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The woman in black
Autore: Susan Hill.
Genere: fantastico, ghost
story.
“The woman in black”
è un libro molto famoso, meritatamente di successo, che ha
consacrato l'Autrice, Susan Hill, nel genere fantastico ed in
particolare nel filone delle “ghost story”.
La sera della vigilia di
Natale, un uomo ricorda la sua avventura vissuta nella prima
giovinezza, quando era un collaboratore di uno Studio legale
londinese, incaricato di recarsi in uno sperduto villaggio, fuori
città, in conseguenza della dipartita di un anziana signora il cui
patrimonio, senza eredi, necessitava di un inventario per scopi
testamentari.
E' una storia di
fantasmi, adornata in modo incantevole da descrizioni criptiche e
squisitamente inquietanti.
Memorabile la digressione
di una pagina intera sulla nebbia di Londra e altresì la prima
visione della donna vestita di nero, nella cappella funeraria e nel
cimitero poi.
E' un testo il cui stile,
dichiaratamente gotico, richiama le emozioni di fondo come un grande
arcipelago di elementi, dalla cui descrizione scaturisce un
protagonismo patologico e oggettivamente indirizzato al naturalismo.
Il lettore viene
letteralmente calato nelle vesti dell'osservatore, immerso cioè in
un ambiente costruito a tratti in modo fiabesco, eppure
straordinariamente realistico.
Sulla scorta di questa
contrapposizione, di questo ossimoro vivente, il lettore sente sulla
sua pelle i brividi caldi di un intenso, glaciale, freddo: la paura.
L'Autrice e' bravissima
nel creare le atmosfere, con una gestione delle immagini visiva,
accompagnata da elementi di scrittura creativa contemplativa.
Susan Hill ha fatto
storia e numerose sono state le interpretazioni per definire il suo
“modus operandi”.
A mio avviso, lo stile
gotico e' certamente presente, tuttavia mi sento altresì di poter
dichiarare che, se da un lato sono innegabili alcuni spunti che
ricordano celebri storie come “il castello d'Otranto”, rileva
anche un filo d'Arianna che ci riporta alla concezione Vittoriana del
romanzo.
A ben guardare infatti,
l'indole di Dickens, nella costruzione della personalità dei
soggetti e' cara anche al periodo post Vittoriano, quanto lo fu in
precedenza e malgrado le critiche; si tratta di uno stile non
rinunciatario, come tale celebrato da numerosi autori contemporanei
ben al di là del periodo storico di maggior riferimento.
Cio' che invece potrebbe
essere dibattuta e' la natura romantica neoclassica, che a mio avviso
e' presente nell'impostazione Vittoriana, la quale e' prevalentemente
pudica, cioe' rinunciataria dell'erotismo, visto nella sua nudità.
Come tale, i sentimenti
subiscono l'ossessione della repulsione che, attraverso la
repressione, li fa regredire ad un idea fanciullesca, quasi fiabesca.
Questa stessa immaginifica contro-realtà, simile ad uno specchio
distorto, la ritroviamo nella scrittrice, quand'ella magnifica gli
elementi dell'emotività: esasperata, compulsiva, ossessiva.
Il fato che trasmuta
l'uomo, segnandolo per sempre, come una cicatrice indelebile.
Ed il ricordo che assume,
per effetto, una valenza onniscente. Vivendo di una naturalezza
propria. Sganciata dall'involucro.
In questo ritengo vi
siano elementi tanto Vittoriani quanto Romantici e Neoclassici
ravviso gli elementi di pudica rinuncia, e sussumibili nel comune
denominatore di un vero e proprio “non essere” Shakesperiano.
Aggiungo, che più volte
l'Autrice cita l'opera di Sir Walter Scott, essendo nel romanzo il
libro letto dal protagonista maschile, in un momento di grande
difficoltà emotiva perchè isolato dal mondo dentro la casa di Eel
Marsh, preda delle proprie emozioni che vacillano in un luogo
infestato dal soprannaturale. La lettura, in quel contesto, di colui
che è considerato il padre fondatore del romanzo storico, e del
trapasso proprio dal Romanticismo al Vittoriano non è casuale.
Del resto, e' al periodo
vittoriano che rimandiamo lo studio meticoloso del dettaglio che in
questo romanzo è certamente presente. Mentre al romanticismo del
rinascimento, riconosciamo la forzatura massimalista dei rafforzativi
impersonali. Anch'essa presente.
Inoltre, la prima ondata
stilistica del periodo Vittoriano era dichiaratamente d'ispirazione
gotica.
L'Autrice è
sbalorditivamente brava e stupefacente quando è riuscita a definire
quell'annullamento filosofico che legittima l'inconsistenza della
materia scientifica, rendendo possibile il fantastico. Ed e' la
plausibilità di fondo, unita con la creatività empirica ragionata,
che dona alle pagine la possanza in grado di appassionare il lettore
e come tale di coinvolgerlo.
“The woman in black”
e' un testo completo. Dal punto di vista argomentativo eccelso,
sublime per le descrizioni, affascinante ed introspettivo.
Sicuramente imperdibile per gli appassionati delle storie del
brivido. Ambientazioni da urlo, personaggi concepiti ed organizzati
in maniera straordinariamente realistica e amabilmente contemporanei,
in quell'eternità che solo gli scrittori di altissimo pregio
riescono a reclamare. Imperdibile.
Marco Solferini