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Satanisti perbene
Autrice: Susanna Raule.
Genere: thriller,
drammatico, mistero.
Con “Satanisti
perbene” ritorna il commissario Ermanno Sensi in forza a La
Spezia, prestato alla Procura di Milano per un indagine che sembra
coinvolgere il satanismo.
Il cadavere di una
giovanissima donna è stato ritrovato, insieme con un gallo nero
sacrificato.
La donna ha ricevuto una
pugnalata mortale al petto, e presenta un vistoso tatuaggio sulla
schiena che sembra raffigurare un demone.
Sensi quindi, ex membro
infiltrato della setta “I figli dell'Anticristo”, viene
coinvolto in quello che da subito sembra un viaggio nella società
underground e goth di coloro che praticano magia nera
ed occultismo.
Ad affiancarlo, troverà
l'invasiva e saccente Professoressa Rosalba Wang, antropologa e
scrittrice proprio di satanismo. La Wang si dimostra da subito
morbosamente affascinata dal passato di Sensi e da quelli che paiono
essere i suoi misteri.
Il commissario, dal canto
suo, si vedrà trascinato per i capelli in un indagine che lo
proietterà da Milano a Bologna, per tornare poi a La Spezia, dove il
rapimento di una bambina di 12 anni, lo costringerà ad una lotta
contro il tempo per risolvere l'enigma del tatuaggio e scovare un
nuovo gruppo di satanisti.
Accompagnato dalla
maledizione di aver vincolato il demone Astaroth alla sua carne,
Sensi si avvarrà delle doti sovrannaturali della sua satanica metà,
per risolvere il mistero dell'omicidio e salvare la bambina.
Una trama abbastanza
scontata, per un tentativo riuscito solo a metà di riportare alla
ribalta il personaggio del commissario Sensi.
Dell'originalità del
primo capitolo infatti, ci sono ben poche tracce, a parte un evidente
volontà di riciclare le stesse tonalità che avevano indubbiamente
reso accattivante il primo romanzo.
Ritroviamo in
particolare, un maniacale anticonformismo, che sembra un metodo di
difesa contro il mondo esterno, visto come un parallelo di pregiudizi
in larga parte ipocriti e poco consapevoli, cui il Sensi rifugge,
senza tuttavia potersi sottrarre al suo ruolo.
Fra le altre
caratteristiche del protagonista ci sono:
1) Un amore – odio che
lo coinvolge, tanto quanto lo trascina e costringe contro la sua
volontà.
2) Il sesso senza amore,
irrinunciabile come l'epilogo di un romanzo, al termine di giornate
troppo lunghe per un semplice riposo in solitudine.
3) La sofferenza per
essere stato lasciato dalla donna amata.
Sono tutti elementi che
si mescolano in un atmosfera decadimentale, tendente al genere noir,
ma che spesso non decolla, limitandosi a qualche riflessione più che
enigmatica abbastanza scontata sul senso della vita e a descrizioni
che, malgrado cambi il nome dei luoghi, paiono essere sempre
accomunate dal denominatore di un'oscurità latente e rigorosamente
permeante, dei posti quanto delle persone.
A differenza
dell'esordio, in questo secondo romanzo tutto questo annoia.
Producendosi in una
ripetizione di situazioni e circostanze che, seppure volenterosamente
in cerca di un atmosfera ironica, finiscono per essere stantie,
usurate, e drammaticamente lente, quasi immobili nel loro statico
ripetersi.
Ad un certo punto il
lettore, non potrà non mormorare: “oh no! Un altro locale”.
Una vera e propria guida turistica..
Siamo in presenza di una
narrazione costruita su di un idea, ma senza un diaframma od un
archetipo, peraltro inconcludente in quanto al termine di 350 pagine
il lettore non ha nemmeno un finale vero e proprio, probabilmente
rimandando il tutto ad un altro romanzo.
Questa ormai è una
prassi stilistica ed editoriale di proporre cioé opere fotocopia,
ritagliate come sceneggiature di telefilm, su di un protagonista,
circondato da esseri poco plausibili, indefiniti, che recitano una
parte caratteriale unicamente allo scopo di sembrare funzionali.
In questo caso andiamo
dal collega spiritoso, a quello ligio alle regole, dall'uomo di
fiducia affezionato, alla rompiscatole.
L'universo di Sensi, è
involuto. Nasce e finisce lì.
Indubbiamente la sua
relazione con il demone è la parte più interessante e coinvolgente.
La chiave di volta per migliorare il tenore della narrazione. E
funziona anche in questo secondo episodio.
Accattivante la
contrapposizione con l'indole demoniaca di Astaroth, ma abbastanza
banale il rapporto con il protagonista che a tratti ne profitta come
se avesse il superpotere di un fumetto: una sorta di maledizione con
risvolti positivi per contrastare il male.
Nel complesso di
satanismo c'è poco, salvo qualche menzione (sopratutto su LaVey, in
quanto materiale fondatore della Chiesa di Satana), un rito e dei
tatuaggi demoniaci, più qualche altro elemento metafisico, abbozzato
forse per mantenere vivo il tentativo di un esposizione misteriosa
possibile.
Ritroviamo invece, un
viaggio nel sottobosco culturale della sociologia underground
“goth”: un espediente antropologico che tuttavia gioca
molto sulla credenza populista più che su elementi di indagine veri
e propri.
Del tutto fuori luogo e
fastidiose appaiono le denigrazioni gratuite alla città di Bologna,
che l'Autrice dipinge come una posto dove non mancano mai tre cose:
“studenti sbronzi e fumati, punkabbestia ed osterie”.
A parte la valutazione
spregevolmente illativa e squallidamente superficiale, cadono
francamente le braccia quando in calce al romanzo ella Autrice cita,
fra i ringraziamenti, persona che l'avrebbe indottrinata con numerosi
aneddoti alla vita nel capoluogo emiliano.
Il senso che se ne trae è
che l'Autrice abbia preso per buone le invettive allucinogene di chi,
per incapienza personale o difetto intellettuale, ha saputo cogliere
solo un aspetto, certamente presente in città, ma per nulla
dominante. Congettura e diffamazione sono parenti stretti e occorre
fare un pò più di attenzione.
Consiglio ad entrambe
(scrittrice ed il suo Virgilio) di non limitarsi ad un esistenza così
scevra di indagine scientifica e all'opposto carica di preconcetti,
visitando la città di Bologna, al di fuori di quelle zone,
tipicamente universitarie, dove obiettivamente si è instaurato uno
stile di vita alternativo, che ha sicuramente sporcato i natali
storici più dotti e notabili della città, ma non ancora
sostituendosi del tutto ad essi. Anche alla luce dello sforzo che la
P.A. locale sta portando avanti per riqualificare determinate aree
urbane.
Spiace doverlo ricordare,
ma Bologna è qualcosa di più di queste offensive e gratuitamente
diffamatorie affermazioni.
“Satanisti per bene”
è un romanzo che ripropone le indagini del commissario Sensi
nell'ambiente goth e underground, si propone come una
via di mezzo fra thriller poliziesco e mistero di matrice occultista.
Molto al di sotto degli standard del primo romanzo, pecca di
originalità e solo a tratti riesce a coinvolgere il lettore, per lo
più riciclandosi sotto l'egida del successo del primo capitolo di
questa serie.
Consigliato solo a coloro
che si siano già innamorati del protagonista e dello stile narrativo
dell'Autrice.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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Buongiorno Marco
RispondiEliminaHo molto apprezzato il discorso sulla lettura come "scienza della condivisione" che si legge sotto la tua foto.
In quest'ottica vorrei condividere con te alcune informazioni che credo importanti, per quanto spesso sottovalutate.
- L'articolo indeterminativo "un", se precede una parola femminile che inizia per vocale, si scrive con l'apostrofo.
- "Po'" si scrive con l'apostrofo (in quanto troncamento di "poco")e non con l'accento.
Un saluto a te e alla bella Casalecchio.
Fabio
Secondo me sei stato anche troppo buono in questa recensione perché come storia non vale proprio niente.. una noia mortale!!!
RispondiEliminaComunque hai fatto bene a criticare il fatto che se la prende con la città di Bologna la qual cosa succede SPESSISSIMO.
Ma questo purtroppo accade perché è vero che la città è in uno stato di profondo degrado. Tutti miei amici che ci hanno vissuto sono convinta che condividerebbero (in parte) quello che ha scritto questa autrice. Solo che spesso non riguarda tutta la città, ma come tu sottolinei solo alcune zone (anche se stanno crescendo).
Ti auguro una buona giornata.
Ottima recensione, come sempre caro Marco.
RispondiEliminaPubblichiamo alcuni estratti come già fatto in precedenza se sei d'accordo.
P.S.
Concordo sul fatto che è brutto scrivere male di una città, ma non è meglio che si sappia in giro quello che è sotto gli occhi di tutti? Magari serve finalmente a dare una ripulita visto che lo stato di fatiscenza di buona parte del centro storico di Bologna è un vero e proprio insulto, molto peggio di quello di una scrittrice disattenta non credi?
Caro Marco, non è facile scrivere un libro di questo genere. Non mi meraviglia pertanto che l'autrice (rigorosamente con la minuscola) non sia stata in grado di produrre qualcosa di interessante (a parte insomma la solita storiella che sembra, come anche tu mi pare sottolinei, la trama di un telefilm).
RispondiEliminaLe tue recensioni sono sempre molto esaustive.
Anche troppo!
A volte basta liquidare il romanzo sconsigliandolo.
Tuttavia è piacevole leggerti.
Su un fatto però non sono troppo d'accordo con quello che scrivi.
Bologna è veramente una LATRINA A CIELO APERTO.
E' una delle città più sporche, anzi sudice che io abbia mai visto. Se fosse vero che la P.A. si impegna in questo senso allora siamo di fronte ad un gigantesco fallimento.
Poi è una città buia. Forse per un uomo il pericolo si percepisce meno, ma una ragazza o una donna viene continuamente avvicinata da gente che vive per la strada (e non solo per il libro, il calzino, il caffè e via dicendo circa 20 / 30 volte al giorno oppure ogni sacrosanta volta che stai seduto in un bar o locale con fiori, giornale, giocattoli e quant'altro), no, vengono proprio a rompere le scatole. OVUNQUE!!!
La notte è peggio. Se non sei in gruppo non ci puoi stare da sola e non puoi tornare a casa senza una macchina.
Quindi credo che la critica questa città se la meriti ECCOME!!!
Poi che sia spiacevole leggerla è un altro paio di maniche. Ma per carità: guardati intorno anche tu e dimmi se è possibile un simile schifo!!!
Cari saluti.
Caro Marco il libro non l'ho letto ma da quello che scrivi non penso nemmeno che lo faro'.
RispondiEliminaVoglio però dare il mio contributo a quello che hai scritto e che anche altri utenti hanno commentato sulla città di Bologna.
E' UNA VERGOGNA!
Non solo è sporca (di brutto), ma anche puzzolente. Ci sono delle vie dove si respira un tanfo pazzesco e non solo pure chi abita in centro e apre le finestre di casa si trova a fare i conti con certi odorini da fogna.
Poi ci sarebbe il problema della sicurezza.. altro che studenti fumati!! Ci sono in giro extracomunitari ubriachi fradici (albanesi, rumeni e africani).
Ma insomma: noi le tasse che k***o le paghiamo a fare?
Che poi la cosa più assurda è che se questa gente volesse lavorare potrebbe anche farlo perché agli extracomunitari il lavoro lo danno, sono gli italiani che non lo trovano!
Quindi se uno scrive su di un libro che questa città è uno schifo non mi sembra tanto sbagliato.
Tanto per incominciare perché è la verità..
Scusate lo sfogo, ma quando ci vuole ci vuole (o dobbiamo sempre starcene zitti?)
Già il titolo di questo romanzo mi diceva poco.. mi confermi che non è granché quindi direi che rivolgerò la mia attenzione altrove. Tuttavia sul genere "satanismo" mi piacerebbe qualcosa: hai qualche titolo da consigliarmi?
RispondiEliminaGrazie e complimenti per la bella recensione.
P.S.
Non aggiungo nulla riguardo la diatriba su Bologna in quanto sono perfettamente d'accordo con quanto hanno scritto gli altri utenti. Solo per scrivere un particolare. Fine settimana di shopping a Bologna: per entrare in un negozio in Via Ugo Bassi ho dovuto passare IN MEZZO a cinque cani Rottweiler tutti senza museruola! Con uno sfattone che chiedeva l'elemosina e una tizia strafatta che ciondolava dalla colonna. In piazza c'era una puzza pazzesca con gente che si LAVAVA nella fontanella del Nettuno. Mi hanno fermata 15 volte per chiedermi l'elemosina!!! Di cui solo 3 in Via D'Azeglio!!! Poi c'altro? Ha già dimenticavo: ho dovuto dare 2 euro ad un tizio (punkabbestia) perché mi tenesse d'occhio la macchina in un parcheggio pubblico vicino ai giardini Margherita..