giovedì 28 giugno 2012

L'ultimo giorno


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L'ultimo giorno


Autore: Glenn Cooper
Genere: thriller, scientifico, drammatico.




L'ultimo giorno” è il nuovo romanzo a firma Glenn Cooper, Autore rivelazione degli ultimi anni che ha esordito con il celebratissimo “La biblioteca dei morti”, in attesa di novembre 2012, quando uscirà il terzo capitolo della trilogia.

L'agente dell'FBI Cyrus o'Malley ha per le mani un caso apparentemente inspiegabile. Una serie di vittime sul cui cadavere compare un minuscolo foro alla base del collo. Uomini e donne senza apparentemente alcun legame tra loro.

Solo tramite uno di essi riesce a risalire all'enigmatico ricercatore universitario della Harvard medical school, Alex Weller e alla sua misteriosa società di liberi pensatori denominata Uroboro's Society: un salotto di intellettuali, in prevalenza scienziati, che nei loro incontri discutono di ciò che attende l'uomo oltre la morte.

Che legame esiste fra Weller e le inspiegabili morti? Che cos'è il misterioso composto 854,73 m/z, che promette di rivelare il mistero ultimo della vita dopo la morte? E qual'è il prezzo da pagare per un esperienza unica quanto travolgente?

O'Malley, sarà trascinato in un vortice di situazioni ad alta tensione, che metteranno a rischio la sua integrità, mentre sullo sfondo si consumerà il dramma della sua giovanissima figlia Tara, malata di tumore al cervello e incurabile.

La rivelazione della vita oltre la morte, porterà il Mondo sull'orlo del baratro, mentre l'agente O'Malley lancerà la sua caccia all'uomo, la preda getterà il guanto della sfida alla società contemporanea annunciando un conto alla rovescia di trenta giorni, prima dell'ultimo giorno: quello della rivelazione ultima e definitiva. Destinato a cambiare per sempre il futuro dell'umanità.





Cooper indaga l'etica di una scienza che si fonda su troppi dogmi ed interrogativi per convivere senza le c.d. zone d'ombra.

I suoi personaggi sono come sempre credibili, e le loro esteriorizzazioni rappresentano un coinvolgente sistema di iterazioni che coinvolgono il lettore facendolo sentire parte della storia.

Il ritmo narrativo non raggiunge l'apice toccato da “La biblioteca dei dei morti” che rimane il suo romanzo migliore. Tuttavia, la precedente meticolosità espositiva dimostrata in altre opere, lascia in questo caso il passo ad una più ponderata analisi degli eventi, piuttosto che alla loro intima viscerale esplicazione.

La qual cosa dona un “continuum” all'azione, centralizzandola sul presente. Attribuendole la possanza di una tensione sempre coinvolgente.

Lo stile narrativo rimane molto buono.

Va osservato che l'argomento in questione, è incentrato su elementi di chimica e medicina, come tale potrebbe risultare un pò ostico ai lettori, ciò malgrado l'Autore riesca ugualmente a sintetizzare, semplificando, i temi più tecnici.

Trattasi peraltro di un attività di ricerca, quella narrata nel libro, effettivamente in essere e da più parti ipotizzata, quindi la fattispecie di fondo non è scevra da basamenti scientifici, esuli da immaginazione.

Ben organizzato, sopratutto nei dialoghi come sempre ottimi, e mai banali.

Resto convinto che Cooper sia una delle migliori novità nel panorama letterario contemporaneo moderno e che il suo stile abbia margini di miglioramento, potendo arrivare a livelli ancora più creativi di quanto ad oggi concepito.





L'ultimo giorno” è il nuovo romanzo di Glenn Cooper, un ottimo thriller molto ben scritto, che propone un tema di fantamedicina sul segreto della vita dopo la morte. Coinvolgente e stupefacente sicuramente emozionerà il lettore, lasciando ben impresso un apprezzabile segno distintivo.

Consigliato.

                                                         Marco Solferini


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lunedì 18 giugno 2012

Tra amici

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Tra amici

Autore: Amoz Oz
Genere: esistenziale, attualità.




Amoz Oz è uno dei più celebrati Autori israeliani degli ultimi 50anni.

Un narratore della vita con la capacità espositiva epistolare di parlare al cuore, sussurrando quelle parole che la mente spesso fatica a trovare. Nel disordine. Nel caos. Oz è un compositore di note senza tempo, la cui riproduzione è una parte, da sempre, di quel tutt'uno che nella poesia racconta il Sè.

Il suo stile narrativo è straordinariamente semplice: come il battito d'ali di una farfalla.

Si autofocalizza con naturalezza sul presente, applicando una creatività statica alla scena, centralizzata sul tempo e sulle emozioni in essa vissute.

Lui parla al lettore di giorni di un presente che è già passato.

Il suo racconto del kibbutz, è come un percorso narrativo che unisce i puntini di uno schema, materializzando lo stile di vita ebreo, passo dopo passo e con una cordialità espositiva mai invadente, ma sempre figlia di un patto basato sulla reciproca accettazione con il lettore.





L'ebraismo applicato alla vita è, in quest'ottica, per noi occidentali un pò barbari di scienza e cultura, specialmente quando pretendiamo di esportarla senza essere invitati a farlo, una logica accettazione della convivenza con le regole. Dalla cui irrinunciabilità discende un concetto sublime di dignità che guarda alla persona. E di osservanza.

La persona si centralizza, per via di una parsimoniosa conflittualità dei rapporti umani.

Una conflittualità non violenta. Figlia di un disegno unico di tutti quei ruoli, che possiamo definire quali “mestieri”, recitati tanto quanto vissuti.

Perchè l'Autore ci spiega come il “mestiere” di tutti è migliorare se stessi attraverso la dedizione all'opera di messa in sicurezza del prossimo, del nostro vicino. Questa è la metrica ed il peso della nostra umanità.

Dalle sue parole, dal racconto di questi uomini, che sono il tutto e nel contempo nessuno, perchè anonimi tanto quanto presenti nella vita del kibbutz, scaturisce l'immagine di una cultura la cui intensità è determinata dall'armonia.

Una tempestosa quiete, che accetta la creazione come simbolo eterno dell'alternanza fra il vecchio ed il nuovo.

Uno straordinario patto generazionale che riporta l'uomo alla sua vera grandezza. Nello spirito.

Più volte, l'Autore punge il lettore con la punta di una lancia, dal cui costato scaturisce una verità fin troppo effimera, quando permette alla storia, intesa come l'attualità delle decisioni altrui, di penetrare la carne del kibbutz.

Da ciò scaturisce, sempre, una tentazione a deviare da quella invisibile, innominata, ma straordinaria presenza della via maestra. Avanti ai nostri occhi, ma difficile da percorrere.

La tentazione è molto camaleontica nell'arte di Oz ed ogni lettore la percepirà in modo difforme.

E l'Autore ci fa capire come il tormento ci allontana dalla pace interiore, e dalla rettitudine della quiete di un ordine, basato sulla gerarchia di un pensiero immanente, come tale vivente oltre le regole vergate sullo scritto, quanto lo sono gli elementi, di per sé eterni.

Una parola ha un peso grande. Enorme. Può essere un atto di stupidità, o l'inizio di qualcosa di grandioso. Lo stesso dicasi per i comportamenti. Dobbiamo aver fede in noi, ogni volta che ci muoviamo, o agiamo, consapevoli di questa semplice ma complessa verità. Un retaggio. Un credo. Uno stile di vita per il kibbutz.

Più che una narrazione Oz, ci si presenta come un saggista, la cui storia vuole lasciare qualcosa a noi che l'ascoltiamo: una riflessione innominata perchè ci appartiene. E' nostra. Con tutti i suoi pro e contro.

Il suo equilibrismo dialettico, malgrado la vena discorsiva, riesce a mantenere la tensione degli eventi sulla semplice descrizione, senza cedere alla paura o alla superbia di esprimere un giudizio che sarebbe inappropriato ed irriverente.

Violerebbe il patto con il lettore.





A ben guardare, le sue regole artistiche sono le migliori sulle quali basare un amicizia dopo la prima conoscenza; non a caso, il testo s'intitola “Tra amici” ed è un invito a cogliere la poesia di un gran disegno. Uno straordinario atto d'amore, e di quiete, che ci riporta a ciò che di essenziale custodiamo per tutta la vita nel cuore.

Consigliatissimo, leggerlo è una fortuna per qualunque lettore.

                                                         Marco Solferini
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Il respiro del drago

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Il respiro del drago

Autore: Michael Connolly.
Genere: poliziesco, thriller




Il respiro del drago” celebra il ritorno del detective dalla crimini – omicidi di Los Angeles, Harry Bosch, uno dei personaggi più amati del Autore-guru del poliziesco americano, Michael Connelly.

Un omicidio a sangue freddo.

Apparentemente un caso di rapina in un quartiere difficile, dove le gang la fanno da padrone.

Ma per Bosch, quel cadavere significa molto di più. Perchè apre le porte di un ricordo di molti anni prima, quando durante una rivolta, quello stesso cinese che giace morto ammazzato con tre pallottole nel petto lo aveva aiutato.

Un debito di sangue. La promessa di scoprire chi si nasconde veramente dietro quel crimine e una pista che sembra condurre al mondo segreto e letale delle triadi, la potente mafia cinese.

Il detective Bosch diventerà preda di un gioco perverso, una morsa letale che lo costringerà a spostare il confronto da Los Angeles, ad Hong Kong, nel cuore dei c.d. “nuovi territori” dove il crimine regna sovrano

Per salvare quel che ha di più caro al Mondo. E al termine di questa sfida, nulla sarà più come prima.





Connelly è un autore entrato di diritto nel Pantheon degli Dei della letteratura poliziesca contemporanea. Giustamente celebrato da alcuni di principali quotidiani e riviste di mezzo Mondo.

I suoi romanzi sono accattivanti, ed impeccabilmente coinvolgenti.

Un turbine di azione e di indagini che immettono il lettore nella storia narrata, immagazzinandolo come un byte all'interno del complesso sistema operativo della macchina della giustizia americana.

Bosch è un sbirro, amato dal pubblico per la sua verve impulsiva ed il suo anticonformismo fatalista che lo spinge ad agire, anche nelle situazioni più difficili, come un mastino che fiuta e non molla, che indaga a rischio di farsi nemici anche nelle proprie fila. E' un duro, che non rinuncia alla logica e mantiene rapporti di convivenza forzata con il mondo esterno, quello cioè che non fa parte del proprio lavoro. Consapevole che non si capiranno mai, lui e la realtà circostante.

Una caratterizzazione soggettiva ottima, che viene riproposta in questo romanzo con tutta la sua intensità.

L'ambientazione focale si sposta all'esterno della narrazione, dove il lettore percepisce l'aspetto più dinamico della procedura d'indagine e ne diventa parte integrante.

Connelly non tradisce le attese e conferma la sua strepitosa vena creativa, che lo ha reso uno degli Autori più venduti e apprezzati del suo genere.





Il respiro del drago” è un poliziesco audace, coinvolgente: un vortice che trascina il lettore in un indagine dove nulla è quel che sembra e l'intuito come la furbizia, sembrano essere le uniche armi a disposizione per sopravvivere alla tempesta in arrivo che minaccia di seminare morte e violenza.

Divorerete ogni singola pagina lasciandovi coinvolgere fino all'ultima riga.

Consigliato agli amanti del genere poliziesco e naturalmente, a tutti i fan del grande Michael Connelly.

                                                         Marco Solferini
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venerdì 15 giugno 2012

Bello di papà


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ATTENZIONE:
Sabato 16 giugno alle 11,30
alla libreria Trame in via Goito 3/C a Bologna
aperitivo presentazione in occasione dell'uscita del libro di Alexander Maurizi "Bello di papà" 


Bello di papà
"Lo zen e l'arte di cambiare i pannolini"

Autore: Alexander Maurìzì
Genere: Commedia


Bello di papà” è un divertentissimo romanzo che, in poco più di 130 pagine, racconta, con un umorismo godibilissimo, le disavventure di un papà 35enne con il suo bambino piccolo definito lo “gnomo”.

Ricchissimo di metafore e allegorie spiritose, l'Autore propone un senso dell'umorismo sferzante, ma anche cordiale, pur nella sua carica irriverente, che emerge in alcuni paragoni in grado di strappare grasse risate ai lettori di tutte le età.

Scritto benissimo, con uno stile pulito, lineare, paratattico, senza forzature o caricature, l'Autore si affida solo al buon gusto dello “humour”.





Questo geniale testo propone al lettore una serie di disavventure del genitore, in rapporto con lo stile di vita del bambino (che parte dal presupposto di poter fare tutto, come e quando vuole), che fanno emergere come vi sia una logica, un senso comune latente, nel comportamento completamente fuori dagli schemi del pargolo, in rapporto al mondo circostante.

Da ciò scaturisce una caricatura delle più note regole dello zen e della filosofia in generale che trovano paradossalmente applicazione proprio nell'esuberante, energica vitalità del bambino piccolo.

Lo “gnomo” diventa una semplice, irresistibile e amabile catastrofe, che con il suo agire può letteralmente annichilire il mondo degli adulti, i loro usi e costumi. Stravolgendo le consuetudini della vita di tutti i giorni e le regoli civili del comportamento.

L'Autore crea un ironico parallelo, con una serie di battute di spirito incalzanti, che dimostrano uno stile da “cabaret”, e procedono a ruota libera, dalla prima all'ultima pagina.

L'implausibilità del microcosmo esteriorizzato in ogni singola scena, rende la capacità discorsiva e dialettica, quasi confessoria dell'Autore, piacevolissima, cui si aggiungono tantissimi elementi culturalmente legati alla storia dell'attualità tipica della classe anni 70 – 80.





Bello di papà” è una divertentissima commedia, scritta in maniera impeccabile, ed organizzata sulla base di un senso dello “humour” che strapperà al lettore risate a scena aperta. Un piccolo gioiello di letteratura umoristica: geniale nel suo insieme e straordinariamente veritiero.

Consigliato a tutti i papà; a chiunque voglia fare un regalo bellissimo ad un papà e a quanti desiderano farsi due sane risate, con l'inconfondibile stile che solo la carta stampata è ancor oggi in grado di realizzare.

                                                         Marco Solferini
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Respiro corto

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Respiro corto

Autore: Massimo Carlotto
Genere: drammatico, azione, poliziesco



Respiro corto” è l'ultimo romanzo del celebre Autore Italiano, Massimo Carlotto, che propone al lettore, con questa sua nuova opera, un intrigante serie di eventi che ruotano attorno alla città di Marsiglia: crocevia di traffici illeciti e base operativa di una vera e propria giovanissima internazionale del crimine.

Zosim Kataev è “l'enfant prodige” di una “organizatsya” mafiosa russa, comandata dal “pakham” suo protettore e mentore che ha investito sul giovane pagandogli l'Università d'economia in Inghilterra, a Leeds, affinché egli diventasse la mente finanziaria di più complesse operazioni, volte al profitto in nome e per conto dell'organizzazione criminale.

I piani di Zosim però sono altri. Cominciano con lo sterminio di tutta “l'organizatsya”, e la sua presunta morte.

Per realizzare il suo intento, è costretto ad allearsi con i servizi segreti russi. I quali, una volta raggiunto il loro scopo, lo spediranno, sotto copertura, e agli ordini del sottufficiale Ulita, donna bella quanto spietata, a Marsiglia, con il nome di Alexander Peskov. Un uomo d'affari dietro al quale un commando russo darà la caccia alla terrorista Nazirova, una delle temute “vedove nere”.

Tuttavia, Zosim sta facendo il doppio gioco anche con i servizi segreti.

Fin dai tempi dell'Università infatti, egli ha stretto un patto di sangue con altri giovani aspiranti criminali, conosciuti a Leeds e riuniti sotto il nome della “Dromos Gang” dal nome del pub che amavano frequentare.

Sono Sunil Banerjee, rampollo di una famiglia Parsi, Giuseppe Cruciani, camorrista italiano, e Inez, banchiera svizzera.

Il loro minimo comune denominatore è rappresentato dall'essere tutti cattivi ragazzi.

Molto cattivi.

Il loro scopo è quello di applicare i principi dell'economia aziendale alla criminalità organizzata.

Una piccola e intraprendente “cupola”, che proverà a gestire affari quali, il legname radioattivo proveniente dalle aree contaminate di Chernobyl, una clinica per l'espianto illegale di organi, il riciclaggio del denaro sporco e il cablaggio di cavi.

Profitti e proventi che verranno reinvestiti nel mattone, attraverso quella che in Marsiglia è nota come la cricca di Bremond: un affarista politico agli onori delle cronache giudiziarie il cui braccio operativo è un industriale immobiliare di nome Matheron.

Sulle tracce di questa elité di “furbetti del quartierino” c'è anche il commissario Bourdet, donna dichiaratamente lesbica, dai modi di fare irruenti e molto al di fuori delle regole. Intenta a condurre una crociata personale per impedire il dilagare del crimine, colpendolo spesso con metodi non dissimili da quelli utilizzati dalla malavita, il commissario è legato ad un boss della vecchia guardia marsigliese: “Armand Grisoni”.

In questo complesso scenario, fra spionaggio e criminalità organizzata, si inserisce Esteban Garrincha, sgherro paraguaiano al soldo di un boss di “Ciudad del este” che, causa la sua maldestra e incapace strategia, riesce a circondarsi di nemici desiderosi di ucciderlo, al punto da essere costretto a scappare, come narcotrafficante di ovuli, in quel di Marsiglia.

Catturato dal commissario Bourdet, diventerà una sua pedina.

Garrincha, incastrato fra la polizia, il giro d'affari criminale del Tredicesimo distretto di Marsiglia e la sua spietata, ma sempre inefficace e spesso controproducente bramosia di potere, diventerà quindi l'attore non protagonista, attraverso il quale si snoderanno le vicende di tutti i personaggi coinvolti.





Romanzo coinvolgente e ben strutturato.

Appassionante, carico di “suspense”, duro e spietato. A tratti cattivo, risoluto, non lascia scampo, grazie al suo aggressivo stile narrativo.

Tanti nomi ed una moltitudine di soggetti, per una trama davvero complessa, il cui svolgimento beneficia dell'ottima capacità di Carlotto di sintetizzare e rendere fruibile al lettore ogni scena, grazie a dialoghi ben organizzati: sintetici, immediati, altamente visivi e tipicamente discorsivi.

Dialoghi che tuttavia, profanano il senso comune dell'indole comportamentale di ciascun personaggio, così banalizzato e ridotto ad uno spirito animale, cioè esclusivamente riferibile allo scopo che muove la persona.

In quest'ottica, i protagonisti sono credibili solo in funzione della storia e rappresentano dei “clichè” molto noti, per nulla originali. In alcuni casi poi estremizzati, come il camorrista Italiano che sembra fuoriuscito da una sceneggiatura di “serie c”, tanto nel modo di comportarsi quanto di parlare.

Il lettore sappia pertanto, che il ritmo narrativo c'è, lo stile di Carlotto è una firma inequivocabile ed apprezzabilissima, ma va a discapito del realismo espositivo. Il comportamento degli attori di questo romanzo è funzionale a se stesso. Quindi se uno è spietato è veramente spietato, se è stupido è veramente stupido e via dicendo..

La caratterizzazione dei personaggi quindi è molto simile alla “focalizzazione zero” quando cioè il narratore parla in terza persona di tutto e di tutti. Per farlo, si rinuncia all'archetipo del flusso di coscienza, tipicamente introspettivo dei romanzi noir e di quelli basati su di un protagonista con “focalizzazione esterna” (come in precedenti scritti proprio di Carlotto).

Il ritmo è incalzante e perdurante grazie al fatto che il nucleo narrativo è ridotto e frammentato in microsequenze dove le peripezie e gli sviluppi sono organizzati sempre sulla base del sommario espositivo, rinunciando all'analisi. Le sequenze dinamiche sovrastano, per effetto, quelle statiche.

Tinte forti, sesso compulsivo e sfrenato in numerose occasioni, condiscono e guarniscono numerose scene.

L'ambientazione non è per cuori teneri o amanti dell'intellettualità più ambigua e riflessiva.

Il background culturale è quello di una Marsiglia, crocevia di ogni traffico losco e appetibile dagli squali dell'opportunismo che ruotano attorno alla malavita organizzata dipinta come una lotta fra il vecchio ed il nuovo. Si fronteggiano bande armate disposte a uccidere, rapire, violentare, pur di affermarsi sulla scena del mercato di stupefacenti.

Una nota decisamente stonata è, a mio avviso, rappresentata dal complesso insieme di operazioni finanziarie che vengono strutturate dalla “Dromos gang”. E' possibile che il lettore possa rimanere un po' spiazzato da tutte queste ipotesi, che fra l'altro paiono, a tratti, anche poco realizzabili per il modo in cui vengono esposte. La sensazione è che ci si trovi a leggere di piani criminali non sempre all'altezza delle aspettative.

Il finale è scontato. Troppo.

Passabile per alcuni dei protagonisti, ma non per tutti.

Telegrafato fin da una trentina di pagine prima della conclusione e inoltre l'unico plausibile già da metà romanzo, in quanto la stessa funzionalità esasperata dei singoli, ne decreta inevitabilmente anche la sorte.

In quest'ottica, precedenti scritti di questo Autore avevano dimostrato una maggiore audacia.

Vero è che molto spesso la necessità di stupire il lettore comportata il realizzo di castronerie narrative insulse, ma all'opposto, un finale fin troppo “classico” non necessariamente è senza infamia e senza lode.





Respiro corto” è un buon poliziesco, ambientato in una Marsiglia dove si fronteggiano criminalità organizzata emergente con quella storica. Lo scenario ideale per la creazione di una nuova e giovanissima “elite” di criminali che hanno studiato e vogliono impadronirsi del mercato, con le armi e con i numeri della finanza. Un avventura a tinte forti, a tratti molto complessa, ricchissima di nomi e di eventi, che condurrà il lettore al centro di un gioco di potere, spietato e irriverente.

                                                        Marco Solferini
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