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La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna"
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La
ragazza nella nebbia
Autore.
Donato Carrisi
Genere:
Thriller.
Avechot
è un paesino montano con poco di mille anime alle pendici delle
Alpi. Un insediamento rurale in una comunità chiusa che ha
abbracciato una fede particolarmente ortodossa dove i fedeli si sono
riuniti in una confraternita.
E'
una piccola città dislocata fra boschi, nebbia e paesaggi che hanno
sempre qualcosa di freddo da offrire e dove l'inverno sembra non
finire mai per davvero.
In
questo luogo così a lungo dimenticato di recente è stato scoperto
un enorme giacimento di fluorite. Fatto che ha attirato un importante
compagnia d'estrazione la quale per aggiudicarsi i terreni ha pagato
grandi somme di denaro ai proprietari.
Per
questo motivo alcuni dei cittadini di Avechot si sono arricchiti
inaspettatamente e in pochissimo tempo.
«Ad
Avechot c'erano due tipi di valore. La fede e il denaro. Anche se
molte delle loro famiglie facevano parte della confraternita, gli
studenti irridevano la prima e veneravano il secondo». Tratto da
«La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
La
popolazione si è quindi spaccata. Da una parte coloro che hanno
beneficiato di questa inattesa fortuna e dall'altra chi è rimasto lo
stesso di sempre in un contesto dove il turismo non rappresenta più
la principale fonte di sostentamento e un pò tutti si sono
rassegnati a chiudere i battenti per cominciare a guardare altrove.
Avechot
è un luogo insomma dove non succede nulla di nuovo. Fino alla
mattina che precede la vigilia di Natale quando la quindicenne Anna
Lou Kastner scompare senza lasciare traccia.
E'
figlia di Bruno Kastner, uomo apparentemente semplice, che svolge un
mestiere umile ed è conosciuto da tutti, la cui moglie è una
fervente sostenitrice dell'ortodossia religiosa della Confraternita
locale. Anna Lou è un esile e riservata ragazzina dai capelli rossi
con le lentiggini sul viso la cui scomparsa richiama sul posto
l'agente speciale Vogel.
Personaggio
reso famoso dai media. Investigatore abituato a calcare la scena dei
notiziari e a comparire ovunque nell'era della comunicazione. E' un
uomo che ama le luci della ribalta e il suo metodo d'indagine si
avvale dell'uso e della collaborazione sotto banco dei media. Nel suo
passato ci sono molti risultati eclatanti che gli sono valsi una
grande fama, ma anche un terribile fallimento. L'ingiusta detenzione
di un innocente accusato sulla base di una prova falsa. Il caso Berg.
Un caso che ha fatto scuola.
Per
questa ragione Vogel è alla ricerca di un riscatto mediatico che
possa restituirgli il suo prestigio. Anche se nel profondo coltiva
segretamente la convinzione di non aver mai sbagliato. Nemmeno con il
caso Berg.
Da
subito costruisce una trama tessendo le fila e manovrando come un
burattinaio ogni aspetto mediatico che possa influenzare non solo le
risorse a disposizione, ma anche la stessa comunità cittadina per
incominciare una vera e propria caccia al mostro.
«Il
nostro uomo là fuori sta assaggiando il dolce sapore della
celebrità, Ma non gli basta, ne vuole ancora.. Ed è così che lo
porteremo allo scoperto». Tratto da «La ragazza nella
nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Partendo
dal drammatico presupposto che la giovanissima Anna Lou è stata
vittima di un serial killer e le speranze di ritrovarla ancora viva
sarebbero se non poche addirittura nulle.
Accanto
a lui l'inesperto agente Borghi e una riluttante quanto intransigente
procuratrice che non apprezza il metodo d'indagine dell'agente
speciale giudicandolo troppo mediatico e scarsamente produttivo per
ciò che riguarda la procedura vera e propria.
I
giorni passano. La scomparsa rimane irrisolta. Fino a quando un
presunto colpevole fuoriesce da prove circostanziali. Un professore.
Un insegnante delle superiori. Un uomo che non è cresciuto in città.
Che si è lasciato tutto alle spalle per ricominciare insieme con la
moglie dopo un fatto che ha segnato il loro passato.
Possibile
che dietro quella giovane coppia con una figlia anch'essa adolescente
si nasconda un mostro?
Le
prove tessono una trama e gli indizi conducono verso un finale che
apparentemente sembra far parte del copione voluto e cercato da
Vogel. La sua consacrazione sembra vicinissima ma tutto è destinato
a cambiare.
Perchè
la verità è nascosta dietro a una partita a scacchi che si sta
segretamente consumando e prima che tutto si concluda innocenti e
colpevoli si scambieranno i ruoli.
E
così, più di 60 giorni dopo la scomparsa della ragazza, l'agente
Vogel viene ripescato in stato confusionale dopo un misterioso
«incidente» d'auto. Medicato e assistito da uno psicologo del
paese, il Dott. Flores, sembra non ricordare gli eventi più recenti.
Nemmeno il motivo per cui è ricoperto di sangue. Comincia così a
riassumere e ricostruire i fatti partendo dal passato più recente.
Dalla scomparsa di Anna Lou.
«Nella
notte in cui tutto cambiò per sempre, fuori dalla finestra la nebbia
continuava a incombere col suo finto candore, che però non riusciva
a ingannare il buio della notte». Tratto da «La ragazza
nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Ho
letto tutti i romanzi di Carrisi e ne ho recensito la maggior parte.
Ogni volta è inevitabile spendere alcune righe dovute al fatto che
l'Autore è lo scrittore de «Il suggeritore», l'opera che gli ha
giustamente tributato un successo planetario.
Come
moltissimi altri lettori sono rimasto affascinato da quel romanzo che
giudico uno dei migliori thriller che abbia mai letto. Molto
interessante anche il seguito: «L'ipotesi del male». Meno invece, e
a mio parere, il ciclo dei «penitenzieri» inaugurato con «Il
tribunale delle anime» e il suo seguito. Decisamente di caratura
medio - bassa e non all'altezza.
Ed
è proprio questo il punto nevralgico. L'essere all'altezza della
propria bravura. Di se stessi in pratica. Una situazione quasi
escatologica per il contenuto della riflessione ben più adatta a
discussioni filosofiche. L'indagine è ardua e il paragone difficile
nelle potenzialità espositive e conoscitive interiori che non sono
indagabili dall'esterno.
Verità
universale però è che il lettore però non è interessato allo
stato di grazia in cui versa un Autore in un determinato momento.
E
il lettore non è solo il pubblico, è anche il business. Della casa
editrice anzitutto. Dell'indice di gradimento che fonda la notorietà
dello scrittore.
Tanti
pensano, stringendo avidamente quelle 400 pagine circa rilegate a
firma Donato Carrisi che è l'Autore del «Suggeritore». Il
messaggio è chiaro: se ti è piaciuto quello, potrebbe piacerti
questo. Ciò che si vuole trasmettere pertanto è l'esistenza di una
determinata cifra letteraria.
Personalmente
non condivido questo modo di proporre uno scrittore. Credo peraltro
che lo consumi e lo renda inidoneo al miglioramento facendolo
diventare un titolo acquisito a una scuderia di nomi e un
investimento forse produttivo.
Ancorarlo
a questo «top» raggiunto e al quale non sembra in grado di
tornare mi pare un versione miope del viaggio di Ulisse.
«La
ragazza nella nebbia» è un buon romanzo. Sicuramente da leggere
per gli amanti del thriller ma pur avendo innumerevoli pregi, ha
anche tanti difetti.
«Sono
i cattivi che fanno la storia». Tratto da «La ragazza nella
nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
E'
anzitutto pretenzioso. Il che ci può stare. Essendo che il thriller
per quanto «aperto» è ormai destinatario di alcune peculiarità
che ritornano in termini quasi statistici.
Schematicamente
ordinato proporne una chiave di lettura semplice e di sicuro impatto
visivo. Evita oculatamente gli eccessi descrittivi relegandoli spesso
a una frase dai forti contenuti allegorici o metaforici che fa da
introduzione ad una immediata descrizione degli spazi ambientali
determinata per grandezze percepibili. La sensazione è quella di una
videocamera in movimento esplorativo.
Il
risultato è una focalizzazione oggettiva circostanziata ed
empaticamente di facile assimilazione per il lettore che percepisce
la sensazione di essere parte di questo «scenario». Perchè è di
questo che parliamo. Di una cifra letteraria che continua ad essere
fortemente legata al metro espositivo delle sceneggiature (che si
avvalgono di molto altro materiale fra cui per esempio gli
sketchbook).
«Quella
sera aveva iniziato a nevicare. Non una precipitazione abbondante,
bensì quasi un pulviscolo leggero che svaniva a contatto con le
superfici, come un miraggio. La temperatura era scesa di parecchi
gradi ma all'interno della tavola calda sulla statale c'era un
confortevole tepore. Come al solito, i cliente scarseggiavano.
C'erano un paio di camionisti che occupavano due diversi tavoli e
mangiavano in silenzio. in sottofondo si udivano soltanto la voce del
vecchio proprietario che dava ordini in cucina, il rintocco delle
palle del biliardo e i suoi ovattati della tv accesa sopra il bancone
su cui scorrevano le immagini di una partita di calcio che nessuno
stava guardando». Tratto da «La ragazza nella nebbia»
di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Però
funziona o meglio è funzionale alla narrazione che accompagna e
indirizza il lettore. Lo accompagna nel momento in cui diventa
indagine associata alla scoperta e argomentata dalla spiegazione, la
indirizza quando, attraverso i ruoli dei protagonisti della vicenda,
giornalisticamente lo introduce ai livelli successivi nei quali si
snoda l'enigma.
Scenario,
fatto, protagonisti e comportamenti ben delimitati. Se dovessi
scrivere una scheda prodotto dovrei sicuramente elogiare la capacità
di amalgamare e argomentare i portatori di queste caratteristiche con
uno stile che li definisce in modo volutamente scarsamente
qualitativo e molto denigrativo.
«Anche
se era notte, il carcere non dormiva mai. Da una delle celle iniziò
un rumore basso e metallico, ritmato, che presto si propagò alle
altre. Il suono accompagnava la sua passeggiata con le guardie, come
una fanfara che precede il condannato a morte. Da dietro le porta
sbarrate arrivavano sussurri sinistri». Tratto da «La
ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed. Longanesi.
Ci
sono cioè più limiti che pregi.
Ma
nel microcosmo di Carrisi la devianza si percepisce sempre e permea
l'azione. Alimenta il sospetto che è un potente vettore di
coinvolgimento e opera una persuasione quasi dottrinale nel lettore.
Una manipolazione che è tipica di chi espone una scienza.
Stiamo
parlando della criminologia. Il cattivo, se vogliamo definirlo serial
killer, risponde a un prototipo dei vari studi che sono stati
condotti sulla patologia che abbraccia e tocca molteplici settori
accademici. L'Autore conosce bene la materia e la usa. Prende e dà.
Dosa bene i tempi e la quantità.
In
questo romanzo sale agli onori della ribalta il pubblico nella
società della comunicazione. Troviamo cioè la manipolazione del
convincimento popolare con particolare riguardo ai connotati paesani
della piccola comunità.
Resa
particolarmente efficace dal fatto che abilmente è già stata
costruita un estremizzazione. Un elemento cioè di eccesso. La fede.
In questo paesino si è affermata una confraternita che interpreta in
modo rigido e restrittivo i fondamenti della religione cristiana. E'
noto quanto sia facile al fanatismo la mente che si lascia plagiare
in maniera quasi esoterica dalla credenza religiosa.
Questo
elemento di eccesso funge da mallo che determina la inossidabile
corteccia violata dalla penetrazione esterna della persuasione che si
avvale della comunicazione di massa. Dei suoi mezzi per instillare e
gestire il convincimento.
«I
lampi provenivano dalla strada. Alcune figure, scure come ombre, si
aggiravano intorno alla casa. Ogni tanto emettevano un bagliore.
Sembravano marziani, curiosi e minacciosi. Erano fotoreporter».
Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed.
Longanesi.
Chiarissimi
alcuni riferimenti a casi più celebri della cronaca giudiziaria e
televisiva d'Italia degli ultimi decenni.
Il
risultato è molto efficace perchè stravolge in modo originale la
storia. Apre a nuove angolazioni d'osservazione e punti di vista che
apparentemente nascondono ben più di ciò che l'occhio può captare.
Era il grande Sir Arthur Conan Doyle che ebbe a scrivere: «lei
guarda ma non osserva».
In
questo caso però è il lettore a guardare facendo fatica ad
osservare e questo crea un forte coinvolgimento emotivo che lo
trascina e lo assorbe. Il romanzo appassiona.
«Il
sospetto si propaga in una comunità seguendo le stesse dinamiche di
un'epidemia, lo sapeva? Basta poco perchè il contagio diventi
inarrestabile. La gente non cerca giustizia, vuole solo un colpevole.
Per dare un nome alla paura, per sentirsi sicura. Per continuare a
illudersi che tutto va bene, che c'è sempre una soluzione».
Tratto da «La ragazza nella nebbia» di Donato Carrisi, ed.
Longanesi.
Il
finale però, almeno per quanto mi riguarda delude.
Per
quanti non vogliono “spoilers” consiglio di fermarsi qui nella
lettura.
Non
mi è possibile evitare il dettaglio in quanto in un thriller il
finale (il celebre climax di Agatha Christie) è metà narrazione. In
un fantasy è lo scenario, in un noir lo sono le descrizioni dei
personaggi, in un romanzo d'amore tocca ai dialoghi. Nel thriller è
il finale.
La
rivelazione aggiuntiva sull'identità dell'uomo nella nebbia ha il
sapore inverosimile dell'eccesso. Un pò come in quei film dove il
regista non rinuncia a un ultimo colpo di scena dopo che tutto sembra
finito solo per strappare un altro sospiro allo spettatore.
Il
comportamento del Prof. Martini è assurdo e in netto contrasto con
l'idea della mente geniale e audace che ha concepito un piano molto
elaborato e che poi si va a disegnare una piccola «O» sul braccio
che guarda caso l'agente speciale nota alla fine. Alcuni istanti
prima della diretta televisiva.. Non ha senso.
Vero
è che in precedenza lo stesso agente speciale aveva udito la
cantilena di bambine e gattini che è la stessa filastrocca che Anna
Lou ascoltava nelle cuffiette il giorno della sua scomparsa. Il che
fa pensare che lui (Martini) le abbia conservate e ascoltate. Altra
cosa abbastanza inutile se pensiamo alla ricostruzione (molto
forzata) che si sente di fare alla vittima prima di ucciderla. In
pieno stile fumetto il cattivo sente il bisogno di riassumere la sua
opera..
Tutto
il piano rivelato poi funziona solo perchè alle indagini viene
assegnato proprio «quell'agente speciale». Se infatti ci fosse
stato qualcun'altro la cosa non avrebbe funzionato.
L'intero
baraccone di aneddoti ed eventi funziona (forse) nella puntata di una
serie tv, magari persino in un film. Ma in un romanzo dove il lettore
arriva con il fiato sospeso dopo quasi 400 pagine è come ricevere un
pugno nello stomaco.
“La
ragazza nella nebbia” è un bel thriller con un ambientazione
eccellente e dialoghi convincenti. Riesce a catturare l'attenzione
del lettore e ad appassionarlo. Purtroppo il finale è gravemente
deludente e poco plausibile.
Marco
Solferini
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