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Vita
dopo vita
Autore:
Kate Atkinson.
Genere:
drammatico, sentimentale, fantastico.
E' la
sera dell'11 novembre 1910, Sylvie sta partorendo nella tenuta rurale
che suo marito Hugh acquistò vicino a Beaconsfield (nella contea del
Buckinghamshire) in Inghilterra. Quindi NON a Londra
come si legge in numerose recensioni che circolano on line e che
evidentemente COPIANO il refuso o la svista della Casa
Editrice Nord in seconda di copertina (i libri si leggono prima di
recensirli..)
E' una
notte d'inverno e la neve scende fitta da ore. Tanta, troppa per
consentire al dottore di arrivare puntuale? Il parto è prematuro e
la bimba corre il rischio di morire strangolata dal cordone
ombelicale.
Un
destino impietoso per la piccola Ursula. Cui ne faranno seguito molti
altri. Da neonata diventerà bambina e poi adolescente, infine donna.
Crescendo,
ella conoscerà il piccolo arcipelago famigliare di «Fox Corner»,
la loro residenza, tra fratelli, sorelle, parenti, amici e la
servitù.
Anno
dopo anno gli episodi della sua morte non mancheranno di arrivare: in
mare, preda di un onda troppo alta e della scarsa prudenza, oppure
scivolando banalmente dal parapetto di una finestra o magari a causa
di un incidente nella sua cameretta o ancora per colpa dell'influenza
«spagnola».
La
vita di una persona si mescola con la storia che attraversa l'Europa
delle grandi scoperte scientifiche, della rivoluzione industriale, ma
anche della prima guerra mondiale e poi dello spietato avvento del
nazismo che culminerà nel secondo conflitto.
Ogni
persona che Ursula conosce sarà travolta dagli eventi, ma da quali?
Quelli che apparentemente lei sembra vedere prima degli altri? Ogni
volta è come se un altro quando si manifestasse nel dettaglio di un
singolo accadimento che deviando da quella che sembra la strada
maestra della vita comporta una variante in grado di produrre una
serie di eventi che conducono ad una fine prematura o meno.
“Sylvie
non credeva in Dio. Per lei, la divinità biblica era un personaggio
assurdo, vendicativo, non più concreto di Zeus o del grande Pan.
Tuttavia, diligentemente andava in chiesa tutte le domeniche,
evitando di allarmare Hugh con i suoi pensieri eretici. Di necessità
virtù, eccetera. Ora stava pregando con disperata convinzione, ma
senza fede, e sospettava che non facesse poi differenza.”
Nel
cinema, un noto film ha coniato un termine attualmente in uso per
sintetizzare i molti futuri che possono verificarsi per un singolo:
«sliding doors». Quel banale ritardo nel prendere il treno
in metropolitana, nella pellicola cinematografica, sintetizza due
possibili vite. In una la protagonista riesce a prendere il treno,
nell'altra si arrende davanti alle porte scorrevoli. Un istante che
cambia il futuro.
Per
Ursula questo fenomeno si ripete ad ogni crocevia delle possibilità,
quando cioè ella percepisce la visione di quel che accadrà se lei o
altre persone facessero una determinata scelta o azione.
Ogni
futuro ha la sua storia.
Il
tempo e lo spazio sono oggetto di numerosi scritti ad opera di Autori
della fantascienza o del fantastico. Da tempo un modo fascinoso per
confrontarci con il mistero della vita che nelle sue quotidiane
scelte che ben può essere concepita come un microcosmo di eventi
sulla scacchiera di universi paralleli.
Il
questo romanzo la scrittrice individua la storia, i suoi
protagonisti, ma non un percorrimento univoco. L'alternativa allo
sviluppo narrativo la ottiene attraverso l'esposizione della
soggettiva percezione sensoriale di Ursula.
Ogni
volta che «calano le tenebre», come in un librogame, la
protagonista uscirebbe di scena, ma la storia invece prosegue perchè
cambia il futuro ovviando, sterzando, riposizionandosi. Finchè non
comprende quello che accade e allora sceglie di passare da un ruolo
passivo, di reazione, ad uno attivo, di azione.
Ma
anche questo è un presente o semplicemente una variabile? E a questo
punto esiste un presente, un originale o quello che c'è è solo un
infinita serie di probabilità e di altro quando?
“Ursula
non riuscita a respirare, eppure sentiva il profumo di sua madre e
udiva la sua voce che le mormorava dolcemente all'orecchio, come il
ronzio di un ape in un giorno d'estate. Era troppo stanca per aprire
gli occhi.”
Questo
romanzo è il migliore che abbia scritto l'Autrice britannica.
Già
nota al pubblico per i suoi precedenti libri e per la serie dedicata
all'investigatore Jackson Brodie con questo testo tocca un livello
qualitativo che non aveva mai raggiunto prima.
Prendo
atto che alcuni colleghi della critica su prestigiosi supporti
cartacei e non hanno giustamente citato la consacrazione della
scrittrice.
Da
qualche parte ho letto che si tratterebbe di «realismo magico».
Affermazione che in verità rinvengo dalla scheda di wikipedia e che
forse qualcuno ha scelto di riproporre nella critica per la piacevole
assonanza del termine.
Ritengo
che le caratteristiche precognitive di Ursula non abbiano alcunchè
di magico ed è la stessa scrittrice che ce ne suggerisce i contenuti
durante alcune sedute della protagonista con uno psicologo. Vengono
giustamente citati elementi culturali del Buddismo, ma non solo, ci
sono infatti tanti riferimenti allo sciamanesimo moderno e
all'induismo.
Siamo
in presenza di una dimensione che esiste perchè non c'è.
Taoisticamente è l'annullamento che individua l'esistenza. Le
alternative, così come le probabilità, confutano il dato
meccanicamente realistico sul quale poggiano le certezze della vita
quotidiana individuata come un «percorso».
Il
fascino che se ne rinviene è sterilizzato dai preconcetti. Questa
consapevolezza è figlia di una narrazione che pone il lettore in un
limbo di alternative che lo lasciano spaesato. Forse perplesso.
Accompagnato però da una bella narrazione, baciata da un
romanticismo classico e riccamente decorata da elementi di cultura
letteraria anglo americana.
Lo
«strano» quindi prende forma in una cornice di gran prestigio
letterario.
“Aveva
aperto la confezione di una barretta di cioccolato, spezzandola e
offrendola a Jurgen, che però si era accigliato e aveva scosso la
testa, come se lei avesse vilipeso l'intera forza militare della
nazione. Ursula ne aveva mangiato un pezzetto in più. Piccoli gesti
di ribellione.”
L'utilizzo
di continui flashback e flashfuture spostano la bussola
della narrazione da un ipotetico e destrutturato presente a possibili
futuri. Fino al ritorno al passato altrettanto incerto che si
aggrappa ad una moltitudine di eventi che influenza come un domino al
condizionale.
Un
elemento che mi ha sorpreso, rispetto ai precedenti scritti
dell'Autrice, è la presenza di una densità narrativa non costante.
C'è un tasso di evidente disomogeneità rispetto alla prima parte
del romanzo, ambientato nella fanciullezza e fino al termine della
prima grande guerra, rispetto all'ambientazione durante il secondo
conflitto mondiale. Dove incontriamo maggior introspezione e un
attenzione per il dettaglio più insistente nonché, a tratti,
ripetitiva.
L'ipotesi
più plausibile è che negli intenti della scrittrice questo essere
maggiormente prolissa nell'esposizione sia la conseguenza
dell'importanza di un accadimento di grande portata. In effetti il
conflitto mondiale non solo si produce in innumerevoli futuri, ma
capitalizza, data la sua portata, la vita di tante persone. Come tale
origina numerose variabili.
Se
l'intento era questo tuttavia non è del tutto formalizzato e
parecchi lettori potrebbero non percepirlo ne realizzarlo.
Osservata
dal punto di vista della teoria delle stringhe questo palcoscenico di
eventi e di possibili futuri non produce alcuna dilatazione del tempo
(forse perchè è più agganciato ad un idea narrativa che ad uno
svolgimento di base fisico-scientifica). Osserviamo altresì un forte
determinismo del caos che estremizza il celebre battito della
farfalla, realizzando le molte vite di Ursula.
Diversamente,
il significato del “concepimento” (attraverso l'evento del parto)
è l'inizio di un percorso apparentemente infinito che si inserisce
nell'altrettanto esistente arcipelago di esistenze antecedenti e
contemporanee cui la nuova vita accede.
I
sentimenti sono trattati con un romanticismo “young adult”.
C'è una volontà di emancipazione della donna che praticamente
emerge un pò ovunque nel romanzo. Rappresenta lo spirito critico
contro la società e il microcosmo famigliare inquadrato sotto
molteplici punti di vista (a volte è la moglie, la sorella, la
figlia e ciascuna ha il suo stereotipo di ribellione). A ben guardare
questo rappresenta un limite perchè da l'impressione di essere il
frutto di un convincimento che l'Autrice vuole imporre al lettore.
Per
converso c'è un interessante tributo all'amicizia come roboante
anello di congiungimento fra vite distanti: emozioni smarritesi nel
passato di una crescita a tratti veloce e irrazionale. L'amicizia
esce vittoriosa sulle intemperie dell'esistenza e rappresenta spesso
un ancora di salvezza per l'umana virtù.
«Vita
dopo vita» è un romanzo concepito con un linguaggio raffinato e
una dialettica di assoluto prestigio espositivo. Una narrazione
affascinante e coinvolgente che propone al lettore un viaggio
catartico nell'altro quando di una moltitudine di vite che sono una,
nessuna e perchè no? Centomila.
Un
atto di coraggio narrativo per indagare gli infiniti nuovi mondi del
tempo.
Marco
Solferini.
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