lunedì 1 giugno 2015

Il caso Bellwether

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Il caso Bellwether

Autore: Benjamin Wood.
Genere: Drammatico.

Siamo a Grandchester, un borgo dal sapore ancora medioevale vicino a Cambridge, in Inghilterra. Sono i primi anni del nuovo millennio.

Oscar è un ventenne che lavora presso una casa di riposo. Assiste gli anziani e i malati bisognosi di quotidiane attenzioni.

Un giorno, durante una pedalata in bicicletta nei verdeggianti dintorni della cittadina, è attratto da una melodia proveniente da una chiesa. Scopre così un piccolo concerto di musica classica.

A margine del quale conoscerà la giovane Iris. Attratti l'uno dall'altra finiranno per avere una relazione e si innamoreranno.

Ma con lei entrerà nella vita di Oscar anche il fratello Eden.

La loro è una famiglia molto benestante all'ombra della quale però Eden ha coltivato il suo ego smisurato e superbo. Una passione e un talento per la musica che definire geniale sarebbe riduttivo, ma fino a che punto può spingersi la sua convinzione di essere superiore?

Il giovane si rivela presto un manipolatore, abile nell'ipnosi. Il suo disprezzo per altri che non sia se stesso lo porta persino a convincersi di poter curare i malati attraverso la musica stessa. Verità o follia?

Oscar impara a sue spese cosa significa avere a che fare con lui.

Per amore di Iris e per un senso dell'etica che lo porta a capire quanto pericolosa sia la personalità di Eden dovrà riuscire ad ingannarlo, prima che sia troppo tardi. Prima che sia lui a divorare tutto e tutti.

Romanzo molto ambizioso per contenuti.

Scritto sicuramente bene, l'Autore mette in mostra abili doti espositive dal punto di vista descrittivo. Le sue immagini sono un estratto quasi fotografico di emozioni e sensazioni che poi egli riporta su di una immaginaria tavolozza fatta di carta e penna. Il risultato sono alcune frasi ben argomentate con metafore e allegorie in grado di ammaliare il lettore. Un esposizione descrittiva quindi spesso decisamente originale. Anche se l'Autore ha la tendenza ad autocelebrarsi insistendo un pò troppo, come a voler dimostrare quanto sappia essere bravo.

«Il silenzio era assoluto. I prati tosati sembravano insolitamente azzurri sotto il bagliore indolente dei lampioni e da qualche parte, lì vicino, il fumo che usciva dal comignolo di un cottage pareva nebbia». Tratto da «Il caso Bellwether» di Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.

Diversamente i dialoghi lasciano spesso a desiderare. I personaggi infatti soffrono di una statica rappresentazione unimotivazionale. Essi sono, a ben guardare, immoti. Le loro sterili riflessioni rappresentano il principio e la fine. Come tale la recita diventa leziosa e ben presto esaurisce la sua capacità di coinvolgere il lettore.

Tutto il romanzo è giocato sulla figura di Eden.

Il prodigio. Forse non sarebbe corretto definirlo genio in quanto non si fa accenno al suo Quoziente Intellettivo, la cui indole narcisista lo porta ad innalzarsi al di sopra degli altri. Uno strepitoso atto di superbia che ricalca la nota patologia del disturbo narcisista della personalità.

Quest'ultima viene spiegata molto bene (e spesso) nel romanzo. A più riprese il lettore può riscontrarne l'anamnesi proprio nei comportamenti del giovane.

Siccome è un romanzo però, la domanda si pone spontanea: «tutto ciò è appassionante?»

Onestamente non saprei. Constatare che Eden si comporta come un caso clinico da manuale con i suoi amici, per quanto riguarda l'aspetto empatico, non mi ha entusiasmato, semmai un pò annoiato in quanto, una volta compreso «dove andava a parare» mi sono sentito privato dell'aspetto più introspettivo.

«Sono qui perchè, in fondo, so che Eden è malato. E se tutti gli lasciano credere di avere dei poteri divini che gli permettono di curare i malati - o anche se lui è abbastanza scaltro da farlo credere agli altri - succederà qualcosa di terribile». Tratto da «Il caso Bellwether» di Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.

Ho trovato il confronto quasi baconiano, sul campo della scienza intesa qui nella sua componente da psicanalisi tra il vecchio psicologo di fama mondiale e il giovane dotato, una contesa stantia e parecchio telegrafata sul finale.

L'Autore forse, negli intenti, avrebbe voluto dipingerla come una partita a scacchi dove la ragione, il raziocinio e il realismo si scontravano con l'assenza di moralità e una superbia portata all'ennesima potenza, ma in verità la costruzione così come è stata organizzata mi è parsa inopportuna.

Le prime 100 pagine definiscono il contesto: dalla conoscenza della ragazza all'introduzione dell'elemento di novità quale Oscar è, nel mondo degli accademici figli di papà. Siamo in presenza di un microcosmo di persone benestanti e per molti versi viziate. Un luogo riservato che viene perturbato dal nuovo che sarebbe il ragazzo che lavora invece di essere mantenuto in attesa delle belle prospettive che lui riserverà il futuro. Dopo cioè aver ricevuto un eccellente istruzione.

Banale.

L'innamoramento è la leva che porta Oscar a dover sopportare questo Eden che magari una persona normale avrebbe semplicemente sculacciato un pò per fargli capire di non rompere troppo le scatole. Senza bisogno di costruire un simile turbinio di eventi.

«I barchini scivolavano indolenti sull'acqua e per un istante Oscar rimase in silenzio, con Iris, a guardarli collidere con piccoli e innocui urti. Una famiglia giapponese virò dritta sul terrapieno, mentre un vecchio con un cappello di paglia proseguiva serenamente, con una parata di cigni silenziosi nella sua scia. Il silenzio era carico di tensione. Per la prima volta, sentì il disagio di trovarsi da solo con lei». Tratto da «Il caso Bellwether» di Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.

I genitori dei due fratelli sono la solita contrapposizione fra il sacro e il profano: la donna con credenze religiose e l'ex chirurgo..

Ho provato un sentimento dilagante di apatia narrativa nel conoscere un pò tutti i vari protagonisti.

Il risultato è che non si tratta di un thriller come taluni commentatori lo hanno descritto. Bensì un romanzo drammatico con una storia scarsamente appassionante.

Interessanti gli spunti musicali, le note teorie su Matheson e il giusto accenno al mesmerismo.

«Lui aveva lo sguardo fisso sul piazzale. La fontana scintillava sotto il sole morente. I pini si estendevano davanti ai suoi occhi formando una perfetta linea retta. Aprì il pacchetto di sigarette, se ne mise una in bocca, se la accese con un fiammifero. Il fumo dolce e stucchevole gli si srotolò intorno. Sentì un carbone ardente nei polmoni. Jane abbassò il suo esile corpo sul gradino, vicino a lui. Gli prese il braccio e gli appoggiò la testa sulla spalla. E restarono insieme in attesa davanti alla casa dei Bellwether, ad ascoltare il miagolio delle sirene». Tratto da «Il caso Bellwether» di Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.

Complessivamente però non c'è nulla di così appassionante da andare oltre le mediocrità.

«Il caso Bellhether» è un romanzo a tratti piacevole, ma spesso noioso. Una trama scontata che fatica a decollare. Descrizioni molto valide salvano il contenuto e rendono apprezzabile per lo meno l'aspetto letterario.

Dando atto del fatto che l'Autore ha delle potenzialità, in attesa che trovi la “sua” trama e forse anche il “suo” genere c'è di meglio in circolazione, a meno che non vi interessi proprio la patologia del disturbo narcisistico della personalità..

Marco Solferini.
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