venerdì 25 aprile 2014

Il cardellino

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Il cardellino

Autore: Donna Tartt.
Genere: drammatico.

se sono i nostri segreti a definirci e non il volto che mostriamo al mondo, allora il quadro era il segreto che mi elevava al di sopra dell'esistenza e mi permetteva di conoscermi per quello che sono. Ed è là, nei miei quaderni, in ogni pagina, anche se non c'è. Sogno e magia, magia e delirio. La Teoria dei campi Unificati. Un segreto a proposito di un segreto.” (Tratto da “Il cardellino” di Donna Tart)

Theo Decker è un uomo oggi. Rinchiuso in una stanza da qualche parta in quel di Amsterdam. Ha un segreto che lo spinge a vivere preda di dubbi su quello che accadrà, rimuginando su di un passato che non può cambiare. Rinchiuso in quelle 4 mura può soltanto ricordare.

Il tempo si sposta, raggiunge la sua adolescenza. Nella centralissima New York. Il giorno in cui la sua vita cambiò per sempre.

All'epoca viveva con la madre, un ex. modella la cui bellezza era tanto impietosa quanto sconvolgente per gli uomini che la immortalavano con lo sguardo come fosse una divinità novella. Suo padre era scomparso da tempo, prima dentro una bottiglia poi definitivamente. Chissà dove e con chi.

Quella mattina Theo avrebbe dovuto affrontare il severo giudizio del istituto scolastico non più disposto a tollerare la sua scarsa disciplina. La madre che lo stava accompagnando ad un colloquio carico di impaziente sofferenza per la più che probabile delusione che le avrebbe dato accettò di buon grado una deviazione. Un pò complice un taxi tutt'altro che confortevole, un pò per via di uno scroscio di pioggia improvvisa entrambi finirono per ritrovarsi in un museo.

Fra le opere d'arte che sua madre tanto conosceva quanto amava Theo si lasciò rapire da una coppia. Un vecchio con una bambina. Lei gli apparve da subito diversa da tante altre sue coetanee. Lo attirava con un magnetismo nuovo, irrituale, alimentando in lui un desiderio diverso dal solito. Un istinto invincibile. Con un espediente riuscì a separarsi dalla madre per trascorrere qualche attimo nella speranza di conoscere quella giovanissima.

Ma il mondo non aspetta ciò che desideriamo. Un esplosione devastante spazzò via in un assordante boato tutto il suo presente. Un attentato che sventrò il museo e lasciò dietro di sè macerie e morti.

Theo trascorse interminabili momenti in compagnia dell'anziano uomo che accompagnava la ragazzina e prima di abbandonarlo all'inevitabile destino accettò da questi un anello e prese con sè un oggetto che poco prima aveva conosciuto per bocca della madre. Un quadro: il cardellino.

Quello fu l'inizio di una vita che sarebbe cambiata per sempre.

Il futuro di Theo diventa quello di un adolescente solo che dovrà conoscere la legge sull'affidamento temporaneo, la carità di chi accetta di prendersi cura di lui, il ritorno di un padre sconosciuto e inaffidabile, amici che vivono alla giornata in compagnia di sogni di cartapesta e spesso droghe. Anime perse. Ma anche un ritorno alle origini. A New York. La città che non dorme mai gli riserverà un futuro nella stessa cerchia cui apparteneva quel vecchio e forse, con quella ragazzina che come lui è sopravvissuta.

Poi crescendo incontrerà sulla sua strada altre città, altri luoghi, la scommessa della vita che si mescola con quella del gioco d'azzardo di un giovane uomo che ha assimilato ciò che il passato gli ha dato e vive una simbiosi ematica con la sua eredità vivente: il quadro.

Il cardellino, che lo ha portato a quello che potrebbe essere l'epilogo della sua anonima esistenza.

Tutto scorre nella cultura classica di colei che scrive e ogni cosa trasmuta perchè nulla si distrugge o si crea laddove si trasforma. Filosofia e scienza trovano espressione tra le sapienti righe di questa scrittrice.

La sua scrittura creativa magnifica elementi visivi e l'immagine che ne scaturisce si scioglie in un impressionismo empatico che fissa il legame con il lettore attraverso i dettagli espositivi. Focalizzando la struttura dell'ambiente circostante dapprima in modo statico e successivamente dinamico. Forte è il senso di partecipazione.

Si concede altresì il lusso di pretendere che il lettore sia istruito quando opta per citazioni di altre opere ed io ho personalmente gradito quella relativa a Saint-Exupery.

Il forte manierismo culturale che l'Autrice padroneggia le permette di indagare sugli elementi concettuali quasi come un indagine storiografica del presente pur nella sua argillosità evolutiva e contemporanea.

Il sapiente utilizzo della retorica, osservata quale narratore in prima persona, ma terzo rispetto al passato provoca un senso di sdoppiamento fra il riassunto realista e lo svolgimento più simbolico.

La degustazione del romanzo propone al lettore una qualità di realismo fortemente spendibile nel linguaggio contemporaneo.

Nel contempo offre una garbata e certo stilisticamente classica riflessione sociologica basata su elementi di antropologia culturale spesso dettati dal microcosmo di relazioni personali del protagonista.

Il pensiero lungo, prolisso, pur nella sua identità sintetica rappresenta la scelta del metodo colloquiale con il quale l'Autrice si pone nei confronti degli eventi, omaggiandoli cioè di quell'importanza che si può tipicizzare solo con parole appropriate.

Sono rimasto ammirato dal suo coraggio espositivo. Anche in considerazione del fatto che i dialoghi sono tutti impostati tramite un «transfer» che propone al lettore il linguaggio della working class. C'è un ambizione frutto della sicurezza nei propri mezzi che tocca l'animo del lettore più esigente, ma nel contempo più criptico.

Concettualmente vengono proposti una serie di elementi narrativi basati sul ruolo del destino nella sua oracolare onniscenza. Sia esso un contrattempo, frutto di una serie di casualità, oppure l'ambiguità del carattere delle persone: i loro limiti, credenze, atteggiamenti. Oppure ancora il ruolo della scelta, sempre in bilico fra l'obbligo ed il libero arbitrio in quello che rappresenta un costante crocevia.

L'Autrice è evidentemente affascinata da questo aspetto del cammino che sintetizza la vita attraverso le stagioni della crescita. La massimizzazione dei valori attraverso il loro annullamento costante.

La sua insistenza sul modello rappresentativo di questa sensazione permanente a volte è prolissa. Perchè fine a se stessa e come tale ripetitiva, anche se a mò di rafforzativo.

Non ho riscontrato limiti a questo romanzo e men che meno all'Autrice. Ne sono rimasto affascinato e impressionato. Un opera di circa 900 pagine che vuole essere completa e rimanere, radicandosi nella memoria del lettore non come un qualunque buon romanzo.

Il sapore che si respira nelle note di carta è quello dei kolossal come «C'era una volta in America» la cui possanza stilistica annida nell'insieme evolutivo della storia stessa.

L'Autrice ci presenta la persona come una candela che brucia del fervore di una fiamma destinata a spegnersi da un momento all'altro dimenticando l'amore di chi l'ha accesa. Tale concepimento narrativo emerge in tutta la sua evidenza nel monologo finale che ella si concede e che forse rappresenta il testamento, a mò di riassunto, dei contenuti del romanzo (e che io ho citato in apertura della presente recensione).

La correlazione con la fisica e la citazione che la scrittrice propone con la Teoria del Tutto a lungo cercata da Einstein in quella che è una metafora della vita e dell'arte dal suo concepimento mi fanno pensare che ella probabilmente troverebbe molto interessanti le teorie della scienziata Lisa Randall.

«Il cardellino» è l'ultimo romanzo di Donna Tart, una scrittrice che ha vinto critica e pubblico grazie al suo stile narrativo affascinante, coinvolgente, sapientemente istruito. Un opera letteraria di pregio, delicata e penetrante che attribuisce al romanzo il ruolo artistico di maestro di vita.

Marco Solferini.
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marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com






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