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Coop Connection
Autore: Antonio Amorosi.
Genere: attualità,
giornalismo.
Devo anzitutto ammettere
che ho letto queste 290 pagine circa praticamente e come si suol dire
“tutte d'un fiato”.
Ero partito con la
convinzione che sarebbe stato il solito libro di denuncia/attualità
e che tutto sommato avrei dovuto stare più attento a non prendere
per buono l'indottrinamento dell'Autore o a non cadere nel facile
tranello di scambiare aneddoti o indizi per delle prove.
Il libro però mi ha
letteralmente divorato. Alla fine sono persino dovuto tornare sui
miei passi per rileggere con più calma numerosi contenuti.
“Nelle regioni rosse
siamo entrati negli appalti alla pari delle altre imprese. Funzionava
così. Mi ricordo di un opera a Cremona e una a Pavia che costavano
quelli che oggi sono 200 milioni di euro. A noi e ad altri viene dato
l'appalto. Ovviamente la gara è finta. Tutte le gare grosse sono
finte. Si decidono a tavolino mettendosi d'accodo prima che si
chiudano le buste. C'è chi fa le offerte sapendo di perdere. Poi si
divide il lavoro tra i partecipanti, in una cerchia ristretta. Era
così allora ed è così adesso.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Il testo è fortissimo.
Di più: è dirompente. Con un esposizione nuda e cruda pone il
lettore davanti ad una realtà che lascia veramente il segno.
Si parte dalle
confessioni dei “pentiti” noti finanche a quelle rigorosamente
anonime di chi parla perchè non ce la fa più a reggere il gioco
sporco e lo scempio che c'è dietro.
Lo scempio è il mondo
sommerso, quello dietro i miliardi di fatturato delle coop.
Quello purtroppo dei
lavoratori.
Crea imbarazzo citarli in
un contesto dove ci si aspetterebbe che siano tutto tranne che parte
lesa e invece in base alla ricostruzione offerta dall'Autore è
proprio grazie ad uno sfruttamento della manodopera brutale,
massacrante, impietoso che il mondo coop riesce ad offrire beni e
servizi a prezzi “competitivi”.
“Quando non scelgono
di lavorare in nero hanno immigrati che spuntano come funghi, dalla
lavorazione del riso alla raccolta di frutta e verdura, dal vino agli
ortaggi. Settori che crollerebbero senza di loro. Le coop di macedoni
hanno il monopolio delle vigne nelle Langhe e nel Monferrato
piemontesi: i soci lavorano a cottimo, a 3-4 euro l'ora. Ucraini,
albanesi, ghanesi, sudanesi, bulgari, romeni raccolgono pomodori in
Campania e Puglia a 2 euro l'ora.Albanesi e marocchini la frutta in
Toscana ed Emilia a 3 euro. Arance, olive, carciofi in Calabria e
Sicilia sono nelle mani di romeni, marocchini, con i tunisini puà
presenti solo in Calabria, tutti pagati anche 10, 20 euro a giornate
lunghe dieci ore. Lavorano sotto la pioggia, con il gelo, con il sole
a picco, condizioni che valgono per tutti, anche per gli italiani che
si aggregano. Chi sviene dalla fatica è lasciato a casa. Chi si fa
male sul posto di lavoro figura come assente, l'incidente risulta
accaduto altrove. A confronto gli animali da soma vengono trattati
con cura.” Tratto da “Coop Connection” di Antonio
Amorosi, ed. ChiareLettere.
Un immenso fiume di
invisibili. Costretti ai più atroci tormenti e obbligati a scendere
a patti con una povertà deprimente, dilagante, offensiva e
degradante. Secondo quanto si legge per arricchire il business mode
delle coop. In quello che è tristemente noto come il contenimento
dei costi.
“Tra una riassettata
e l'altra della camera si fanno dare una bottarella. Racconta Angelo
quando le due sono in un'altra stanza. Come a radiografarmi una
pratica possibile per integare lo stipendio. “Non c'entro con i
loro affari, tu hai voluto conoscerle e io te le ho portate” dice.
I clienti arrivano da fuori Milano o sono gli ospiti dell'hotel,
adeguatamente “invitati” dai portieri a cui le due allingano
qualcosa. Si offrono per poco. Mentre Angelo spiega i dettagli loro
ci squadrano dalla soglia della stanza. Dura da un po' e i caporali
della cooperativa hanno fiutato la cosa qualche giorno. “Dovranno
foraggiare anche loro” ammette
alzando le spalle. Tratto da “Coop Connection”
di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Confesso che a più
riprese se non mi avessero detto che stavo leggendo un testo sulle
coop avrei pensato che fosse sulla mafia. Perchè quando si parla di
corruzione, controllo, collusioni, ecc. in quel vocabolario ahimè
noto per identificare il malaffare, usualmente si tratta di mafia. Da
lettore sarei sicuramente caduto in inganno.
“Se volete parlo di
uno simboli del Pci: Pio La Torre. Le sentenze hanno detto che fu
ucciso dalla mafia. Certo. Ma si viene uccisi quando si resta soli.
C'era, come scrisse Giovanni Falcone, una pista interna. La Torre
aveva messo sotto processo le cooperative siciliane colluse, guidate
da un tizio vicino a Provenzano. Ma quando si verificarono i libri
contabili “arrivò – come testimoniò il coraggioso compagno Ugo
Minichini – un esperto bolognese, inviato dalla lega delle
cooperative, ovvero dagli organi centrali del partito”, parole
testuali. L'uomo delle coop disse che era tutto a posto. Dopo poco La
Torre venne ucciso.” Tratto da “Coop Connection” di
Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
***
“Nel sistema coop per
un lungo periodi si parlava sempre di “mitici ragionieri delle
coop”. Erano la colonna portante della categoria. “Servivano a
risolvere. Come quando arrivava qualcuno, anche un cosiddetto
servitore dello Stato, a chiedere la stecca. Scappare era
impossibile. Se volevi denunciare rivolgendoti a un altro corpo era
peggio, capace di chiederti anche di più. I ragionieri avevano il
tariffario. Quando qualcuno protestava, “Eh no, avevamo stabilito
una cifra più bassa”, venivano chiamati e loro risolvevano”
spiega. Stecca. Tariffario. Risolvere. La corruzione è una prassi
stratificata per generazioni in Itali a e con un suo alfabeto.
Implacabile come un morbo.” Tratto da “Coop Connection”
di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Un altro fatto che mi ha
letteralmente lasciato senza parole è come sia quasi impossibile per
chi è cresciuto nel sistema emiliano leggere “Coop Connection” e
non pensare a qualcuno che si conosce. Nella vita reale. Nelle fasi
della crescita. Negli anni di studio e via discorrendo. Che sia un
Presidente di un Quartiere o un Sindaco di un Comune nella Provincia
bolognese o altro..
“Oggi siamo noi delle
coop che meniamo le danze e decidiamo chi fa carriera nel partito.
Diamo un tozzo di pane a chi si candida, sono un po' dei disperati,
gli bastano quattro briciole. Però siamo noi che muoviamo le
pedine.” Tratto da “Coop Connection” di Antonio
Amorosi, ed. ChiareLettere.
Ogni figura o ruolo che
viene raccontato dall'Autore e affrontata a viso aperto come pure nel
malaffare rivelato corrisponde curiosamente a qualcuno che ha fatto
carriera apparentemente nello stesso modo. Non solo. Ma spesso ho
percepito in questi personaggi spiegati proprio quel retrogusto un
po' miserabile che è tipico di chi nella realtà della propria vita
alimenta la devianza ma cerca di giustificarla con dei valori.
“Se si presenta uno
che è figlio o nipote di un partigiano si presume che abbia una
certa cultura, a difesa di certi valori. In ogni caso, prima di
assumere un incarico, viene testato in un'amministrazione o in un
Comune dove siamo solo noi a comandare, da sempre. Preferibilmente
viene “provato” in relazione a qualche casino, è lì che viene
fuori l'uomo. Poi si vede.” Tratto da “Coop Connection”
di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Il che è di una
cattiveria debilitante.
Ci sono paragrafi che
sono dei veri e propri pugni nello stomaco.
Dai quali emergerebbe un
sistema talmente corrotto e padronale che rappresenta la negazione di
tutti i crismi della democrazia e della nostra Costituzione.
“C'è sempre una
proporzione nei rapporti di forza, è normale. C'è un amico di
Piacenza che ha lavorato per anni con uno dei più grandi impresari
edili della regione. E mi rompeva le scatole perchè non riusciva mai
a vincere un appalto pubblico. Mi chiama e insiste incazzato che non
è possibile che l cose vadano in un certo modo. Poi va a lavorare
con una delle nostre ditte più grosse e rimane sorpreso perchè
alcuni Comuni lo chiamano al telefono prima della gara dicendogli che
per il progetto x, si tratti di una scuola o di un ospedale, basta
presentare due schizzi, “tanto lo si fa tra noi”.” Tratto
da “Coop Connection” di Antonio Amorosi, ed.
ChiareLettere.
Incontro un limite nella
recensione laddove rischierei di fare opinionismo e come tale credo
che il modo migliore sia far parlare alcuni estratti da libro
affinchè vi rendiate conto di quello di cui parliamo offrendoveli
per argomenti.
Sicuramente il ruolo
oggettistico del Pd degradato a mero soprammobile a uso delle coop è
un dato significativo che emerge a più riprese. Non solo per il
controllo attraverso la cooptazione dei soggetti che ne fanno parte
(candidati eletti o meno) ma anche per l'opera di persuasione
esercitata sulla mentalità di “chi è di sinistra”.
“Nell'immaginario
della sinsitra italiana, di ogni generazione, prima di ogni battaglia
per la giustizia viene la lorra senza quartiere all'evasione fiscale.
Una grammatica potente e lineare che esclude però le grandi holding
coop che possono eludere il fisco per legge. Per Costituzuone. Con un
evasione sistematica, certificata. Perchè sulla carta sono enti che
svolgono attività mutualistiche.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Una mentalità che sembra
controllabile. Alla quale cioè è facile vendere lucciole per
lanterne con troppa facilità perchè tipicamente propria di persone
talmente convinte di alcuni preconcetti che sono facili da usare.
“Così una parte
degli italiani si è riconosciuta nel messaggio che invita a
investire nelle coop anziché ingrassare il portafogli del “padrone”.
Non c'è città, provincia che non abbia un circuito di aziende che,
dall'alimentazione alla sanità, dalle grandi opere ai servizi,
passando per le assicurazioni, non abbia visto le coop conquistare
ogni spazio e continuare a espandersi.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
L'Autore ha svolto un
lavoro immenso ed è riuscito a sintetizzare nei capitoli e nei
paragrafi la più gran parte di questo materiale che è
impressionante non solo per i contenuti ma ovviamente anche per i
numeri.
Con metodo e buona
scienza dell'esposizione non cade nel tranello dell'eccesso
dialettico ed anzi organizza in maniera pulita, a tratti
manualistica, l'esposizione.
Affinchè al lettore
siano chiari da subito alcuni meccanismi, provati, circa il
funzionamento del malaffare o, mi si passi la metafora che mi
sovviene per analogie di letture, della “malapianta cooprativa”
dopodichè si passa a molteplici argomenti.
“Oggi tutti parlano
con tutti e vogliono vincere gli appalti, anche in altri territori.
Questa anarchia crea conflitti, non c'è pi una regia che dà a
Cesare quello che è di Cesare.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Gran parte di questi sono
noti. Se non proprio conosciuti occupano il passaparola e il sospetto
da moltissimi anni. Forse si potrebbe parlare di ignoranza
consapevole ma il libro fondamentalmente affronta argomenti che
toccano da vicino la vita delle persone. In particolare degli
abitanti dell'Emilia Romagna e fra questi, su tutti, gli emiliani.
“I Comuni sono degli
erogatori d'appalti e vano controllati uno a uno, a ogni costo,
foraggiando le campagne elettorali dei sindaci. Al punto che, quando
gli stessi due imprenditori devono decidere a chi dare il voto, il
secondo dice al primo: “... No, dopo tutti i soldi che hai speso
devi darlo al Pd sennò che fai? ...” L'altro è incerto.”
Tratto da “Coop Connection” di Antonio Amorosi, ed.
ChiareLettere.
Mi riferisco per esempio
all'ex municipalizzata Hera, cui è dedicato un intero capitolo dai
contenuti obiettivamente sconvolgenti che fanno rabbrividire e
stimolano non solo riflessioni ma anche reazioni a dir poco
rivoluzionarie.
Ma tra i singoli casi
analizzati dall'Autore e debitamente raccontati con note ufficiali e
documentazione a mò di verifica puntualmente richiamata in calce
alle pagine ci sono alcuni episodi che oltre ad essere allarmanti
sono anche indicativi di una vera e propria diffusione della gestione
coop oltre ogni limite dell'economia di mercato.
Penso ad esempio alla
questione imolese. Che è diventata nota a tutti per via della sorte
della coop Cesi ma che rivela in base all'indagine proposta dallo
scrittore un sistema endemico. Una sorta di pandemia che ha
letteralmente invaso la città stessa.
“In piazza Matteotti
a Imola chiedo nei bar se qualcuno conosce Poletti. Rispondere è
semplice quando capiscono che sono un giornalista: “Persona
splendida”, “Sempre disponibile”, “Come lui ce n'è pochi”,
“Non se ne può che dire bene”. E poi aneddoti sul mondo dei
cooperatori cresciuti con sani ideali, “stare insieme”, “non
guardare al profitto”, “aiutare chi non ce la fa”. Qualcuno lo
descrive come un vecchio amico d'infanzia e mi offre da bere. Non c'è
domanda che possa perforare le corazze. Dopo un paio d'ore ho la
sensazione di muovermi in un villaggio Potemkin dell'Unione
Sovietica, quei paesoni di cartone messi in scena per mostrare ai
simpatizzanti come funzionava il comunismo, con contadini entusiasti,
mogli bellissime e operai eleganti in fabbriche superefficienti. Solo
uno mi fa il segno delle labbra cucite.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.” Tratto da
“Coop Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
***
“Nel 2010 avevamo
ancora l'ufficio dattiloscritti, ha presente? Si scriveva tutto a
penna e c'era un ufficio che ritrasfriveva a macchina le lettere! E
il gestionale dell'azienda era un software usato negli anni Ottanta
per l'incubazione dei pulcini.. per contare i pulcini capisce, quelli
che escono dalle uova! Ride amaramente Giuseppe. “in azienda si
parla il dialetto imolese, neanche in italiano, figuriamoci l'inglese
o i software...” Tratto da “Coop Connection” di
Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Con ammirevole coraggio
l'Autore scrive anche del riservatissimo “caminetto” che altro
non sarebbe se non l'innominabile vertice delle coop emiliane e in
particolare del Bolognese.
“Il “caminetto”
non è un gruppo di amici, ma l'autorità massima che muove gli
affari di Legacoop.” Tratto da “Coop Connection” di
Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Una struttura di cui
fanno parte i massimi esponenti delle principali realtà delle coop
che l'Autore nomina e che tra l'altro riguarderebbero realtà da
Manutencoop, a Coop Adriatica, a Unipol. Per dare correttamente
l'impressione di cosa sarebbe il “caminetto” in questione,
metaforicamente rappresenta la “cupola” delle coop. Cioè i
vertici dei vertici. L'elite di potere decisionale e un fiume di
soldi.
“I politici dei
contesti più piccoli sono tendenzialmente più docili, più
disponibili. E lupo può anche mangiare lupo, di questi tempi. I
bolognesi mangiano tutti. La regola è prendere gli appalti senza
“chiedere permesso”. Non ci saranno più mediazioni con i vari
padroni di casa. Chiunque si deve adeguare alle decisioni del
“caminetto”, gli altri gravitino come satelliti intorno al sole.”
Tratto da “Coop Connection” di Antonio Amorosi, ed.
ChiareLettere.
Naturalmente, di fronte a
un quadro clinico di queste proporzioni il pensiero del lettore
andrà, presumo inevitabilmente, al ruolo della Magistratura. E prima
ancora ai controlli. Ovunque infatti, in Italia dalle imprese alle
banche sono stabiliti meccanismi di supervisione e di controllo che
prescindono anche dalle strutture interne e che dovrebbero cioè
analizzare e se del caso certificare l'operato delle realtà in
questione, cioè le coop.
Per esempio
nell'interesse di chi versa i propri soldi nel c.d. prestito sociale
cioè la raccolta di risparmi consentita alle coop e che negli ultimi
anni è finito spesso agli onori (tristi) della cronaca perchè i
risparmiatori hanno perso i loro sudati averi.
“Quando chiedo al
Mise quanti controlli sono stati effettuati negli ultimi dieci anni,
la comunicazione cade. Dopo più di un mese di solleciti e telefonate
invio una raccomandata al ministero. Rispondono che stanno
“aggiornando le statistiche con riferimento al biennio 2013-2014
appena concluso”. Fine delle comunicazioni. E per gli altri anni?
Nessuna risposta. Quanto dura di media una loro revisione? E' un
mistero. Con quali riscontri? Nessno lo sa. Quante coop sono
risultate con irregolarità e quante regolari? Ancora silenzio.”
Tratto da “Coop Connection” di Antonio Amorosi, ed.
ChiareLettere.
Laddove si concepisca che
le cose stanno veramente nei termini esposti dall'Autore è ovvio
porsi il quesito non solo del “se” un simile potere possa essere
contrastato ma anche del chi dovrebbe farlo.
“Durante Tangentopoli
si diceva che a Bologna non ci sarebbe mai stata un'inchiesta come
quella di Milano perchè Bologna è monopolizzata dalle cooperative.
In effeti, è vero! Quando non c'è concorrenza non c'è bisogno di
tangenti. Chi corrompo? Il sindaco e l'amministratore che sono parte
della mia famiglia? Facciamo le vacanze insieme, siamo cresciuti
nelle stesse sezioni, i nostri figli vanno nella stessa scuola. Gli
dai soldi per farsi la villa, la casa per i figli, un lavoro e si
l'ufficio di collocamento per tutti i suoi scagnozzi. Siamo sempre e
solo noi.” Tratto da “Coop Connection” di Antonio
Amorosi, ed. ChiareLettere.
Il quadro che purtroppo
ne esce è drammatico. Dalla lettura dei tentativi di indagine, degli
esposti, dei processi, delle teorie dell'accusa emerge che forse
questo potere concepito in questo modo dalle coop è superiore a
quello della Magistratura che non potrebbe per effetto fermare il
malaffare.
“Per un magistrato
diventa difficile riuscire a capire e trovre le prove per fare un
processo. Di che cosa può accusarmi? Di finanziare un convegno per
il sindaco? Di sostenere un progetto benefico del Comune? Così le
coop riescono a girare i soldi ai politici.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
***
“Nel rito emiliano si
corre invece sul filo della truffa e l'uso distorto dei poteri
amministrativi, non c'è bisogno delle classiche “tangenti”. Il
rito nasce in quelle regioni italiane in cui partiti, amministrazione
pubblica e imprese non sono distitni. Il partito domina incontrastato
il territorio, senza alternanze, ottiene maggioranze schiaccianti e
quasi sempre governa da solo. Nelle regioni “rosse” non a caso le
attività imprenditoriali più fiorenti sono diventate le
cooperative. Quando dentro il sistema imprese e partito vanno a
braccetto non c'è più l'esigenza di trasferire soldi guori da
queste. E lo scambio politico diventa un ingegneria estesa, acuminata
e invisibile.” Tratto da “Coop Connection” di
Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Nel proseguo della
lettura viene anche il turno della celebre Associazione “Libera:
contro tutte le mafie” anch'essa destinataria di non pochi
riferimenti in corso di lettura fino al capitolo che se ne occupa per
intero.
“Perchè l'Emilia è
diversa. Di capire davvero non gliene frega niente a nessuno. E'
marketing. Il dibattito con il procuratore viene fatto con Libera,
che per anni in Emilia si è astenuta dall'intervenire sulle mafie,
come sulle coop. A distanza di qualche tempo ritrovo buona parte
delle nostre inchieste riscritte in un dossier proprio
dell'associazione di don Ciotti. Un'opera finanziata dalla Regione
Emilia-Romagna. Nel testo le cooperative scompaiono, praticamente non
esistono. E ogni riferimento alla pubblica amministrazione è
cassato. Nel dossier non siamo neanche citati. Libera ha chiuso un
protocollo d'intesa con la Regione che le consente di ricevere ogni
anno fondi per studiare il fenomeno.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
Il lettore è posto di
fronte ad una realtà che potrebbe far riflettere.
Un po' tutti ormai
avranno visto in giro le tante magliette di Libera che giustamente
circolano orgogliosamente e a buona ragione in quanto lo scopo
dell'Associazione di contrastare le mafie merita il plauso e la più
grande ammirazione oltre al miglior sostegno.
Però è anche un fatto
ormai noto che esiste una forte intesa con le P.A. locali e Regionali
dell'Emilia Romagna e a ben guardare nel dettaglio il “perchè” e
il “come” venga sviluppata questa intesa, cioè in che cosa
consista e su quali benefici si fondi, è curiosamente poco noto.
Personalmente non conosco nessuno che lo sappia nel dettaglio.
Nemmeno fra coloro che esibiscono la famosa maglietta di Libera.
L'Autore offre la sua risposta ed una chiave interpretativa
inquietante.
“Libera ha il
vantaggio di rafforzarsi e incassare, la politica un un ritorno
perchè usa Libera come paravento per coprire le proprie indecenze.
E' ovvio che Libera in cambio ha qualcosa da questo: visibilità
mediatica, grandi riconoscimenti, finanziamenti e strumenti per
promuoversi”. Una sorta di inevitabile “patto d'onore” tra
l'associazione antimafia, le coop e il Pd.” Tratto da “Coop
Connection” di Antonio Amorosi, ed. ChiareLettere.
“Coop Connection” è
anzitutto un indagine giornalistica coraggiosa e come tale
assolutamente da leggere. Un atto di ammirevole ribellione verso un
sistema che viene esposto nella sua più drammatica
essenza contemporanea e storica.
“Questo
libro nasce per fare chiarezza sul mondo delle cooperative, uno dei
cardini dell'economia italiana che pesa 151 miliardi di fatturato,
l'8 per cento del Pil, e che dà lavoro a più di un milione e
centomila persone. Un universo economico che vale pi del Prodotto
interno lordo dell'intera Ungheria ma poco raccontato, frutto di una
storia secolare e di un presente in cui non mancano luci e ombre.”
Tratto da “Coop Connection” di Antonio Amorosi, ed.
ChiareLettere.
Consigliato
a tutti.
Marco
Solferini
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