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Il dono del buio
Autore: V.M. Gianbanco.
Genere: thriller.
Seattle, mancano due
settimane a Natale. E' un inverno freddo. La neve non si risparmia e
nemmeno il gelo. Il detective investigativo Alice Madison fa coppia
con il Sergente investigativo Brown. Una coppia inusuale perchè lui
è un navigato a taciturno mastino, lei l'ultima arrivata.
Per Alice ambientarsi è
sempre stato complicato. Si porta sulle spalle il peso di un infanzia
difficile che le ha lasciato un sogno ricorrente. Lei bambina,
nascosta fra le coperte in una notte buia. Passi clandestini nel
corridoio. Il coraggio di impugnare una mazza da baseball. Restando
in attesa. Poi la volontà di scoprire chi è l'intruso e quali
ragioni lo spingono nella casa. Un atroce verità destinata a
sconvolgerla.
Tuttavia, la solidarietà
dell'amica del cuore, Rachel e di suo figlio, è quanto di più
vicino alla famiglia lei abbia. Una confidente. Un amica. Una persona
di cui avere fiducia.
Quattro omicidi. James
Sinclair, sua moglie e i due figli meno che adolescenti. Tutti
bendati. Legati e disposti uno accanto all'altro sul letto della
coppia. Una croce fatta con il sangue sulla fronte di ciascuno. E un
messaggio che sembra un inquietante premonizione per il Natale ormai
prossimo: 13 giorni.
Comincia così un caso
che sembra più di un semplice pluriomicidio. Una sfida da parte di
un manipolatore che non si fa scrupoli e ha meticolosamente innescato
un piano, preparato da tempo.
Perchè le prove raccolte
in casa di Sinclair indicano un colpevole: John Cameron. Una leggenda
per la squadra omicidi. Il principale indiziato di un fatto di sangue
avvenuto poco tempo prima. A bordo di una nave, il Nostromo. Cinque
morti: due poliziotti e tre carcerati. Tutti con la gola tagliata.
Tutti dissanguati. Nessuna prova a carico dell'indiziato n. 01.
Ora invece, numerose
prove sembrano combaciare: la benda posta sugli occhi di James
Sinclair, il laccio con cui gli sono state legate le mani in un
macabro rituale che ha voluto far sì che la vittima si rendesse
conto dello sterminio della propria famiglia prima di seguirli. Il
Dna e una firma falsificata su di un assegno da 25mila euro. Prove.
Che inchiodano Cameron.
Per la polizia sono
quanto basta per scatenare una caccia all'uomo.
Per Alice Madison invece,
sono l'opera di un burattinaio che vuole incastrare Cameron. E
l'indagine sul suo passato porta a galla un altro fatto di sangue.
Era la fine di agosto del
1985 quando tre ragazzini furono rapiti e legati al tronco di un
albero. Due di loro erano James Sinclair e John Cameron. Il terzo,
scomparso, presumibilmente morto, era il fratello dell'Avv.to Nathan
Quinn che oggi è il legale difensore di Cameron, sospettato nelle
indagini e che in segreto riceve un messaggio inquietante: 13 giorni.
Quale mistero si nasconde
dietro l'intera vicenda?
Un killer spietato che
non si fa scrupoli ad attentare alla vita degli agenti di polizia sta
agendo nell'ombra. Alice sopravviverà a questa caccia all'uomo per
rivelare l'identità dell'assassino?
Interrogativi che
accompagneranno il lettore per tutto il romanzo meticolosamente
organizzato in maniera paratattica, asciutta e sinteticamente esposto
in modo asettico.
Con un finale mozzafiato,
carico di colpi di scena dove tutto sarà rivelato.
L'Autrice, all'esordio,
ci propone un opera sicuramente ben realizzata. Un costrutto nel
quale tutto è correttamente definito e inserito in un contesto che
ne fa un classico ottimo thriller.
Lo svolgimento della
trama è molto cinematografico nel senso che ripropone una tematica
orizzontale tipica delle sceneggiature cui si alterna un
accelerazione periodica dei contenuti di natura verticale. Nello
svolgimento della prima assistiamo ad una focalizzazione narrativa
sulla protagonista femminile che viene letteralmente introdotta nel
contesto ambientale prima dei fatti, una conoscenza cioè che vuole
da subito partire con un elemento personale, introspettivo.
Lo spostamento
all'azione, cadenzato da un ritmo scandito dalle procedure di rito
per le indagini, sposta l'angolo focale ad elementi oggettivi la cui
caratterizzazione è demandata ad un corollario ben organizzato di
personaggi secondari. La loro presenza nella storia è funzionale
alla narrazione a tutto campo.
Il tema centrale si
contrappone alla protagonista femminile la quale è una sorta di
meteora in rotta di collisione con il sistema, le persone che ne
fanno parte e lo stesso assassino. Una contro tutti.
La vera sfida che
l'Autrice in questo senso vince, sta nel contesto della trama
associato ad una esposizione della stessa essenziale. Basata
sull'immediatezza e sulla semplicità.
Il climax narrativo è
fluido, concentrato sui fatti in modo molto realistico e
conseguentemente altamente visivo.
Ritengo che se si potesse
parlare di una scuola contemporanea «british» del “crime drama”
ben vi si potrebbe ascrivere quest'opera, tuttavia la letteratura
anglosassone sul punto è troppo complessa per conoscere una simile
definizione già impropriamente adottata per aree come la Svezia e
dintorni.
Certamente l'Autrice non
si sottrae ad alcuni luoghi comuni della freddezza emotiva, che
rivalutano il concetto di solitudine quale momento di crescita
interiore. Una sorta di contrapposizione agli eccessi della
socialità, un luogo buio dove si possa cioè coltivare quella
riflessione interiore che non c'è alcun bisogno di voler
condividere, perchè appartiene ad un innominato patrimonio del dna
caratteriale.
Quest'ultima impostazione
rende un pò meno apparente la crescita del personaggio protagonista
nella sua evoluzione di consapevolezza non solo relativa ai fatti
dell'indagine, ma anche al suo personale conflitto interiore.
Ritengo che arrivata ad
un certo punto di questo romanzo sia stato il libro a scrivere
dell'Autrice, strappandole qualche confidenza sulla sua convinzione
personale circa la donna che fa proprio il concetto di «uomo
iniquo», addivenendo ad un Sé che è una costante trasmutazione
dell'immagine come della sostanza.
Un ricettacolo creativo
aperto a pochi e la cui comprensione necessita di un profondo quanto
umile impegno.
Trovo questa impostazione
del carattere femminile particolarmente originale, veritiera e
geniale nella sua trasposizione letteraria.
Il romanzo si chiude con
un effetto speciale: il finale. Costruito nelle ultime 60 pagine,
subisce un accelerazione nelle 10 conclusive, che faranno felici
anche i fan della celebre saga cinematografica di “Saw”!
Non sorprende che le case
editrici siano rimaste piacevolmente interessate dall'opera. Il
prodotto è congeniale al mercato degli amanti del trhiller. Posso
supporre che la casa editrice Nord l'abbia strappato alla serie rossa
della Piemme, come pure ad altri antagonisti.
Ci sono tutti gli
elementi che affascinano i cultori di questa materia. E' un libro
tecnico al punto giusto, giustificante le azioni, ragionevole nel
sapersi raccontare in modo pragmatico. Le indagini sono svolte in
maniera empirica ed il lettore è vicino ad esse: le assapora, le
sente, le percepisce e si fa un idea di quello che accade andando
spesso oltre la carta stampata.
«Il dono del buio» è
un ottimo thriller. Esposto in maniera organizzata e pratica, propone
al lettore una trama elaborata e avvincente i cui contenuti sono
narrati in modo paratattico, basandosi su un dettaglio complesso, ma
di semplice impatto visivo.
Consigliato a tutti gli
amanti del thriller.
Marco Solferini
per contatti, commenti, suggerire un argomento:
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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