domenica 14 luglio 2013

E l'eco rispose

Nota bene:
Il Blog aderisce al programma di affiliazione Amazon
***
Un ringraziamento particolare agli sponsor: 
Libreria - Galleria
IL SECONDO RINASCIMENTO
Via Porta Nova 1/A (ang. via C. Battisti) - Bologna
Il luogo ideale dove trovare i Tuoi Libri
http://www.ilsecondorinascimento.it/
* * *
La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna" 
* * *

E l'eco rispose.

Autore: Khaled Hosseini.
Genere: drammatico, esistenziale.



C'è una storia che Sabur racconta ai suoi figli prima di andare a dormire. In un villaggio povero, di agricoltori, nei pressi di Kaboul. Una storia della buona notte. E c'è una ninna nanna che li accompagna.

Ed è lì, in quel posto sperduto tra la polvere ed il tempo, che tutto ha inizio.

La storia della vita, intrecciata negli eventi del passato, dal 1949 agli anni 2000. Storie di persone, di luoghi, di parole.

E' la storia di Pari, la figlioletta di Sabur che va nella grande città per trovare un altra famiglia. Più ricca. Più benestante. Perchè l'inverno in quei piccoli paesi rurali, sperduti fra il deserto e le montagne si porta sempre via due o tre bambini. Il freddo assassino.

E' la storia di suo fratello Abdullah che l'accompagna in quello che sarà l'ultimo viaggio insieme e della promessa che fa a se stesso.

E poi è un susseguirsi di eventi che dal villaggio si spostano alla città.

Il coraggio e la colpa di una donna che pur nella miseria più nera si prende cura della sorella disabile. La scelta di una giovane moglie che non può vivere entro le mura dorate di una città che non capisce e fra le braccia di un marito che non la ama. La volontà di un uomo che dedica tutta la sua vita al servizio del proprio padrone e onora la memoria della sua casa nei duri tempi a venire. I sentimenti di chi fa ritorno nella terra natia e scopre quello che le parole della carta stampata non potevano raccontare: l'atrocità della violenza e la propria inutilità.

E ancora, è la storia di Pari non può bambina, che sembra figlia di nessuno se non del vento che soffia in quel di Parigi per portarla via ad ogni sua scelta. Circondata da tutto ciò che non capisce, ma si costringe ad accettare.

Storie.. per raccontare stati d'animo, concetti, eventi che la cronaca contemporanea ha sistemato fra l'attualità.

Hosseini è uno degli Autori più celebrati degli ultimi anni.

I suoi romanzi hanno impressionato il Mondo. Il suo stile si è imposto come una vera e propria scuola di pensiero. Nessuno è riuscito a narrare con una simile intensità e poesia la terra Afgana, il suo Popolo. Questo Autore ci ha regalato spiegazioni che sono come finestre al di là del tempo, aperte sullo spazio di una verità immensa che tutti i lettori possono stringere nel palmo della propria mano.

La cordialità di una farfalla, l'intensità di un temporale.

In questo romanzo, ritroviamo il meglio che il narratore ha da offrire e tutti i racconti sono legati fra loro dagli intrecci che la vita sembra tessere con la complicità del destino, in quel domino di eventi, dove ad ogni condizione segue un azione e ciascuna scelta impone delle conseguenze.

Ma queste storie sono anche un tributo alla singolarità, perchè non negando le conseguenze, rimandano alla centralità del libero arbitrio. Tale per cui ciascuno è artefice del proprio destino.



Le sue descrizioni sono spesso visionarie e romantiche.

L'Autore utilizza un esposizione neorealista, con fiera padronanza di utilizzare le metafore per dipingere i luoghi che diventano come fotografie per il lettore. Numerose sono anche le allegorie rituali per spiegare l'astratto con un armoniosa concezione umanista. Il tutto accompagnato da un manierismo favolistico che si sposa alla perfezione con la focalizzazione, da un punto di vista oggettivo, degli usi e costumi.

Il lettore può quindi calarsi nell'ambiente vivendone la routine grazie ad una narrazione che formalizza con semplicità discorsiva (diretta) la consuetudine della quotidianità.

Lo scrittore è un narratore cordiale che propone sempre una gentile esposizione di aneddoti, qualitativamente eleganti, dolci, armoniosi. Mai invasivi. Baciati da una possanza la cui intensità è travolgente. Una passione simile ad una freccia scoccata che corre veloce verso il bersaglio. Centrandolo, nel silenzioso frastuono che solo le parole sussurrate al cuore riescono a cogliere.

In tutte le storie troviamo dei luoghi comuni che ritornano e che rappresentano anche la concettualità innominata dell'Autore. Il suo intendimento. Le opinioni.

Non menziona mai la povertà, ma è del tutto evidente come quest'ultima venga posta al centro dell'attenzione. Il villaggio è la rappresentazione della realtà contadina: isolata fra le difficoltà di una vita di sacrifici, fatiche e rituali di sopportazione. Però è anche straordinariamente decorosa. C'è un impegno onorevole, fascinoso, in coloro che sfidano gli eventi sopportando un destino fatto di difficoltà.

E l'Autore omaggia questa volontà. La ammira nel suo intimo significato di convivenza e coraggio.

Mentre la pone in netta contrapposizione allo sfarzo della ricchezza lasciva, all'inutilità della superficialità con la quale il ricco non utilizza le proprie risorse se non per annoiarsi oppure osservare passivamente la realtà che scorre accanto a lui. Il suo ruolo è scandalosamente inutile perchè banalizza le circostanza e le opportunità.

La società contadina invece, è portatrice di valori che pur piegando l'uomo non lo spezzano e paradossalmente lo rendono più protagonista degli eventi di quanto non siano altri che mancano di volontà.

Poi c'è la colpevolezza del lassismo contemporaneo tipicamente riferibile a coloro i quali abbandonata la terra natia vi fanno ritorno da completi estranei. Le sofferenze del popolo le hanno lette sui giornali dell'occidente, le hanno viste nelle loro televisioni e ormai sono cambiati. Pur non avendo sottratto nulla al destino essi sono portatori sani di un antropologia culturale diversa e come tale inconciliabile con la realtà da cui provengono.

Il racconto di Roshi è quello che mi ha più coinvolto.

La storia dei due cugini, entrambi con una vita negli Stati Uniti che tornano a Kaboul per profittare di quello che il post bellico ha da offrire e riscattare le proprietà immobiliari, credo sia una veritiera ed intesa metafora di ciò che di più mostruoso ha da offrire l'occidente.

I due cugini sono metafore di quello che è l'opportunismo. L'uno lascivo, volontariamente plagiato ad un concetto di furbizia che manifesta in tutta la sua arroganza. Una sorta di self made man che in realtà è piccolissimo rispetto ad altri che pur non avendo la sua ricchezza materiale sono immensamente più grandi interiormente.

L'altro rappresenta l'ipocrita consapevole. Un fenomeno drammaticamente moderno nelle realtà c.d. civilizzate. Ritengo, anche la nostra. E' lui che si commuove di fronte ad una piccola vittima, che la accudisce con materno affetto fino ad illuderla, assumendo su di sè un ruolo formalizzato attraverso un impegno, una promessa. Sarà quindi costretto a capire che egli non possiede la volontà e le qualità per onorarla.

E' un fenomeno di quella che mi piace pensare sia la solidarietà utilitarista di colui che vuole semplicemente sentirsi buono. Una sorta di «paghetta» per la buonanotte della coscienza. Una volta assolta, pensa che basti un sorriso per poter tornare alla propria vita. Ai propri agi. A problemi la cui importanza non è nemmeno paragonabile a quella di altri.

Il benestante borghese.
Caricatura pagliaccesca.
Ipocrita. Che alla fine si ritrova ad affrontare la sua straordinaria piccolezza.
L'insignificanza. Al di là di tutti i suoi averi.
La sua cronica solitudine diventa una condanna. Un essere privo di alcuna utilità: vuoto, incompiuto. Uno spreco per se stesso e per il prossimo.
E questa consapevolezza lo ferisce, lo distrugge dentro, lo abbatte.

E infine, fra le tante storie, il romanzo si chiude con i due fratelli. Il loro ritrovarsi a distanza di tanto tempo. Dopo una vita fatta di eventi che proprio loro hanno in qualche modo ispirato. Ed è un elogio al riscatto dei valori incardinati nelle cose semplici, lo stesso gravoso fardello che Sabur sentì molti anni prima sulle sue spalle e che in parte lo spinse a separarli. Un riscatto che permette a ciascuno di vincere la rassegnazione, lo scoraggiamento.

Un grande insegnamento di vita.



Lo stile narrativo dell'Autore è semplice, pittoresco, di facile comprensione. Pur nella complessità dei contenuti espressi. E' un esposizione carica di magnetismo che attrae il lettore, volendo coinvolgerlo quale protagonista di una storia che diventa riflessione.

Affinchè, si possa sentire fortunato ad aver incontrato lo scrittore e altresì cambiato dal suo punto di vista che apre ad infiniti nuovi mondi.

Forte caratterizzazione emotiva dei personaggi, con focalizzazione soggettiva che spesso parte dagli ambienti per spostarsi alla natura del sentimento, indagandone le sue origini. Che sono anche la radice più profonda della volontà che le sorregge.

«E l'eco rispose» è l'ultimo capolavoro di Hosseini, un Autore che scrive pagine indimenticabili per intensità, stile, contenuti. I suoi scritti sono memorabili spaccati di una verità che vi farà sorridere, piangere, innamorare e rinascere.

Straordinario e immancabile, vero come le storie di vita che racconta.

Marco Solferini.
per contatti, commenti, suggerire un argomento: 
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com






3 commenti:

  1. Mamma mia che bella recensione!
    Dopo aver letto una cosa del genere mi sento colpevole se non leggo il romanzo!
    Grazie Marco e complimenti anche a te per come scrivi.

    RispondiElimina
  2. E' uno dei mei Autori preferiti e penso che questa sia la migliore recensione che abbia letto su di lui.
    Grazie per la segnalazione.
    Con pazienza leggerò anche altro di quello che hai scritto. Questo Blog mi sembra davvero molto interessante.
    Vedo che segnali alcune librerie, buono a sapersi perché io sono abitudinaria e preferisco trovarmi un posto a misura d'uomo (anzi di donna).
    A presto. Bravo, bravo, bravo.

    RispondiElimina
  3. Un ottima recensione, anche se non ho letto il libro.
    Mi piacerebbe molto discutere di collaborazioni. Io scrivo / collaboro alla redazione di alcune riviste e penso che potremmo trovare un accordo per dare spazio a delle recensioni letterarie che giudico tra le migliori che abbia mai letto.
    Ti prego di contattarmi.
    Complimenti ancora per come scrivi e per come interpreti gli scrittori per i lettori.
    Jennifer.

    RispondiElimina