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La storia di Kullervo
Autore: J.R.R. Tolkien.
Genere: fantasy.
Dopo “I figli di
Hurin” arriva in libreria un altro atteso inedito del grande
maestro del fantasy J.R.R. Tolkien. Si tratta di “La storia di
Kullervo”.
Liberamente ispirato al
corpus di mitologia nordica dei Kalevala, di cui lo Scrittore fu
studioso, la storia possiede tutti i contenuti della tragedia
aristotelica come viene sapientemente illustrato nella precisa
introduzione scritta da Verlyn Flieger.
Il personaggio
protagonista, Kullervo, è tutt'altro che un tipo simpatico.
Un “omaccio” cui la
malasorte sembra averlo predestinato a una vita grama.
La triste fine
della sua Famiglia, spazzata via dall'ira di suo zio, uomo malvagio e
corrotto dalle brame di potere porta il giovane sopravvissuto a dover
condividere la propria esistenza proprio in casa del nemico.
“Allora Kalervo, con
animo pesante, disse: “Moglie mia, quello non è il vapore dei fumi
d'autunno, non è un'oscurità che passa e va; temo che sia una nube
che non passerà veloce, e non certo prima d'aver travolto la mia
casa e la mia gente in una burrasca ostile”. Poi, agli occhi
d'entrambi apparve l'accozzaglia che Untamo aveva radunato ed essi
poterono vederne il numero e la forza e i vestimenti di un vivo rosso
scarlatto”. Tratto da “La storia di Kullervo” di
J.R.R. Tolkien, ed. Bompiani.
Kullervo viene infatti
allevato come uomo di fatica. Un quasi schiavo, destinato cioè a
sgobbare per la stessa mano che gli ha portato via tutto.
Tuttavia il giovane
dimostra una inettitudine allo svolgimento di qualunque attività.
Anzi, in lui sembra esserci una vera e propria forza contraria che lo
porta a distruggere o a viziare quel che tocca.
Il suo unico compagno in
quell'isolamento è un cane nero dal nome di Musti, che è portatore
di una potente magia. Anch'essa violenta e spesso distruttiva.
L'inutilità di Kullervo
gli vale l'esilio. Un lungo viaggio. Lontano, forse abbastanza da non
voler fare ritorno. Ad attenderlo c'è un impiego sempre come
manovale o tuttofare presso la casa del Fabbro. Al servizio suo e
della sua signora.
Una donna intimamente
crudele il cui principale sfizio è assecondare gli dei attraverso
invocazioni e canti nei quali ella è particolarmente abile.
“Ora, Asemo aveva per
moglie la figlia di Koi, Regina delle paludi del nord, luogo dal
quale egli aveva portato la magia e altre cose oscure là a Puhosa e
sino a Sutsi, pressi i grandi fiumu e gli specchi d'acqua circondati
da canne. Ella era bella ma dolce soltanto verso Asemo”. Tratto
da “La storia di Kullervo” di J.R.R. Tolkien, ed.
Bompiani.
Il risentimento di
Kullervo cresce a tal punto da arrivare a trascurare persino il
ricordo di quel che resta del suo stesso sangue, compresa la giovanissima
sorella. Finchè l'ira diventa odio e successivamente desiderio di
vendetta. Che colpisce implacabile la moglie del suo nemico.
Il tempo di un nuovo
esilio è quindi maturo e Kullervo intraprende l'unico destino che il
fato sembra avergli riservato: la vendetta verso lo zio. Comincia
quindi il viaggio di ritorno. Ma prima di poter sfogare la sua sete
di sangue egli cade preda del desiderio verso un giovane donna
smarritasi nei boschi.
“Chi mi ha fatto e
chi mi a mal destinato
a errare così sotto il
sole e sotto la luna
sotto il cielo aperto
così per sempre?
Altri possono camminare
verso casa
verso la casa che
riluce nella sera
ma la mia dimora è
nella foresta.
Debbo dormire in stanze
di vento
e lavarmi sotto le
piogge amare
e tra l'erica è il mio
focolare
nelle ampie sale dove
il vento imperversa
sotto la pioggia e con
ogni tempo.”
Tratto da “La storia
di Kullervo” di J.R.R. Tolkien, ed. Bompiani.
Una volta abbandonata
anch'ella resta solo l'atto finale del massacro da compiere. Al
termine del quale si riveleranno le follie compiute e lo scempio
della ragione. Ultimo tassello prima del finale tragico, forse
l'unico possibile per questo figlio della malasorte.
La Bompiani ha svolto un
gran bel lavoro.
Oltre a proporre il
racconto in lingua originale con a margine la traduzione italiana,
spesso coadiuvato da interessanti foto della prima stesura a mano
dello stesso Tolkien, ci sono numerosissimi contenuti aggiuntivi di
assoluto pregio.
Vengono riproposti
interventi importanti di Studiosi di Tolkien accreditati a livello
mondiale. Spiegazioni quindi che abbracciano la natura della
mitologia eroica del Kalevala come pure il desiderio del grande
Scrittore di creare una mitologia più anglosassone e meglio radicata
con la terra e le sue origini nel passato. Poi incontriamo numerose
note e commenti che impreziosiscono alcuni punti di indiscutibile
interesse nella concezione dell'Universo Tolekiano (dalla celebre
lingua Quenya ai riferimenti alla magia nella prima era che in questo
racconto non mancano e sono particolarmente intriganti).
“La storia di
kullervo è stata una tappa essenziale del percorso di Tolkien
dall'adattamento all'invenzione, culminato nel Silmarillion. E' stata
un anticipazione della tragica epopea di Turin Turambar, uno dei tre
“Grandi Racconti” della mitologia della Terra di Mezzo. Senza
questo racconto, avremmo solo l'inizio (il Kalevala) e la fine
(Turin) del processo, ma non l'indispensabile parte centrale”.
Tratto da “Tolkien, il Kalevala e la storia di Kullervo, di Verlyn
Flieger, in “La storia di Kullervo”, ed. Bompiani.
Su Tolkien è stato
scritto di tutto e giustamente prosegue l'impegno divulgativo delle
fondamentali associazioni di “Tolkeniani” dove esperti e studiosi
si confrontano per offrire ai lettori una panoramica sempre attuale e
ben spiegata dell'opera di questo Scrittore senza eguali.
“La storia di
Kullervo” aggiunge un passaggio fondamentale nel capire
l'evoluzione della cifra letteraria dell'Autore, le sue intenzioni e
la passione che lo ha sempre spinto a confrontarsi con l'indagine
storica e culturale.
Il libro della Bompiani è
essenziale per tutti i cultori di Tolkien: assolutamente da aggiungere
alla propria libreria. E' un prodotto di altissimo livello
qualitativo, facilmente leggibile. Da esplorare e da conservare data
la bellezza con cui si presenta.
Consigliato, anzitutto
agli appassionati di Tolkien (gli altri che cosa aspettano a
diventarlo?)
Marco
Solferini
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