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Il
mondo di ieri
Ricordi
di un Europeo
Autore:
Stefan Zweig.
Genere:
biografico, storico.
«Ricordi
di un Europeo» è il racconto di una vita.
L'Autore
si narra fin dalla primissima adolescenza. In quel dell'opulenta
Vienna di fine 1800. Un luogo magico. Incantato. Dove la bellezza per
l'arte e la cultura sembrava aver messo profonde radici nella
consapevolezza della gente.
Il
giovane apprende i rudimenti della sua personale formazione che
diventerà passione pura e senza freni per la cultura letteraria.
Il suo
straordinario genio di romanziere lo porterà poi ad essere uno dei
più famosi scrittori del 900, fino all'avvento del nazismo.
La sua
opera si scopre proprio in quegli occhi di ragazzo.
Tra i
banchi di una scuola che l'Autore critica e non poco, innalzandosi
poi al di sopra della meraviglia dell'animo umano tra il teatro e
nelle righe dei Grandi scrittori, come Tolstoj (assolutamente
meravigliosa la descrizione che Zweig offre della tomba di quest'uomo
immenso della letteratura quando lui, non più giovane, la visita in
Russia) e Goethe le cui citazioni sembrano ispirare il senso comune
con il quale questo narratore d'eccezione cerca di apostrofare la
morale del Popolo.
Tutto
questo accanto al fascino dei compositori, pittori, architetti,
teologi, filosofi e sociologi. Un fiume in piena i cui argini
traboccano di un desiderio di conoscenza introspettiva e di
condivisione. Un desiderio di amore per la vita e per l'uomo quale
epicentro di infinite meraviglie.
L'Autore
ci propone la sua storia attraverso episodi e l'amicizia con tante
persone che ha incontrato e apprezzato. Unitamente alla passione con
cui egli ha per esempio coltivato la sua personale collezione di
autografi, da bambino, da adulto, dovendo poi lasciarla, donandola ad
un museo austriaco quando ormai il suo destino in quanto ebreo era
segnato dall'esilio.
L'800
lascia presto il posto al 900 e con esso arrivano i grandi
cambiamenti.
«il
fatto che si stesse preparando qualcosa di assolutamente nuovo
nell'arte, qualcosa di più impetuoso, di più problematico, di più
audace di ciò che aveva soddisfatto i nostri genitori e il mondo che
ci circondava, fu il vero, straordinario evento della nostra
giovinezza. Affascinati da quest'unico aspetto della nostra esistenza
non ci accorgevamo tuttavia che quei mutamenti in campo estetico
erano soltanto i precursori di trasformazioni di ben più ampio
raggio, che avrebbero attraversato come una scossa di terremoto il
mondo dei nostri padri fino a distruggerlo (S. Zweig: “Il Mondo di
ieri”)»
Serpeggia
la politica, nell'ombra, in quel di Vienna e dell'Austria. L'avvento
del partito socialista dei lavoratori in contrapposizione con quello
della medio borghesia cristiano nazionalista. Fino al sopraggiungere
del nazionalismo vero e proprio con i primi abominevoli accenni alla
purezza della razza.
L'Autore
osserva questi cambiamenti in prima fila pur se da spettatore, perchè
dopo la laurea comincia a scrivere, dapprima come corrispondente per
la stampa, poi come scrittore. E a viaggiare: Berlino, Parigi,
l'Italia e l'Inghilterra, la Russia e sempre la «sua» Austria.
«tanto
più amo una persona, difatti, quanto più ho rispetto del suo tempo
(S. Zweig: “Il Mondo di ieri”)»
Fino
al primo grande scossone che frantuma le fondamenta del Mondo: la
prima guerra mondiale. Esplode con furia l'atroce conflitto che
scoperchia la rabbia e l'odio quali nascosti e subdoli avversari
all'apparente bellezza di quel progresso non più libero, bensì
imprigionato nell'arte come nella scienza.
Quel
che ne segue è la ricostruzione sulle macerie.
Ma
anche il dramma atroce dell'inflazione, flagello che si abbatte prima
sull'Austria e poi sulla Germania. Piegata, umiliata, afflitta da una
morsa di debiti che stravolgono il Popolo tedesco e trasformano le
città in veri e propri gironi infernali. Il terreno fertile di sette
segrete all'interno delle quali confluiscono i militari della prima
guerra mondiale desiderosi di rivincita.
Il
terreno fertile per Adolf Hitler e la sua politica dell'odio
razziale. Ed è così che comincia, davanti agli occhi di tutti,
l'inverno del Mondo.
L'Autore,
nella prima parte del romanzo ci spiega il vero significato del
concetto ebraico di «buona Famiglia» che non annida nel potere o
nel denaro, come le menti impreparate di alcuni distratti ancora oggi
cercando di propinare, bensì nel sapersi elevare ad un integrazione
consapevole e rispettosa tra Popoli. Attraverso la sublime arte
dell'intelletto. L'Autore ci narra impietosamente di come tutto
questo è diventato distorto in quegli anni bui, all'ombra del sonno
della ragione.
Tutto
cambia. I suoi libri dapprima a migliaia in ogni dove, divengono
oggetti proibiti e blasfemi. Destinati al rogo.
Nell'inconsapevolezza
e nell'incredulità figlia della negazione di qualcosa percepito come
impossibile, comincia la fine di tutto. E quell'efficienza metodica
della Germania che da giovane aveva impressionato l'Autore ben presto
sarebbe diventata lo strumento per la più monumentale macchina di
morte: lo sterminio.
Il 27
Gennaio il Mondo celebra la giornata della memoria.
Simbolicamente
questa data è stata scelta perchè nel 1945 fu il giorno in cui
l'armata rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz. Il
Mondo diventava quindi testimone della «Shoah». Buona parte delle
parole fino ad oggi spese non riescono a descrivere l'incredibile
follia determinista dell'odio con il quale si è dato libero sfogo al
desiderio di annientare un intera razza.
Nelle
pagine di questo romanzo il lettore conoscerà anzitutto l'Autore.
Che
nel disegno del Nazismo era il nemico. La causa di ogni male. Il
lettore capirà quindi che quest'uomo, carico d'amore e affascinato
da concetti quali l'amicizia, l'arte, la cultura e la letteratura è
diventato, insieme con milioni di altri, il capro espiatorio di una
volontà omicida senza precedenti.
Nel
Mondo di oggi il ricordo di quello di ieri è sempre più distorto.
«ma
dovevano passare diversi anni prima che capissi anch'io che le prove
scuotono, le persecuzioni fortificano e la solitudine rende più
saldi, se non riesce a spezzarti l'anima. Come tutte le cose
importanti della vita una simile saggezza non si ricava mai dalle
esperienze altrui, ma sempre e solo dal proprio destino (S. Zweig:
“Il Mondo di ieri”)».
L'eredità
di Zweig ci dice che non bisogna mai sottovalutare la natura subdola
dell'odio che si nutre della linfa vitale di quanti lo ignorano,
sottovalutano, sminuiscono. Come pure non si deve mai dimenticare la
sua avida volontà di prendersi tutto, impadronendosi della persona
trasformandola grazie alla sua natura mortalmente deviata.
Il
rogo dei libri fu il simbolico atto di pazzia autoreferenziale con il
quale un sistema corrotto cercò di sviluppare, attraverso la
negazione, una riscrittura della storia. Il proibizionismo
inquisitorio delle informazioni. Controllate e indirizzate.
Oggi
viviamo l'epoca della comunicazione globalizzata di massa. Ma stiamo
assistendo ad una variabile di questa negazione. Se in passato si
voleva distruggere l'informazione per evitarne la divulgazione, oggi
si vuole, attraverso un eccesso, diluirla. Dove c'è «tanto» si fa
fatica a prestare attenzione al «poco».
E nel
frattempo si alimenta la sfiducia. Il sentimento comune che nulla
meraviglia più, che tanto va tutto male. Che non occorre più
nemmeno scandalizzarsi. La rassegnazione priva il Popolo della sua
volontà critica e apre la strada alla distrazione frutto del
malcontento. Terreno fertile per l'odio.
L'antisemitismo
di oggi non è meno pericoloso di quello di ieri. Se c'è qualcosa
che l'Autore di questo romanzo ci chiede è di prestare attenzione ai
particolari, di indagare con la volontà e la coscienza dei liberi
pensatori, senza lasciarci indirizzare.
Ricordandoci
che nessuno, nel 1930, credeva possibile quello che poi sarebbe
accaduto.
«Il
Mondo di ieri» è un romanzo scritto benissimo. Dal punto di
vista espositivo è un elogio alla capacità introspettiva di
dialogare con il lettore, offrendogli una grande passionalità. Ci
sono passaggi straordinariamente pieni di emotività che veleggiano
fra un realismo malinconico e un idealismo coraggioso.
Periodi
intensi e coinvolgenti dai quali emerge la fierezza e la rettitudine.
«la
mia gioia era sempre stata quella di dar forma, di plasmare, non il
risultato. Non rimpiango perciò gli oggetti che ho posseduto un
tempo. Perchè se noi, banditi e perseguitati, fummo costretti a
imparare una nuova arte in questi tempi ostili o ogni arte, essa fu
quella del saper dire addio a tutto ciò che una volta era stato il
nostro orgoglio e il nostro amore (S. Zweig: “Il Mondo di ieri”).»
E' un
buon punto di partenza per quanti vogliono conoscere e rispettare la
cultura ebraica, svincolandosi dai luoghi comuni.
Consigliato
a tutti. Per conoscere la verità, apprezzare la storia e cominciare
il lungo, ma doveroso cammino del ricordo. Attraverso il quale a
ciascuno, ebreo o meno, è richiesto di tenere viva la memoria
dell'Olocausto affinchè quanto accaduto non si debba ripetere.
Marco
Solferini
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