Sulla base di questo assunto egli agisce. Cercando cioè di
far prevalere il secondo sul primo.
«Buffo
come le cose che diciamo ritornano per dilaniarci, come cani rabbiosi
a cui una volta abbiamo fatto l'errore di dare da mangiare. Sebbene
allora non lo sapessimo, la nostra estate stava per finire. Le
stagioni avevano cominciato a mutare, le ombre ad allungarsi, il sole
a tramontare. Quella luce rosata è ingannevole, splende sui volti di
chi ti sta intorno e li fa apparire amici. Non lo sono. Nel giro di
dieci minuti, il sole sarà tramontato, e sarà impietoso».
Tratto da “Il canto del ribelle” di Joanne Harris, ed.
Garzanti.
Appassionante
e coinvolgente il romanzo è molto ben impostato. Rifugge qualunque
appesantimento storico e riesce da un lato ad erudire informando il
lettore sui fatti e nel contempo a sorprendere coinvolgendolo per il
metro narrativo così irriverente e a tratti irrispettoso.
L'Autrice
celebra la personalità di Loki, dosandone i contenuti, oscillando
come il Pendolo di Foucault tra un egocentrismo sconfinato e un ego
altrettanto megalomane. Così facendo canalizza le scelte e ricama
l'efficacia dei dialoghi molto pertinenti e ottimamente impostati.
«Non
pretendo di sapere molto sull'amore, ma è così che finiscono i
grandi amori, non tra le fiamme della passione, ma nel silenzio del
rimpianto. Ed è così che mio fratello Odino e io abbiamo raggiunto
la fine della nostra alleanza: non nella furia della battaglia
(sebbene questa sarebbe giunta molto presto), ma fra bugie e sorrisi
cortesi, e solenni proclami di leatlà». Tratto da “Il
canto del ribelle” di Joanne Harris, ed. Garzanti.
«Il
canto del ribelle» è un testo originale. Sicuramente
interessante per chiunque apprezzi la cultura nordica. Ma è anche
una piacevolissima lettura per quanti amano orientare la propria
intelligenza di lettori in un contesto narrativo diverso dal solito.
Mi
è piaciuto. L'ho apprezzato e per questa ragione mi sento di
consigliarlo a tutti.
Marco
Solferini.
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