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La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna"
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La femmina
nuda
Autore:
Elena Stancanelli
Genere:
drammatico, sentimentale.
La
protagonsita di questo romanzo è Anna, una donna non più
giovanissima e vede naufragare la sua storia d'amore con Davide dopo
5 anni di relazione.
Un evento
distruttivo che come un domino si rovescia su tutti gli aspetti della
sua vita. Dal lavoro, alle relazioni sociali, dal carattere ai
rapporti con l'altro sesso.
La
situazione peggiora quando lei si rende conto che non solo Davide la
tradiva (cosa che a più riprese la protagonista confessa di aver
fatto anche lei) ma potrebbe aver trovato una donna da amare. Con cui
quindi raggiungere un livello di coinvolgimento cui Anna non è
arrivata.
Maniacalità,
paranoia, autolesionismo, smarrimento. Emergono i tratti più “grigi”
della sua personalità ferita, dolorante, in preda cioè a un
malessere impastato. Simile a un rapimento della sua personalità
rinata in questa sorta di oscurità un po' lasciva e nel contempo
affetta da una deprivazione costante di piaceri e soddisfazioni.
Riuscirà a
riemergere o finirà per annegare definitivamente? Il riscatto sembra
vicino ma nel contempo le ricadute lo sono altrettanto.
Sul filo del
rasoio Anna si mette in gioco cercando la rivale in amore. Per capire
chi sia e cosa abbia in più di lei. Comincia quindi un gioco
pericoloso in cui diventerà persino amica e complice di questa donna
senza rivelare le sue intenzioni anche se a un certo punto nemmeno
lei sembra conoscerle.
Il tema non
è nuovo: l'abbandono.
Ciò che mi
ha interessato è il fatto che la protagonista è una donna matura
(ha sicuramente compiuto 44 anni perchè nel romanzo è citato il
giorno del compleanno) e il riassunto del suo dramma è raccontato a
un amica del cuore. Il romanzo infatti è una lunga lettera scritta
con le velleità espositive della confessione liberatoria.
Le prime
pagine mi avevano fatto ben sperare poi purtroppo ho sofferto una
grande difficoltà nella lettura.
Anzitutto
ritengo che il personaggio della protagonista sia troppo indefinito.
E' affetto da ambiguità che lo rendono nel transfer con il lettore
poco simpatico e men che meno credibile. Pare infatti che questa Anna
si racconti in un modo ma di fatto sia ben diversa. La sensazione è
che l'Autrice insegua un rapporto empatico con il lettore (più
facile che sia la lettrice) per individuare un patimento emotivo
condiviso. Il classico senso di intima complicità di chi leggendo
automaticamente pensa: “ci sono passata anch'io” o simili.
“Quando
ti succede qualcosa di brutto, un incidente, una malattia, o qualcosa
di stupido ma incredibilmetne doloroso come è successo a me, diventi
una persona danneggiata. Per sempre. Sono come uno strumento
qualsiasi che sia caduto a terra. Lo aggiusti e funziona di nuovo, ma
conserva in sé il trauma di quella caduta. Non sappiamo quando, non
sappiamo neanche se, ma potrebbe guastarsi di nuovo. E sarebbe ancora
una conseguenza di quella vecchia caduta”. Tratto da “La
femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.
Di fatto
tutto ciò si risolve in una forzatura.
Onestamente
non ho compreso quali doti abbia questa Anna. Dove annidino i suoi
interessi e cosa la renda desiderabile. Mi sembra all'opposto una
persona qualunquista convinta di essere speciale. Scarni gli
approfondimenti razionali e realisti sulle sue scelte, a tratti quasi
patologiche, compiute nel passato con questo Davide (oggetto del
desiderio, inspiegabile, di parecchie donne in quanto nemmeno lui
sembra una “cima”).
“C'è
una quota di sofferenza enorme nella vita”. Tratto da “La
femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.
La
sensazione è che sia una donna ostinata a voler far andare avanti (o
far funzionare) le cose come vorrebbe lei.
Quel che
pertanto accade è che fallisce sotto questo aspetto di controllo
esterno della realtà circostante affettiva e quale conseguenza,
tracolla anche caratterialmente.
Un duro
colpo dovuto anche all'età, non più giovanissima.
Ecco quindi
che si aprono due filoni. Uno è quello dell'ossessione verso il suo
ex. Il classico (e adolescenziale) sapere dove va, con chi, quando e
possibilmente perchè. L'ho trovato eccessivo e dal punto di vista
espositivo troppo insistito.
L'Autrice
individua una fattispecie e poi ci ritorna continuamente. Un periodo
di mezza pagina diventa di due o tre. Ma il succo è lo stesso. Si
cerca la frase ad effetto. E va osservato che spesso la trova.
“La sala
era satura dell'odore un po' schifoso di mare e di sesso che emanano
i molluschi. Un odore fangoso, forte. L'odore delle cime rimaste a
lungo arrotolate sulle navi, delle foglie, delle cose sepolte”.
Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La
nave di Teseo.
Il che
depone a favore di una scrittura creativa che c'è. Esiste. Grida:
“presente!” Tuttavia viene utilizzata in modo filosoficamente
escatologico e troppo spesso in maniera cumulativa, rafforzativa. Il
peggio l'ho riscontrato nel capitoletto dedicato all'applicazione per
cellulare che consente di individuare dove si trovi il proprietario.
Mettere insieme frasi ad effetto non le rende eleganti. Utilizzare
termini inusuali che denotano una buona conoscenza della lingua
italiana, in chiave paratattica, cercando cioè di assimilarli con la
sintesi è semmai una dote da giornalisti ma non da scrittori. Una
confusione che spesso si verifica nel panorama letterario
contemporaneo.
Il secondo
filone è quello, telegrafato, dell'autolesionismo. O meglio “del
buttarsi via”. La donna disillusa che si abbandona come un naufrago
alle intemperanze della vita. Poco trucco, scarsa cura di sé, un
carattere che diventa umorale, tra l'algido e lo scontroso. Un essere
introversi ai limiti dell'incomprensibile come se volesse demarcare
il territorio diventato una terra di nessuno.
“Da un
certo punto in poi la chiave di tutto è diventata l'umiliazione. Fin
quando ci siamo frequentati ci umiliavamo insultandoci. Poi quando
abbiamo iniziato a vivere in due case diverse senza però riuscire a
stare separati davvero, siamo passati a umiliazioni più profonde.
Per esempio, facevamo in modo che l'altro compisse azioni disgustose,
per potergliele poi rinfacciare”. Tratto da “La femmina
nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.
E
naturalmente il sesso. L'Autrice non fa che ribadire quanto volte
Anna si fa “scopare” un po' da tutti. Il termine è volutamente
duro e crudo. Sinonimo di un sesso senza amore. Rapporti consumati
con sconosciuti nell'alveo dell'approssimazione. Ogni tanto anche con
il suo ex. Insomma una parabola discendente.
Tutto ciò
non impietosisce perchè più la si conosce questa Anna più viene il
dubbio che la sua vera natura sia proprio questa. E' un po' mignotta
(dove questo “un pò” lo valuteranno i lettori). Tradiva pure lei
però con una sofisticata scusa psicologica che fa un po' più
sorridere che altro.. poi tutte queste “bottarelle” in corso
d'opera peraltro anche in chiusura in quanto con l'ultimo post
scriptum ci delucida sul “contentino” dato anche a quello che
sembrava esserselo risparmiato. Vabbè.. de gustibus.
La figura
maschile è poco approfondita in tutti i sensi. Gli stereotipi dei
maschi presenti sono orientati all'essere volutamente patetici
(sembrano usciti da quelle serate al femminile dove il gentil sesso
si dedica a una critica da sfogo verso gli uomini attorno a un tavolo
con qualche drink colorato a far da compagnia più delle idee).
Gli uomini
della scrittrice sono affetti da una drammatica superficialità e le
loro colpe sono a volte anche definite con qualche nota di femminismo
da rivalsa che ritengo rendano questo romanzo poco appetibile al
pubblico maschile. E anche a quello femminile che crede si possa
pretendere qualcosa di più visto che di uomini ce ne sono tanti e
non si può avere l'arroganza di conoscerli riducendoli tutti ai
pochi (e forse sbagliati) di cui ci si è circondati (ma per colpa di
altri o di se stessi?).
“Si dice
sempre che sarebbe meglio separarsi in fretta, ai primi sintomi. Non
strascicare i rancori nella speranza ch col tempo la rabbia si
ritrasformi in amore. La rabbia non si ritrasforma in amore, mai.
Quando sei fortunata si trasforma in affetto, ma in amore mai”.
Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La
nave di Teseo.
Il finale è
drammatico. Nel senso che a un certo punto monta una carica di
coinvolgimento che sembra indirizzata ad un climax che porta il
lettore a consumare con avidità le pagine nell'attesa del “coup de
thèatre”. Il clima che si respira è quello della telenovela
sudamericana ma và osservato che funziona e coinvolge per una
ventina di pagine anche perchè la focalizzazione diventa più
oggettiva nel contesto ambientale esterno. Purtroppo la scelta della
“sequenza finale” è imbarazzante. Tra l'inutile e l'infantile,
mette in prosa una sconfitta morale macroscopica. L'ultimo atto di
una donna che, se per riscattarsi ha bisogno di così poco, allora
vuol dire che non le è rimasto niente..giusto appunto farsi scopare
di tanto in tanto (spesso, per la verità).
“Tutti
gli esseri umani pensano che il sesso che fanno gli altri sia
migliore”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena
Stancanelli, ed. La nave di Teseo.
L'Autrice ha
buone qualità espositive. A tratti anche più che buone (forse
dovrebbe confrontarsi con un altro genere che potrebbe metterle in
risalto) ma nel contesto di questo romanzo non coglie nel segno.
Mi è
infatti piaciuto nella scrittrice (ma non nel romanzo) il carattere
freddo, quasi kaleidoscopico, con il quale viene somministrata la
rabbia. Una sorta di veleno a piccole dosi. Ho apprezzato la messa in
prosa, quasi farsesca, di una realtà circostante che trasmuta
rivelando la doppiezza camaleontica di quel che appare.
In questo
l'Autrice ha dimostrato, dal mio punto di vista, un ottimizzazione
della costruzione del periodo ipotetico rivolta a mettere in luce
l'ampolloso gusto di ciò che sembra. L'ambiguità della tensione
morale.
Infine mi ha
trasmesso un intesa emotività quando ha affrontato l'agonia della
cattiveria nella sua meticolosità che si trasmette come un virus
all'essere umano e si metabolizza in questo rivivendo in lui.
Diventandone una parte implicita. A tratti irrinunciabile.
Questi
aspetti mi hanno colpito e mi hanno indiscutibilmente affascinato. Ma
ribadisco: più nella scrittrice che nel romanzo.
Posso
quindi pensare che “Nave di Teseo” abbia valutato per il tramite
della sua redazione letteraria le qualità dell'Autrice, che
ribadisco trovasse il genere e il soggetto potrebbe rappresentare un
notevole successo editoriale, ma appunto non dell'opera che non mi
pare all'altezza.
“La
donna nuda” è un romanzo molto mediocre,
scarsamente coinvolgente il cui finale è tremendamente sottotono e
affetto da una banalità diseducativa rispetto al costrutto
psicologico che l'Autrice ha tentato (a tratti riuscendoci) di
instaurare nelle corpo dell'opera.
Lo
sconsiglio ai lettori.
Marco
Solferini
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