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Il
caso Bellwether
Autore:
Benjamin Wood.
Genere:
Drammatico.
Siamo
a Grandchester, un borgo dal sapore ancora medioevale vicino a
Cambridge, in Inghilterra. Sono i primi anni del nuovo millennio.
Oscar
è un ventenne che lavora presso una casa di riposo. Assiste gli
anziani e i malati bisognosi di quotidiane attenzioni.
Un
giorno, durante una pedalata in bicicletta nei verdeggianti dintorni
della cittadina, è attratto da una melodia proveniente da una
chiesa. Scopre così un piccolo concerto di musica classica.
A
margine del quale conoscerà la giovane Iris. Attratti l'uno
dall'altra finiranno per avere una relazione e si innamoreranno.
Ma con
lei entrerà nella vita di Oscar anche il fratello Eden.
La
loro è una famiglia molto benestante all'ombra della quale però
Eden ha coltivato il suo ego smisurato e superbo. Una passione e un
talento per la musica che definire geniale sarebbe riduttivo, ma fino
a che punto può spingersi la sua convinzione di essere superiore?
Il
giovane si rivela presto un manipolatore, abile nell'ipnosi. Il suo
disprezzo per altri che non sia se stesso lo porta persino a
convincersi di poter curare i malati attraverso la musica stessa.
Verità o follia?
Oscar
impara a sue spese cosa significa avere a che fare con lui.
Per
amore di Iris e per un senso dell'etica che lo porta a capire quanto
pericolosa sia la personalità di Eden dovrà riuscire ad ingannarlo,
prima che sia troppo tardi. Prima che sia lui a divorare tutto e
tutti.
Romanzo
molto ambizioso per contenuti.
Scritto
sicuramente bene, l'Autore mette in mostra abili doti espositive dal
punto di vista descrittivo. Le sue immagini sono un estratto quasi
fotografico di emozioni e sensazioni che poi egli riporta su di una
immaginaria tavolozza fatta di carta e penna. Il risultato sono
alcune frasi ben argomentate con metafore e allegorie in grado di
ammaliare il lettore. Un esposizione descrittiva quindi spesso
decisamente originale. Anche se l'Autore ha la tendenza ad
autocelebrarsi insistendo un pò troppo, come a voler dimostrare
quanto sappia essere bravo.
«Il
silenzio era assoluto. I prati tosati sembravano insolitamente
azzurri sotto il bagliore indolente dei lampioni e da qualche parte,
lì vicino, il fumo che usciva dal comignolo di un cottage pareva
nebbia». Tratto da «Il caso Bellwether» di Benjamin
Wood, ed. Ponte delle grazie.
Diversamente
i dialoghi lasciano spesso a desiderare. I personaggi infatti
soffrono di una statica rappresentazione unimotivazionale. Essi sono,
a ben guardare, immoti. Le loro sterili riflessioni rappresentano il
principio e la fine. Come tale la recita diventa leziosa e ben presto
esaurisce la sua capacità di coinvolgere il lettore.
Tutto
il romanzo è giocato sulla figura di Eden.
Il
prodigio. Forse non sarebbe corretto definirlo genio in quanto non si
fa accenno al suo Quoziente Intellettivo, la cui indole narcisista lo
porta ad innalzarsi al di sopra degli altri. Uno strepitoso atto di
superbia che ricalca la nota patologia del disturbo narcisista della
personalità.
Quest'ultima
viene spiegata molto bene (e spesso) nel romanzo. A più riprese il
lettore può riscontrarne l'anamnesi proprio nei comportamenti del
giovane.
Siccome
è un romanzo però, la domanda si pone spontanea: «tutto ciò è
appassionante?»
Onestamente
non saprei. Constatare che Eden si comporta come un caso clinico da
manuale con i suoi amici, per quanto riguarda l'aspetto empatico, non
mi ha entusiasmato, semmai un pò annoiato in quanto, una volta
compreso «dove andava a parare» mi sono sentito privato
dell'aspetto più introspettivo.
«Sono
qui perchè, in fondo, so che Eden è malato. E se tutti gli lasciano
credere di avere dei poteri divini che gli permettono di curare i
malati - o anche se lui è abbastanza scaltro da farlo credere agli
altri - succederà qualcosa di terribile». Tratto da «Il
caso Bellwether» di Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.
Ho
trovato il confronto quasi baconiano, sul campo della scienza intesa
qui nella sua componente da psicanalisi tra il vecchio psicologo di
fama mondiale e il giovane dotato, una contesa stantia e parecchio
telegrafata sul finale.
L'Autore
forse, negli intenti, avrebbe voluto dipingerla come una partita a
scacchi dove la ragione, il raziocinio e il realismo si scontravano
con l'assenza di moralità e una superbia portata all'ennesima
potenza, ma in verità la costruzione così come è stata organizzata
mi è parsa inopportuna.
Le
prime 100 pagine definiscono il contesto: dalla conoscenza della
ragazza all'introduzione dell'elemento di novità quale Oscar è, nel
mondo degli accademici figli di papà. Siamo in presenza di un
microcosmo di persone benestanti e per molti versi viziate. Un luogo
riservato che viene perturbato dal nuovo che sarebbe il ragazzo che
lavora invece di essere mantenuto in attesa delle belle prospettive
che lui riserverà il futuro. Dopo cioè aver ricevuto un eccellente
istruzione.
Banale.
L'innamoramento
è la leva che porta Oscar a dover sopportare questo Eden che magari
una persona normale avrebbe semplicemente sculacciato un pò per
fargli capire di non rompere troppo le scatole. Senza bisogno di
costruire un simile turbinio di eventi.
«I
barchini scivolavano indolenti sull'acqua e per un istante Oscar
rimase in silenzio, con Iris, a guardarli collidere con piccoli e
innocui urti. Una famiglia giapponese virò dritta sul terrapieno,
mentre un vecchio con un cappello di paglia proseguiva serenamente,
con una parata di cigni silenziosi nella sua scia. Il silenzio era
carico di tensione. Per la prima volta, sentì il disagio di trovarsi
da solo con lei». Tratto da «Il caso Bellwether» di
Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.
I
genitori dei due fratelli sono la solita contrapposizione fra il
sacro e il profano: la donna con credenze religiose e l'ex chirurgo..
Ho
provato un sentimento dilagante di apatia narrativa nel conoscere un
pò tutti i vari protagonisti.
Il
risultato è che non si tratta di un thriller come taluni
commentatori lo hanno descritto. Bensì un romanzo drammatico con una
storia scarsamente appassionante.
Interessanti
gli spunti musicali, le note teorie su Matheson e il giusto accenno
al mesmerismo.
«Lui
aveva lo sguardo fisso sul piazzale. La fontana scintillava sotto il
sole morente. I pini si estendevano davanti ai suoi occhi formando
una perfetta linea retta. Aprì il pacchetto di sigarette, se ne mise
una in bocca, se la accese con un fiammifero. Il fumo dolce e
stucchevole gli si srotolò intorno. Sentì un carbone ardente nei
polmoni. Jane abbassò il suo esile corpo sul gradino, vicino a lui.
Gli prese il braccio e gli appoggiò la testa sulla spalla. E
restarono insieme in attesa davanti alla casa dei Bellwether, ad
ascoltare il miagolio delle sirene». Tratto da «Il caso
Bellwether» di Benjamin Wood, ed. Ponte delle grazie.
Complessivamente
però non c'è nulla di così appassionante da andare oltre le
mediocrità.
«Il
caso Bellhether» è un romanzo a tratti piacevole, ma spesso
noioso. Una trama scontata che fatica a decollare. Descrizioni molto
valide salvano il contenuto e rendono apprezzabile per lo meno
l'aspetto letterario.
Dando
atto del fatto che l'Autore ha delle potenzialità, in attesa che
trovi la “sua” trama e forse anche il “suo” genere c'è di
meglio in circolazione, a meno che non vi interessi proprio la
patologia del disturbo narcisistico della personalità..
Marco
Solferini.
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