domenica 15 marzo 2015

Mr Mercedes

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Mr. Mercedes

Autore: Stephen King.
Genere: thriller.

Mr. Mercedes è il soprannome che la stampa ha dato allo spietato assassino che ha investito decine di persone in fila ad una fiera del lavoro.

Un atto deliberato di volontà omicida. Sadismo e crudeltà. Efferatezza. Fra i morti, donne e bambini, gente disperata alla ricerca di un impiego. Falciata, schiacciata, menomata senza nessuna pietà.

Uno spettacolo di morti e feriti gravi che ha lasciato il segno, occupando le pagine dei giornali per molto tempo.

Il killer però è stato tanto spietato quanto attento ai particolari. Lasciando dietro di sè, solo una maschera da pagliaccio abbandonata nell'auto rubata usata come arma del delitto.

Per i detective William Hodges e Peter Huntley da subito l'indagine si era dimostrata ostica. Nessun testimone, niente indizi dalla scientifica.

Un caso irrisolto. Era il 2009.

Non è passato molto tempo da quel drammatico fatto di sangue, ma tuttavia abbastanza per far si che il detective Hodges andasse in pensione. Una carriera onorata. Che lo rende paragonabile a un piccole eroe americano.

Una volta riconsegnata la pistola d'ordinanza e il distintivo però ciò che resta è un uomo solo, in compagnia di una vecchiaia che sembra schiacciarlo in una quotidianità noiosa. Senza uno scopo, ma con una consapevolezza: Mr. Mercedes è ancora a piede libero.

Ed è proprio il killer a farsi vivo. Scrivendogli una lettera nella quale riversa tutta la sua follia. Odio e ammirazione. Superbia e allucinato divertimento in quello che potrebbe sembrare un gioco mortale.

La sfida non è finita.

Dietro la maschera di Mr. Mercedes c'è l'anonimo Brady Hartsfield, un sociopatico che nasconde le proprie ossessioni e paranoie in una vita compassata. Dentro al mallo del qualunquismo anonimo.

Il suo punto di forza è una completa assenza di moralità che gli ha consentito di appiattire la coscienza al punto da renderlo uno strumento in grado di compiere i gesti peggiori senza alcun risentimento emotivo.

Ha spinto al suicidio la donna cui ha sottratto l'auto grazie al perverso gioco dei sensi di colpa. Segue i movimenti del detective Hodges e di chi vive intorno a lui grazie all'anonimato di una copertura perfetta per pianificare le prossime mosse. In attesa di colpire ancora per placare una pulsione omicida che sembra uno sfogo sessuale represso.

Riuscirà il detective in pensione a fermare l'assassino o sarò la vittima del suo gioco mortale?

Stephen King è l'indiscusso maestro del thriller e dell'horror americano. Celebrato giustamente come uno dei più grandi scrittori contemporanei in questo romanzo rende onore al suo blasone.

Descrizioni minuziose, cariche di particolari introspettivi che apportano un realismo straordinariamente visivo al costrutto filo logico dell'azione attraverso un ambientazione sapientemente delimitata e ben descritta.

«Nessuno mi capisce e il mondo intero ce l'ha con me. Nonostante i soldi, incapace di godersi le gioie della vita, tipo non essere costretta a dipendere da uno stipendio fisso. La Trelawney non aveva mai avuto bisogno di far quadrare i conti in banca o controllare la segreteria telefonica per eventuali chiamate da un agenzia di recupero crediti, e però aveva continuato a maledire le sue disgrazie, attaccandosi a stupidaggini tipo un acconciatura sbagliata o una donna di servizio scortese. La povera Olivia, con i suoi vestiti informi dallo scollo a barchetta inclinato sempre a babordo o a tribordo. Con lo sguardo acquoso come fosse perennemente sul punto di piangere. Fin dall'inizio non era piaciuta a nessuno, compreso il detective di primo grado Kermit William Hodges. Nessuno era rimasto sorpreso dal suo suicidio, incluso il suddetto poliziotto. La morte di otto persone, e il ferimento di parecchie altre, era un bel peso da portare sulla coscienza». Tratto da «Mr Mercedes» di Stephen King, ed. Sperling & Kupfer.

King non tradisce i suoi lettori e coltiva il personaggio principale con una focalizzazione centralizzata sul senso della vita percepito dall'uomo visto, dall'esterno, come un argillosa metafora di sentimenti ed emozioni in evoluzione.

E' «il solito» sceriffo che ama i revolver ed è un pò cowboy e un pò bastardo. All'occorrenza non si tira indietro e sa il fatto suo.

«L'ex detective non è ancora pronto a mollare l'osso. Il giovane nella foto potrà anche nascondere un cervello bacato dietro un volto anonimo, ma Hodges si è ritrovato per le mani un discreto numero di psicopatici e sa che, quando vengono colti di sorpresa, in genere crollano come mammolette. Sono solo pericolosi per chi non ha un arma e non si aspetta il peggio, tipo i poveracci in bolletta che speravano in un lavoro quella mattina di aprile del 2009». Tratto da «Mr Mercedes» di Stephen King, ed. Sperling & Kupfer.

Un mix di saggezza, audacia e malinconia che si risolve in una sfida interiore per sopravvivere alla realtà contemporanea tanto quanto al cattivo di turno.

Quest'ultimo sintetizza e incarna il male. L'indifferenza di quella volontà fine a se stessa che alimenta la cattiveria quale forma di autocompiacimento. La cui placida essenza trae origine da un non senso perchè non essendo possibile categorizzarla e come tale inserirla nei contesti della società, risulta estranea ad essa.

La scoperta di quest'uomo apparentemente comune, la classica nullità della porta accanto rivela dove si annida la pericolosità di una devianza che non si riconosce nelle regole tanto quanto nei valori.

«Brady porge a Jerome i due gelati, desiderando che fossero corretti all'arsenico. O magari al Coumadin. Se li riempisse di quello, si metterebbero a sanguinare dagli occhi e dalle orecchie e dalla bocca. E pure dal buco del culo. Si immagina i ragazzi di West Side mentre mollano a terra gli zaini e i preziosi cellulari, con il sangue che sgorga da ogni orifizio. Sarebbe uno stupendo film apocalittico». Tratto da «Mr Mercedes» di Stephen King, ed. Sperling & Kupfer.

L'assassino indossa la maschera per dissimulare il predatore che è dentro di lui. Vive un esistenza in completa disarmonia con la natura circostante. Un oggetto fuori posto che si è adattato camaleonticamente.

Dialoghi sobri, efficaci, sempre oggettivizzati secondo coerenza. L'Autore alterna sottocapitoli paratattici e sintetici con alcune esposizioni più meticolose introducendo la svolta narrativa un passo alla volta, indirizzando cioè l'indagine in modo tale da far si che questa si «apra» sul mondo del protagonista e sulla relativa invasione dello stesso da parte dell'anomalia: l'assassino.

Giocata sul doppio fronte del passato e del presente la caccia all'assassino rivela le antinomie e alcune incoerenze nello stile delle indagini che si basano su una ripetizione statistica a volte in grado di facilitare chi gioca al di fuori degli schemi.

«Hodges sguscia Sotto l'Ombrello Blu di debbie, trovando un nuovo messaggio di Mr. Mercedes: Ti aprirò le chiappe, nonnetto». Tratto da «Mr Mercedes» di Stephen King, ed. Sperling & Kupfer.

L'assassino attacca il vecchio detective in pensione dapprima studiandolo, accerchiandolo, cercandolo quasi come un desiderio da appagare. Siamo di fronte ad una progressiva violazione dello spazio vitale che origina un vortice sempre più grande e assorbente. A ben guardare il killer è anche uno stalker e trae un sadico piacere da questa caccia alla volpe.

Una tecnica espositiva che esalta la narrazione facendola andare sempre più veloce, canalizzandola verso un crescendo Rossiniano che sarà lo scontro finale.


«Pete sbirciò attraverso il finestrino del guidatore rigato di pioggia, attento a non sfiorare il vetro. Sul sedile di pelle era appoggiata una maschera di gomma, di quelle che ti infili sulla testa. Ciuffi di capelli arancione da clown spuntavano dalle tempie come un paio di corna. Il naso era rosso e bitorzoluto. Senza nessuno ad indossarla, il sorriso color ciliegia si era trasformato in una smorfia». Tratto da «Mr Mercedes» di Stephen King, ed. Sperling & Kupfer.

Il thriller di King è meno surrealista del suo horror e più fedele agli aspetti drammatici. La realtà però si dimostra sempre allucinogena quasi all'insegna del vecchio detto che «supera la fantasia». I veri mostri per l'Autore sono altrove. Icone quasi simboliche di una società denaturalizzata. La sua descrizione di elementi che fanno parte di quelle stagioni della vita che passano attraverso la crescita e terminano nel riposo antecedente alla morte fisica dell'uomo sono un «j'accuse» all'iniquità. Al rifiuto di riconoscere l'esistenza di una coscienza che non è pronta ad abbandonare il corpo.

Ho percepito una sorta di contrapposizione a livello espositivo: da un lato l'imposizione di una società industrializzata, basata su di una catena di montaggio umana e dall'altro un tentativo naturalista, intimamente legato all'essere primordiale, di sopravvivere a questa scelta autoimposta. A questa presa del potere di un sistema che vuole gestire l'unicità in nome della collettività.

Esattamente come le sofferenze. C'è una sorta di «contrario» nella narrazione di King, che esalta la sopportazione Shakesperiana come antivirtù: spegne l'uomo privandolo del nuovo in chiave omerica. Nasce l'assassino. La negazione plausibile del tutto. Il joker di turno, ma anche il figliol prodigo della follia.

L'Autore è pienamente consapevole non solo dei suoi mezzi, ma anche della sua notorietà che spopola nel mondo e non mancano quindi i riferimenti ad alcune sue precedenti opere.

Registro poi l'elegante ingresso della «svolta informatica» nell'Autore di romanzi che ho cominciato a leggere quando non l'era della comunicazione informatica non esisteva e prima degli attuali social. Il protagonista (ovviamente) mal digerisce i gingilli della tecnologia, ma per entrare in contatto con l'assassino deve entrare nel mondo della comunicazione a distanza.. il romanzo è impreziosito da questo intelligente sviluppo molto ben ragionato.

«Mr. Mercedes» è un ottimo romanzo. Un thriller coinvolgente concepito con straordinaria brillantezza ed uno stile letterario appassionante. Intenso e coinvolgente Stephen King centra ancora una volta il bersaglio e regala ai lettori un emozione da non mancare.

Consigliato a tutti.

Marco Solferini.
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