domenica 5 maggio 2013

L'editoriale apocrifo di Marco Solferini: "La generazione dei cartoni animati giapponesi"


 L'EDITORIALE APOCRIFO di MARCO SOLFERINI

La generazione dei cartoni animati giapponesi

Diciamocelo senza mezze parole: i cartoni animati di oggi non valgono granché.
Paragonati a quelli degli anni 80 e 90 sembrano un brodino caldo per gente cerebrolesa. Roba da recupero minorati mentali in manicomio. E i giocattoli in circolazione? Il riformatorio anticipato per gli zotici del nuovo millennio.
I cartoni animati sono come il primo sesso senza contraccettivi: incide sulla vita di colui che verrà. Sono anche un prodotto ad hoc anti casta perchè eliminano le vecchie cariatidi.
Una volta in televisione avevamo gente come l'Uomo tigre, Pollon, Kenshiro e persino i Cavalieri dello Zodiaco.
Insomma, volete mettere il mitico Uomo tigre con la sua buona mezz'ora di sangue sul ring: tutto quello che non vi fanno vedere a Smackdown o che John Cena avrrebbe voluto fare al Becchino ma non ha mai potuto per esigenze di marketing.
Tanti anni fa il bimbo, con il suo tegolino del Mulino bianco, se ne stava li davanti alla TV come una scimmia intelligente modello 2001 Odissea nello spazio, pensando a quanto fosse bello ed educativo pestare a sangue qualcuno, mentre il genitore di turno s'interrogava se non fosse «leggermente" eccessivo vedere un tizio che spappolava gli occhi di un altro lungo le corde del ring.
Son ragazzi via..
Oppure Pollon che ci spiegava la ragione del perchè gli dei dell'Olimpo erano così simili a noi nell'essere rompiballe, rincitrulliti e un pò puttanieri. Era cultura classica in fondo e persino in formato Famiglia, un pò come la Barbie e Ken che i maschietti facevano felici ad ogni compleanno delle compagne di classe perchè finalmente potevano metterlo in tutte le pose del kamasutra.
Che dire poi di Ken il guerriero? Ci faceva letteralmente scoppiare di salute. E in quanti crescendo avremmo voluto conoscere la divina scuola di hokuto con cui fare almeno una piccola strage che sò alle poste o sull'autobus. In mancanza Terminator, prima di diventare Governatore della California in una nazione che si interroga sul perchè ci siano troppe armi in circolazione, ci ha insegnato che c'è sempre l'uzi 9 mm da comperare in sconto dal trafficante clandestino.
E per finire i Cavalieri dello Zodiaco con le loro centinaia di puntate tutte uguali, la cui sceneggiatura è stata segretamente copiata da Chuck Norris per il suo Walker texas ranger. Poco importa poi se qualche maschietto si è scoperto omofobo perchè Andromeda non si è mai capito se era più donna o uomo e il sogno non confessato dei fan era vedere un nudo integrale.
Andava bene lo stesso.
La generazione dei cartoni animati giapponesi è quella degli anni 70 / 80: quella cresciuta con troppo amore.
La generazione che oggi è allegramente definita dei tre niente: niente lavoro, niente previdenza, niente futuro.
Diciamocelo chiaramente: oggi non siete più le giovani promesse. Quelli che dovevano ereditare la società perfetta del dopo guerra, del dopo contestazioni, del dopo Stati Uniti contro Russia: voi oggi siete solo quelli del «dopo», quelli cioè che non arrivano mai.
Siete meno fighi della gioventù di Foonzie e purtroppo per voi più intelligenti di quella contemporanea dei messaggini sullo smartphone
Vi hanno messo a centrocampo: la c.d. vita da mediano del Liga nazionale. Ed è sempre colpa vostra, sia che prendiate goal sia che non lo fate. Siete talmente presi nel mezzo che nemmeno in una scena hard a tre di film per gay uno si trova così al centro dell'attenzione.
Vi svegliate alla mattina e maledite la precarietà. I vostri sogni “usa e getta” che si realizzano ormai con una visita al supermercato il fine settimana.
Siete cascati a terra come Jegg robot se non gli avessero lanciano i componenti, la vostra lenza di Sampei si è attorcigliata e non prendereste nemmeno uno scarpone. Siete in astinenza peggio di Ataru Moroboshi.
Tanti anni fa eravate i predestinati. Mica ve l'hanno fatto scegliere, l'hanno deciso all'atto di nascita. Anzi lo eravate di già al concepimento: avevate insomma il diritto costituzionalmente garantito di prenderlo dove non batte il Sole.
I vostri genitori si interrogavano a quale scuola mandarvi, poco importa che ci fossero gli aguzzini peggiori in un ognuna di esse: un pò come scegliere il campo di concentramento più adatto.
Alle elementari avevate la maestra che vi dava un assaggio di quanto fosse bello e buono un potere insindacabile che vi puniva usando una cosa semplice come la matematica. Non per cattiveria ben inteso, ma per il vostro bene.
Diciamocelo: per quella cicciona aguzzina era un atto di fratellanza mettervi un bel 4. Nel farlo la maestra vi sorrideva come uno del Milan all'interista che ha appena perso il derby e si rammaricava solo di non poterci aggiungere due sberle come si faceva quando era bambina lei.
Poi siete passati di grado, un pò come nei videogame, anche se tutti sanno che più avanti vai con il gioco e peggiore è il mostro di fine livello. Siccome un solo torturatore non era sufficiente ve ne hanno mandati un numero maggiore, con il nome di professori/sse.
E voi piccole cavie imperfette non avete avuto nemmeno il piacere di rompergli le palle con il cellulare durante la lezione perchè all'epoca non lo avevano ancora inventato. Questi “Prof” vestiti come pescivendoli della moda mare che insegnavano l'inglese con l'accento pugliese o tecnica senza nemmeno saper piantare un chiodo nella parete, erano soggetti tristi che usavano la matematica punitiva per insegnarvi che esistevano le caste. Le classi erano metafore della società: c'erano i bravi, i meno bravi (quelli cioè che forse ce la facevano oppure no) e poi gli scarti.
I professori decidevano al vostro posto, una volta bollati eravate timbrati come manco Loris Batacchi capufficio pacchi sapeva fare. Venirvene via dal circolo ricreativo dell'ammezzato o dal club del “siamo perdenti nati” comportava un grande sforzo.
E se vi lamentavate? Suvvia in fondo era solo un problema di terminologia diceva il Mega direttore ipergalattico e infatti loro lo chiamavano impegno, studio, applicazione, in realtà tutto si risolveva in una bella dose di ruffianeria, bustarelle e compiacenza.
Insomma la matematica punitiva è come quella di Orwell: uno più uno per i para/lecca kulo fin della tenera età può fare anche tre.
Dopo una prima somministrazione da 5 anni, ed una successiva da 3, lo Stato che per voi aveva coniato un termine nuovo di zecca, addirittura importato dal mito dell'America, il c.d. welfare. Quindi vi proponeva un ulteriore quinquennio di stupri mentali.
Le c.d. superiori: quelle del mitico esame di Stato che ogni tanto avevate incontrato negli incubi notturni dei vostri genitori.
Cinque anni.. praticamente ve ne davano meno per una rapina a mano armata con tutte le attenuanti, e avreste avuto anche l'indulto strada facendo.
In quella lunga gestazione avete capito che ogni parto è sofferenza.
Giorno dopo giorno, vi hanno assemblato come un novello Voltron, utilizzando ogni singola ingiustizia che la perversa mente di una squadra allenata di animaletti geneticamente modificati per essere bastardi senza gloria aveva istituazionalizzato. Un pò come in carcere dove paghi pegno fin dalla prima notte tanto per capire l'andazzo.
Il vero “Bim Bum Bam” ve l'hanno dato loro, mica quello della televisione.
Il messaggio era chiaro: «Cari Capitan Harlock, chiamate il Mazinga adesso a salvarvi!"
I professori erano una piccola casta di frustrati bacchettoni, ex segaioli della rivoluzione sessantottina o nostalgici fascistoni di mezz'età. Ciascuno a modo proprio si era condannato a fare lo stesso lavoro per tutta la vita. Al limite voi rischiavate di ripetere un anno o due, loro invece si sono bocciati vita natural durante: minimo trent'anni dello stesso programma scolastico.
Ora, un soggetto che fa una scelta del genere è quantomeno disturbato, io non gli affiderei nemmeno il triciclo, figuriamoci poi l'istruzione della classe dirigente del futuro.
Siccome però non potevano togliere di mezzo loro, hanno preferito optare per eliminare voi, senza nemmeno passare dal via. Siccome eravate la ciambella uscita male era meglio a tavola non ci arrivaste nemmeno.
Avete capito come funziona? Vi hanno resettanto, installando un nuovo programma, andando sopra al precedente. I windows boys della democrazia: altro che i Circoli della Libertà!
I vostri professori vi hanno fregato. Sfigati con pochi capelli, simili a un cespuglio in mezzo all'autostrada del sole, o gentil dame dai denti neri, butterate che manco il botulino sarebbe servito a qualcosa. Un piccolo esercito di sognatori mancati che non erano riusciti a diventare scrittori, ma vi insegnavano come fare, che erano l'antitesi dell'atletica, ma vi allenavano come se doveste vincere le olimpiadi. Gente che se si fosse trovata tipo a Londra, a Parigi o in Germania si sarebbero messi a gesticolare come Totò e Peppino per chiedere l'orario a un passante, senza capire nemmeno che avevano fermato un norvegese! Però in patria vi insegnavano le lingue straniere.
E sì.. loro, che di preconcetti avevano fatto virtù e nelle classi cercavano di capire se la “Lei” di turno era la bellona che avevano invidiato loro stesse alle superiori o il “Lui” rassomigliasse al Capitan America che li prendeva per i fondelli quando erano piccoli, sfigati e incompresi.
Finalmente avevano le loro reclute, cresciute a suon di Candy Candy o di Gigi la trottola cui far pagare una vita di insoddisfazioni.
Per forza che al termine di questo iter formativo c'era uno psicopatico represso dentro ognuno di voi, ma cosa più importante avevate finalmente capito cosa significava prendere calci nel didietro e non per via dello sport nazionale.
Quindi eravate pronti per il lavoro. Pronti cioè per tornare a casa dopo le vostre sudate otto ore lavorative liberi di pensare: «finalmente sto facendo carriera, oggi il capo mi ha dato solo un calcio nel kulo, potevano essere due!"
Alcuni però volevano far parte della mitica classe dirigente e quindi andavano all'Università, ma questa è un altra storia: è un pò come un tizio che è stato violentato in una trentina di modi diversi e quando legge il kamasutra pensa che in fondo ce ne sono il doppio e allora decide di andarseli a cercare perchè chi ha fatto trenta vuol fare trentuno.
Che fine hanno fatto il tegolino del mulino bianco, le morositas, la pubblicità con il gattino bagnato della barilla?
Perchè He - man non è venuto a salvarvi?
Avete riposto i vostri sogni nella cartella dell'invicta che prima era un macigno pieno di stupida carta, adesso è diventato un vaso di Pandora che non osata aprire.

Vi rendete conto che vi hanno somministrato sia l'Imu che la Tarsu? Hanno disboscato intere foreste per mandarvi ogni sorta di cartella esattoriale. L'hanno chiamata persino «Equitalia» e mica per caso: volevano proprio prendervi per i fondelli!
Vi trattano come punging ball, e fanno full contact con il vostro ormai esperto didietro.
Normalmente ci si aspetterebbe una reazione, qualcosa di perlomeno anche solo vagamente normale e invece voi restate lì più arroccati di un giocatore di scacchi, fermi immobili come guardie svizzere sodomizzate, ad aspettare che qualcosa cambi.
Ma che cosa siete esattamente oggi? In quale dio sconosciuto riponete la vostra fede?
Quando vi guardate allo specchio lo sapete benissimo di cosa stiamo parlando. Siete come giocatori di poker che hanno sorpreso l'altro a barare e si vergognano di dirlo. E allora giocate lo stesso, sperando nella fortuna e lamentandovi per ogni sconfitta.
Volete farvi quattro risate al bar con il vostro aperitivo da dopo lavoro ferroviario, la camicia alla moda comperata rinunciando per un pò al caffè, alle sigarette e a qualche spesa di troppo il fine settimana.
Di arte ve ne intendete quanto il topo con il gatto, ma digerite tutto nemmeno foste abbonati all'alka-seltzer.
Siete quelli del «qualità convenienza e cortesia»; scusate ma quando mai avete avuto anche solo una di queste cose?
Invitate fuori la stessa donnina nell'arco di 5 o 6 anni, e nel mentre lei è stata più asfaltata della Salerno Reggio Calabria, che nemmeno un gruppo di speleologi troverebbe un orifizio sano eppure voi insistete, come se foste autistici, finchè la prendete per stanchezza da vecchiaia. E allora ve ne andate in giro come i più fortunati seduttori della storia mettendo in bella mostra il vostro usato garantito. E mentre “lei” saluta tutti i “lui” che ci sono in circolazione, perchè vi ha fatto credere di avere tanti amici, voi siete lì come una comparsa, un soprammobile in bella vista con il nome al posto dell'etichetta, e vi domandate quanti di questi amiconi hanno deflorato la vostra principessina sul pisello, la fu proprietà privata in affitto per tutti.
Fate finta di non saperlo, ma in realtà è proprio così.
Sono che non è una commedia all'americana, o un telefilm che dura 40 minuti. Eh no.. questa è la vostra vita e mentre ve ne state lì a contemplare il soffitto perchè la notte non riuscite a dormire, non osate nemmeno chiedervi quando siete diventati dei perdenti e degli sfigati repressi.

E allora tornate con la memoria ai vostri cartoni animati giapponesi. Alle canzoncine di Cristina d'Avena, a quei ritornelli che vi accompagnavano puntuali ogni giorno.
Prima di Messi e di Cristiano Ronaldo erano loro i vostri eroi. Prima di Federer e di Nadal, ve li ricordate Dottor Slum e Arale, Mimi e la nazionale di pallavolo, quel campo da calcio di Holly e Bengi che non finiva mai?
Quelli eravate voi piccoli incompiuti, con la merenda in mano, accuditi e riveriti, concepiti e reinventati: eroi di mamma e papà.
Berlusconi era solo un giovane agente immobiliare all'epoca. La gente dal parrucchiere leggeva «Famiglia cristiana». Moggi, Giraudo e Bettega non aveva ancora copulato con la «signora» per fregare mezz'Italia.
Ecco quella fitta che provate al cuore, non è un infarti al miocardio, bensì un pò di tristezza: quella delusione che vi frega perchè va di pari passo con l'anagrafe.
Siete invecchiati e il meglio di voi è passato senza che nessuno se ne sia accorto.
Non avete lasciato ai posteri l'ardua sentenza di dichiarare la vostra ridicola leggerezza dell'essere.
Per voi la condanna è senza appello.


Voi oggi sareste la generazione che si dovrebbe opporre a questa grande truffa dello Stato sociale. E vi meravigliate che i politici vi considerano degli emeriti imbecilli, che se ne fregano delle vostre recriminazioni, che vi mettono ogni singola tassa possibile e complottano per trovare la privazione più umiliante.
Al limite potete vedervela con il postino se non vi recapita la multa, o con il vicino di casa che ha parcheggiato in modo tale che non ce ne stanno due.
Potete pensare che il gelato è troppo piccolo rispetto al costo, che avreste potuto risparmiare qualche euro nell'ultimo acquisto iper tecnologico che stava sullo scaffale alla voce: «occasioni».
Pensate di avere tanti amici, ma temete a ragione di avere mai bisogno di metterli alla prova.
Siete un pò dottori, eppure vi ammalate in continuazione.
Siete ottimi allenatori di calcio, ma perdete in continuazione ogni partita con la vita di tutti i giorni.
Siete un pò tutto e alla fine, a quarant'anni, capite che è come essere niente.
Chi è che vi ha ingannato e sopratutto: cosa siete diventati?

Le ex ragazzine carine, oggi sono diventate le old glory maritate con qualche figlio appresso o inguaribili zitelle dal carattere incomprensibile si preoccupano al massimo di passare la prova costume. Loro, cresciute nell'utopia di essere delle gran gnocche sono ridotte semmai a un tortellino. Più che un “Desperate housewives” direi un “Italian Horror Story”. Una volta avevano la combriccola del quartiere dove se li facevano tutti per par condicio così che nessuno si sentisse escluso, oggi come migliori amici hanno i protagonisti di “Sex & the city” che guardano consumando avidamente il fidato “Quattro salti in padella”.
I latin lover del bicchiere in mano e sguardo da duro in discoteca, dei flipper e dei boxer da spiaggia oggi se ne escono alla sera per farsi il viaggio libidinoso con le ventenni che quando provano a farle ridere con un battuta li guardano quasi con compassione, sforzandosi di capire perchè mai quel coso, più atrofizzato di una marmitta in disuso, se la ride da solo.
Se nessuno vi capisce non è perchè siete troppo originali o creativi.
In fondo non avete nemmeno mai capito che lo champagne non andava agitato prima di stapparlo.
Siete rimasti a piedi sotto la pioggia, e senza l'ombrello, con l'autobus che vi ha skizzato il vestito buono della festa perchè le previsioni del tempo si erano sbagliate.
Andate in vacanza solo per pensare a tutto ciò che non potete permettervi e scoprite l'importanza del mascara o della tinta per capelli alla mattina davanti allo specchio del bagno.
La rivoluzione di oggi sarebbe nelle vostre mani.
Ma se riuscite a malapena ad andare in palestra e fingervi top model o banchieri mentre al massimo siete commesse precarie o impiegati di banca.
Avete un consiglio per tutti tranne che per voi stessi.
Odiate l'idea di essere invidiosi, ma non potete farne a meno.
Siete più ipocriti di Topo Gigio, perchè invece di pentirvi dei vostri peccati sperate di conoscere quelli degli altri.
Non vi da fastidio il fatto di non riuscire in qualcosa, bensì che altri ce l'abbiano fatta.
Come farà la generazione del “dopo” che non è mai arrivato a cambiare l'oggi prima che il futuro diventi ieri?
Voi, piccoli, solitari, incompresi e drammaticamente tristi giorni di un futuro che è già passato, avete ereditato la sfida più difficile contro un nemico invisibile.
Vivete in una gabbia senza sbarre, come schiavi consapevoli.
Che cosa farete?
Vi nasconderete o vi batterete?
Combatterete o ve ne andrete così, in silenzio, magari immaginandovi nel vostro piccolo che tutto sommato è qualcosa di epico e non invece quel che tutti sanno: uno spreco lunga una vita intera.
Una cosa è sicura i cartoni animati giapponesi non verranno a salvarvi e semmai faranno di tutto per trascinarvi nell'oblio dei vostri fanciulleschi ricordi. Dove troverete sempre una scusa adatta a perdonarvi di essere venuti al Mondo.

Marco Solferini
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2 commenti:

  1. Bell'articolo, ma anche molto cattivo e forse un tantino narcisista perché centralizzi molto il tuo punto di vista (anche se non ne fai mistero e questo ti fa onore).
    Lo pubblichiamo sul numero di Maggio e dalla prossima settimana é anche sul sitto alla voce "attualità e cultura".
    Mi piacerebbe che prendessi in considerazione di collaborare in esclusiva con alcuni articoli che ti "suggeriremmo", sempre sul tema dell'editoria. Fammi sapere.
    Grazie per la disponibilità.

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  2. Caro Marco,
    ho ricevuto la segnalazione del Tuo nuovo editoriale appena un ora fa e mi sono precipitata a leggerlo.
    Molto, molto interessante e tristemente vero.
    Penso che tu abbia fotografato in modo irriverente, un pò sarcastico e certamente "cattivello" una generazione che oggi é davvero sofferente.
    Lo pubblichiamo certamente. Se fosse possibile ricevere il testo via email in formato word o pdf é meglio, se poi fosse possibile riceverlo anche prima della sua pubblicazione on line.. ma capisco che Tu voglia dare la priorità al Blog.
    A presto e grazie.

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