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La biblioteca perduta
dell'alchimista
Autore: Marcello Simoni
Genere: avventura,
mistero, storico, drammatico
E' il 1227, nei pressi di
Cordoba, il Ré Ferdinando III° della reale casa di Castiglia ha
convocato mastro Ignazio Alvaro da Toledo, il celebre mercante di
reliquie e libri antichi, per lui affidare un incarico riservato e
della massima importanza.
La regina Bianca di
Castiglia, sposa del Ré francese Luigi VIII° è stata rapita e pare
scomparsa nel nulla, ma l'esorcismo di un ossesso deforme, ad opera
del Vescovo Folco avrebbe rivelato il nome della sua prigione:
l'oscuro castello di Airagne.
La dimora del Conte di
Nigredo, un potente e sconosciuto signore la cui reale identità
nessuno conosce.
Insieme con il fidato
guerriero Willalme ed il figlio Uberto, oggi venticinquenne, il
compito di Ignazio è quello di accompagnare la spedizione di Filippo
di Lusignano avente lo scopo di liberare la regina.
Tuttavia, un inquietante
presagio si delinea all'orizzonte, nelle martoriate terre della
linguadoca dove la crociata sanguinaria contro i Catari non conosce
quartiere. Segreti innominabili si nascondo in luoghi dove il mistero
sembra ancorato a radici del passato, a popoli che recavano una
cultura della scienza tramandata nell'arte dell'alchimia.
In queste terre
imperversano gli Archontes, le nere truppe del Conte di Nigredo.
A margine della missione
principale l'ex magister di Ignazio, ritrovato alla corte del Ré
Ferdinando affida al figlio del mercante il compito di ritrovare il
“Thurba Philosophorum”, un libro che nasconde la chiave
alchemica per capire i segreti di Airagne dove pare si consumino
sofferenze atroci degne dell'inferno sulla terra.
Il mercante di libri
maledetti sarà quindi catapultato in uno scenario dove nulla è ciò
che sembra e farà la conoscenza di numerosi uomini del potere,
schierati con la Santa sede o con le correnti eretiche, uomini come
il frate domenicano Pedro Gonzalez de Palencia, confessore e primo
consigliere del Ré Ferdinando III°
Quali misteri si celano
nel castello di Airagne? Qual'è la vera identità del misterioso e
sfuggevole Conte di Nigredo?
Forse la risposta a
questi interrogativi è celata dietro alcune lettere che narrano di
una antica scoperta alchemica e della fede di un pugno di donne
(beghine) nel culto di Santa Lucina.
L'Autore ci riporta
indietro nel tempo con il suo personaggio già acclamato dal pubblico
come dalla critica, in questo seconda avventura dopo quella narrata
nel “Mercante di libri maledetti” e centra in pieno il bersaglio.
Storicamente
accattivante, ricchissimo di pregiati aneddoti di vita quotidiana e
pittoresche descrizioni ambientali, il romanzo ha una focalizzazione
sui personaggi che diventano il fulcro della narrazione.
Dapprima suddivisa in due
filoni narrativi, separai in base alle rispettive spedizioni, quella
di Ignazio con il fido guerriero francese Willalme dal cuore
coraggioso e impavido, ma anche carico di rabbia per il suo
tumultuoso passato, per scortare Filippo di Lusignano nella missione
ad Airagne e dall'altro la missione affidata al figlio del mercante,
di ritrovare un libro proibito e perduto, fra le cui pagine si
annidano i segreti dell'alchimia.
Una condotta saggia e ben
argomentata che traspare da un ottima gestione della contemporaneità
dell'azione, dove si manifesta un adeguato tenore tanto nello stile
espositivo quanto nella scelta dei dialoghi aventi ad oggetto
personaggi comprimari assai diversi fra loro sia per astrazione
culturale quanto per le funzionalità nella trama.
Un miglioramento rispetto
al primo romanzo dell'Autore. Ciò si evince in particolare dalla
maturità argomentativa che rispetto al precedente testo è in questo
caso meno soggettiva e più al servizio della fantasia del lettore.
Cede cioè qualcosa dal lato della soggettività frutto della
passione storica che porta sempre i cultori di una materia così
vasta a personalizzarne il racconto, quasi come fosse il romanzo a
scrivere l'Autore, e non l'opposto, cede da questo fronte e recupera
invece nella completezza narrativa che consente al lettore di
immedesimarsi tanto nei luoghi quanto nella fine conoscenza dei
protagonisti.
Molto interessanti le
tematiche della contrapposizione fra una Santa sede che conosce la
bramosia del potere rispetto alla cultura della solidarietà, al
punto da ordire trame multiple, spesso determinate dall'avidità e
dall'ipocrisia dei suoi massimi rappresentanti, ben disposti a
ricorrere alle meschinità più atroci in uno scacchiere umano dove
alcune pedine sembrano sacrificabili.
Un romanzo intenso, un
affresco convincente, un opera di metodo ponderata che si avvale di
una sintesi non preclusiva e di una discorsività efficace e
comprensibile, adeguata e al servizio della buona comprensione di
colui che legge; che mai eccede nell'autocompiacimento, ma si mette
al servizio di coloro che vogliono intraprendere un viaggio che è
anche apprendimento.
Va osservato che nei
primi due capitoli del romanzo la figura di mastro Ignazio, il
protagonista, è più defilata rispetto al precedente libro dove la
centralità del suo intelletto e la cultura del sapere lo portavano
ad essere il fulcro di tutte le vicissitudini. In questo caso invece,
si è preferito lasciare maggiore spazio agli eventi. Ma il lettore
che si è appassionato al personaggio non dubiti, perché
successivamente la centralità e le caratteristiche di Ignazio la
faranno da padrone e saranno l'arma vincente, ben più delle spade,
per sopravvivere agli inganni e agli artifici dei nemici.
Il finale è intenso,
carico di colpi di scena e rocambolesco: ben delimitato nella sua
area di svolgimento. Una serie di eventi che mandano a posto numerosi
tasselli, in pieno stile “rivelatorio”, tuttavia a tratti è
molto simile al celebre epilogo di un altra avventura che aveva come
protagonista un certo Guglielmo da Baskerville. Un evidente citazione
e forse un “train d'union” per coloro che metterebbero a
rischio la vita pur di salvare un libro dalle fiamme.
Nel complesso della
storia ci sono molti nomi, e anche se l'Autore è bravo e
intelligente nel sapere quando è il momento di farne uscire di scena
alcuni, è possibile che il lettore meno abituato all'ambientazione
storica a tratti si smarrisca perdendo il filo conduttore,
specialmente nel momento in cui le spiegazioni / scoperte cominciano
a farla da padrone, rivelando il passato del castello di Airagne.
Tuttavia, la scelta pare
ugualmente premiante ed anche appropriata poiché la lunghezza del
romanzo è corretta, non cade cioè nel facile inghippo di eccedere
in lungaggini, sopratutto di natura saggistica.
“La biblioteca
perduta dell'alchimista” è il nuovo affascinante thriller
storico di Marcello Simoni. Un avventura intensa, per scoprire i
segreti di un luogo misterioso e apparentemente maligno, dove vive e
sopravvive uno spietato alchimista i cui segreti hanno gettato un
ombra oscura sulla terra e la cui sconfitta è nascosta fra le pagine
di un antico testo proibito di alchimia.
Vivamente consigliato.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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