lunedì 12 maggio 2014

L'armata dei sonnambuli

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L'armata dei sonnambuli

Autore Wu Ming - collettivo di scrittori.
Genere: storico, drammatico, avventura.

Fine 1700 in Francia significa rivoluzione francese.

La madre di tutte le battaglie del Popolo contro la monarchia assoluta.

E' considerato l'evento che ha ispirato l'avvento dell'età moderna.

Il romanzo comincia dalla sua fine. E' il giorno dell'esecuzione capitale di Luigi Capeto. Il non più ré, viene condotto al patibolo su una carrozza. Il Popolo attende di vederlo morire nella piazza gremita fino all'impossibile.

E' un evento spettacolare che tocca da vicino la vita di tutti i Cittadini.

Ma sopratutto di alcuni che sono i protagonisti del romanzo.

Storie diverse, soggetti differenti. Una cucitrice che viene dalla campagna, un attore di teatro con un carattere problematico, un medico esperto nel magnetismo e nell'arte di rendere sonnambuli. Incontriamo anche un uomo fedele ancora al rè che dopo aver partecipato al maldestro tentativo di liberarlo trova rifugio nel luogo dove si curano i malati di mente. Persino uno sbirro di quartiere che sembra più un mediatore che un uomo d'azione.

Ambizioni diverse, amicizie, aspettative, amori.

Tutte queste storie saranno influenzate oltre che dall'incontrarsi dei personaggi per ragioni diverse, da quel che viene dopo la rivoluzione.

C'è il Comitato di salute pubblica che deve prendere decisioni importanti sulle tasse, sulla distribuzione della ricchezza, sull'ordine pubblico. Deve riuscire cioè a gestire la pesante eredità della monarchia in nome della democrazia.

E mentre tutti si chiamano Cittadini, la miseria si fa inesorabilmente sentire. Il sottile dubbio che striscia fra le persone è che la vittoria potrebbe averli sconfitti.

Possibile che il prezzo di essere liberi è rimpiangere il padrone?

Le decisioni di vita vengono condizionate non dalla paura del potere bensì dal timore di alimentare il sospetto di essere filo monarchici.

E il dibattito sulle libere opinioni è catalizzato e centralizzato sulle riflessioni a proposito di quello che dicono i grandi nomi di questa rivoluzione. Pensieri e parole che spesso la credenza popolare, che tutto distorce, cambia a proprio piacimento. In virtù dei suoi bisogni.

Mentre sullo sfondo, in ogni quartiere si combatte contro i monopolatori e gli accaparratori che fanno affari sulla disperazione della gente.

Opportunità e sciagura sembrano il pane di tutti i giorni. Tra chi ha la forza di volontà e vuole lottare e quanti invece si accontentano di sopravvivere.

Su tutto aleggia, come una nebbia insistente quest'arte a metà fra la magia e l'incredulità frutto del magnetismo animale che provoca il sonnambulismo. Scienza o pericolo?

Romanzo scritto a più mani da un collettivo di scrittori che si presenta benissimo per quanto riguarda l'ambientazione storica. Curata con dettaglio e organizzata in quello che è il linguaggio tipico della «working class», cioè del Popolo in tutte le sue variegate manifestazioni.

Ogni microcosmo di credenze e di vita reale si mescola con il più grande affresco di una Parigi che un pò dorme e un pò si desta. In attesa di capire che direzione prenderà il mondo.

La narrazione è interessante e coinvolgente. Sicuramente ha il pregio di riuscire a centralizzare (e visualizzare) la difficoltà quale conseguenza di un comportamento che non è mai libero. Non veramente.

L'atto catartico della rivoluzione, culminata nel tripudio di sangue in piazza si esaurisce nelle feste e nell'eccesso a mò di sfogo liberatorio, ma lascia il posto ad un esigenza di governo che sembrerebbe non essere alla portata delle migliori intenzioni.

Schiacciata dalle aspettative di una libertà rabbiosa che non smette di colpevolizzare l'icona del benessere in mano a pochi. Pur se il rè è morto e l'aristocrazia, quale simbolo della sperequazione è stata privata della sua influenza, il risentimento figlio del malessere e del malcontento continua a essere forte. Impetuoso. A tratti irresistibile.

Comincia quello che è noto come il periodo del terrore. Il rovesciamento dei ruoli. L'oppresso che diventa oppressore.

Affresco spietato e coinvolgente che punta sul realismo, pur senza rinunciare ad una punta di fantastico e quando occorre anche al simbolismo, per dare al lettore un immagine il più vera possibile di quegli eventi.

Il ruolo della superstizione è quello di un entità oscura. Sempre presente eppure in disparte. Pronta da un momento all'altro ad irretire ciò che si considera come inspiegabile. Mentre la furia è la conseguenza del malessere che cova giorno dopo giorno.

Nel carnevale delle intenzioni persino un attore dal carattere burbero diventa un eroe se comincia a recitare la parte fuori dal teatro stesso.

Funambolicamente pirandelliani questi personaggi ci regalano passioni decisamente intriganti. Un processo alle intenzioni o la rivisitazione al mito di rinascita interiore per reinventare se stessi? Il paradigma dell'essere o non essere aleggia su tutto.

Capitoli brevi, spesso organizzati in paragrafi a loro volta schematizzati per raccontare le diverse vicende in modo da risaltare attraverso la centralità dei dialoghi. Interessante il fatto che ogni capitolo è preceduto da un breve estratto di un testo storico che parla di fatti ed eventi che poi gli scrittori ci riproducono in versione realista-popolare attraverso i personaggi.

«L'armata dei sonnambuli» è un libro consigliato anzitutto a coloro che amano (studiano) o sono comunque interessati ai «postumi» della rivoluzione francese. Che oggi è certamente un evento di grande attenzione mediatica grazie alla situazione politica incerta e alla generalizzata delusione nei confronti della classe dirigenziale.

Del resto, la rivoluzione francese è stata il paradigma di quello che oggi significa democrazia del Popolo: non ha mai smesso di insegnare, perchè dovrebbe farlo proprio adesso?

Marco Solferini.
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marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com




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