giovedì 8 marzo 2012

Storia di un oblio

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Storia di un oblio

Autore: Laurent Mauvignier.
Genere: attualità, drammatico.




Un uomo entra in un supermercato. Prende una birra in lattina, la apre e la beve. Ripone la lattina sullo scaffale. I vigilantes lo raggiungono e lo circondano. Lo portano via. Lontano dal supermercato e dal magazzino. In un vicolo cieco. Contro un muro. Senza via di scampo. Un posto dove potergli dare una lezione, dove nessuno lo avrebbe sentito urlare. E nemmeno.. morire.

Perchè quell'uomo senza, nome muore in conseguenza del pestaggio. Lasciando i suoi aggressori in piedi, davanti al misfatto compiuto. Attoniti, come il giocattolo si fosse improvvisamente rotto.

L'Autore, narra un episodio di cronaca in un lungo, ininterrotto pensiero. Nessun punto. Solo una dissertazione che comincia dai fatti e passa attraverso l'escalation tipica della cronaca.

Il procuratore che inquisisce i colpevoli. Il fratello della vittima chiamato a riconoscerla. Le famiglie degli assassini che vedono stravolta la loro quotidianità.

Più in generale, una morte, che come una freccia di cupido attraversa l'anima e la vita di numerose persone. Cambiandole completamente, aprendo la finestra su di un inferno parallelo, fatto di colpe innominate ed insospettabili colpevoli.

Si apre un sipario, su di uno show nostalgico e languido di parole, smarritesi nel tempo, perchè questa è la storia di uno sconosciuto ucciso per un motivo futile, del tutto irrisorio.

L'interrogativo di fondo: può una vita essere spezzata e così brutalmente interrotta, come un treno che improvvisamente, privato dei binari, deraglia nel nulla?

Che sapore ha una simile tragedia?

Quello sconosciuto, è colpevole solo di indossare gli abiti sbagliati, tale per cui era dichiaratamente un appartenente a quella classe di invisibili, così indesiderabili da diventare qualcuno solo nel momento del bisogno, quando cioè la società civile (ri)scopre se stessa, rifiutando il calore umano.

Un modo come un altro per uccidere la pietà, schiacciandola fra il martello della superficialità e l'incudine dell'indifferenza.

Nel mezzo, solo tanto dolore.

Urlato, ma senza parole. Strillato, senza fiato.

Un dolore assassino, passionale come l'amore. Perchè quello stesso reietto è un uomo e ha conosciuto le stesse emozioni dei suoi carnefici. E' stato amato, odiato, ha provato soddisfazione, speranza, ha riso e ha pianto. Ha sentito il cuore spostarsi dal petto e finire in gola, quando ha dato il primo bacio.

E ora giace, nel sonno eterno e senza risveglio. In mezzo alla sporcizia del proprio sangue. Oltre il dolore delle tumefazioni e delle ossa rotte. Una fine così piccola da essere immensa.

Mentre la società, che già lo aveva condannato a morte, giorno dopo giorno, con il disprezzo dell'ignoranza, cerca un colpevole e persegue gli autori materiali del fatto.

L'Autore decanta un episodio di cronaca, alternando la dialettica cruda della narrazione, quasi giornalistica, con riflessioni, in parte oggettive e in altra misura soggettive. Lasciando che siano i punti di vista e quelle irritualità tipiche dei luoghi comuni, a prendere il sopravvento.

Perchè stavolta, giudice e giuria sono i lettori.

Il risultato è un meticoloso “j'accuse” ai crismi della civiltà moderna, la cui natura brutale si addormenta nei sogni delle persone c.d. normali.





Storia di un oblio” è l'intenso affresco di un omicidio brutale quanto futile. L'immotivata narrazione del lato codardo della civiltà, plagiata dalla superficialità e schiavizzata dall'ignorante indifferenza.

                                                           Marco Solferini

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