Una sciamana a Londra
Autrice: Anna Hunt.
Genere: esistenziale,
sciamanesimo, biografico, attualità.
Nota bene, il titolo
originale del romanzo è «Una sciamana sui tacchi a spillo» ed è
molto più coerente con il contenuto giacché una parte decisamente
minima dell'opera è ambientata in quel di Londra.
Anna è una giornalista
di successo, ha 29 anni, vive nella City di Londra, ha un fidanzato
bellissimo di nome Edward e si occupa prevalentemente di cronaca
mondana, nel variegato ed estroverso mondo dei Vip.
Una vita quindi trascorsa
nei salotti buoni della moda, alla feste più esclusive, addolcita
dal suo amore per la cioccolata, per il buon té e i tacchi a spillo.
Anna apparentemente ha
tutto ciò che le serve ad attenderla ogni giorno nel suo
appartamento, un «pied à terre» arredato in stile
minimalista beige e panna.
Eppure, si sente
curiosamente oppressa, a tal punto da vivere un conflitto interiore
che cerca di curare con una delle terapie più alla moda fra i suoi
coetanei: lo shopping compulsivo.
Quel che però non le
riesce è coniugare lo status che si è guadagnata e che rasenta il
sogno di molte donne della sua età con quell'indole femminile che
sembra indissolubilmente legata ad un lato inesplorato del suo
carattere.
Per questa ragione, si
sente attratta dall'offerta di una sua amica di nome Gaby per un
viaggio in Perù. Una «full immersion» nello sciamanesimo,
ospiti del resort per la meditazione di uno dei più celebri maestri
del Mondo di nome Maximo.
Decisa ad intraprendere
questo percorso, Anna parte e in quella terra così lontana da tutto
ciò che conosce e sopratutto dal suo stile di vita apprenderà i
rudimenti di un arte arcana e scoprirà se stessa. Di più: imparerà
del suo «potere» interiore. Il tutto sotto la guida esperta di
Maximo che è tanto attraente quanto intrigante.
Sarà un viaggio
attraverso le pratiche dello sciamanesimo: dall'assunzione del San
Pedro all'Ayahuasca, dalla pratica dell'Agua de Florida ai fanghi
purificanti. Ma è sopratutto un percorso di meditazione quello che
l'attende, pur tuttavia nella costante attrazione per l'irresistibile
bellezza esteriore quanto interiore del maestro.
Deciderà Anna di tornare
a Londra alla fine della sua parentesi spirituale? O addirittura
scoprirà ella stessa di essere predestinata a diventare il discepolo
del maestro e ad intraprendere un viaggio conoscitivo alla scoperta
del potere dello sciamanesimo?
Ammetto che da una
lettura sintetica della trama il lettore non potrà che lasciarsi
avvincere e per molti versi ammaliare da una siffatta impostazione
che è certamente premiante dal punto di vista commerciale.
E' infatti indiscutibile
che lo sciamanesimo sia oggetto oggi di una crescente attenzione, in
particolare nei centri urbani del Mondo occidentale.
Purtroppo, per quanto
riguarda il romanzo proprio non ci siamo.
Mi trovo di fronte un
opera terribilmente male impostata. Un racconto autobiografico noioso
e ripetitivo, carico di poco senso logico e obiettivamente
organizzato su di un punto di vista egocentrico, arrogante, che non
lascia alcuno spazio al lettore.
Tanto per cominciare, la
protagonista ci viene presentata come un offesa vivente a tutti
coloro che vivono una precarietà ben diversa dalla sua.
Leggere di una giovane
donna che ha tutto, a 29 anni e sente il bisogno di sfuggire allo
stress che in realtà sembra la manifestazione viziata di un
carattere indolente, facendo shopping compulsivo, alimenta in me un
sentimento a metà fra la rabbia ed il disgusto.
Provi la signorina Anna a
sperimentare cosa significa non arrivare a fine mese dopo aver
lavorato come un mulo per tutti i giorni della settimana e allora
imparerà meglio e più approfonditamente cos'è il vero stress.
Se poi si sente così a
disagio fra le sue feste Vip, la sua carta di credito, i tacchi
firmati, l'arredo Bang & Olufsen, le marche pregiate del té ed
il fidanzato che somiglia ad un fotomodello, allora molli tutto e
vada a fare del volontariato invece di farsi dei trip mentali con i
suoi amici che sembrano patologicamente usciti da un film di serie Z.
Signori si nasce..
sfigati si diventa!
Cara Anna, prima di
provare lo sciamanesimo, tenti con un pò di buon senso.
Quanto poi al viaggetto
esoterico, in tutta onestà mi ha strappato sorrisi: sembra uscito da
una bozza per un romanzetto rosa.
Indovinate un pò? Anna
lascia a Londra un fidanzato che sembra un bronzo di Riace tanto è
bello e.. ne trova un altro: lo stupendo maestro Maximo! Che lei non
fa che soprannominare «semidio» per oltre 300 pagine in cui sembra
che da un momento all'altro «lo fanno» e invece non accade mai. O
perlomeno non fino a quando.. per carità non vi tolgo l'unico
aspetto interessante dell'opera.
Ovviamente, non mancano i
riferimenti alle pratiche dello sciamanesimo e alla cultura
peruviana. Si va da quelli che sono gli elementi naturali, al credo
esoterico / religioso incardinato nel concetto di Pachamama o del
serpente Kundalini, ma signori e signore, tutta roba che potete
approfondire di più e meglio con una magia a portata di mouse: si
chiama Google.
Una simile
approssimazione di contenuti mi sembra rivolta a quella classe medio
borghese piena di soldi e di noia che insoddisfatta più di se stessa
in rapporto alle proprie incapacità di vita, tenta l'assenzio della
ragione cercando ataviche verità più per intrattenere il proprio
tempo.
Guardatevi di più e
meglio allo specchio e magari: leggetevi un buon libro.
I riferimenti, a metà
fra l'archeologia e la cultura da messaggini dei Baci Perugina, al
rito del sole, al solstizio d'inverno (che guarda caso è proprio il
giorno in cui è nata la protagonista) sono talmente approssimativi
che potranno semmai piacere a chi ritiene di essersi acculturato
leggendo come funziona il suo telefonino.
L'unico aspetto positivo
sono le descrizioni di alcuni luoghi come l'Amazzonia, Machu Picchu,
la Madre de Dios (Puerto Maldonado), ma per carità, non è lo
scrittore che parla bensì la villeggiante.
Terminologia da
dizionario per la prima elementare. Noia pura, condita con qualche
commento piccante in quanto, praticamente con tutti gli uomini del
romanzo questa Anna fa un pensierino a farsi dare una ripassatina.
Sarà il liberismo new age londinese?
L'esposizione
praticamente non c'è. Il romanzo è organizzato sulla base di un
riassunto degli eventi, caratteristica tipica di tutto ciò che è
autobiografico, ma ciò comporta anche una forte sterilizzazione di
elementi oggettivi, cui fa da contrappeso una soggettività basata
sulla centralità dei dialoghi e delle riflessioni della protagonista
che però sono pedissequamente ripetitive.
«Una sciamana a
Londra» è un romanzo scadente, approssimativo e decisamente
poco coinvolgente che potrà al limite appassionare solo i decisi
cultori della materia «sciamanesimo» i quali tuttavia potrebbero
trovare qualcosa di meglio.
Astenersi «please".
Vivamente sconsigliato.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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