domenica 6 luglio 2014

Vita dopo vita

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Vita dopo vita

Autore: Kate Atkinson.
Genere: drammatico, sentimentale, fantastico.



E' la sera dell'11 novembre 1910, Sylvie sta partorendo nella tenuta rurale che suo marito Hugh acquistò vicino a Beaconsfield (nella contea del Buckinghamshire) in Inghilterra. Quindi NON a Londra come si legge in numerose recensioni che circolano on line e che evidentemente COPIANO il refuso o la svista della Casa Editrice Nord in seconda di copertina (i libri si leggono prima di recensirli..)



E' una notte d'inverno e la neve scende fitta da ore. Tanta, troppa per consentire al dottore di arrivare puntuale? Il parto è prematuro e la bimba corre il rischio di morire strangolata dal cordone ombelicale.



Un destino impietoso per la piccola Ursula. Cui ne faranno seguito molti altri. Da neonata diventerà bambina e poi adolescente, infine donna.



Crescendo, ella conoscerà il piccolo arcipelago famigliare di «Fox Corner», la loro residenza, tra fratelli, sorelle, parenti, amici e la servitù.



Anno dopo anno gli episodi della sua morte non mancheranno di arrivare: in mare, preda di un onda troppo alta e della scarsa prudenza, oppure scivolando banalmente dal parapetto di una finestra o magari a causa di un incidente nella sua cameretta o ancora per colpa dell'influenza «spagnola».



La vita di una persona si mescola con la storia che attraversa l'Europa delle grandi scoperte scientifiche, della rivoluzione industriale, ma anche della prima guerra mondiale e poi dello spietato avvento del nazismo che culminerà nel secondo conflitto.



Ogni persona che Ursula conosce sarà travolta dagli eventi, ma da quali? Quelli che apparentemente lei sembra vedere prima degli altri? Ogni volta è come se un altro quando si manifestasse nel dettaglio di un singolo accadimento che deviando da quella che sembra la strada maestra della vita comporta una variante in grado di produrre una serie di eventi che conducono ad una fine prematura o meno.



Sylvie non credeva in Dio. Per lei, la divinità biblica era un personaggio assurdo, vendicativo, non più concreto di Zeus o del grande Pan. Tuttavia, diligentemente andava in chiesa tutte le domeniche, evitando di allarmare Hugh con i suoi pensieri eretici. Di necessità virtù, eccetera. Ora stava pregando con disperata convinzione, ma senza fede, e sospettava che non facesse poi differenza.”



Nel cinema, un noto film ha coniato un termine attualmente in uso per sintetizzare i molti futuri che possono verificarsi per un singolo: «sliding doors». Quel banale ritardo nel prendere il treno in metropolitana, nella pellicola cinematografica, sintetizza due possibili vite. In una la protagonista riesce a prendere il treno, nell'altra si arrende davanti alle porte scorrevoli. Un istante che cambia il futuro.



Per Ursula questo fenomeno si ripete ad ogni crocevia delle possibilità, quando cioè ella percepisce la visione di quel che accadrà se lei o altre persone facessero una determinata scelta o azione.



Ogni futuro ha la sua storia.



Il tempo e lo spazio sono oggetto di numerosi scritti ad opera di Autori della fantascienza o del fantastico. Da tempo un modo fascinoso per confrontarci con il mistero della vita che nelle sue quotidiane scelte che ben può essere concepita come un microcosmo di eventi sulla scacchiera di universi paralleli.



Il questo romanzo la scrittrice individua la storia, i suoi protagonisti, ma non un percorrimento univoco. L'alternativa allo sviluppo narrativo la ottiene attraverso l'esposizione della soggettiva percezione sensoriale di Ursula.



Ogni volta che «calano le tenebre», come in un librogame, la protagonista uscirebbe di scena, ma la storia invece prosegue perchè cambia il futuro ovviando, sterzando, riposizionandosi. Finchè non comprende quello che accade e allora sceglie di passare da un ruolo passivo, di reazione, ad uno attivo, di azione.



Ma anche questo è un presente o semplicemente una variabile? E a questo punto esiste un presente, un originale o quello che c'è è solo un infinita serie di probabilità e di altro quando?



Ursula non riuscita a respirare, eppure sentiva il profumo di sua madre e udiva la sua voce che le mormorava dolcemente all'orecchio, come il ronzio di un ape in un giorno d'estate. Era troppo stanca per aprire gli occhi.”


Questo romanzo è il migliore che abbia scritto l'Autrice britannica.



Già nota al pubblico per i suoi precedenti libri e per la serie dedicata all'investigatore Jackson Brodie con questo testo tocca un livello qualitativo che non aveva mai raggiunto prima.



Prendo atto che alcuni colleghi della critica su prestigiosi supporti cartacei e non hanno giustamente citato la consacrazione della scrittrice.



Da qualche parte ho letto che si tratterebbe di «realismo magico». Affermazione che in verità rinvengo dalla scheda di wikipedia e che forse qualcuno ha scelto di riproporre nella critica per la piacevole assonanza del termine.



Ritengo che le caratteristiche precognitive di Ursula non abbiano alcunchè di magico ed è la stessa scrittrice che ce ne suggerisce i contenuti durante alcune sedute della protagonista con uno psicologo. Vengono giustamente citati elementi culturali del Buddismo, ma non solo, ci sono infatti tanti riferimenti allo sciamanesimo moderno e all'induismo.



Siamo in presenza di una dimensione che esiste perchè non c'è. Taoisticamente è l'annullamento che individua l'esistenza. Le alternative, così come le probabilità, confutano il dato meccanicamente realistico sul quale poggiano le certezze della vita quotidiana individuata come un «percorso».



Il fascino che se ne rinviene è sterilizzato dai preconcetti. Questa consapevolezza è figlia di una narrazione che pone il lettore in un limbo di alternative che lo lasciano spaesato. Forse perplesso. Accompagnato però da una bella narrazione, baciata da un romanticismo classico e riccamente decorata da elementi di cultura letteraria anglo americana.



Lo «strano» quindi prende forma in una cornice di gran prestigio letterario.


Aveva aperto la confezione di una barretta di cioccolato, spezzandola e offrendola a Jurgen, che però si era accigliato e aveva scosso la testa, come se lei avesse vilipeso l'intera forza militare della nazione. Ursula ne aveva mangiato un pezzetto in più. Piccoli gesti di ribellione.”



L'utilizzo di continui flashback e flashfuture spostano la bussola della narrazione da un ipotetico e destrutturato presente a possibili futuri. Fino al ritorno al passato altrettanto incerto che si aggrappa ad una moltitudine di eventi che influenza come un domino al condizionale.



Un elemento che mi ha sorpreso, rispetto ai precedenti scritti dell'Autrice, è la presenza di una densità narrativa non costante. C'è un tasso di evidente disomogeneità rispetto alla prima parte del romanzo, ambientato nella fanciullezza e fino al termine della prima grande guerra, rispetto all'ambientazione durante il secondo conflitto mondiale. Dove incontriamo maggior introspezione e un attenzione per il dettaglio più insistente nonché, a tratti, ripetitiva.



L'ipotesi più plausibile è che negli intenti della scrittrice questo essere maggiormente prolissa nell'esposizione sia la conseguenza dell'importanza di un accadimento di grande portata. In effetti il conflitto mondiale non solo si produce in innumerevoli futuri, ma capitalizza, data la sua portata, la vita di tante persone. Come tale origina numerose variabili.



Se l'intento era questo tuttavia non è del tutto formalizzato e parecchi lettori potrebbero non percepirlo ne realizzarlo.



Osservata dal punto di vista della teoria delle stringhe questo palcoscenico di eventi e di possibili futuri non produce alcuna dilatazione del tempo (forse perchè è più agganciato ad un idea narrativa che ad uno svolgimento di base fisico-scientifica). Osserviamo altresì un forte determinismo del caos che estremizza il celebre battito della farfalla, realizzando le molte vite di Ursula.



Diversamente, il significato del “concepimento” (attraverso l'evento del parto) è l'inizio di un percorso apparentemente infinito che si inserisce nell'altrettanto esistente arcipelago di esistenze antecedenti e contemporanee cui la nuova vita accede.



I sentimenti sono trattati con un romanticismo “young adult”. C'è una volontà di emancipazione della donna che praticamente emerge un pò ovunque nel romanzo. Rappresenta lo spirito critico contro la società e il microcosmo famigliare inquadrato sotto molteplici punti di vista (a volte è la moglie, la sorella, la figlia e ciascuna ha il suo stereotipo di ribellione). A ben guardare questo rappresenta un limite perchè da l'impressione di essere il frutto di un convincimento che l'Autrice vuole imporre al lettore.



Per converso c'è un interessante tributo all'amicizia come roboante anello di congiungimento fra vite distanti: emozioni smarritesi nel passato di una crescita a tratti veloce e irrazionale. L'amicizia esce vittoriosa sulle intemperie dell'esistenza e rappresenta spesso un ancora di salvezza per l'umana virtù.



«Vita dopo vita» è un romanzo concepito con un linguaggio raffinato e una dialettica di assoluto prestigio espositivo. Una narrazione affascinante e coinvolgente che propone al lettore un viaggio catartico nell'altro quando di una moltitudine di vite che sono una, nessuna e perchè no? Centomila.



Un atto di coraggio narrativo per indagare gli infiniti nuovi mondi del tempo.



Marco Solferini.

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marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com


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