lunedì 8 giugno 2015

La stagione degli innocenti

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La stagione degli innocenti

Autore: Samuel Bjork
Genere: thriller

«Io viaggio da sola» è questo il drammatico cartello che penzola dal corpo senza vita, apparentemente impiccato a un albero, di una bambina ritrovata nel bosco.

Siamo in Norvegia, nel freddo nord Europa e per l'agente speciale Munch quel cadavere rappresenta l'inizio di una sfida.

E' un uomo il cui stile di vita ha il sapore vissuto di chi convive con le scelte di un passato difficile da dimenticare. Costretto a sopportare il suo essere diventato in sovrappeso e con alle spalle una vita famigliare andata in pezzi.

Vivendo alla giornata tenta di raccogliere quel poco che ancora possa essere rimesso insieme.

Gli piacciono gli enigmi, ama il gioco degli scacchi e sa fare il suo mestiere, ma per fronteggiare la minaccia di un possibile assassino seriale avrà bisogno della sua preziosa collega, Mia Kruger.

Lei però si è isolata dal mondo. Ritiratasi lontano da tutto e da tutti, attende quello che è convinta sia il giorno della sua morte. Al quale mancherebbero meno di due settimane nel corso delle quali si dedica ai farmaci e all'alcool. Due vie di fuga da un passato che la tormenta: l'atroce destino toccato alla sua amata sorella.

Lei e Munch erano l'elite di una formidabile squadra fino al giorno in cui Mia decise di diventare giudice, giuria ed esecutore di un terribile aguzzino.

Ma l'assassino di bambine rivestite come bambole, numerate e sulle quali aleggia un inquietante mistero relativo ad un vecchio caso di suicidio, ha piani geniali. La sua trama è in evoluzione. Il gioco deve per forza andare avanti. Ogni mossa è destinata a rivelare una parte sempre più sconcertante del passato, mentre il disegno omicidiario porterà a galla una verità sconvolgente.

Munch ottiene il nulla osta per ricostituire la squadra speciale e Mia accetta di tornare in campo al fianco del suo ex collega per un ultima sfida o forse per la prima di un nuovo ciclo.

L'Autore ha conquistata una buona parte del mercato del nord Europa e di questi tempi è un ottimo biglietto da visita.

Ormai, buona parte delle segreterie editoriali sembrano essere state ammaliate da questo mercato.

In alcuni ci sono ampie motivazioni. Penso a Stieg Larsson, Liza Marklund, Joe Nesbo e altri.

Come spesso accade ci sono elementi che cominciano a fare tendenza e allora i lettore, trovandosi in libreria quasi più romanzi scritti da persone che hanno un cognome nordico, si potrebbe interrogare se ci sia una particolare genialità di fondo che distingue cioè la cultura letteraria contemporanea di questi Autori.

In questo caso abbiamo per le mani un buon romanzo, ma i cultori del thriller non lo esaltino più di tanto. Siamo in presenza di una struttura tipica. Un assassino il cui operato è quantomeno misterioso e una coppia di «detective» che sono descritti più per la loro componente di antieroi.

«Una gentilezza impeccabile, ma lei aveva visto dentro i suoi occhi. E le era venuta la nausea. Occhi falsi, disgustosi. Per qualche ragione era sempre stata brava a vedere dentro le persone che le stavano accanto. E così era stato per la scialba creatura in giacca e cravatta: aveva guardato dentro di lui e quel che aveva visto non le era piaciuto». Tratto da «La stagione degli innocenti», di Samuel Bjork, ed Longanesi.

Le personalità sono indagate a fondo attraverso espedienti di vita. Raccontati e vissuti. Il che stabilisce un buon rapporto empatico con il lettore. E' decisamente gradevole approfondire l'evoluzione di questi protagonisti.

Lei è il bozzolo che deve tornare ad essere farfalla. Lui è un sopravvissuto che deve trovare la forza per trasformare il fatalismo e l'autocommiserazione in un percorso ricostruttivo.

«Tutti pensavano di saperne qualcosa, ma in realtà nessuno sapeva davvero che cosa accadesse lì dentro, se non che i bambini della fattoria non andavano a scuola, ce tutte le attività avevano a che vedere con Dio, il cristianesimo e roba del genere e che comunque la gente lì non poteva stare insieme agli altri». Tratto da «La stagione degli innocenti», di Samuel Bjork, ed Longanesi.

Il cattivo di turno è colui che lancia il guanto della sfida. La mortalità omicida e il disprezzo per la vita sono l'anticamera di un messaggio che nega la ragion d'essere della legalità e della sua componente giustizialista. Io sono e quindi esisto. L'innocenza delle vittime e la loro trasmutazione in oggetti (bambole) dona una teatralità di fondo.

«Il suo nome non lo diciamo. Gli ho messo il veleno per topi nel cibo. Dovevo preparare da mangiare. Per noi tre, dopo che la polizia aveva detto che l'assassino si era dileguato. E' stato un divertimento guardarlo. Mentre moriva. L'abbiamo guardato insieme, io e mia sorella. Sanguinava dalla bocca, dappertutto. Davvero un bello spettacolo. Quasi solenne. Quasi come la vigilia di Natale». Tratto da «La stagione degli innocenti», di Samuel Bjork, ed Longanesi.

La genialità narrativa sta in questa contrapposizione di contenuti: da un lato la volontà di essere partecipe del proprio destino e dall'altra di contrastare il disegno criminoso. Due terreni fertili nei quali l'Autore manovra come un eccellente comandante.

Buona l'esposizione narrativa. Discreti i dialoghi. Funzionali e mai superficiali. Un tantino ripetitivi e insistiti su alcune concettualità di fondo.

«Un immagine dal cimitero. La tomba di Sigrid. Qualcuno le bisbigliava ancora qualcosa all'orecchio, una voce invisibile. Le campane della chiesa risuonavano lontano. Da un isola. Da Hitra. Suoni metallici dall'eternità, sul cellulare nella tasca dei pantaloni accanto al letto nella stanza d'albergo. Si allungò nel sonno verso quel suono, toccò lo schermo e cominciò a parlare ancora prima di essere completamente sveglia». Tratto da «La stagione degli innocenti», di Samuel Bjork, ed Longanesi.

Purtroppo, incontriamo fin troppi capitoli che purtroppo cominciano allo stesso identico modo. Il nome del coprotagonista, una breve panoramica su quello che fa, uno spunto discorsivo sul suo passato e poi l'evento da collocare nella narrazione.

Si tratta di un limite nella cifra narrativa dell'Autore. La volontà di sintetizzare tramite capitoli brevi non incontra la capacità di argomentarli senza ripartire da zero.

L'indagine si sviluppa a intermittenza. Non è mai veramente avvolgente. L'Autore ha messo in scena una competizione cercando il realismo ma difetta di spettacolarità perchè il suo epicentro narrativo è sempre l'idea di fondo.

I dettagli che vengono sviscerati e resi noti con metodo organizzato quasi filo logico non spostano il baricentro verso il climax.

«La stagione degli innocenti» è un buon thriller. L'Autore è discreto, ma ha ampi margini per migliorare.

In un genere così inflazionato c'è di meglio e proporre ai lettori un Autore in larga parte per questioni di marketing relative alla provenienza geografica è a mio avviso sbagliato.

Consigliato solo ai divoratori di thriller.

Marco Solferini.
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