giovedì 9 gennaio 2014

Il gioco di Ripper

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Il gioco di Ripper

Autore: Isabel Allende.
Genere: drammatico, thriller.

E' il 13 ottobre 2011 e la cronaca di San Francisco registra il ritrovamento di un cadavere in una scuola. Ed Stanton, impiegato, è stato ucciso e simbolicamente il suo aggressore gli ha conficcato una mazza da baseball nel retto.

La polizia indaga, ma non sono i soli.

Amanda è un adolescente molto sveglia con una passione tutta di famiglia per risolvere gli omicidi. A tale scopo si è inventata un gioco on line. Insieme ad altre persone si ritrovano e analizzano i fatti. S'immedesimano cioè nelle vesti di profiler. Non comuni però. Infatti, ciascuno dei partecipanti al gioco assume il nome e per certi versi le caratteristiche di un personaggio.

Il gioco di Ripper è composto dalla gitana Esmeralda, dal colonnello inglese Sir. Edmond Paddington, dalla sensitiva Abatha e dal detective Sherlock Holmes.

Sullo sfondo, le indagini sono facilitate dalla presenza di uno sbirro agli ordini della Maestra del gioco Amanda. Questi altri non è se non suo nonno, aspirante scrittore, vicino al padre di Amanda: Bob Martin, capo della sezione omicidi. Il quale è anche colui che segue da vicino le indagini non solo del caso di Stanton, ma di numerosi altri omicidi che si susseguono a distanza di poco tempo. In quello che sembra il disegno di una profezia di sangue che una nota sensitiva aveva pronosticato per la città di San Francisco.

Nel mentre, la vita della madre di Amanda, Indiana, è attraversate da una serie di eventi che riguardano la sua sfera privata, i suoi rapporti con il lavoro nel centro olistico dove pratica terapie di cura alternative e con gli amici / conoscenti che le ruotano intorno.

Fin quando non sparisce. Apparentemente senza lasciare tracce. Tale sparizione è forse collegata alla profezia di sangue di questo misterioso omicida? O la ragione è da ricercarsi nel suo arcipelago personale di amicizie e conoscenze?

Amanda non ha dubbi e gli unici che possono risolvere l'enigma sono i partecipanti al gioco di Ripper.

Romanzo indecifrabile, ripetitivo, eccessivamente lungo e dispersivo.

Una trama drammaticamente banale che ruota attorno ad una via di mezzo fra un R.P.G. on line (Role Playing Game) e il caro vecchio Cluedo da tavola. Lo svolgimento delle indagini è interamente nelle mani della polizia e per superare l'impasse dell'irrealistica possibilità di indagare a distanza, senza cioè essere parte di quegli indizi riservati agli investigatori, c'è uno sfruttamento costante del padre e del nonno di Amanda. Un train d'union del tutto funzionale a dare un senso alla trama che svuota completamente i due caratteri di qualunque personalità.

I 3/4 del romanzo sono incentrati sulla vita della madre di Amanda, Indiana, in quella che è una noiosissima elencazione del fatto che è una donna formosa e attraente, che ha amicizie sempre ambigue perchè sotto sotto attratte da lei e un rapporto conflittuale con il fidanzato apparentemente ricco, ma anche molto geloso.

Una serie di personaggi noti le ruotano intorno. Tutti cliché ben conosciuti e usurati, dall'ex. navy seal, all'artista new age che ama l'erba buona..

Questo personaggio femminile, che si barcamena fra un idea dello sciamanesimo quale stile di pensiero e una vita ancorata ad alcuni fondamenti degli ex figli dei fiori, è privo di fascino. Una bambola formosa le cui decisioni infastidiscono il lettore perchè prive di senso logico rispetto alla narrazione. La sua scomparsa arriva più o meno a cento pagine dalla fine del romanzo quando, con una ripetitività esasperante, tutti i protagonisti sono stati analizzati più che raccontati.

Il metodo espositivo è appesantito da continue ripetizioni di elementi visivi quasi a voler fotografare l'immagine immediatamente antecedente ad un azione. L'eccesso di aggettivi invece di definire l'ambito e focalizzare l'aspetto soggettivo della narrazione, pur se esterna, la trasforma in una sorta di riassunto.

Dal punto di vista narrativo c'è un eccesso di pagine e di periodi dedicati alla figura femminile di Indiana che non decolla mai. E' involuta. Epicentro di una serie di circostanze e fatti che ruotano in parte attorno al passato, mentre nel presente sono ancorate alla figlia Amanda il cui comportamento spesso la rende fastidiosa e per niente accattivante.

L'impostazione dei personaggi coprotagonisti è sbagliata in rapporto allo svolgimento narrativo. La presentazione degli stessi, antecedente ai fatti che si producono, è troppo lineare. Di fatto, il ritmo è quello di uno sceneggiato.

L'idea che probabilmente ha ispirato il romanzo stesso, cioè del gruppetto di giocatori a Ripper, è presentata ed esposta in maniera adolescenziale. Inutile cercare di imitare Sherlock Holmes o introdurre elementi esterni intuitivi attraverso altri membri del gioco. Anche se negli intenti forse c'era la volontà della scrittrice di creare un team alternativo sul quale poggiare un punto di vista meno pragmatico. Che fondesse cioè tecniche di indagine plurime.

«Il gioco di Ripper» è un romanzo poco interessante. Ritmo lento, appesantito da una storia banale che ruota attorno ad un idea sviluppata solo in parte. Complessivamente scarso.

Sconsigliato.

Marco Solferini
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